Domenica voto per la conferma del taglio dei parlamentari

Al referendum di domenica sul taglio dei parlamentari voterò “sì”, cioè per la conferma della legge costituzionale che li riduce di circa un terzo: da 630 a 400 i deputati – da 315 a 200 i senatori. Nel primo commento motivo la mia scelta, che non si basa tanto sulla valutazione dell’importanza e della bontà della riforma, quanto sul ruolo di stimolo per altri cambiamenti istituzionali che essa può svolgere.

9 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Le mie ragioni. Non considero importante la riduzione della spesa comportata dalla riduzione del numero dei parlamentari: effettivamente essa è modesta, come fanno osservare i contrari alla riforma. Né mi appare granché convincente l’argomento che il taglio dei parlamentari aumenterebbe “l’efficienza e la produttività” delle Camere. Ovvero: ci saranno sia la riduzione dei costi della politica sia una delle condizioni per l’aumento dell’efficacia e della rapidità dei lavori parlamentari, ma non saranno guadagni così forti da giustificare da soli il taglio. Non mi impressiona neanche la presunta minaccia alla stabilità dell’esecutivo che verrebbe dalla vittoria del “no”: questo è un esecutivo nato fortunosamente e che fortunosamente è costretto a durare, indipendentemente dal fatto che il Parlamento voti a stragrande maggioranza il taglio dei parlamentari – com’è avvenuto – e che l’elettorato, magari, lo bocci con una maggioranza, poniamo, risicata. Ciò che mi porta al “sì” è la spinta che la riforma può dare ad altre iniziative di innovazione istituzionale. Costringerà a rivedere i collegi elettorali e i regolamenti parlamentari, renderà ancora più urgente la riforma elettorale, terrà aperto – con questo lavorio per mandare a regime la riduzione del numero degli eletti – il dibattito sull’opportunità di superare il bicameralismo perfetto, che mi pare il punto dolente dell’attuale ordinamento. Ci libererà, infine, dalla sindrome di immodificabilità di quell’ordinamento che è venuta crescendo negli anni e che ha già portato alla bocciature – nei due ultimi referendum confermativi – delle riforme costituzionali proposte prima da un governo Berlusconi (2005) e poi dal governo Renzi (2016). Concludo osservando che ambedue quelle riforme riducevano il numero dei parlamentari. E lo riduceva anche la proposta che era venuta nel 1997 dalla Bicamerale presieduta da D’Alema.

    18 Settembre, 2020 - 19:34
  2. Amigoni p. Luigi

    Rif. 19.34 – Libro dei sogni

    Tutto l’appoggio augurale al “libro degli auspici” di Accattoli.

    18 Settembre, 2020 - 20:57
  3. Il punto di fondo a mio parere è che ciascuno possa scegliere di venire formato, fin dalla scuola, alla luce della fede, dei valori, della filosofia, in cui crede e nello scambio con le altre identità. Il falsamente neutro razionalismo, nozionismo, civismo, solidarismo, omologa, spegne, le persone rendendole meri individui consumatori persi in una massa anonima. Il vero potere specie nell’epoca dei media onnipervasivi sta nella formazione e nell’informazione. Se il popolo, le singole persone, non possono scegliere la loro formazione già lì la democrazia, la partecipazione, sono morte. Nel tempo se ne vedono sempre più le conseguenze. Identitarismo chiuso in sé e solidarismo omologante si contrastano e si spalleggiano nello svuotare le persone e nel manipolarle.
    Il razionalismo sottilmente si può sostituire o può ritardare per secoli il trovare sempre più il discernere divino e umano di Gesù nella Luce che scende serena, come una colomba. Gesù non ha mai parlato di fede e ragione ma dell’umanità tutta intera della persona che crescendo in Lui vede ogni cosa in modo sempre nuovo, dal vivo, in vivo contatto con la realtà.
    Forse un piccolo (?) segnale di tale confusione lo vediamo nelle traduzioni del nuovo messale:

    Mi pare che nella Chiesa si possano riconoscere tre riduttive tendenze, spesso figlie della prima di esse: razionalismo, spiritualismo, pragmatismo. Forse nel tempo potrà scaturirne un traboccamento verso una spiritualità (dallo spiritualismo) in geaduale, pieno di buonsenso nella fede, personalissimo cammino (dal pragmatismo) verso e grazie ai riferimenti essenziali della fede (dal razionalismo). Dunque non mi iscrivo in nessuna corrente e vedo il buono di ciascuna e l’oltre possibile. Specie dalla gente, che cerca con semplicità vita autentica perché è meno strutturata.
    Le citate vivisezioni dunque talora orientano ad una certa praticoneria. Forse è il caso, domando con amore e rispetto, del non ci indurre in tentazione. Il razionalismo può tendere a frammentare, a non vedere vissutamente l’insieme, a leggere anche il vangelo a pericopi e frasi separate tra loro. È più difficile così cogliere il senso di tante cose. Ratzinger ha osservato che quando non si comprende un brano delle scritture, una parola, non bisogna cambiarla ma attendere di ricevere il dono della sua interpretazione. https://gpcentofanti.altervista.org/la-professione-di-fede-di-gesu-il-padre-nostro/

    19 Settembre, 2020 - 9:30
  4. Tale razionalismo falsamente neutro riduce dunque ogni cosa a tecnicismo. Domina una scienza falsamente neutra, riduttiva, vivisezionata in mille frammenti senza vita. Si vuole ridurre tutto al dominio della ragione astratta. Ma già nella prima metà del ‘900 Goedel mostrò che non esiste una logica autoesplicativa. Bisogna partire da un dato accettato, da una fede. Anche i logici sanno che tutto parte da una fede. La scienza dunque è in crisi perché non può restare chiusa in sé. Deve entrare nel vissuto contatto con la realtà, in una vissuta maturazione. Queste difficoltà emergono dalla stessa ricerca scientifica, in mille suoi aspetti. Ma attualmente la scienza non di rado passa da Platone, la ragione chiusa in sé, ad Aristotele, il contatto pragmatico con la realtà. Perpetuando la continua oscillazione nella storia tra tali due poli. Manca il collegamento della maturazione nel cuore divino e umano di Gesù nella Luce serena, come una colomba. Anche il pragmatismo non penetra nel mistero delle persone, della vita, della realtà. Si resta nel tecnicismo, nelle logiche preformate della conoscenza, dunque nei codici degli apparati, che possono venire dominati da pochi potenti. Ma alla fine la vera dominatrice è la tecnica che spinge l’umanità verso uno svuotamento totale, verso il crollo, senza che nessuno possa fare nulla dato il potere di questi ingranaggi. Molti filosofi anche non credenti hanno appunto osservato in distanza che, come afferma Heidegger, ormai solo un Dio ci può salvare. Non a caso egli osserva che pensare davvero non è mero razionalismo, tecnicismo, ma accogliere la luce viva della vita. Denken ist Danken: pensare è ringraziare.

    19 Settembre, 2020 - 9:54
  5. nicoletta zullino

    Ohibò. Sarà dunque questa l’unica volta, in tutta la vita, in cui sarò d’accordo con Lugaresi?

    19 Settembre, 2020 - 19:22
  6. Amigoni p. Luigi

    Rif. ore 19.22 – Pure io

    Mi accodo sul trenino del no.

    19 Settembre, 2020 - 20:49
  7. Fabrizio Scarpino

    La riflessione non è stata semplice, ma ho deciso: voterò no.

    Un saluto a Luigi e a tutti.

    20 Settembre, 2020 - 1:41

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