Dottore dica a mio marito Pietro Rota che lo amo

Nei giorni più duri della pandemia, dal reparto di Malattie infettive dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, il dottor Simone V. Benatti chiama la moglie di un ricoverato ormai senza prospettive e al termine della conversazione la donna gli chiede di dire al marito che lo ama. Riporto nei commenti – con piccole abbreviazioni – la narrazione del medico, affidata alla rivista “Fatebenefratelli”.

4 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Gli spieghi che non posso andare ma che lo amo. Simone V. Benatti 1. Lei risponde immediatamente, senza dubbio aspettando accanto al telefono. La sua voce è calma e gracile, vorrei poterla vedere. “Buon giorno dottore”. Sto chiamando per il signor Rota. È sua moglie? “Sì, dottore. Sono sua moglie”. Bene, signora Rota, la situazione è più o meno la stessa di ieri, come purtroppo le avevo spiegato. Suo marito è piuttosto avanzato nell’età, e questa malattia colpisce malamente le persone anziane, lo sa. Inoltre, ha la malattia di Alzheimer ed ora sta rifiutando di mangiare. “Oh, dottore, è perché non ci sono io. Ha bisogno di me. Siamo sposati da 55 anni. Mio nipote aveva ragione. Quando abbiamo portato mio marito al pronto soccorso, mio nipote aveva paura che si sarebbe lasciato andare una volta lasciato solo”. Lei ha figli, signora Rota? “No, dottore. Siamo solo noi due. Siamo stati insieme tutta la nostra vita, ma abbiamo molti nipoti. Posso chiederle un favore? La prossima volta che parla con mio marito, per favore, gli dica: Pietro, ho un messaggio dalla tua Bigi, questo è il soprannome con cui mi chiama. E per favore gli spieghi che non mi è permesso di rimanere lì al suo capezzale, ma che lo amo. Dica questo, dottore, per favore. Ricordi “Bigi” e sono sicura che questo lo aiuterà. Mi chiama così. Capirà”. Nascondo a malapena la tensione nella mia voce e provo ad avanzare la conversazione; tuttavia, per farlo, devo fare una pausa. Anche la signora Rota tace. Quindi, solo per pochi secondi, entrambi siamo silenziosi, ognuno di fronte all’assurdità assoluta della situazione.

    17 Settembre, 2020 - 17:23
  2. Luigi Accattoli

    Giro telefonico serale. Simone V. Benatti 2. A causa delle regole di contenimento della pandemia, una coppia che ha condiviso tutta la vita, è separata per sempre, senza nemmeno aver avuto il tempo di salutarsi. Dall’altro lato, un anziano privo di possibilità di riprendersi da questa polmonite e complicazioni, è legato a un letto; lasciato solo, in un posto sconosciuto e circondato da persone che non ha mai incontrato. Chi lo assiste è interamente coperto di maschere, guanti e abiti. Mentre la pandemia peggiora la possibilità di un discreto accompagnamento alla morte resta uno dei “segni vitali” che siamo chiamati a guardare per il significato stesso della nostra professione medica, del nostro essere “lì”. “Grazie dottore – dice infine la signora Rota – per avermi dato del tempo per parlare. Sa, sono sola adesso”. Questo “giro telefonico” con i parenti è un rituale triste di tutti i nostri giorni. In qualche modo ho bisogno di questa breve conversazione con estranei invisibili, rivolgendosi direttamente al cuore del loro dolore e delle loro paure (e anche mie). Dove la scienza medica fallisce, la medicina può ancora avere successo. Dopo tutto, questo e nient’altro è la forza trainante del progresso della medicina attraverso i secoli. Molto prima dell’avvento di antibiotici, antidolorifici, ossigeno, maschere… ciò che ha spinto gli esseri umani a prendersi cura dei malati e del morire era il bisogno di nobilitare e alleviare l’abbandono della nostra comune condizione umana.

    [La narrazione del dottor Simone V. Benatti l’ho presa dalle pagine 59-60 del fascicolo 2/2020 della rivista “Fatebenefratelli”, intitolata UN RACCONTO DAL VIVO L’amore ai tempi del Corona-Virus]

    17 Settembre, 2020 - 17:24
  3. Luigi Accattoli

    Trentadue storie. Questa del dottore Benatti e della signora Rota è la trentaduesima vicenda da Covid – 19 che racconto nel blog. Per vedere le altre vai al capitolo 22 “Storie di pandemia” della pagina “Cerco fatti di Vangelo” elencata sotto la mia foto:

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/22-storie-di-pandemia/

    Un’altra delle storie già narrate – quella che trovi alla data 31 agosto – segnalava un caso speculare rispetto a questo della signora Rota: là era il marito morente in ospedale che chiedeva all’infermiera di recapitare questo messaggio alla moglie: “Ditele che le ho sempre voluto bene”. Nella storia del 16 agosto è invece lei colpita da Alzheimer che si “lascia andare” finchè non può avere avere accanto a sé, ricoverato nella stessa stanza, il marito che da tanto l’assiste.

    17 Settembre, 2020 - 17:35

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