Che voglio io?

Pietro – un nipotino tra i due e i tre anni – viene a me con fare deciso e mi chiede: “Nonno, che voglio io?”

12 Comments

  1. Leonardo

    Grazioso. Ma la vera domanda è: tu che cosa gli hai risposto?

    11 Aprile, 2010 - 20:07
  2. roberto 55

    “Fare il giornalista”: s’accettano scommesse ………………. -))))))))))))))
    Piuttosto: ma che ha detto (se ha detto qualcosa) Monsignor Babini ? Ci mancava solo lui …………..

    Buona domenica sera a tutti !

    Roberto 55

    11 Aprile, 2010 - 20:12
  3. andreacs

    Chiara, due anni e pochi mesi, ama nascondersi dietro la tenda per far sì che qualcuno chieda “dov’è Chiara?”. Quando nessuno le dà retta, si nasconde e grida: “Dove sono io?”.

    11 Aprile, 2010 - 20:31
  4. Clodine

    Luigi, la verità è che il piccolo Pietro è convinto tu sappia, capisca al volo quello quello che lui vuole, o desidera avere, da te. E’ un atto di fiducia totale, non crede possibile tu non abbia capito, o non sappia, cosa lui vuole.
    Potrebbe essere una possibile interpretazione. Oppure le sua intelligenza, per quanto ancora in formazione, tuttavia fervida e furba, si sta domandando a voce alta cosa ti può “sfilare”, chiedere, ottenere -“nonno”-si auto-chiede: “cosa voglio io”?..ehhh e chi lo sa caro Luigi che c’ha in mente il pargolo!
    il candore dei bambini è struggente!

    11 Aprile, 2010 - 21:20
  5. discepolo

    C’è una bambina, una mia piccola pazientedi quattro anni alla quale un giorno ho chiesto quale era il gioco che le piaceva di più. il gioco del silenzio, mi ha risposto. e come è questo gioco, ho chiesto.
    E’ semplice , si sta tutti in silenzio, il primo che parla ha perso e viene eliminato. La mia sorellina perde sempre, perchè non sa stare un secondo zitta, ha aggiunto.
    Perchè i vescovi, compreso quello di Grosseto non imparano dai bambini. ? Non possono fare per un po’ “il gioco del silenzio e magari, essendo uomini di Chiesa anche quello della preghiera (silenziosa)?

    12 Aprile, 2010 - 9:35
  6. Nino

    Domanda grande quanto l’oceano che si pongono, specie ai tempi nostri, folle di adulti .

    Ma dove il candore e l’innocenza di un bimbetto fa tenerezza, l’esperienza di un adulto che non trova per se la risposta fa paura.

    Il trend sarebbe: tutto e subito. Tanto per non sbagliare.

    Ma l’usa e getta tanto in voga, inaridisce e lentamente uccide il senso critico e la relazione con il prossimo.

    Comunque un piccolo-grande nipote.

    12 Aprile, 2010 - 9:44
  7. discepolo

    Una precisazione. Quando parlo del gioco del silenzio nel post precedente, che i vescovi dovrebbero imparare dai bambini, non voglio naturalmente dire che i vescovi dpvrebbero stare zitti di fronte a casi di pedofilia nel clero e neppure stare zitti di fronte all’attacco a volte strumentale alla Chiesa.
    Voglio solo dire che ogni giorno sul giornale è riportato l’opinione o la dichiarazione o le ardite tesi complottistiche contro “massoni e sionisti” di qualche vescovo,o cardinale ( oggi quella del vescovo di Grosseto) natulmente tale opinione fa infuriare qualcuno, di solito gli ebrei, naturalmente il giorno dopo il vescovo o cardinale rettifica, non ho mai detto questo! o se l’ho detto intendevo quest’altro.!., naturalmente gli altri rispondono, le scuse non bastano! e così via ,e cosi’ via , all’infinito. La paziente e sottile opera di riavvicinamento agli ebrei da parte del Papa Ratzinger costruita laboriosamente per anni , buttata via così in qualche giorno, dalla predica di un frate cappucino, dalle dichiarazioni di un vescovo.
    Troppe parole. Un eccesso di autodifesa che dimostra l’insicurezza, la fragilità e la PAURA che stanno serpeggiando nella Chiesa.
    Troppe parole. Come l’imperatore d’Austria che disse”troppe note” ascoltanto un opera di Mozart ( ma nel suo caso aveva torto!)

    12 Aprile, 2010 - 10:09
  8. Nino

    Discepolo
    concordo sulla conclusione a cui dopo ….eccesso di autodifesa…….
    aggiungerei : “oppure da chi volutamente fomenta la divisione a fini diversi”.

    12 Aprile, 2010 - 10:48
  9. “Che voglio io?”

    Ogni bene!

    Un caro saluto a tutti.

    Ps Discepolo sempre più condivisibile, come anche l’aggiunta di Nino.

    12 Aprile, 2010 - 12:03
  10. Luisa

    Sembra ci sia già un bel caratterino dietro quel passo deciso e quella domanda di Pietro che, riferendosi a sè stesso, già dice “io”!
    Domanda deliziosa di un bambino che forse domanda conferma ad un nonno che sa già conosce la risposta, nonno, dimmi, tu che sai, tu che mi conosci, tu che sai quello che voglio, dillo a me, dillo agli altri e poi, forse, dammi ciò che tu sai io voglio, domanda deliziosa di un bambino che forse vuole “tester” il nonno per sapere se “lo conosce ” bene, se ha capito e, probabilmente, niente di tutto ciò!
    Importanza della comunicazione, della relazione, dello specchio del nonno, uno specchio rassicurante che lo aiuta a costruirsi, ad esplorare, allontanarsi e ritornare, liberamente e fiducioso, al “port d`attache” che sono le sue figure di riferimento, mamma, papà, nonno, nonna…
    Ma, come Leonardo, la mia prima reazione leggendola Luigi è stata : e lei Luigi che cosa ha risposto?

    12 Aprile, 2010 - 14:06
  11. fiorenza

    “So che voglio e non ho cosa io voglia.”
    (Carlo Michelstaeder, La persuasione e la rettorica, Adelphi 1982, p. 39)
    (Ma lui, 23 anni, “ragazzo angelico”, un nonno, presumo, non ce l’aveva.)

    12 Aprile, 2010 - 14:47
  12. Gerry

    Non voglio certo provocare, ma credo si dovrebbe concordare (o dissentire) sulle singole parole e opinioni espresse. Mi sembra piuttosto “italiano” dire che Tizio o Caio sia più o meno “condivisibile”. Questa è la forma, poi c’è la sostanza: nessuno è etichettabile in modo preciso e completo: non conosciamo neanche noi stessi, figuriamoci gli altri!

    12 Aprile, 2010 - 15:47

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