Benedetto: il Papa emerito è come un vescovo emerito

Lunedì 4 maggio è arrivato nelle librerie tedesche un lavoro di Peter Seewald intitolato «Benedetto XVI. Una vita»: oltre mille pagine di biografia con un’intervista in appendice. Insoddisfatto dalle anticipazioni dei media, procedenti per frasi staccate, mi sono fatto mandare dalla Germania il testo dell’intervista e ho tradotto di persona le risposte a sei domande che riporto nei commenti. Metto a questo estratto un mio titolo che riassume quanto Benedetto argomenta con esemplare dettaglio sul fatto e sul titolo del Papa emerito. Nel volume l’intervista è così intitolata: “L’amicizia personale con Papa Francesco non solo è rimasta ma è cresciuta”. Credo che questo testo, che risale all’autunno del 2018, sgomberi il campo dalle speculazioni sulla compresenza dei due papi e sulla perdurante partecipazione dell’emerito al carisma petrino. Egli qui afferma con totale chiarezza che il suo rapporto con il successore è puramente spirituale e interiore, tale e quale quello di ogni vescovo emerito con il vescovo suo successore. – I titoletti sono miei.

12 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Che ne direbbe Papa Wojtyla. Giovanni Paolo II scrisse nel 1989 che avrebbe potuto prendere in considerazione le dimissioni in caso di malattia grave. Cinque anni dopo concluse che “non c’era posto per un papa emerito nella Chiesa”. Lei si è mai chiesto che cosa il suo predecessore avrebbe detto della sua rinuncia? È vero che sia Paolo VI sia Giovanni Paolo II hanno firmato molto presto una dichiarazione affermando che si sarebbero dimessi nel caso di una malattia che li avesse impossibilitati a svolgere in pienezza il loro ministero. Nel fare ciò, avevano pensato principalmente alle diverse forme di demenza. Seguendo il loro esempio, anch’io ho firmato relativamente presto una simile dichiarazione. Ma alla fine della mia attività di Papa mi divenne chiaro che sono possibili anche altre forme di inadeguata capacità di adempiere correttamente al proprio ministero.

    10 Maggio, 2020 - 9:28
  2. Luigi Accattoli

    Ma può esserci un Papa emerito? Con la sua rinuncia lei ha posto le basi per una nuova tradizione nella Chiesa Cattolica. Lei è stato il primo successore di Pietro ad assumere il nome di “Papa emerito”. Gli storici della Chiesa affermano che non può esserci un Papa “emerito” così come non possono esserci due Papi. Non è semplice intendere perché uno storico della chiesa, cioè qualcuno che studia il passato della Chiesa, dovrebbe sapere meglio di altri se può esistere o meno un Papa emerito. Dal mio punto di vista, vorrei dire quanto segue. Fino alla fine del Vaticano II non vi sono state neanche le rinunce dei vescovi. Quando infine, dopo un forte dibattito, la rinuncia dei vescovi fu introdotta, presto ci si trovò davanti a un problema pratico a cui nessuno aveva pensato: può esserci un vescovo solo nel legame con una specifica sede episcopale. L’ordinazione episcopale è sempre “relativa”, cioè associata all’assegnazione di un vescovato. Questo carattere relazionale del sacramento, costitutivo del sacramento del ministero episcopale, comporta per i vescovi che non sono a capo di diocesi (oggi per lo più si tratta dei cosiddetti vescovi ausiliari) che venga loro assegnata almeno una sede fittizia. Per questo, erano disponibili diverse centinaia di sedi episcopali della Chiesa antica che, principalmente a causa della islamizzazione dei territori di appartenenza, non potevano più essere assegnate a vescovi in esse residenti. Di conseguenza è stato necessario trovare una sede titolare (poniamo Cartagine, Ippona, e così via) per ogni vescovo che dopo la rinuncia non era più titolare della sede che aveva occupato (a esempio Monaco, Berlino). Divenne presto evidente che il numero di queste sedi aumentava rapidamente con l’aumentare del numero dei vescovi dimissionari o di altri vescovi titolari, e diveniva prevedibile il momento in cui non sarebbe stato possibile trovarne altre.

    10 Maggio, 2020 - 9:28
  3. Luigi Accattoli

    Un’idea venuta da Passau. Che cosa significa? Per quanto ne so, la soluzione fu trovata dall’allora vescovo di Passau Simon Konrad Landersdorfer, che era un uomo deciso e colto. Disse che una volta lasciata la sua sede reale non voleva averne una fittizia. Gli bastava essere il vescovo emerito di Passau.

    10 Maggio, 2020 - 9:29
  4. Luigi Accattoli

    Non è pura finzione. Che cos’è un vescovo emerito o un Papa emerito? Questa parola “emerito” significava ch’egli non era più un attivo detentore di una sede episcopale, ma aveva con essa la particolare relazione che spetta a uno che già ne fu detentore. Da un lato quella qualifica rispondeva all’esigenza di segnalare la sua relazione con una vera diocesi senza farne un secondo vescovo di quella diocesi. La parola “emerito” significava che aveva rinunciato completamente al suo ufficio ma il legame spirituale con quella che era stata la sua sede era ora riconosciuto anche nel titolo che veniva legittimamente ad assumere. Mentre, in generale, una sede titolare comporta una pura finzione giuridica, con il titolo di emerito si segnala una particolare relazione con una sede nella quale si è svolto il lavoro di una vita. Questa relazione con una sede precedente, che è esistita nella realtà fino ad ora, ma che ora perdura al di fuori da ogni valenza legale, è il nuovo significato di “emerito” che ha trovato forma dopo il Vaticano II. Non comporta alcuna partecipazione alla concreta realtà canonica del ministero episcopale, ma segnala come il legame spirituale possa avere una sua realtà. Quindi non ci sono due vescovi, ma permane un compito spirituale e di servizio verso quella sede episcopale, da svolgere nel Signore, in un coinvolgimento orante.

    10 Maggio, 2020 - 9:30
  5. Luigi Accattoli

    Così facevano i contadini bavaresi. Ma questo vale anche per il Papa? Non è chiaro il motivo per cui questa figura giuridica non debba essere applicata anche al vescovo di Roma. In questa formula convivono due elementi: la cessazione da ogni concreta potestà canonica, e la permanenza – sia pure nascosta – di un legame spirituale. Proprio questa forma giuridico-spirituale esclude qualsiasi illazione di compresenza di due papi: una sede episcopale può avere un solo detentore. Allo stesso tempo essa segnala un legame spirituale che in nessun modo può essere cancellato. Sono massimamente grato al Signore che l’attenzione gentile e cordiale di Papa Francesco nei miei confronti consenta di mettere in pratica questa idea. In passato si era obiettato alla possibilità di rinuncia di un vescovo chiamando in causa il fatto che egli è un padre e che alla paternità non si può rinunciare. In questa argomentazione c’è qualcosa di giusto e qualcosa di sbagliato. Certo un padre rimane un padre e le implicazioni umane e spirituali della paternità durano fino alla morte. Ma la paternità non è solo ontologica, è anche funzionale. C’è l’avvicendamento delle generazioni nel quale il padre rinuncia alla sua posizione legale, non ha più la patria potestas e, al momento giusto, consegna il comando al figlio. Trovo bene espresso questo avvicendamento nel modo in cui l’attuavano i contadini della Baviera. Era la cosiddetta consegna del comando, fattualmente rappresentata da una semplice casa che si trovava accanto al grande cortile: il padre “consegnava” la proprietà al figlio, si trasferiva dalla grande residenza contadina alla piccola casa e riceveva anche una dotazione di beni materiali (cibo, denaro, e simili). Ciò garantiva sia la sua indipendenza materiale sia il trasferimento del comando al figlio. Tutto ciò viene a significare che la paternità spirituale rimane, mentre muta l’insieme dei diritti e dei doveri. Non è difficile vedere come questa dinamica della successione possa applicarsi anche a un vescovo emerito.

    10 Maggio, 2020 - 9:30
  6. Luigi Accattoli

    L’amicizia con Francesco. Il 23 marzo 2013 ebbe luogo a Castel Gandolfo il primo incontro tra il Papa appena eletto e il Papa emerito, una novità assoluta nella storia. Quali erano i suoi pensieri in quell’ora? Conoscevo Papa Francesco dalla sua visita ad Limina e da vari scambi epistolari che la mia Congregazione aveva avuto con lui. Sapevo anche che aveva cercato di chiamarmi subito dopo l’elezione, prima di presentarsi alla folla dalla loggia della Basilica di San Pietro. Quindi non vedevo l’ora di incontrare il mio successore, ero grato di questa possibilità ed ero sicuro che sarebbe stato un buon incontro tra fratelli. Aggiungo che, ovviamente, avevo considerato con attenzione quanto avrei dovuto dirgli senza rubargli troppo tempo. Quindi questo primo incontro rimane nella mia memoria come una buona luce. Come lei sa, l’amicizia personale con Papa Francesco non solo è rimasta, ma è cresciuta.

    10 Maggio, 2020 - 9:31
  7. Pendragon59

    Grazie di queste anticipazioni. Lei cosa pensa, invece, delle affermazioni di Svidercoschi circa la dubbia paternità del libro? Le ho lette su vari siti e non trovo smentita da parte sua. Un saluto

    10 Maggio, 2020 - 14:28
  8. Lorenzo Cuffini

    Ringrazio Luigi per la puntuale ricostruzione dei passagi riportati.
    Anche in questo caso, in merito alla polemica montata ad arte in concomitanza con l’uscita del volume, come in tutti gli altri precedenti, si è riprodotto il consueto meccanismo collaudato che scatta sempre attorno ad ogni iniziativa che veda al centro l’emerito. Si prende una parte, generalmente minima, marginale in un corpus ben più sostanzioso, del materiale ratzingeriano, la si isola, la si estrapola, la si cita fuori contesto, la si spara in titolazzi rapidamente propalati dai soliti noti , che ne fanno UN LANCIO che va DA TUTTA UN?ALTRA PARTE e risponde esclusivamente a) da un lato ad esigenze di propaganda antibergogliana che, con Ratzinger stesso, c’entrano come i cavoli a merenda
    b) dall’altro a evidenti esigenze banalmente pubblicitario/commerciali, che fungano da traino e promo del libro in uscita.
    La breve considerazione che ne deriva è questa: siccome entrambe le finalità sono evidentissime e reiterate, possibile che non si possa disinnescare a priori questa macchinetta spregiudicata e ritrita? E’ qui che vien fuori ancora una volta la posizione indifendibile e , a mio avviso, ambigua più che mai, dell’entourage del povero Benedetto.
    Resta il fatto , e le parole di Accattoli qui sopra lo dimostrano, che ancora una volta la realtà delle cose viene fuori. E cioè che i primi nemici di Ratzinger, che sono quei ratingeriani più ratzingeriani di lui, che fin dall’inizio lo usano come una icona da barricata, ncora una volta restano miseramente in mutande e con il cerino in mano, messi in nudità dal SEMPLICE ESAME DELLE PAROLE STESSE DI RATZINGER:. Dall’altezza della sua staura, continua a sopravanzarli, e ad andare in tutt’altro senso, rispatto alle manovricchie da aia per cui continua a venire titaro per la veste bianca.
    Si diano pace: la storia li inghiottirà,senza lasciar loro traccia. così come sta già facendo la cronaca. Resterà in entrambe, al contrario, la levatura dell’emerito, la rivoluzione delle sue dimissioni, la limpidezza personale delle sue poszioni, prima e diopo di esse.

    10 Maggio, 2020 - 15:32
  9. Luigi Accattoli

    Pendragon non condivido l’opinione del collega Svidercoschi. Ma spiegherò la non condivisione quando avrà firmato la sua domanda con nome e cognome, accettando la regola del blog. Intanto benvenuto in questo pianerottolo, come io lo chiamo. Luigi

    10 Maggio, 2020 - 15:46
  10. Amigoni p. Luigi

    Rif. 9.25 – Bel lavoro

    Complimenti ad Accattoli per il tempestivo e prezioso lavoro, finalizzato a ribadire con le parole di Benedetto XVI ciò che per tutti gli assennati fedeli cattolici era chiaro: la normalità del titolo “vescovo emerito di Roma”. Nuova – almeno per me – la scoperta delle sue (di Accattoli) competenze linguistiche.

    10 Maggio, 2020 - 16:02
  11. Pendragon59

    Salve. Chiedo venia, non immaginavo. Ma così ho l’opportunità di salutare di nuovo. Grazie dello spazio sul pianerottolo. Massimo Cardilli

    10 Maggio, 2020 - 16:57
  12. Luigi Accattoli

    Caro Cardilli ci sono diverse affermazioni di Gianfranco Svidercoschi nell’intervista del 7 maggio a “La fede quotidiana” che non condivido. Mi limito a una: “Un soggetto molto vicino al Papa Emerito ha chiesto ed ottenuto da Papa Francesco che Benedetto XVI rimanesse in Vaticano”. Non è vero. Che avrebbe continuato a vivere in Vaticano dopo la rinuncia Benedetto l’aveva fatto annunciare dal portavoce Federico Lombardi il 14 febbraio 2013, cioè un mese prima dell’elezione di Papa Francesco. Non dico altro. Svidercoschi è un caro collega. Quanto viene attribuito al Papa emerito nell’intervista a cui facevo riferimento nel post lo ritengo autentico e rispondente sia alla mente sia al linguaggio di Joseph Ratzinger.

    10 Maggio, 2020 - 18:37

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