Bruno Forte sul suicidio assistito: ne sono profondamente turbato ma rispetto quella scelta

7 Comments

  1. Luigi Accattoli

    ROMA – “Di fronte a un’ultimativa volontà di morire il credente resta sempre profondamente turbato, sia che quella volontà venga espressa da un singolo in solitudine, sia che trovi conforto nel parere di un comitato etico. Il turbamento viene dall’oggettivo contrasto di quella volontà nei confronti della sacralità della vita, che per il credente ha caratteri di mistero e di dono e non è mai disponibile”: così il teologo e arcivescovo di Chieti Bruno Forte commenta il “parere” del Comitato etico che ha dato il via libera al primo caso italiano di suicidio assistito legalmente riconosciuto.
    Riaffermato il principio, che dice al “Mario” che chiede di morire e a quanti appoggiano la sua richiesta?
    Il credente sa che in una società complessa come la nostra convivono molteplici convincimenti valoriali e non ha difficoltà a rispettare un cammino di coscienza diverso dal suo. Lo rispetta, segnalando il duplice sentimento con cui intende accompagnare il suo rispetto: desiderio di vicinanza a chi è nel dramma, speranza contro ogni speranza che resti pur sempre possibile un ripensamento della decisione di morte.

    24 Novembre, 2021 - 22:30
  2. Luigi Accattoli

    Questa speranza estrema nella sua esperienza di vescovo ha mai vinto la partita?
    Certamente. Chi sta decidendo di mettere fine ai suoi giorni può mutare opinione e accettare di vivere se si vede collocato in un rapporto d’amore. Vissuto in quel rapporto, anche il dolore che non trova più rimedio nella medicina palliativa può farsi accettabile.
    L’uomo di fede dispone di altra risorsa, oltre a quella affettiva?
    La sua risorsa specifica è l’affidamento a Dio: “nelle tue mani affido la mia vita”. Se l’affidamento sarà di coppia, o familiare, o comunitario, potrà venirne anche un aiuto a fronteggiare il dramma: ho conosciuto casi estremi nei quali è stata decisiva l’invocazione a Dio della possibilità di continuare a vedersi e ad amarsi.

    24 Novembre, 2021 - 22:31
  3. Luigi Accattoli

    Come vede il ruolo del medico chiamato ad assistere il suicida? Possiamo intenderlo come un aiuto al sofferente, secondo la concezione della professione medica?
    Dalla mia posizione no e a un medico credente ricorderei l’opportunità dell’obiezione di coscienza. Ma posso capire il medico laico che in ascolto della decisione del paziente maturi il convincimento che il suo ruolo sia di accompagnarlo in quel passo senza ritorno. Del resto per tutti la questione è drammaticamente complessa e occorre aver presente che accanto al valore inviolabile della vita vi sono anche l’inviolabilità della coscienza e la necessità di evitare ogni accanimento terapeutico.
    Una posizione simile a questa dell’arcivescovo Forte è stata espressa dalla Pontificia Accademia per la vita, che ha invitato a “non minimizzare la gravità di quanto vissuto da Mario”, segnalando insieme che in nessun modo si dovrebbe “incoraggiare a togliersi la vita”. L’Accademia per la vita richiama anche la necessità che l’unica risposta a chi soffre non sia mai quella di “rendere normale il gesto della nostra reciproca soppressione”; e insieme ricorda che “la logica delle cure palliative contempla anche la possibilità di sospendere tutti i trattamenti che vengano considerati sproporzionati dal paziente”.

    24 Novembre, 2021 - 22:32
  4. maria cristina venturi

    Mi pare che Mons. Bruno Forte , come molti altri teologi cattolici odierni, soffra della “sindrome di Stoccolma” : quella sindrome che significa una dipendenza psicologica quando chi e’vittima sviluppa un sentimento positivo ,spesso un vero e proprio amore ,nei confronti del suo aguzzino.
    La cultura della morte conquista sempre piu’la nostra societa’, prima con l’aborto che fa milioni di vittime ogni anno, adesso con l’eutanasia e il suicidio assistito. La prima vittima di tale cultura della morte e’ la a cultura cristiana che ritiene la vita sacra dall’ inizio alla fine, ma anche la civilta’ umana che sta regredendo ad un neopaganesimo cinico. Si potrebbe pensare che i cristiani giustamente lottino contro le sedicenti ” conquiste” di tale cultura della morte che si impadronisce sempre piu’ della nostra societa’ per mezzo di leggi . Invece ci sono cristiani simpatizzanti, che esprimono con modi mieloso il loro ” profondo rispetto” , seppur accompagnato da “turbamento” . Turbamento si ,ma nessuna intenzione di ribellarsi e combattere nell’agone sociale e politico, per non consentire leggi mostruose.
    Turbati nel loro intimo ma pubblicamente e politicamente mansueti , impotenti , e ridotti all’ insignificanza, i cristiani affetti da Sindrome di Stoccolma si estingueranno a breve. Lodando i propri affossatori.

    25 Novembre, 2021 - 12:52
  5. Lorenzo Cuffini

    Di mostruoso, nello sproloquio delle 12.52, c’è solo la cudeltà gratuita e la malafede – come al solito – consapevole. Tradotto: crudeltà delle affermazioni, perché, come di consueto in chi scrive il commento , si balla un sabba, questo sì veramente, intrinsecamente infernale, sulla pelle vera, di PERSONE vere, in carne e ossa , che vengono fatte carne da macello per ridicole crociate di pura fuffa; con l’aggravante che si timbrano con la croce frustrazioni personali irrisolte che richiederebbero semmai uno psicoanalista, non la strumentalizzazione vigliacca di Cristo e della sua Chiesa.
    Malafede, perchè vorrei ricordare alla veemente “tricoteuse” 2021 – che invece di tricotare, zampetta discettando su variabili tastiere – che questo tormentone che si continua a ripetere – ” vita sacra dall’inizio alla fine ” e la sua variante esplicita ” dal concepimento alla fine naturale”, tradotto in pratica, ormai in moiltissimi casi non significa piu’ assolutamente niente. La naturalità della fine ( e in certi casi pure dell’inizio) come la si è sempre intesa NON ESISTE PIU’ in questi casi. E dunque continuare ad appellarsi a qualche cosa che non esiste, per lasciare immutato ed immutabile un contesto cambiato nei suoi dati PER SEMPRE, è un raccontarsi storie, non un affrontare il problema. Chi scrive è un medico, dunque queste cose non puo’ non saperle: d a qui la conclamata malafede delle affermazioni.
    Fermo restando che “la sindrome di Stoccolma” c’entra come i cavoli a merenda, c’è da ringraziare giorno e notte che sia la Chiesa cattolica, e non la sua parodistica papessa MCV,
    a trattare la questione in oggetto: senza deflettere un micron dal Magistero, ma con piena consapevolezza delle condizioni disumane, in ogni senso, in cui può capitare – anche abbastanza banalmente- di trovarsi intrappolati, al di fuori di ogni naturalità e di ogni inesistente teoremino.
    La pseudopapessa, segua la sua Chiesa, per una volta della vita, e si dia ( e dia alle nostre orecchie provate quotidianamente) finalmente pace.

    25 Novembre, 2021 - 17:05

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