Coronavirus a Dio spiacente ed a’ nemici sui

“Sospeso il Carnevale di Venezia – chiuso il Duomo di Milano”: dai titoli del Tg1 delle 20.00.

25 Comments

  1. Luigi Accattoli

    In Dante, nel terzo dell’Inferno, spiacenti a Dio e ai suoi nemici sono detti gli ignavi:

    Incontanente intesi, e certo fui,
    Che quest’era la setta dei cattivi ,
    A Dio spiacenti ed a’ nemici sui.

    23 Febbraio, 2020 - 21:00
  2. Fabrizio Scarpino

    Luigi carissimo, premesso che il mio arcivescovo e i suoi collaboratori avranno avuto anche le loro buone ragioni, ma sospendere tutte le messe vespertine della Diocesi ambrosiana io l’ho trovato “scioccante” e il tutto mi ha lasciato basito.

    Mi raccontano che una volta, in questi casi di rischio epidemia le Preghiere e le Sante Messe si intensificavano…Non si chiudevano le Chiese.

    Domani a Milano, fatte salve le scuole, biblioteche, teatri e musei tutto sarà aperto: Aziende, Tribunali, Studi Professionali, Centri Commerciali, metropolitane, ma nelle Chiese niente celebrazioni, tutto sospeso…comprese le celebrazioni della Liturgia delle Ore oltre alle Messe. Chissà cosa dirà il card. Federigo Borromeo.

    Ma forse sono io che sbaglio e non capisco.

    Un abbraccio.

    23 Febbraio, 2020 - 21:03
  3. Fabrizio Scarpino

    Chissà cosa direbbe** il card. Federigo…

    23 Febbraio, 2020 - 21:04
  4. Luigi Accattoli

    Fabrizio probabilmente il cardinale Federico narrato dal Manzoni – che un poco o tanto risente del pacato illuminismo del narratore – avrebbe dato disposizioni di grande prudenza. E magari non dissimili da quelle date ora dall’attuale arcivescovo Nel capitolo XXXII dei “Promessi sposi” è narrata la sua resistenza alla richiesta dei decurioni “che si facesse una processione solenne, portando per la città il corpo di San Carlo”: e ciò nel mezzo della peste, perché fosse “troncata” con il soccorso del santo arcivescovo che già una pestilenza aveva affrontato in vita. “Il buon prelato rifiutò per molte ragioni. Gli dispiaceva quella fiducia in un mezzo arbitrario” e temeva che “il radunarsi di tanta gente non poteva che spander sempre più il contagio”. Ma infine, “al replicar delle istanze, cedette” e fu processione grande e solenne, e “il giorno seguente le morti crebbero in ogni classe, in ogni parte della città, a un tale eccesso, con un salto così subitaneo, che non ci fu chi non ne vedesse la causa, o l’occasione, nella processione medesima”.

    23 Febbraio, 2020 - 22:19
  5. Luigi Accattoli

    Fabrizio ricorderai che amo gironzolare per i capitoli del grande romanzo e il tuo richiamo al cardinale Federico mi ha riportato a quella processione che passò per tutti i quartieri della città parati a festa. Come ci fossi stato anch’io là in mezzo. Tra il chiarore di più fitti lumi.

    23 Febbraio, 2020 - 22:25
  6. Fabrizio Scarpino

    Caro Luigi aspettavo il tuo corretto e appassionato riscontro sul card. Federico. E’ vero che il card. Borromeo mostrò la sua contrarietà alla processione con le reliquie di San Carlo, ma se non ho informazioni errate, non sospese le Messe.

    E che dire del Santo Vescovo Carlo Borromeo, copatrono della diocesi ambrosiana di cui tu Luigi sicuramente sai quanto sto per riportare: una delle immagini di San Carlo che più si è impressa nella memoria dei fedeli ambrosiani, tramandata da svariate opere d’arte, è quella del Vescovo che devotamente porta in processione per le strade della città colpita dalla peste la Croce con il Santo Chiodo, per invocare la fine del flagello e la salvezza del popolo a lui affidato.
    Quando nell’agosto del 1576 le autorità proclamarono in modo ufficiale che il contagio della peste era penetrato a Milano, San Carlo si trovava fuori città, in una delle sue numerose visite pastorali. Prontamente, allora, l’Arcivescovo rientrò in città per organizzare l’assistenza spirituale e materiale, mentre le autorità civili si allontanavano abbandonando un popolo impaurito e stremato. Spogliatosi di tutto ciò che gli era rimasto, il Borromeo usò persino gli arredi e i tendaggi dell’arcivescovado per aiutare i bisognosi.
    Ma mentre soccorreva i malati, San Carlo non tralasciava di pregare e di far pregare, promuovendo funzioni penitenziali, celebrazioni di Messe all’aperto (perché anche coloro che non potevano uscire dalle loro case potessero assistervi), processioni pubbliche. Frate Giacomo da Milano, uno dei cappuccini che organizzò su impulso del Vescovo l’assistenza agli appestati, scrisse che a queste processioni «eravi tutto il clero regolare e secolare, scalzo e con le corde al collo». Così faceva anche «il buon Cardinale», portando egli in più un «pesantissimo Crucifisso» e terminando, dal pulpito della cattedrale, con «una così divina predica che faceva crepare di pianto gli audienti

    Che Dio illumini e sostenga i nostri attuali Pastori per intercessione di San Carlo.

    23 Febbraio, 2020 - 23:03
  7. Centofanti Giampaolo

    Vangelo 25 febbraio 2020
    Mc 9, 30-37

    In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
    Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
    E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

    Nel brano immediatamente precedente, che abbiamo letto ieri, Gesù risponde alla domanda dei discepoli sul perché non siano riusciti a scacciare un demonio. Solo la preghiera, il riportare ogni cosa a Lui, in Lui, è la via. E Lui dà la vita, è il suo amore senza condizioni né limiti la chiave di ogni cosa. Ma i discepoli temono questi discorsi, sono invece presi dal divenire più abili, tramite la preghiera, nell’acquisire potere sui demoni. Giunti in casa, nella familiarità di un dialogo più raccolto, più intimo, Gesù domanda loro di cosa stessero discutendo lungo la strada. Il termine discutere indica una conversazione molto accesa. Ma in quel “lungo la strada” è il seme della risposta di Cristo alla questione su chi fosse il più grande tra loro. La sua sequela non comporta un divenire in vario modo energumeni, ma proprio il lasciar fare a Gesù. Dunque sorprendentemente non è più grande nemmeno chi si lascia portare e si affida di più a Gesù. Le classifiche, i paragoni, sono inganni. Ognuno è un dono per gli altri, è Gesù che opera in tutti e attraverso tutti. Non ci affanniamo, non ci complichiamo da soli la vita, liberiamoci delle buone strade programmate in tutto da noi stessi. Lasciamo fare a Lui. Cerchiamo di vivere con semplicità e buonsenso nella luce che gradualmente ci infonde. Un cammino sereno, agile, senza modelli prefabbricati: sarà Lui a crescere in noi, negli altri, anche attraverso l’aiuto di ogni persona.

    24 Febbraio, 2020 - 10:49
  8. Caro Fabrizio, i tempi sono cambiati rispetto a quelli dei cardinali Carlo e Federico Borromeo. Onore al parroco di Castiglione d’Adda.
    E onore anche a Renzi, che mi pare si stia comportando piuttosto bene adesso.

    24 Febbraio, 2020 - 13:04
  9. Centofanti Giampaolo

    Gesù è vicino alle persone, soffre con loro, dà la vita per loro e a loro. Com’è bello trovare preti, laici, così. Senza giudicare nessuno, perché solo l’Amore può donare, in un cammino, di vivere questo amore.

    24 Febbraio, 2020 - 14:27
  10. Fabrizio Scarpino

    @AntonellaLignani delle 13.04.

    Riguardo al cambiamento dei tempi l’ho pensato anch’io gent.ma Antonella, ma non mi sono convinto.

    Un abbraccio.

    24 Febbraio, 2020 - 15:07
  11. Amigoni p. Luigi

    Rif. 23 febbraio ore 23.03 – De Missis celebrandis in tempore calamitatis

    Trovo anch’io sconcertante che – in Lombardia e credo in tutte le regioni leghiste del nord più Emilia – siano sospese le messe feriali. In Liguria – mi hanno detto – messe sospese fino a domenica prossima compresa.
    Stamattina ero in un locale pubblico dove c’erano molte più persone di quanto ce ne siano in una normale messa feriale di un paese di media grandezza. Sulla proibizione dei funerali ci sarebbe da commentare fino all’eccesso del ridicolo.
    Ieri al pomeriggio ho saputo che a Milano-diocesi, già dalla notte precedente, era vivamente sconsigliato di dare la comunione in bocca. E io ho dato tranquillamente sabato e domenica mattina la comunione in bocca a molti, anche in case di riposo. Dare la comunione in bocca sarebbe sempre da sconsigliare (o forse da proibire), anche senza virus cinesi in giro.
    Sui riferimenti storici (e numeri) della peste mi ero già mosso a scuola due settimana fa, prima che scoppiasse la psicosi della difesa dal virus. La cosa certa è che nè processioni nè messe nè litanie (“a peste, fame et bello libera nos, Domine”) hanno mai liberato niente e nessuno dalla peste e dai virus; nè ieri nè oggi. Sulla fiducia nella scienza e sui limiti di affidabilità ad essa ho letto in questi giorni vari articoli saggi su stampa cattolica e laica. E’ una delle poche cose positive che si possono ricavare da questa giornate di “chiusure pazze”.

    24 Febbraio, 2020 - 15:49
  12. picchio

    Ha ragione Luigi, che senso ha “ no Messe “ per non far ammalare i fedeli, se bar, centri commerciali sono aperti ? C’è un delirio, una psicosi collettiva alimentata da giornali che puntano sulla pancia ( tutti da dx a sx ) , andate a vedere i giornali esteri che diversità di trattare l’argomento e da Salvini e i leghisti che gli fanno da cassa di risonanza che non smettono un secondo di sproloquiare , da campagna elettorale permanente…
    Qui in via per tutto procede per ora normalmente.
    Cristina vicquery

    24 Febbraio, 2020 - 20:18
  13. Luigi Accattoli

    La Cei contro smarrimenti e paure:

    Davanti al diffondersi del Coronavirus, alla notizia dei primi decessi, alla necessità di tutelare la salute pubblica, arginando il più possibile il pericolo del contagio, in questi giorni – e in queste ore – si susseguono richieste relative a linee comuni anche per le nostre comunità ecclesiali.
    Come Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana avvertiamo il dovere di una piena collaborazione con le competenti Autorità dello Stato e delle Regioni per contenere il rischio epidemico: la disponibilità, al riguardo, intende essere massima, nella ricezione delle disposizioni emanate.
    Nel contempo, come Chiesa che vive in Italia, rinnoviamo quotidianamente la preghiera elevata ieri a Bari, nella celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre a conclusione dell’incontro del Mediterraneo: preghiera di vicinanza a quanti sono colpiti dal virus e ai loro familiari; preghiera per medici e infermieri delle strutture sanitarie, chiamati ad affrontare in frontiera questa fase emergenziale; preghiera per chi ha la responsabilità di adottare misure precauzionali e restrittive.
    Ci impegniamo a fare la nostra parte per ridurre smarrimenti e paure, che spingerebbero a una sterile chiusura: questo è il tempo in cui ritrovare motivi di realismo, di fiducia e di speranza, che consentano di affrontare insieme questa difficile situazione.

    La Presidenza della CEI – Roma, 24 febbraio 20202

    https://www.chiesacattolica.it/coronavirus-comunicato-della-presidenza-cei/

    24 Febbraio, 2020 - 23:12
  14. roberto 55

    Grazie, innanzitutto, a Fabrizio per averci fornito il documento sonoro del messaggio ai fedeli del Parroco di Castiglione d’Adda: è semplicemente bellissimo.
    Anche qui in Veneto, aggiungo, sono state sospese, in esecuzione dell’Ordinanza emessa dalla Regione del Veneto, tutte le Funzioni religiose: bah !, e non dico altro.

    Un caro saluto a tutti !

    Roberto Caligaris

    25 Febbraio, 2020 - 0:59
  15. Fabrizio Scarpino

    Un caro saluto a Te Roberto, lietissimo di ritrovarti.

    25 Febbraio, 2020 - 11:51
  16. Federico Benedetti

    Anche in Emilia-Romagna le messe sono sospese.
    Nella mia diocesi, pur in assenza di casi conclamati, è stato bloccato tutto: messe, adorazione eucaristica, rosario, gruppi di preghiera, catechesi…
    Sembra che i vescovi, nell’ansia di mostrarsi “moderni”, si siano accodati alle autorità civili considerando il santo sacrificio eucaristico come una qualunque occasione di aggregazione pubblica… E chissene di chi cerca Dio.
    Da un po’ di tempo frequento regolarmente la messa feriale: in chiese anche molto grandi non ci sono mai più di poche decine di persone (che potrebbero stare comodamente oltre due o tre metri di distanza uno dall’altro). Perché vietare le messe feriali?
    Perché non sostituire le messe almeno con l’adorazione eucaristica o con la preghiera del rosario?
    Sono sano, non frequento i “focolai” o luoghi considerati a rischio… Perché togliermi la messa?
    Ho provato ad accettare con umiltà questo sacrificio, ad avere uno spirito di carità verso i soggetti più a rischio, a rispettare per obbedienza le decisioni dei vescovi… ma veramente non riesco a capirne il senso.
    Mi devo ridurre a cercare celebrazioni “clandestine”?
    Il compito dei pastori e della Chiesa è garantire la salute fisica o la salvezza delle anime?

    25 Febbraio, 2020 - 22:23
  17. Lorenzo Cuffini

    “Sono sano, non frequento i “focolai” o luoghi considerati a rischio… Perché togliermi la messa?”
    Sono sano ? E chi lo sa?
    Che ” sei sano”, lo dici tu: te lo auguro di cuore.
    Che non frequenti ” i focolai” o luoghi considerati a rischio, idem.
    Magari li ha frequentati il tuo vicino, il tuo collega, il postino che ti portato la raccomandata e ti ha sternutito -dieci giorni fa – sul naso. Che ne sai?
    E, comunque,potrebbe averli frequentati il pio collega orante accanto a te, o in fila per ricevere le ceneri.
    E poi, scusa: tu presunto sano e non a rischio dovresti ” aver diritto” alla messa, mentre l’infelice contagiato, il sospetto frequentatore, nisba? Ma non era che ” non sono venuto per i sani, ma per gli ammalati?”
    Come si vede, a voler fare i vescovi al posto di chi vescovo lo è veramente
    ( daje ar vescovo!) si fan pastrocchi.
    Il compito dei pastori e della Chiesa è ben chiaro.

    ” come Chiesa che vive in Italia, rinnoviamo quotidianamente la preghiera elevata ieri a Bari, nella celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre a conclusione dell’incontro del Mediterraneo: preghiera di vicinanza a quanti sono colpiti dal virus e ai loro familiari; preghiera per medici e infermieri delle strutture sanitarie, chiamati ad affrontare in frontiera questa fase emergenziale; preghiera per chi ha la responsabilità di adottare misure precauzionali e restrittive.
    Ci impegniamo a fare la nostra parte per ridurre smarrimenti e paure, che spingerebbero a una sterile chiusura: questo è il tempo in cui ritrovare motivi di realismo, di fiducia e di speranza, che consentano di affrontare insieme questa difficile situazione.”
    https://www.chiesacattolica.it/coronavirus-comunicato-della-presidenza-cei/
    Bingo.
    E il compito mio, qual è?
    Prendere il panchetto, salirci sopra e fare, per la centesima volta, il controcanto, il controtestimone, il contropredicatore, il controvescovo, la controchiesa?
    Ah, ecco. So’ soddisfazioni, non c’è che dire.

    26 Febbraio, 2020 - 9:31
  18. Lorenzo Cuffini

    Beh, carissimo il mio Fabri.
    Ben piu’ di qualche perlpessità, visto che l’rcivescovo Nosiglia ha preso due diverse decisioni in due giorni : la prima, in cui ogni attività pastorale e religiosa era sospesa FUORCHE’ le Messe, e la seconda, il giorno dopo, in cui la sospensione era estesa ANCHE alle Messe. Con un terzo comunicato, infine, ha resa nota la decisione di recarsi, DA SOLO, per l’emergenza in corso, ( e il maiuscolo sta per il neretto riportato nel testo ufficile), oggi a mezzogiorno, nel Santuario della Nostra Signora della Salute per affidare con il rosario e la preghiera la popolazione di tutto il territorio a Maria.
    Una solitudine che ha dato il senso plastico non solo della eccezionalità del momento, ma , credo, anche della solitudine sofferta della decisione.
    Perché vedi, Fabri, e Fede, e tutti: noi qui facciamo delle belle , in certi casi anche bellissime e utilissime, parole. Ma riguardano noi soli.Possiamo chiacchierarne, o dibatterne, all’infinito.
    Checcecosta?
    Un vescovo,no.
    Un vescovo, poveruomo, ha ANCHE il peso del governo di una diocesi: scelte operative, in certi casi dolorose e drammatiche. Non bisogna avere soffiate per capire che né Nosiglia, né alcuno dei vescovi italiani ( e anche ad Honk Kong, ad esempio) abbiano presa questa decisione con difficoltà e intimo travaglio. Ma lo hanno fatto, come tutti senza eccezione spiegano,in vista della riduzione di un rischio fattuale, evidente, concreto.
    La decisione spetta a loro.
    A noi, prima di ogni altra opinione personale, sempre legittima e naturale, spetta, in questo caso piu’ che mai,nei loro confronti, il rispetto pieno, la adesione convinta e la passione nel testimoniare e mettere in pratica lo spirito della decisione. Tanto più, come nel caso dei vescovi, se questo ci comporta un disagio e una difficoltà personali.
    Mettersi a fare i sofistici, gli scettici blu e gli spiritualisti a oltranza sulle decisioni di questi poveruomini di Chiesa mi pare , da cattolico, ingeneroso e profondamente sbagliato.
    Aggiungo, per riportare terra terra il discorso, dimensione che mi è più consona: che sarebbe mai avvenuto, e che mai avremmo detto , se da una delle nostre chiese inverecondamente negate in questi giorni alla Santa Messa, fosse saltato fuori un bel focolaro di infezione e contagio, di quelli – lo abbiam visto- che si posson generare in un nulla?
    Per questo ripeto che trovo calzanti e illuminate le parole conclusive del comunicato CEI : “questo è il tempo in cui ritrovare motivi di REALISMO, di FIDUCIA e di SPERANZA, che consentano di affrontare INSIEME questa difficile situazione.”
    Per cui sì: per me, questo è il momento di far chiesa e STARE con il proprio vescovo, proprio perché non ci piace punto la situazione. Non di andarsene in ordine sparso, ciascuno a far la virgo singularis.
    Un abbraccio dei nostri.

    26 Febbraio, 2020 - 20:50
  19. Fabrizio Scarpino

    Caro Lorenzo.

    Ti ringrazio del tuo scritto delle 20.50.

    Ci ho pensato molto e concludo che è giusto obbedire al proprio vescovo, (il quale a sua volta deve ovviamente far riferimento alle autorità pubbliche) ma qualche piccolissima riserva comunque la mantengo.

    Speriamo che questa situazione serva ad insegnare a noi italiani cristiani-cattolici e non a riflettere sul senso della Messa, sull’Eucaristia, sul Sacramento della Riconciliazione, sul senso del vivere quotidiano, sulla fragilità umana, sul quello che è alla radice dello scatenamento del panico di Domenica: la paura della morte. (Io per primo, sia chiaro, ho una paura matta della morte).

    Io però sono poco fiducioso: passata l’emergenza, tutto tornerà come prima.
    Primo pensiero saranno i soldi, il “non fermarsi mai”, il fatturato.

    Torneremo poi ad arrivare a Messa all’ultimo minuto se non addirittura alla Prima Lettura, le Chiese continueranno ad essere vuote e organizzeremo tante belle mangiate.
    (Spero chiaramente di sbagliarmi) .

    Con affetto.

    Fabrizio

    27 Febbraio, 2020 - 13:39
  20. Fabrizio Scarpino

    Oggi ho dedicato un po’ di tempo alla meditazione, alla preghiera e alla lettura.

    Desidero fare un atto di umiltà sul tema della sospensione delle Sante Messe con concorso di popolo per l’emergenza sanitaria.

    La misura di sospensione andava presa dalle Diocesi coinvolte.

    Buona Quaresima a tutti.

    28 Febbraio, 2020 - 21:29
  21. Federico Benedetti

    Non sono d’accordo. La preghiera e la meditazione sono importanti nel cammino spirituale individuale , ma i sacramenti sono fonte di una grazia che non è “sostituibile”.
    Comprendo gli appelli alla carità e accolgo l’invito a vivere in questa Quaresima una preghiera personale e familiare più intensa, tuttavia auspico la ripresa il prima possibile delle celebrazioni eucaristiche e delle confessioni nelle diocesi dove sono ancora sospese. L’incontro con Dio non è un fatto meramente intellettuale, che si può vivere individualmente con una buona lettura, ma prima di tutto è un fatto esistenziale e necessita di un’apertura alla Grazia e all’iniziativa del Signore. E cosa c’è di meglio dei sacramenti, segno evidente, sensibile ed efficace dell’incontro tra Dio e l’uomo?
    GRAZIE A DIO nella mia arcidiocesi la situazione si sta normalizzando, anche perché non c’erano obbiettivamente ragioni per la sospensione delle funzioni e delle attività parrocchiali, ma resta la sensazione di una distanza tra i pastori, indifferenti ai bisogni spirituali del loro gregge e preoccupati solo di apparire moderni e al passo con i tempi, e una popolazione che è rimasta per giorni abbandonata e senza sacramenti. Ringraziamo i media cattolici che, almeno in parte, hanno sostituito i nostri pastori.
    Preghiamo perché non si ripeta più un’esperienza simile.

    29 Febbraio, 2020 - 13:51
  22. Lorenzo Cuffini

    Per precisione e dovere di cronaca : è completamente falso, destituito di ogni fondamento, denigratorio e strumentale affermare, come incautamente si è fatto qui sopra che ” i pastori sono indifferenti ai bisogni spirituali del loro gregge e preoccupati solo di apparire moderni e al passo con i tempi”.
    Chi l’ha fatta, recidivando giulivamente, pensi ben ben bene al male e al danno che personalmente , sta facendo lui con queste parole alla “popolazione” che sembrerebbe (?!!) stargli a cuore.
    Sveglia.

    2 Marzo, 2020 - 1:47
  23. Lorenzo Cuffini

    Limpide, a questo riguardo, le parole dell’arcivecovo di Milano nella omelia di ieri :
    ““Ecco il momento favorevole per diventare saggi ed evitare lo sperpero. Se abbiamo tempo perché sono interrotte o ridotte le attività ordinarie, possiamo evitare lo sperpero: possiamo usare il tempo per fare del bene, per pregare, per studiare, pensare, dare una mano. Se abbiamo parole, invece di parlare dell’ unico argomento imposto in questo momento, possiamo usarle per dire parole buone, per dire parole intelligenti, sagge, costruttive”.
    https://m.famigliacristiana.it/articolo/l-invito-accorato-dell-arcivescovo-di-milano-in-duomo-la-paura-di-questi-giorni-si-trasformi-nella-conversione-dei-cuori-e-ci-unisca-per-migliorare-il-mondo.htm

    2 Marzo, 2020 - 8:51

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