Benedetto: sola fede o sola carità?

“L’espressione ‘sola fide’ di Lutero è vera se non si oppone la fede alla carità, all’amore”: l’ha detto ieri il papa all’udienza generale e mi appare come un punto centrale della sua predicazione, nella quale si incontrano spesso espressioni del tipo “basta amare” (vedi post del 13 settembre). Sempre ieri Benedetto ha usato anche l’espressione “solo amore, sola carità”. Ecco la conclusione della catechesi, aperta dalle parole riportate all’inizio del post: “La fede è guardare Cristo, affidarsi a Cristo, attaccarsi a Cristo, conformarsi a Cristo, alla sua vita. E la forma, la vita di Cristo è l’amore; quindi credere è conformarsi a Cristo ed entrare nel suo amore. Perciò san Paolo nella Lettera ai Galati, nella quale soprattutto ha sviluppato la sua dottrina sulla giustificazione, parla della fede che opera per mezzo della carità (cfr Gal 5,14). Paolo sa che nel duplice amore di Dio e del prossimo è presente e adempiuta tutta la Legge. Così nella comunione con Cristo, nella fede che crea la carità, tutta la Legge è realizzata. Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che è l’amore. Vedremo la stessa cosa nel Vangelo della prossima domenica, solennità di Cristo Re. È il Vangelo del giudice il cui unico criterio è l’amore. Ciò che domanda è solo questo: Tu mi hai visitato quando ero ammalato? Quando ero in carcere? Tu mi hai dato da mangiare quando ho avuto fame, tu mi hai vestito quando ero nudo? E così la giustizia si decide nella carità. Così, al termine di questo Vangelo, possiamo quasi dire: solo amore, sola carità. Ma non c’è contraddizione tra questo Vangelo e San Paolo. È la medesima visione, quella secondo cui la comunione con Cristo, la fede in Cristo crea la carità. E la carità è realizzazione della comunione con Cristo. Così, essendo uniti a Lui siamo giusti e in nessun altro modo“.

10 Comments

  1. Francesco73

    Proprio venerdì scorso sono riuscito a passare alla libreria della Gregoriana, e ho preso “Solo l’amore è credibile”, di Von Balthasar.

    A me pare un titolo radicale, esigente, quasi totalitario.

    SOLO l’amore è credibile…quel SOLO mi pare dica tutto, oltre ogni possibile struttura, sovrastruttura, dottrina

    20 Novembre, 2008 - 14:31
  2. Già, Luigi,
    stamattina mi sono stampato l’omelia dell’udienza di ieri, ho trovato delle espressioni interessanti, ma siccome non ho tempo per riflettere ora, me la sono stampata, per leggerla con calma.

    Noto che tu poni l’accento su l’amore, ma ieri l’accento il Papa l’ha messo anche sul concetto di Legge in s.Paolo. Questo voglio capire. Anche perchè dice che vuole ancora svilupparlo.
    ciao

    20 Novembre, 2008 - 16:05
  3. Stasera ringrazio la Principessa, incontro delizioso,
    la mia gratitudine per l’occasione che ci hanno offerto il buon maioba e il buon moralista, con la loro simpatica pacatezza, ma con idee chiare.
    Belle persone a cui faccio i miei complimenti.
    Ricordo ancora l’ottima Clodine, che non vedo da un po, ma che mi fa piacere leggere.
    Tutto mi conferma che questo è un bel blog, in cui i toni fondamentalmente sono contenuti, un confronto sostenuto ma non violento.
    Quando mi affaccio in un altro blog vaticanista, ritengo che questo sia un paradiso. Seriamente.
    Grazie, Luigi, per l’equilibrio a cui ci inviti, in questa scuola di libertà.

    20 Novembre, 2008 - 21:39
  4. ignigo74

    o voi tutti che dite “è fede” anche quella alimentata da comunità religiose che ammansiscono solo sacramenti senza vita comunitaria: sì, proprio voi: e chi gliela dice la messa nella grande basilica gestita dalle suore? un prete. E questo prete da dove arriva? dalla diocesi o dai ragolari. E se qualcuno lì chiede un battesimo? si deve andare in parrocchia. Quale? Quella ordinaria, quella elettiva, quella di residenza… ma una parrocchia non un generico centro religioso… e quando vorranno sposarsi? Parrocchia. Ecc…allora, cosa ne dite? A che servono le chiese più o meno grandi che offrono la Cena senza l’agape? La normativa ecclesiologica vigente vi risponde chiaramente: a voi capire ciò che viene detto di fretta dal sottoscritto.
    in amicizia.

    21 Novembre, 2008 - 14:13
  5. Ignigo, non capisco,
    eppure mi sembrava di averti argomentato abbastanza.
    Il giusto sta nel mezzo e cercando ciò che unisce.
    Non siamo nel Regno escatologico!
    Siamo nel quì e ora.
    Non si corre in avanti fregandosene dei fratelli, o dei più “piccoli”
    che rimangono indietro.
    Come mi diceva un amico più giovane, una volta, in momenti in cui io avevo voglia di correre, “si cammina con il passo dell’ultimo”.
    Ignigo, siamo comunque nella Chiesa, non in una azienda,
    la dinamica è molto diversa.
    Relativamente all’ecclesiologia,
    la Chiesa è questa: va dalla parrocchia, ai santuari, alle case ed istituti religiosi, alle varie cappellanie, ai monasteri, ai conventi.
    Ognuna di questa realtà raggruppa spesso altrettante comunità che non sono necessariamente parrocchiali. Ma sono comunità ecclesiali.
    Credo che te ne farai una ragione.
    un saluto

    21 Novembre, 2008 - 18:44
  6. Nino

    @Ignigo
    Caro Ignigo,

    A che pro tenere aperte cappelle ecc, dove mancano comunità e l’agape?
    Ne parlavamo tempo fa con un tuo confratello.
    Parroco di un vasto territorio mi raccontò che un giorno recandosi in una delle tante cappelle assegnate alla sua giurisdizione, per chiuderla, si trovò davanti alla scena di un uomo prostrato davanti al Crocefisso che pregava interrompendosi ogni tanto per parlare con Gesù.

    Lui per non disturbare uscì e dovette aspettare quasi due ore.

    L’uomo uscì con un volto rasserenato e l’ottimo gesuita decise di mantenere aperta quella chiesetta e le altre cappelle.

    Capisco le tue argomentazioni e in gran parte le condivido ma forse nella realtà della vita si pone la domanda:
    Cos’è la fede? Come si manifesta?

    21 Novembre, 2008 - 20:27
  7. Luigi Accattoli

    L’agenzia Zenit ha trasmesso ieri questo commento “positivo” di un pastore luterano alla catechesi papale:
    ROMA, giovedì, 20 novembre 2008 (ZENIT.org).- La catechesi offerta questo mercoledì da Benedetto XVI sulla giustificazione, in cui ha analizzato la teologia di Martin Lutero, ha suscitato commenti positivi da parte dei figli della Riforma. Il decano della Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Holger Milkau, ha confessato: “Certo, fa sempre piacere sentire parlare il Papa di Lutero, ancora di più quando si tratta di ragionamenti condivisibili”. Il Pontefice ha dedicato l’Udienza generale alla dottrina sulla giustificazione, tema centrale nell’insegnamento di San Paolo. È Cristo “che ci fa giusti”, ha detto. “Essere giusto vuol semplicemente dire essere con Cristo e in Cristo. E questo basta. Non sono più necessarie altre osservanze”. Milkau ha detto di approvare questo enunciato del Pontefice, lodando anche la sua interpretazione di uno dei punti chiave della dottrina di Martin Lutero che nel XVI secolo portò alla nascita della Riforma: la dottrina della “giustificazione per fede”. Lutero, interpretando la Lettera ai Romani dell’apostolo, si era convinto che il cristiano si salvasse per la “sola fide”, e non per le “opere” che compie. Benedetto XVI ha spiegato che “l’espressione ‘sola fide’ di Lutero è vera, se non si oppone la fede alla carità, all’amore”. Secondo il decano luterano, “per i protestanti non c’è difficoltà nell’affermare che l’agape è realizzazione della comunione con Cristo” (…). “La giustificazione per fede e non per le opere è stata accolta e accettata ormai come base del credo cristiano – prosegue –. Il Papa tuttavia ha espresso un ‘ma’, e non poteva essere diversamente. Questo ‘ma’ lo vede nel pericolo del libertinismo che Paolo nega, e con lui anche Lutero. La fede deve avere una conseguenza, che, secondo i luterani, si esprime nell’impegno per la libertà del prossimo, impegno talvolta difficile e pieno di sofferenza”.

    21 Novembre, 2008 - 20:50
  8. Giovanni Mandis

    Il problema è che secoli di storia e la vita quotidiana ci mostrano che “la fede senza le opere è morta” e che il “sola fide” luterano va inequivocabilmente in quella direzione.

    21 Novembre, 2008 - 21:42
  9. roberto 55

    Accidenti !, Matteo: quanto mi sarebbe piaciuto essere “dei vostri” l’altro giorno, e, cioè, con te, Principesssa, Maioba e Moralista !

    Anch’io, come Matteo, ho stampato il testo dell’intervento pronunciato dal nostro Pontefice all’udienza di mercoledì scorso, e – approfittando della prossima giornata di riposo – me lo leggerò domenica.
    Sin d’ora, però, mi chiedo, da “sempliciotto”, com’è possibile incontrare Gesù Cristo se non (anche) nelle opere, nell’amore per il prossimo, nella carità verso il tuo fratello, nell’impegno quotidiano in favore dei tuoi simili.

    Anch’io, Matteo, apprezzo davvero i toni – anche per merito di Luigi – generalmente “amichevoli” (nel senso più “alto” dell’espressione) di questo “blog” (a differenza d’altri che anch’io ho cessato di frequentare), ed anche perciò mi spiace – so che mi permetterai questa considerazione – osservare come, ad esempio, tu e Sump trovate di che dividervi anche quando, sostanzialmente, concordate: ti esprimo qui solo un mio “pensiero a voce alta”, nulla di più, e ti prego di prenderlo come tale.

    Buona notte a tutti !

    Roberto 55

    21 Novembre, 2008 - 23:27
  10. Roberto55
    accolgo il tuo rilievo,
    ma se sei attento, trovi, che nel momento che mi sono fidato di Sump, ne ho ricevuto una tramvata.
    Non mi fa piacere che si dia dello “sprezzante” verso un giovane che espirme una sua opinione anche se passionale, e poi si apprezzi me, lo trovo di una grande ipocrisia anticristiana. Non accetto apprezzamenti da chi deve assolutamente vedere il male negli altri, e prova ne sia sulla sintesi fantasiosa che ha fatto su di me e non è assolutamente la prima volta che accade.
    Ne ho convenuto, che non capisco la dinamica di Sump, e quindi rinuncio a confrontarmi con lui.
    Io faccio un paso indietro.
    Non entro, come già da molto facevo, in diretto confronto sulle espressioni di Sump, e lui potrebbe fare altrettanto con me.

    Per il resto mi piace vedere in altri condomini,
    quell’atteggiamento di relativismo-papalino:
    se il Papa parla di cio’ che condivido, mi va bene, ma se parla di Lutero e non male, allora lo faccio io. I fedelissimi del Papa….

    21 Novembre, 2008 - 23:39

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