Come il fiume che scorre

“Come il fiume che scorre nulla ha fine”: scritta rossa in campitura verde su un muraglione dell’Isola Tiberina, leggibile dal Lungotevere Ripa. Forse Eraclito o forse Paulo Coelho. Ma una cosa è leggere quelle parole in un libro e un’altra inseguirle a pelo dell’acqua che scorre nella direzione della scrittura.

9 Comments

  1. Complimenti, Silvia, 40 anni sono una bella età. Tenga poi conto del fatto che, mentre prima la vita cominciava a 40 anni, ora comincia a 60.
    In quanto al fiume … l’ambiente dell’Oratorio è veramente un fiume vorticoso.

    3 Maggio, 2016 - 18:55
  2. Clodine-Claudia.F.Leo

    Tutte le stagioni della vita sono belle nel loro continuo variare. Proprio come un valzer di Chopin i tempi della vita si susseguono veloci, ci avvolgono e ci trascinano in un moto apparentemente senza passaggi, fluente. Uno ne passa ed ecco arriva l’altro: ci abbraccia e senza averne la percezione, senza alcun collegamento, come un sogno che svanisce passa, e si ritorna all’inizio della partitura.
    La vita è un valzer segnato da un “tempo giusto”, “rigoroso” e “preciso” tante le sfumature le levature, le acciaccature, le appoggiature, ma uno solo è l’esecutore! Un identico giro armonico per quanto diverse le interpretazioni e alla fine dei punti, quelli che allungano la durata delle note, ecco il tempo , traditore, ci sorprende sospesi, storditi dai giri di un Valzer malinconico e struggente…

    3 Maggio, 2016 - 19:44
  3. Clodine-Claudia.F.Leo

    “Come il fiume che scorre nulla ha fine”, cita la scritta su Lungotevere a Ripa.
    In questi giorni ho pensato molto al Giubileo dei camminanti -dalla Madonna dei Monti a San Pietro con Luigi, la sua sposa, il parrocco e altri cento me compresa-

    Un’esperienza forte, un momento di grazia indimenticabile. Sono molte le cose che mi hanno colpito durante il percorso. Tante le spigolature che mi sovvenivano attraverso la foresta dei simboli che connotano la città Santa, i personaggi che vi hanno tracciato la storia, gli itnerari.
    Quando fummo li, sospesi sul ponte alla presenza degli Angeli berniniani avendo dinnanzi il grande Castello Sant’Angelo – usbergo e fortezza dei papi, ma anche dei romani scampati alla strage dei lanzichenecchi- mentre con le orecchie ascoltavo Luigi sul racconto drammatico dei pellegrini del giubileo 1450 periti nelle acque del fiume, con gli occhi osservavo l’Angelo svettante sulla sommità del Castello sorpreso nell’atto di rinfoderare la spada a conclusione della peste: odore di morte, di fame, di triboli. Gli appartamenti dei Papi ,a Castello, quella di Giulio II e la loggia spalancata sulla città, verso il popolo,perché tutti ammirassero il guerrieo. Speculare a quella di Paolo III rivolta all’interno, quasi a coprire le vergogne, verso i “prati”, perché né occhi vedessero e orecchie udissero. Riflettevo sul miracolo de “La Chiesa” sopravvissuta a Papi tanto scellerati…

    La storia non ha solo una dimensione orizzontale,immanente, come certa teologia negativa” impegnata a dimostrare che l’uomo deve procedere (etsi Deus non daretur) come se Dio non ci fosse vorrebbe inculcare. Ma ha anche una tensione verticale, una eco d’infinito, un filo rosso collega il passato al presente. Dovremmo conservare la piena consapevolezza, e fiducia, nella dimensione verticale della storia. E’ un fatto della massima importanza, per noi uomini e donne di oggi e di sempre, equivale a ricordarci il dono incommensurabile del libero arbitrio e la tremenda responsabilità di farne un buon uso. Nessuna ignavia è consentita: qualsiasi cosa facciamo, si tratti di una scelta fra il Bene e il Male, tutto impegna in situazione: siamo creature storiche, davanti all’eternità, dotate di un’anima immortale.

    3 Maggio, 2016 - 21:01
  4. Clodine-Claudia.F.Leo

    Carissima Silvia.
    Concordia Malatesta, figlia di Gianciotto e Francesca -quella Francesca da Rimini condannata a morte violenta che come colomba verso il nido, unita a Paolo, si rivolge a Dante ringraziandolo per la pietà, al cui racconto il vate sviene- sulla lapide della sfortunata madre fa incidere un epitaffio:
    ” Visse la sua vita, con un sorriso di lacrime”.

    Trovo bellissima questa frase perché, vedi Silvia, la felicità è un pensiero effimero, mentre la ricerca della serenità è l’inizio di un viaggio che trova il suo quid nel vivere il momento presente con un atteggiamento di gratitudine, senza aspettarsi nulla, contenti di spandere, come un fiore, la propria fragranza . La serenità rientra in quel “tempo verticale” della nostra storia, dove mente e cuore sono connessi , il dono dell”anima pacificata…
    «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”.
    Signore, aiutaci a vivere la vita con un sorriso di lacrime!

    .

    3 Maggio, 2016 - 21:50
  5. Luigi Accattoli

    Silvia D’Argliano ti accompagnerò in questa avventura degli esercizi annuali nella vita ordinaria: non ne avevo notizia. Da quando ti ho conosciuta ti seguo come posso. Prometto che lo farò e sarò felice di sentire qualche tuo aggiornamento sull’impresa a cui ti sei messa. Vedi intanto di tenere fede all’impegno. Ti intuisco capace di farlo. Un bacio a ognuno dei quattro componenti del tuo piccolo popolo, uno dei quali ho conosciuto sgambettante, di pochi mesi.

    3 Maggio, 2016 - 22:34
  6. Luigi Accattoli

    Vedo dal sito linkato che l’itinerario degli Esercizi nella vita quotidiana prevede come primo passaggio quello di “accettarsi e riconciliarsi con la propria creaturalità”. Cioè con se stessi quali si è, pieni di limiti, creature appunto. Forse ti può aiutare la tua condizione di mamma. I bambini li chiamiamo “creature”, nel nostro linguaggio cristiano. Sono tutti diversi, sono tutti insaziabili, sono tutti fragili, pronti a piangere e a ridere in rapida successione e anche in contemporanea. Sono tutti amabili. Noi come loro. Accettare loro, accettare noi stessi. Io mi sono iscritto a cinque corsi di creaturalità, con gli arrivi delle mie cinque creature. Tu già a quattro. Per quanto possiamo essere testoni, qualcosa impareremo. Bacio augurale.

    4 Maggio, 2016 - 11:50
  7. Federico Benedetti

    Mi rendo conto che la discussione è andata oltre, ma il titolo di questo post mi ha ricordato le parole di Giovannino Guareschi: il fiume (si riferiva, come è noto al Po) scorre calmo e indifferente, raccoglie le storie che si raccontano vicino ai suoi argini e le porta con se’, verso il “gran mare della storia del mondo”.
    (Piccolo Mondo Borghese, G. Guareschi).

    In questo senso, anche Luigi Accattoli è un po’ come il fiume che scorre, no?

    4 Maggio, 2016 - 18:19
  8. Leopoldo Calò

    Ogni tanto il pianerottolo s’illumina. Grazie.

    5 Maggio, 2016 - 11:37

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