Con il vescovo Spreafico da Frosinone all’Amazzonia

Il Sinodo dell’Amazzonia che si sta svolgendo in Vaticano non è lontano da noi e ho segnalato più volte qui nel blog questa vicinanza con il motto L’Amazzonia siamo noi. Ne do ora un nuovo riscontro narrando un’assemblea della diocesi di Frosinone su “Il Creato: armonia di differenze” che si è fatta il 21 e 22 settembre, ad apertura della quale ho intervistato il vescovo Spreafico sulla responsabilità dei cristiani nei confronti della terra e dei poveri. Quell’assemblea, come chiarisco nei commenti, era segnata da un forte richiamo al Sinodo dell’Amazzonia, che vi era presente almeno a due titoli.

8 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Che c’entra l’Amazzonia? L’Amazzonia entrava per più motivi in quell’assemblea, che aveva a proprio tema uno dei due corni del Sinodo, che ha il titolo “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”. Nell’assemblea di Frosinone [che si è tenuta nell’Abbazia di Casamari] erano presenti due partecipanti al Sinodo: il vescovo Ambrogio Spreafico, uno dei 33 “padri” di nomina papale; e Domenico Gaudioso, esperto di clima, già dirigente dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), uno dei 55 uditori. Il vescovo ovviamente presiedeva l’assemblea e Gaudioso era responsabile di uno dei cinque gruppi di studio, quello dedicato alla tutela dell’aria.
    Nei commenti che seguono riporto per disteso le mie domande al vescovo e una sintesi delle sue risposte. L’intero video dell’intervista può essere visto a questo link: https://massmedia.diocesifrosinone.it/video-vescovo/video-vescovo/intervista-di-luigi-accattoli-al-vescovo-spreafico.html

    16 Ottobre, 2019 - 18:28
  2. Luigi Accattoli

    Saluto all’assemblea. Il libretto che il vescovo ha preparato in vista di questa assemblea lo avete nella cartellina, come già è stato detto. E dunque lo leggerete con comodo: è da ruminare e non da mangiare a pezzi e bocconi. Infatti non è rivolto solo alla mente ma anche al cuore: chiama al ragionamento ma anche alla preghiera e alla conversione.
    Il vescovo ha avuto la buona idea di non fare qui e ora una presentazione sintetica del libretto, ma di avviare l’assemblea in viva conversazione con una persona che il libretto l’avesse letto. Ha scelto me, che sono amico della vostra comunità da quasi mezzo secolo: venivo qui a tenere un cineforum invitato da don Andrea Coccia, assistente della Fuci negli anni a cavallo dei ’60 e ‘70.

    16 Ottobre, 2019 - 18:31
  3. Luigi Accattoli

    La prima domanda è sulla “armonia di differenze” che è nel sottotitolo del libretto. Quell’armonia è nella nostra vocazione creaturale, di abitanti del giardino che è la terra, prima ancora che di cristiani. Come si manifestano le differenze, come portarle all’armonia: siamo qui a cercare le vie per realizzare questo. Ma caro vescovo il tuo richiamo a quella vocazione è controvento: siamo in una stagione di fuga dal diverso. Addirittura la Gran Bretagna oggi avverte come troppo diversa l’Europa continentale, figuriamoci l’Africa. La chiusura dei porti, i muri che vengono alzati lungo le frontiere… in questo clima anche il cultore della nostra “sorella madre terra” rischia di essere considerato un “diverso”. Non sarebbe più prudente che i cristiani tenessero bassa la tematica ecologica per evitare di aprire un nuovo conflitto con l’umanità circostante?

    Risposta. Purtroppo è vero che l’impegno di Papa Francesco su questo tema è fortemente disatteso. L’enciclica Laudato si’ – che è l’unica sua enciclica ad oggi – e ora il Sinodo dell’Amazzonia ci dicono che l’investimento del Papa su questo tema è alto ma la risposta è debole. Si ripropone quella sfasatura che si ebbe in Concilio tra il tono alto con cui i padri avevano proposto i doveri storici dei credenti nella “Gaudium et Spes” e la sottovalutazione da parte di tanti, come si trattasse di un tema minore e facoltativo. Occorre riscoprire, o scoprire, la centralità dell’impegno per il Creato, che è una forma – oggi saliente – della responsabilità storica del credente e dunque si lega decisamente ai doveri connessi con la professione di fede. E’ in gioco qui, in particolare, la consapevolezza della varietà del Creato e dell’umanità: varietà e insieme unità, nella connessione di tutto e di tutti. E’ in gioco il nostro apporto alla progressiva manifestazione dell’unità della famiglia umana con i doveri della pace e della solidarietà che a essa sono legati.

    16 Ottobre, 2019 - 18:32
  4. Luigi Accattoli

    Seconda domanda. Una battuta d’alleggerimento prima di passare alla seconda domanda: confido che nessuno di voi si meravigli che io dia del “tu” al vescovo. Non ci sono grandi motivi per questa scelta. Io al vescovo Ambrogio do del “tu” in privato e ho pensato che potevo farlo anche in pubblico. Motiverò il tu con una citazione erudita. E’ Salimbene da Parma – siamo nel XIII secolo, poco prima di Dante – che nella sua “Cronica” registra con qualche scandalo che “i romani danno del tu all’Imperatore e al Papa” [Romani qui Imperatori et Summo Pontifici dicunt tu]: e sia io sia il vostro vescovo siamo romani d’adozione.
    La seconda domanda è simile alla prima: nella Chiesa stessa la chiamata di Francesco alla “conversione ecologica” è sentita da alcuni – pochi o tanti che siano – come un cedimento ai miti pagani del nostro tempo. Gli antipatizzanti di Papa Bergoglio l’accusano di pensare più alla conversione ecologica che alla conversione a Cristo. Argomentano anche che l’armonia del Creato nella diversità non sia un tema che riguardi la pastorale. Come pensi di scuotere le coscienze per aiutarle a superare questo pregiudizio? Puoi indicare in breve gli argomenti più forti, più direttamente evangelici, a cui fai ricorso per trasmettere quella scossa?

    Risposta. Partirei proprio dall’inizio della Bibbia: ci viene incontro il caos e da quel caos Dio crea armonia. Separando e insieme collegando, dando ordine e relazione agli elementi e agli esseri viventi. Occorre, dal messaggio biblico, cogliere il proprio della nostra vocazione ad abitare responsabilmente il Creato, rispettando e onorando i doveri di relazione che derivano – come dicevo prima – dall’appartenenza all’unica famiglia umana. All’intera e unica famiglia umana, la cui economia – nel disegno del Creatore – non prevede e non autorizza nessuna chiusura in aree protette o in ghetti.

    16 Ottobre, 2019 - 18:33
  5. Luigi Accattoli

    La terza domanda guarda al territorio ferito di questa comunità: sei soddisfatto del quanto e del come il Popolo di Dio di cui sei pastore si fa carico del risanamento della valle del Sacco? Ti sei molto adoperato negli anni su questa frontiera, mio povero vescovo inascoltato: hai in mente qualche nuova iniziativa, poniamo di coinvolgimento diretto di ambienti ecclesiali, in quel risanamento?

    Risposta. Soddisfatto o no! Sono innegabili lentezza, la dimenticanza, l’impossibilità a intervenire su grandi esigenze alle quali con il passare degli anni è sempre più difficile dare risposta. Se gli amministratori guardano soltanto al tempo in cui sono in carica, non si farà mai nulla. Il problema della Valle del Sacco e degli altri 50 siti inquinati di interesse nazionale, che tanti sono, può essere affrontato in venti o 30 anni, mica in quattro o cinque. E’ dunque necessaria una visione, un lavoro sul futuro, altrimenti si resta a interventi marginali, di immagine. O di pura emergenza. Al momento un vero impegno, che dà speranza, lo vedo nelle scuole. I giovani in questo ci sono d’insegnamento. Ho visitato una scuola dove i ragazzi vengono responsabilizzati all’uso della luce elettrica, alla raccolta differenziata, a evitare il ricorso alla plastica, lo spreco dell’acqua. Occorre questa educazione di lungo respiro e poi occorre fare alleanza con tutti, credenti e no. Se sprofonda il Creato, sprofondiamo tutti.

    16 Ottobre, 2019 - 18:34
  6. Luigi Accattoli

    La quarta domanda è senza anestesia, come disse una volta Papa Francesco a un ragazzo che gli chiedeva se lui, il Papa, avesse mai avuto crisi di fede: l’impegno concreto – in situ – a salvaguardia del Creato non potrebbe essere per la Chiesa di Frosinone un terreno di incontro con i giovani? Avviando, poniamo, qualche programma di coinvolgimento diretto sul tipo di quelli denominati “adotta un’aiuola”, o “piantiamo un albero”, o “puliamo il mondo”? Quella di “piantare alberi” è un’iniziativa che hai già preso, e dunque ora non te la puoi cavare riciclandola! E’ giusto insistere nell’appello ai giovani proprio in questi giorni nei quali si tengono in tutto il mondo sorprendenti e incoraggiati manifestazioni di giovanissimi che si autoconvocano per la salvaguardia della casa comune. So che ora, dividendosi l’assemblea in cinque gruppi tu ti sei riservato il gruppo giovani, loro questa scelta e ti chiedo: che gli dirai?

    Risposta. Ho speranza nei giovani. Hanno più fiducia di noi e sono migliori lottatori. Vanno ascoltati, aiutati a guardare al domani con maggiore ottimismo, specie in questa stagione nella quale sembra che tutti siamo arrabbiati. Ho in mente di proporre due cose, oltre quella di continuare negli impegni che già ci sono, di pulizia dei luoghi d’uso associato e di piantare alberi e fiori. La prima: vorrei lanciare una grande iniziativa di sensibilizzazione in tutte le scuola. Un anno di attenzione al Creato. Lo propongo ai docenti e ai dirigenti scolastici che sono qui, perché se ne facciano portatori nel loro ambiente di lavoro. Nel rispetto delle competenze e della laicità. Un programma da svolgere in modi diversificati: composizione di testi, lavori di disegno o pittura, mettere su un’orchestra. Adoprerarsi con inventiva a diffondere la sensibilità per il pianeta. La seconda: per il 21 marzo, avvio di primavera, propongo una giornata per i professionisti e i dilettanti della musica e del canto, ce ne sono tanti in questa nostra comunità. Una giornata che amo chiamare Orchestra per il Creato, dove si festeggi l’armonia della creazione onorandone tutte le figure, come facciamo in questa nostra assemblea nella quale ora ci divideremo in gruppi che si intitolano alla custodia del pianeta attraverso una recuperata e benedicente vicinanza con l’aria, l’acqua, la terra, il fuoco. Frate aere, sor acqua, sora nostra madre terra, frate focu

    16 Ottobre, 2019 - 18:34
  7. Luigi Accattoli

    La quinta e ultima domanda è sull’eccesso antropologico, come lo chiama Papa Francesco: cioè sulla tendenza dell’uomo a dominare la terra più che a coltivarla, a sfruttarla più che a custodirla. Eccesso che insieme all’assalto al pianeta scatena anche l’uomo sull’uomo, assecondando la sete di dominio e di rapina che ci caratterizza dalla notte dei tempi e che è già attestata nelle prime pagine della Bibbia. Quali segni di quel “sogno prometeico” vedi nella tua gente? Sogno “prometeico” è un’altra parola di Papa Francesco, con riferimento a Prometeo che ruba il fuoco agli dei: che cosa vorrebbero rubare agli dei, a Dio, i tuoi diocesani e quale antidoto, quale farmaco, hai pronto o stai approntando?

    Risposta. Ognuno di noi coltiva il desiderio d’essere sopra, di inglobare gli altri nel proprio io. E ognuno tende a scegliere quelli che gli somigliano. Ognuno cerca i suoi cloni. Se qualcuno pensa diverso, lo allontani dal gruppo. Riusciamo mai a condividere, ad abbassarci alla comune misura umana? A imparare l’umiltà che è la prima virtù? Grande sfida è oggi l’esaltazione dell’ego attraverso i social e io non cesso dal ripetere che insultare nella Rete, o condividere un insulto, è un peccato grave. Il peccato del like. Nella Rete vale la stessa regola della vita. Gli antidoti all’eccesso antropologico e al sogno prometeico il cristiano li ha a portata di mano, proposti dalla pedagogia ecclesiale di sempre: la preghiera, che comprende la confessione dei peccati; la frequentazione dei poveri, che ci costringe ad abbassarci; la vicinanza a chi – intorno a noi – è nella solitudine, esercizio di avvicinamento che insegna a scoprire i bisognosi nascosti ai quali usare misericordia. Ciò che salva è l’appartenenza a una comunità, a un popolo, al Popolo di Dio. Da questa appartenenza viene l’antidoto alla disarmonia del Creato e la sua bonifica in vista di un’armonia ispirata ai sentimenti e alle parole di Gesù.

    16 Ottobre, 2019 - 18:35
  8. Luigi Accattoli

    Ambrogio Spreafico si è molto impegnato, da teologo e da vescovo, sulla responsabilità dei cristiani per il pianeta e quell’impegno spiega la chiamata al Sinodo dell’Amazzonia. L’ultimo suo testo in materia, in libreria dal 10 ottobre, è intitolato “Il Capolavoro imperfetto. Il Creato tra meraviglia e problema” [EDB, pagine 168, € 16,50]. Il volume propone una riflessione sul tema della custodia del pianeta a partire dalla Bibbia: Spreafico è un vescovo biblista. La prima parte del volume tratta la creazione e l’uomo in essa, l’ordine e il disordine cosmico. La seconda rilegge il creato nelle quattro componenti essenziali del cosmo: acqua, aria, terra, fuoco. Infine il volumetto propone una lettura della Laudato si’ e quattro schede sui quattro elementi, con un’occhiata attuale e scientifica ai danneggiamenti in atto e a quanto di catastrofico potrebbe accadere o già accade.
    Il libretto che il vescovo Spreafico ha pubblicato in vista dell’assemblea di cui nel post ha il titolo “Dio vide che era cosa buona”. Il Creato: armonia di differenze e può essere letto nell’ottimo sito internet della diocesi di Frosinone:
    https://www.diocesifrosinone.it/documenti/omelie-e-catechesi-vescovo-ambrogio-spreafico/dio-vide-che-era-cosa-buona.html

    16 Ottobre, 2019 - 18:48

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