E’ uscito “Cerco fatti di Vangelo 2”

E’ in libreria un mio volumetto intitolato CERCO FATTI DI VANGELO 2 pubblicato dalla EDB. Il “2” sta a segnalare che avevo già pubblicato un volume con quel titolo nel 1995 con la Sei quand’era diretta da Giuseppe Costa che ora dirige la Libreria Editrice Vaticana. Del nuovo testo si può vedere la copertina e leggere la premessa, l’indice e la quarta di copertina nella pagina ANTOLOGIA DELLE PUBBLICAZIONI elencata sotto la mia foto. Qui è già apparsa una recensione.

56 Comments

  1. antonella lignani

    Caro Luigi, ho visto il libro e l’ho portato alle suore. Tra i “Fatti di Vangelo” metterei anche la tua attività, in giro per l’Italia come uno dei 72 inviati, pronto a raccogliere le pecorelle dimentiche, a rianimare coloro che si sono intiepiditi, a cogliere le voci e le esperienze che vengono elaborate nel nascondimento. La messe è molta, gli operai sono pochi, ma veramente sei un validissimo operaio.

    16 Marzo, 2011 - 13:50
  2. nico

    Il nuovo libro, la recensione di Bernardelli e l’intervento di Antonella mi hanno rammentato una storia:
    “Come far bere un asino che non ha sete? E come, con tutto il rispetto dovuto, donare la sete e il gusto di Dio a degli uomini che l’hanno perso? E che si contentano delle pasticche, del whisky, della televisione o dell’auto?
    A colpi di bastone? Ma l’asino è più testardo dei nostri bastoni. E poi questo metodo antico è dichiarato troppo direttivo dagli educatori di oggi.
    Facendogli forse ingoiare del sale? Peggio ancora, e somiglierebbe ad una tortura psicologica.
    Come allora far bere un asino rispettando la sua libertà?
    La risposta è una sola: trovare un altro asino che abbia sete … e che berrà a lungo, con gioia e voluttà accanto al suo simile. Non per dargli il buon esempio, ma perché fondamentalmente ha sete, veramente, semplicemente sete, perpetuamente sete.
    Ed allora, forse, un giorno suo fratello, preso dall’invidia, si chiederà se non farebbe bene anche a lui a tuffare il suo muso nel bacino dell’acqua fresca.
    Uomini che abbiano sete di Dio sono efficaci più di tante asinerie raccontate su di lui”. (Jacques Loew)

    Grazie Luigi che ci fai incontrare tanti uomini e donne assetati di Dio.

    16 Marzo, 2011 - 15:25
  3. Ombretta

    Complimenti per la nuova fatica letteraria! Ho la prima ricerca che mi ha permesso di conoscerti e certo mi procurerò questa seconda. Grazie, un saluto a tutti,Ombretta.

    16 Marzo, 2011 - 15:36
  4. Gioab

    @ antonella lignani

    Illuminante la sua specifica dei 72 inviati che raccolgono le pecorelle smarrite e rianimano i tiepidi.

    Sarebbe troppo chiedere secondo lei come ciò possa accadere se quando si parla si misericordia si dimentica di dire che essa non è disponibile per tutti ?
    Come si potrà mai accadere ciò che lei indica se si dimentica di dire che il buon ladrone non poteva essere andato in paradiso prima di Gesù stesso essendo Gesù la primizia ?

    Come si potranno mai raccogliere i tiepidi raccontando storielle buoniste e fantastiche prive di alcun riscontro ? Vuole intendere che da quelle parti si posteggiano solo gli infanti perché se fossero adulti e pienamente capaci di ragionare si rifiuterebbero che tanti saluti come sta accadendo con lo sbattezzo ?

    Lei ha qualche idea in proposito ? Saprebbe spiegare lei perché la misericordia non esenta dalla punizione ? ( Numeri 14.18) e perché i preti continuano a portare la barba ?
    Saluti

    16 Marzo, 2011 - 16:15
  5. Gioab

    @ antonella Lignani

    Ma non dovevano essere 70 ? ( Vedi anche Esodo 24.1)

    (Luca 10.1 )

    Ebdomhkonta hebdomEkonta G1440 a_ Nom SEVENTY – Greek interlinear

    10:1 Dopo {met¦ meta} queste cose {d? de}, il {Ð ho} Signore {kÚrioj kurios} designò {¢nšdeixen anadeiknumi} altri {˜tšrouj heteros} settanta {˜bdom»konta hebdomêkonta dÚo duo} discepoli {-} e {kaˆ kai} li {aÙtoÝj autos} mandò {¢pšsteilen apostellô} a due a due {¢n¦ ana dÚo duo dÚo duo} davanti {prÕ pros prosèpou prosôpon} a sé {aÙtoà autos} in {e„j eis} ogni {p©san pas} città {pÒlin polis} e {kaˆ kai} luogo {tÒpon topos} dov’ {oá hou}egli stesso {aÙtÕj autos} stava per {½mellen mellô} andare {œrcesqai erchomai}. | {taàta houtos}

    CEI – 72
    Nuova riveduta – 70
    Nuova Diodati -70
    Riveduta – 70
    Diodati – 70
    NM – 70

    Lei ha qualche idea perché non dovevano abbracciare nessuno per strada ?
    “Non portate borsa, né bisaccia da cibo, né sandali, e non abbracciate nessuno nel salutarlo lungo la strada” ( Luca 10.4)

    16 Marzo, 2011 - 16:33
  6. Ogni arte ha il suo mestiere.

    16 Marzo, 2011 - 17:42
  7. Nino

    Leggermente OT ma si tratta din caso di Vangelo ( secondo me )

    nella ricorrenza dell’anniversario del rapimento di Aldo Moro, a questo link è possibile visonare, per tutta la giornata di oggiAggiungi un appuntamento per oggi, un documentario interessante curato da Giovanna Limiti:

    http://www.ipaziawebtv.it/
    Il filmato è disponibile solo per la durata della giornata di oggi.

    16 Marzo, 2011 - 19:39
  8. fiorenza

    Bene. E’ già in libreria. Così una volta tanto so già, così per tempo, quale sarà il libro -dono-di- Pasqua per le persone che mi sono care. Molto bene.

    16 Marzo, 2011 - 20:33
  9. FABRICIANUS

    Grazie a Luigi di questa pubblicazione.

    16 Marzo, 2011 - 22:43
  10. Buon giorno. Concedetemi l’OT.

    W L’ ITALIA

    Una prece per tutti coloro che sono morti, tanti giovanissimi, per la nostra patria, sotto le insegne della nostra bandiera, nutrendo le speranze migliori per il futuro di coloro che sarebbero venuti dopo.

    W L’ ITALIA

    17 Marzo, 2011 - 7:35
  11. Leonardo

    Benissimo. Proporrei di cominciare ricordando le decine (o forse centinaia) di genovesi massacrati dal generale La Marmora, su ordine di Vittorio Emanuele II, nell’aprile del 1849, perché volevano la repubblica. Poi andiamo avanti pregando per le migliaia (o forse decine di migliaia) di meridionali massacrati dalle truppe piemontesi negli sessanta. Poi continuiamo ricordando la persecuzione degli ordini religiosi …

    Ciò che sarebbe ripugnante se non fosse ridicolo di queste celebrazioni è che ancora si persista nel voler fondare una memoria storica nazionale sulla menzogna. Come mito di fondazione il risorgimento è totalmente farlocco. Ciò detto, tutti amiamo il popolo italiano (finché c’era), tutti amiamo una certa idea dell’Italia, e tutti preghiamo per i morti delle guerre stupide e criminali che la classe dirigente postrisorgimentale ha voluto (segnatamente la prima guerra mondiale, voluta a tutti i costi da una minoranza di criminali, con il re in testa; e la seconda guerra mondiale, voluta dal fascismo, che del risorgimento è stato – non abusivamente come mostrano ad es. gli studi di Banti – l’estrema espressione).

    17 Marzo, 2011 - 8:57
  12. antonella lignani

    Caro Leonardo, hai in parte ragione, ma non tutto fu fasullo. Il momento migliore, secondo me, è stato il 1848, che fu inaugurato da noi con un “funere”, come si diceva allora, per “i trucidati lombardi”, cioè coloro che agli inizi di gennaio avevano perso la vita per il boicottoggio contro il fumo (questo per me dovrebbe essere un monito!!). Un nostro concittadino scrisse un cartiglio con queste parole (sempre commoventi): “Addio valorosi Studenti / Addio Fratelli Lombardi/ Voi pugnerete sul campo della gloria/Altri pregheranno / che DIO vi renda all’amplesso delle Madri dolenti / Che partorirono sì generosi campioni / ALLA PATRIA”.

    17 Marzo, 2011 - 10:22
  13. discepolo

    grazie Luigi per il tuo libro e per soprattutto le storie ivi testimoniate di “sofferenza sopportata con grazia”
    Mi richiama le parole di un grande maestro spirituale, Thomas Merton.
    “Inutile e odiosa in se’ la sofferenza senza la fede è una maledizione.
    Una società il cui unico ideale sia quello di eliminare la sofferenza e dare ai suoi membri la maggior dose di benessere e di piacere è condannata alla distruzione. La sofferenza non è l’unico male, come pensa il nostro mondo. se consideriamo la sofferenza come il più grande male e il piacere come il maggior bene, vivremo di continuo sommersi nell’unico grande male che dovremmo evitare senza compromessi: il peccato. talvolta è assolutamente necessario affrontare la sofferenza che è il male minore, per evitare o superare il male più grande, il peccato”
    (da “Nessun uomo è un isola” di T. Merton).

    un saluto a tutti
    MC

    17 Marzo, 2011 - 10:28
  14. MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA IN OCCASIONE DEI 150 ANNI DELL’UNITÀ POLITICA D’ITALIA, 16.03.2011

    Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato un Messaggio al Presidente della Repubblica Italiana, On. Giorgio Napolitano, in occasione dei 150 anni dell’Unità politica d’Italia.
    Il Messaggio è stato consegnato all’On. Giorgio Napolitano dall’Em.mo Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, nel corso di una visita al Quirinale.

    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

    Illustrissimo Signore
    On. GIORGIO NAPOLITANO
    Presidente della Repubblica Italiana

    Il 150° anniversario dell’unificazione politica dell’Italia mi offre la felice occasione per riflettere sulla storia di questo amato Paese, la cui Capitale è Roma, città in cui la divina Provvidenza ha posto la Sede del Successore dell’Apostolo Pietro.

    Pertanto, nel formulare a Lei e all’intera Nazione i miei più fervidi voti augurali, sono lieto di parteciparLe, in segno dei profondi vincoli di amicizia e di collaborazione che legano l’Italia e la Santa Sede, queste mie considerazioni.

    Il processo di unificazione avvenuto in Italia nel corso del XIX secolo e passato alla storia con il nome di Risorgimento, costituì il naturale sbocco di uno sviluppo identitario nazionale iniziato molto tempo prima. In effetti, la nazione italiana, come comunità di persone unite dalla lingua, dalla cultura, dai sentimenti di una medesima appartenenza, seppure nella pluralità di comunità politiche articolate sulla penisola, comincia a formarsi nell’età medievale.

    Il Cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell’identità italiana attraverso l’opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative ed assistenziali, fissando modelli di comportamento, configurazioni istituzionali, rapporti sociali; ma anche mediante una ricchissima attività artistica: la letteratura, la pittura, la scultura, l’architettura, la musica.

    Dante, Giotto, Petrarca, Michelangelo, Raffaello, Pierluigi da Palestrina, Caravaggio, Scarlatti, Bernini e Borromini sono solo alcuni nomi di una filiera di grandi artisti che, nei secoli, hanno dato un apporto fondamentale alla formazione dell’identità italiana. Anche le esperienze di santità, che numerose hanno costellato la storia dell’Italia, contribuirono fortemente a costruire tale identità, non solo sotto lo specifico profilo di una peculiare realizzazione del messaggio evangelico, che ha marcato nel tempo l’esperienza religiosa e la spiritualità degli italiani (si pensi alle grandi e molteplici espressioni della pietà popolare), ma pure sotto il profilo culturale e persino politico.

    San Francesco di Assisi, ad esempio, si segnala anche per il contributo a forgiare la lingua nazionale; santa Caterina da Siena offre, seppure semplice popolana, uno stimolo formidabile alla elaborazione di un pensiero politico e giuridico italiano.

    L’apporto della Chiesa e dei credenti al processo di formazione e di consolidamento dell’identità nazionale continua nell’età moderna e contemporanea. Anche quando parti della penisola furono assoggettate alla sovranità di potenze straniere, fu proprio grazie a tale identità ormai netta e forte che, nonostante il perdurare nel tempo della frammentazione geopolitica, la nazione italiana poté continuare a sussistere e ad essere consapevole di sé. Perciò, l’unità d’Italia, realizzatasi nella seconda metà dell’Ottocento, ha potuto aver luogo non come artificiosa costruzione politica di identità diverse, ma come naturale sbocco politico di una identità nazionale forte e radicata, sussistente da tempo.

    La comunità politica unitaria nascente a conclusione del ciclo risorgimentale ha avuto, in definitiva, come collante che teneva unite le pur sussistenti diversità locali, proprio la preesistente identità nazionale, al cui modellamento il Cristianesimo e la Chiesa hanno dato un contributo fondamentale.

    Per ragioni storiche, culturali e politiche complesse, il Risorgimento è passato come un moto contrario alla Chiesa, al Cattolicesimo, talora anche alla religione in generale. Senza negare il ruolo di tradizioni di pensiero diverse, alcune marcate da venature giurisdizionaliste o laiciste, non si può sottacere l’apporto di pensiero – e talora di azione – dei cattolici alla formazione dello Stato unitario. Dal punto di vista del pensiero politico basterebbe ricordare tutta la vicenda del neoguelfismo che conobbe in Vincenzo Gioberti un illustre rappresentante; ovvero pensare agli orientamenti cattolico-liberali di Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Raffaele Lambruschini. Per il pensiero filosofico, politico ed anche giuridico risalta la grande figura di Antonio Rosmini, la cui influenza si è dispiegata nel tempo, fino ad informare punti significativi della vigente Costituzione italiana. E per quella letteratura che tanto ha contribuito a “fare gli italiani”, cioè a dare loro il senso dell’appartenenza alla nuova comunità politica che il processo risorgimentale veniva plasmando, come non ricordare Alessandro Manzoni, fedele interprete della fede e della morale cattolica; o Silvio Pellico, che con la sua opera autobiografica sulle dolorose vicissitudini di un patriota seppe testimoniare la conciliabilità dell’amor di Patria con una fede adamantina. E di nuovo figure di santi, come san Giovanni Bosco, spinto dalla preoccupazione pedagogica a comporre manuali di storia Patria, che modellò l’appartenenza all’istituto da lui fondato su un paradigma coerente con una sana concezione liberale: “cittadini di fronte allo Stato e religiosi di fronte alla Chiesa”.

    La costruzione politico-istituzionale dello Stato unitario coinvolse diverse personalità del mondo politico, diplomatico e militare, tra cui anche esponenti del mondo cattolico. Questo processo, in quanto dovette inevitabilmente misurarsi col problema della sovranità temporale dei Papi (ma anche perché portava ad estendere ai territori via via acquisiti una legislazione in materia ecclesiastica di orientamento fortemente laicista), ebbe effetti dilaceranti nella coscienza individuale e collettiva dei cattolici italiani, divisi tra gli opposti sentimenti di fedeltà nascenti dalla cittadinanza da un lato e dall’appartenenza ecclesiale dall’altro. Ma si deve riconoscere che, se fu il processo di unificazione politico-istituzionale a produrre quel conflitto tra Stato e Chiesa che è passato alla storia col nome di “Questione Romana”, suscitando di conseguenza l’aspettativa di una formale “Conciliazione”, nessun conflitto si verificò nel corpo sociale, segnato da una profonda amicizia tra comunità civile e comunità ecclesiale. L’identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì in verità la base più solida della conquistata unità politica. In definitiva, la Conciliazione doveva avvenire fra le Istituzioni, non nel corpo sociale, dove fede e cittadinanza non erano in conflitto. Anche negli anni della dilacerazione i cattolici hanno lavorato all’unità del Paese. L’astensione dalla vita politica, seguente il “non expedit”, rivolse le realtà del mondo cattolico verso una grande assunzione di responsabilità nel sociale: educazione, istruzione, assistenza, sanità, cooperazione, economia sociale, furono ambiti di impegno che fecero crescere una società solidale e fortemente coesa. La vertenza apertasi tra Stato e Chiesa con la proclamazione di Roma capitale d’Italia e con la fine dello Stato Pontificio, era particolarmente complessa. Si trattava indubbiamente di un caso tutto italiano, nella misura in cui solo l’Italia ha la singolarità di ospitare la sede del Papato. D’altra parte, la questione aveva una indubbia rilevanza anche internazionale. Si deve notare che, finito il potere temporale, la Santa Sede, pur reclamando la più piena libertà e la sovranità che le spetta nell’ordine suo, ha sempre rifiutato la possibilità di una soluzione della “Questione Romana” attraverso imposizioni dall’esterno, confidando nei sentimenti del popolo italiano e nel senso di responsabilità e giustizia dello Stato italiano. La firma dei Patti lateranensi, l’11 febbraio 1929, segnò la definitiva soluzione del problema. A proposito della fine degli Stati pontifici, nel ricordo del beato Papa Pio IX e dei Successori, riprendo le parole del Cardinale Giovanni Battista Montini, nel suo discorso tenuto in Campidoglio il 10 ottobre 1962: “Il papato riprese con inusitato vigore le sue funzioni di maestro di vita e di testimonio del Vangelo, così da salire a tanta altezza nel governo spirituale della Chiesa e nell’irradiazione sul mondo, come prima non mai”.

    L’apporto fondamentale dei cattolici italiani alla elaborazione della Costituzione repubblicana del 1947 è ben noto.

    Se il testo costituzionale fu il positivo frutto di un incontro e di una collaborazione tra diverse tradizioni di pensiero, non c’è alcun dubbio che solo i costituenti cattolici si presentarono allo storico appuntamento con un preciso progetto sulla legge fondamentale del nuovo Stato italiano; un progetto maturato all’interno dell’Azione Cattolica, in particolare della FUCI e del Movimento Laureati, e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ed oggetto di riflessione e di elaborazione nel Codice di Camaldoli del 1945 e nella XIX Settimana Sociale dei Cattolici Italiani dello stesso anno, dedicata al tema “Costituzione e Costituente”. Da lì prese l’avvio un impegno molto significativo dei cattolici italiani nella politica, nell’attività sindacale, nelle istituzioni pubbliche, nelle realtà economiche, nelle espressioni della società civile, offrendo così un contributo assai rilevante alla crescita del Paese, con dimostrazione di assoluta fedeltà allo Stato e di dedizione al bene comune e collocando l’Italia in proiezione europea. Negli anni dolorosi ed oscuri del terrorismo, poi, i cattolici hanno dato la loro testimonianza di sangue: come non ricordare, tra le varie figure, quelle dell’On. Aldo Moro e del Prof. Vittorio Bachelet? Dal canto suo la Chiesa, grazie anche alla larga libertà assicuratale dal Concordato lateranense del 1929, ha continuato, con le proprie istituzioni ed attività, a fornire un fattivo contributo al bene comune, intervenendo in particolare a sostegno delle persone più emarginate e sofferenti, e soprattutto proseguendo ad alimentare il corpo sociale di quei valori morali che sono essenziali per la vita di una società democratica, giusta, ordinata. Il bene del Paese, integralmente inteso, è stato sempre perseguito e particolarmente espresso in momenti di alto significato, come nella “grande preghiera per l’Italia” indetta dal Venerabile Giovanni Paolo II il 10 gennaio 1994.

    La conclusione dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense, firmato il 18 febbraio 1984, ha segnato il passaggio ad una nuova fase dei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia. Tale passaggio fu chiaramente avvertito dal mio Predecessore, il quale, nel discorso pronunciato il 3 giugno 1985, all’atto dello scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo, notava che, come “strumento di concordia e collaborazione, il Concordato si situa ora in una società caratterizzata dalla libera competizione delle idee e dalla pluralistica articolazione delle diverse componenti sociali: esso può e deve costituire un fattore di promozione e di crescita, favorendo la profonda unità di ideali e di sentimenti, per la quale tutti gli italiani si sentono fratelli in una stessa PATRIA”.

    Ed aggiungeva che nell’esercizio della sua diaconia per l’uomo “la Chiesa intende operare nel pieno rispetto dell’autonomia dell’ordine politico e della sovranità dello Stato. Parimenti, essa è attenta alla salvaguardia della libertà di tutti, condizione indispensabile alla costruzione di un mondo degno dell’uomo, che solo nella libertà può ricercare con pienezza la verità e aderirvi sinceramente, trovandovi motivo ed ispirazione per l’impegno solidale ed unitario al bene comune”.

    L’Accordo, che ha contribuito largamente alla delineazione di quella sana laicità che denota lo Stato italiano ed il suo ordinamento giuridico, ha evidenziato i due principi supremi che sono chiamati a presiedere alle relazioni fra Chiesa e comunità politica: quello della distinzione di ambiti e quello della collaborazione. Una collaborazione motivata dal fatto che, come ha insegnato il Concilio Vaticano Il, entrambe, cioè la Chiesa e la comunità politica, “anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane” (Cost. Gaudium et spes, 76). L’esperienza maturata negli anni di vigenza delle nuove disposizioni pattizie ha visto, ancora una volta, la Chiesa ed i cattolici impegnati in vario modo a favore di quella “promozione dell’uomo e del bene del Paese” che, nel rispetto della reciproca indipendenza e sovranità, costituisce principio ispiratore ed orientante del Concordato in vigore (art. 1). La Chiesa è consapevole non solo del contributo che essa offre alla società civile per il bene comune, ma anche di ciò che riceve dalla società civile, come affrerma il Concilio Vaticano II: “chiunque promuove la comunità umana nel campo della famiglia, della cultura, della vita economica e sociale, come pure della politica, sia nazionale che internazionale, porta anche un non piccolo aiuto, secondo la volontà di Dio, alla comunità ecclesiale, nelle cose in cui essa dipende da fattori esterni” (Cost. Gaudium et spes, 44).

    Nel guardare al lungo divenire della storia, bisogna riconoscere che la nazione italiana ha sempre avvertito l’onere ma al tempo stesso il singolare privilegio dato dalla situazione peculiare per la quale è in Italia, a Roma, la sede del successore di Pietro e quindi il centro della cattolicità. E la comunità nazionale ha sempre risposto a questa consapevolezza esprimendo vicinanza affettiva, solidarietà, aiuto alla Sede Apostolica per la sua libertà e per assecondare la realizzazione delle condizioni favorevoli all’esercizio del ministero spirituale nel mondo da parte del successore di Pietro, che è Vescovo di Roma e Primate d’Italia.

    Passate le turbolenze causate dalla “questione romana”, giunti all’auspicata Conciliazione, anche lo Stato Italiano ha offerto e continua ad offrire una collaborazione preziosa, di cui la Santa Sede fruisce e di cui è consapevolmente grata.

    Nel presentare a Lei, Signor Presidente, queste riflessioni, invoco di cuore sul popolo italiano l’abbondanza dei doni celesti, affinché sia sempre guidato dalla luce della fede, sorgente di speranza e di perseverante impegno per la libertà, la giustizia e la pace.

    Dal Vaticano, 17 marzo 2011

    BENEDICTUS PP. XVI

    © Copyright 2011 – Libreria Editrice Vaticana

    17 Marzo, 2011 - 10:35
  15. Il Papa tedesco, ha un sentimento storico e nazionale più di molti cittadini che sono e dovrebbero sentirsi “Italiani”…

    17 Marzo, 2011 - 10:37
  16. fiorenza

    ” Era necessario, diceva, subire la realtà di questo stato italiano che si formava, ateo e rapace, di queste leggi di esproprio e di coscrizione che dal Piemonte sarebbero dilagate sin qui, come il colera.”
    (G. Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo)

    17 Marzo, 2011 - 10:56
  17. Leonardo

    Il messaggio del papa è, ovviamente, molto ben scritto. Dice la cosa fondamentale, cioè che l’identità nazionale italiana, se c’è, si basa sul cattolicesimo.
    Trovo particolarmente bello tutto ciò che tace: avrete notato che i nomi che fa sono solo nomi di cattolici. I nomi dei sedicenti padri della patria sono tutti accuratamente sepolti sotto una coltre di perenne silenzio.
    Il passaggio che mi sembra perfetto dal punto di vista diplomatico, ma un po’ problemtaico da quello storico, è questo:

    «Questo processo, in quanto dovette inevitabilmente misurarsi col problema della sovranità temporale dei Papi (ma anche perché portava ad estendere ai territori via via acquisiti una legislazione in materia ecclesiastica di orientamento fortemente laicista), ebbe effetti dilaceranti nella coscienza individuale e collettiva dei cattolici italiani, divisi tra gli opposti sentimenti di fedeltà nascenti dalla cittadinanza da un lato e dall’appartenenza ecclesiale dall’altro. Ma si deve riconoscere che, se fu il processo di unificazione politico-istituzionale a produrre quel conflitto tra Stato e Chiesa che è passato alla storia col nome di “Questione Romana”, suscitando di conseguenza l’aspettativa di una formale “Conciliazione”, nessun conflitto si verificò nel corpo sociale, segnato da una profonda amicizia tra comunità civile e comunità ecclesiale. L’identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì in verità la base più solida della conquistata unità politica. In definitiva, la Conciliazione doveva avvenire fra le Istituzioni, non nel corpo sociale, dove fede e cittadinanza non erano in conflitto».

    Verissimo che allora il popolo era (e restò pacificamente) cattolico in larga maggioranza, ma mi sembra difficile negare che le istituzioni dello stato cercarono di portare il conflitto anche nella società, con una pesante azione anticattolica. Tuttavia, nella giornata odierna era di buon gusto non dirlo.

    17 Marzo, 2011 - 11:42
  18. antonella lignani

    Molto bello il discorso del cardinale Bagnasco, che ha ringraziato il Signore perché il sentimento di italianità non ci lascia “orfani di patria”.

    17 Marzo, 2011 - 11:50
  19. Leopoldo

    Io penso che l’unità d’Italia non sia un dato acquisito ma un percorso contrassegnato da tappe salienti, fra le quali sicuramente il 17 marzo 1861. Penso anche che l’identità di un popolo sia frutto di tante componenti, fra le quali, come dice Leonardo, sicuramente il cattolicesimo. Tuttavia, credo che oggi molte altre cose contribuiscano a identificarci come italiani e che da questo punto di vista il cattolicesimo abbia fatto il suo tempo: non come religione, ripeto, ma come fattore di identità nazionale. E in fondo è un bene che sia così: Stato laico e Chiesa universale.

    17 Marzo, 2011 - 12:05
  20. Mabuhay

    Discepolo 10:28 – Grazie di cuore!

    Quando ho letto ieri sera, di fretta, il post di Luigi…l’ho subito collegato al Vangelo della giornata, quello della “razza maledetta” e del segno di Giona.
    I segni della presenza e dell’azione di Dio sono abbondanti in questo mondo, oserei dire abbondantissimi. Purtroppo anche molti professionisti della religione tendono piu’ a disconoscerli che a rivelarli.
    Questo libro sembra un bell’invito a “raffinare” la nostra sensibilita’ al riguardo…
    Grazie Luigi per l’invito ad essere piu’ sensibili a questi segni.

    17 Marzo, 2011 - 12:59
  21. antonella lignani

    Stato laico e Chiesa universale: ma oggi l’Italia ha bisogno della Chiesa, la Chiesa dell’Italia. Oggi molto bene Napolitano, molto bene il cardinale Bagnasco. Che c’entra tutto questo col Vangelo?: ringraziare per la Patria, che è una cosa buona, ma intenderla nell’ambito di una fratellanza universale, che è nel Vangelo (mi ci sono voluti un po’ di almanaccamenti per arrivare a questa conclusione).

    17 Marzo, 2011 - 13:01
  22. antonella lignani

    In definitiva Pio IX il 10 febbraio 1848 aveva escalamato: “Oh perciò, benedite gran Dio l’Italia”. Il “perciò” è spiegato prima:

    Gran dono del cielo è questo fra tanti doni con cui ha prediletto l’Italia; che tre milioni appena di sudditi nostri abbiano dugento milioni di fratelli d’ogni nazione e d’ogni lingua.

    Questa fu in ben altri tempi, e nello scompiglio di tutto il mondo romano, la salute di Roma. Per questo non fu mai intera la rovina d’Italia. Questa sarà sempre la sua tutela finché nel suo centro starà questa apostolica sede.

    Una identità nazionale, e tanti milioni (più di un miliardo) di fratelli nel mondo. La benezione del Papa non è mai stata e non puiò essere revocata. E quindi godiamoci questa benedizione.

    17 Marzo, 2011 - 13:08
  23. Leonardo

    Sono sinceramente curioso di sapere quali siano le “molte altre cose” che, come dice Leopoldo, contribuiscono a definirci in quanto italiani.
    A me viene in mente solo la lingua, peraltro oramai posseduta dai più in modo sempre più incerto e opinabile.

    17 Marzo, 2011 - 13:58
  24. Gioab

    @ antonella lignani

    Non la facevo così “sempliciotta” mia cara antonella. Non è da lei !
    Lei ha confuso la benedizione, con la “richiesta” di benedizione. E non ha nessuna garanzia che la richiesta sia stata accettata.

    Così a spanne, mi sa che la richiesta sia stata rigettata !

    Lei dice “godiamoci” questa benedizione ! Scusi ma dove l’ha vista ? L’aria è inquinata, l’acqua pure. La gente (i suoi fratelli) vengono “sfrattati”, salgono sui tetti e protestano ad ogni angolo, le chiese si svuotano, i fedeli sono “4 vecchietti”, lo sbattezzo impera, il crocifisso deve essere rimosso, cristo –disonorato -con i capelli da donna, il”chiacchiericciò” è divenuto richiesta di arresto per crimini contro l’umanità, i parroci si suicidano, i preti si sposano, i vescovi si dimettono o sono rimossi, i mussulmani chiedono che le chiese siano messe a loro disposizione per la preghiera del venerdì, dato che sono vuote ( sostengono) – Banlieues Respect -, i criminali sono sepolti nelle basiliche, i cardinali (Martini)pregano per la chiesa (preoccupati), il sole del levante sta seminando morte e distruzione spaventosi, – dove ce la vede tutta questa benedizione ?

    Io personalmente ritengo che la religione non ha liberato l’uomo, anzi lo ha rinchiuso in un oscurantismo che gli impedisce di vivere in autonomia e di capire che quello che sta accadendo non è il segno di una benedizione, forse il contrario. Se Bagnasco si definisce “figlio di questa patria che lo ha generato”, evidentemente non si sente più cittadino di un altra patria celeste. e la cosa è ancora maggiormente preoccupante. Perché lo avrà fatto ? visto che non dovrebbe essere di questo mondo ?

    17 Marzo, 2011 - 14:15
  25. antonella lignani

    Leonardo, non ricorda “una d’armi, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor?” Tutto sommato la lingua è il meno, perché solo oggi (grazie alla TV) tutti capiscono l’otaliano. Ma per lo meno era la lingua della letteratura. Non era la lingua del Piemonte … transeamus. E poi avevamo i Sepolcri, unica cosa rimasta, ma dalla quale ripartire per ricreare l’identità, diceva Foscolo. Ma soprattutto la religione e l’arte.

    17 Marzo, 2011 - 14:24
  26. antonella lignani

    E poi ad unirci c’è sempre il calcio.

    17 Marzo, 2011 - 14:32
  27. nico

    @leonardo
    con simpatia, davvero
    🙂

    Abitanti: 204 (castelvecchiesi)
    Superficie: 1668 ha.
    Altitudine: 250-1140 mt. s.m.

    Il paese è cresciuto stretto attorno alla rocca del castello, il più antico ed imponente della vallata, eretto dai marchesi Clavesana nel secolo XI.
    La fortezza ed il paese subirono nel 1672 un terribile assedio nel corso di una ennesima guerra tra Savoia e Repubblica di Genova. La sconfitta dell’esercito piemontese sancì il dominio ligure sulla val Neva.

    L’assedio sabaudo al castello fu teatro delle ultime gesta di Sebastiano Contrario, detto “Bastian”, bandito quasi leggendario, una sorta di Robin Hood per le popolazioni di parte piemontese, del quale a Castelvecchio si persero le tracce; il suo nome però era già entrato nel linguaggio popolare, tanto che ancora oggi l’appellativo “Bastian Contrario” indica in Liguria e Piemonte, carattere polemico e spirito di contraddizione.

    17 Marzo, 2011 - 14:53
  28. Leonardo

    Guardi, Antonella, con tutta la mia venerazione per quel grande, il Manzoni risorgimentale è quello più debole, su cui sorvolerei volentieri. Foscolo la prego di non nominarmelo neanche, perché ho verso di lui gli stessi sentimenti di Gadda.
    Se poi lei mi cita la religione e l’arte come fattori di identità italiana mi dà ragione: la religione è quella cattolica e l’arte italiana pure. Il risorgimento non c’entra nulla.

    17 Marzo, 2011 - 14:56
  29. Leonardo

    Nico, con altrettanta simpatia: ringrazio per la notizia, perché ignoravo l’etimologia di Bastian contrario, ma in questo caso non mi sento proprio uno che va contromano in autostrada. Tutte le persone minimamente informate e minimamente oneste sanno come stanno le cose. Poi si fa sta commedia perché qualcuno pensa di averci il suo interesse, ma è tutta roba fasulla. Quel che resta grave è la disinformazione: mi piacerebbe sapere in quanti manuali di storia si parla, ad esempio, del massacro di Genova oppure, per dirne un’altra, delle insorgenze.

    17 Marzo, 2011 - 15:02
  30. Io da italiano oggi ho dovuto lavorare, come sempre, al servizio dei miei connazionali.
    Un italiano che nutre amor di patria per dovere per le insegne che porta e, anche per il piacere di essere e sentirmi italiano.
    Dunque non posso fare altro che ripetere:
    W L’ I T A L I A.

    Una ed indivisibile, altri confini non vi sono.

    17 Marzo, 2011 - 15:25
  31. nico

    Leonardo scrive: “Tutte le persone minimamente informate e minimamente oneste sanno come stanno le cose”.

    Tutte = quante?
    Credo pochine. La scarsa cultura storica e la memoria brevilinea sono a mio avviso dei grandi nei della nostra italica forma mentis.

    Non essendo in grado di rimediare, io prendo il buono di quello che ci dice questa ricorrenza, e mi sento meglio se mi accorgo che, in qualche modo, essa riesce a rinfocolare un minimo di senso di appartenenza e solidarietà, non tanto nazionale ma umana.

    17 Marzo, 2011 - 15:31
  32. Leonardo

    Ma sì, ma sì, vogliamoci bene, che è sempre meglio che volerci male. Son d’accordo. Ma sulle bugie non si costruisce niente: e quella del risorgimento è davvero tutta una balla. Non dico che non ci sia niente da salvare, perché questo nelle cose umane è impossibile, ma il 95% è proprio da buttar via.
    Quando la sinistra era più colta di adesso (o forse dovrei dire quando aveva una cultura, sia pure una “sua” cultura) lo sapeva benissimo, tant’è che all’indomani della guerra, disprezzava il mito del risorgimento (conoscendone benissimo, tra l’altro, l’esito fascista) e tentò con tutte le forse di sostituirlo con il mito della resistenza quale mito fondativo della resistenza. Garibaldi sullo stemma del fronte popolare era puramente strumentale.

    17 Marzo, 2011 - 16:42
  33. Leonardo

    mito fondativo della repubblica.

    17 Marzo, 2011 - 16:43
  34. Marcello

    La sinistra non ama il Risorgimento perché il Risorgimento era liberale, la destra non lo ama perché era anticlericale.
    E dall’Italia illiberale e clericale (e NON dal Risorgimento) nacque il fascismo.

    Che poi sia fascismo che comunismo tentarono di far proprio il Risorgimento (come oggi la Chiesa) fa parte del gioco.

    Ma di eredi del Risorgimento oggi ne vedo pochi.
    Chi prenderebbe oggi a cannonate gli zuavi (se ce ne fosse bisogno)? Chi abolirebbe oggi i ghetti degli ebrei (se ce ne fosse bisogno)?

    17 Marzo, 2011 - 17:15
  35. Gioab

    @ antonellaLignani

    Lei dice: -“E poi avevamo i Sepolcri, unica cosa rimasta, ma dalla quale ripartire per ricreare l’identità, diceva Foscolo. Ma soprattutto la religione e l’arte.”

    Cos’è Religione ?
    La Spada spirituale dei papi che ordinavano gli imperatori ?
    Il potere temporale dei papi con i solo eserciti imponevano l’ubbidienza?
    La capacità di battere moneta ? (Anche l’Euro)
    L’amore per l’arte (sacra) e la sua bellezza ?
    La capacità di “collegarsi” al potere politico e di dominarlo ?
    La capacità di collegarsi alle masse raccontando loro storielle fantastiche e misteriosee spesso distorte e manipolate ?
    La credulità nel mitico misterioso incomprensibile ?
    In fondo che è ‘sta’ religione ?

    17 Marzo, 2011 - 17:35
  36. fiorenza

    ” Il giorno del Giudizio Universale, Dio chiamò a sé tutti gli uomini del mondo, con le rispettive consorti. Chiamò l’Inglese e l’Inglese rispose: “Eccomi!”. Chiamò il Cinese e il Cinese rispose: “Sono qui!”. Uno dopo l’altro, Dio chiamò il Russo, il Francese, il Greco, l’Americano, il Giapponese, il Polacco, il Finlandese, l’Arabo, l’Australiano, il Turco, l’Indiano, il Nigeriano, il Marocchino, il Sudafricano nero e il Sudafricano bianco, il Portoghese, l’Israeliano e tutti, nella loro lingua, risposero: “Presente!”. Di ognuno, Dio esaminò le virtù e i vizi e mandò tutti in Purgatorio: perché nessuno meritava il Paradiso, e nessuno era abbastanza malvagio per trascorrere l’eternità in un posto sgradevole come l’Inferno. Poi Dio chiamò l’Italiano, ma non ebbe risposta. “Cosa può essergli successo, – si chiese, – perché l’Italiano sia assente?” Tornò a chiamarlo. Allora l’Italiano, vedendo che tutti si erano voltati verso di lui e lo stavano guardando, spalancò gli occhi e si mise una mano sul petto. Domandò: “Chi, io?”. ”
    (Sebastiano Vassalli, L’Italiano, Einaudi 2007)

    17 Marzo, 2011 - 17:50
  37. lycopodium

    L’Italia o l’idea dell’Italia risale a molto molto prima del 1861, in cui nasce invece lo Stato nazionale, con i pregi e difetti degli stati nazionali.
    Io distinguerei metodologicamente l’unità nazionale concreta, in quanto da noi recepita, dalla doverosa riconsiderazione dei modi in cui è stata realizzata, modi che ancora offendono, modi misconosciuti da troppa storiografia.
    Sono tre le questioni, attinenti il substrato ideologico e gli atti concreti politico-militari, ancora aperte e irrisolte; quella “cattolica”, quella “federalista” e quella “meridionale”.
    Passate queste doverose celebrazioni, si dovrà necessariamente tornare a riflettere sul fatto che l’unità d’Italia è stata pensata e attuata come anti-cattolica, anti-federale e anti-meridionale…

    17 Marzo, 2011 - 20:57
  38. gino gandolfo

    Caro Luigi sto finendo di leggere l’ultimo dei tuoi cinque libri in mio possesso, ora leggerò con gioia l’ultima tua fatica, grazie del tuo servizio e della tua amicizia. Ho regalato anche a due amici miei Il Padre nostro e il desiderio di essere figli. Un abbraccio di cuore. gino gandolfo

    18 Marzo, 2011 - 0:39
  39. Syriacus

    Una visita del tutto estemporanea e isolata, per ringraziare Leonardo per le sue parole circa il massacro di Genovesi.

    (Ma che vuoi, tu sei reazionario clericale…-e poi, diciamocelo: John Stuart Mill è davvero una cannonata!)

    18 Marzo, 2011 - 14:50
  40. Luigi Accattoli

    Syriacus dato che passi di qua dammi una buona indicazione per il Mattutino delle Tenebre integrale da ascoltare on line.

    18 Marzo, 2011 - 15:51
  41. Syriacus

    Me ne intendo meno di quelli che se ne intendono; ma direi, per stare sul non-polifonico:

    il Mercoledì in una parrocchia legata al rito antico negli Stati Uniti, in Connecticut :

    http://www.youtube.com/view_play_list?p=31D028F41E9DA475

    (l’ho scoperta oggi, sono dieci video, ci ho fatto una playlist)

    il Giovedì http://www.youtube.com/watch?v=_9j1j3Y1_po ,

    Venerdì http://www.youtube.com/watch?v=0eiSGhp1uMQ

    e Sabato http://www.youtube.com/watch?v=uClr1FRM8bE

    a Oxford (Blackfriars, Domenicani) .

    Quanto sopra -ripeto- senza pretesa di completezza.

    (Curiosità: Domani Bagnasco assisterà alla Messa in rito antico, a Santo Stefano qui a Genova.)

    Sul polifonico, andando (quasi) a caso : http://www.youtube.com/watch?v=cbhvSLzCQT8 (San Diego tradizionale)

    Lo straordinario coro di Westminster Cathedral : http://www.youtube.com/watch?v=iCyZY2YMgTQ

    Assaggi di monodia e polifonia barocca sacra francese ai suoi vertici:

    le Leçons di Couperin

    http://www.youtube.com/watch?v=P6QSR_IbQWk
    http://www.youtube.com/watch?v=f4_S0fSjJEU
    http://www.youtube.com/watch?v=kbOYS08dAeU

    (Qui pure il Visconte di Valmont piangerebbe…)

    Un pò di giovedì con Charpentier (sì, quello del Te Deum poi Eurovisione) :

    http://www.youtube.com/watch?v=iD-7Gp8uJT4

    Devo andare, magari faccio alcune playlists e poi le posto qui (sempre in maniera del tutto extraordinaria, beninteso -non è un ritorno a nessun blog.

    In ogni caso, vi esorto tutti: oltre a pregare giustissimamente per gli innumeri Morti del Giappone in generale, pregate e ricordatevi anche dei morituri e dei martiri.
    Pensate agli Eroi di Fukushima. )

    18 Marzo, 2011 - 16:50
  42. Luigi Accattoli

    Gratias multas tibi ago Syriace, optime cantor.

    18 Marzo, 2011 - 17:23
  43. Luigi Accattoli

    Antonilla come va il mio latinello?

    18 Marzo, 2011 - 17:24
  44. fiorenza

    “The original context of Tenebrae, now largely abandoned in the debasement of liturgy by a de-spiritualized Church…..”

    18 Marzo, 2011 - 21:52
  45. nico

    …scadimento della liturgia in una chiesa de-spiritualizzata…
    Triste diagnosi.

    Alla recita (non al canto, purtroppo) del mattutino il Venerdì Santo in chiesa ci ritroviamo ad essere una decina, compreso il prete, il sacrestano, il vecchio ex parroco.
    Mi piacerebbe sentire da voi cosa succede nelle vostre parrocchie, per capire davvero qualcosa di più su questa cosa, a cui tengo moltissimo…
    grazie a chi vorrà condividere la propria esperienza

    19 Marzo, 2011 - 8:08
  46. Nico, una buona e una cattiva:

    più di venticinque…

    ma il parroco “chi l’ha visto” … ?!?!

    19 Marzo, 2011 - 10:52
  47. Non c’entra niente, ma la racconto, perchè è da raccontare.

    Questa mattina ore 10,30 (un ora e mezzo fa), scendo alla fermata Metrò “Museo”, mi volto e da lontano, un sacerdote in talare e cappello a tesa larga (ignoro il nome specifico), breviario nella mano col braccio piegato a 90° di modo che poggiasse sul torace si incamminava verso la mia parte, una eleganza ed un portamento aristocratico, nonchalanche, passo veloce, volto sorridente, sui trent’anni, alto sul metro e novanta e davvero di molto bell’aspetto, (quasi mi sono accostato al muro pensando fosse un attore e stessero girando la scena di un film), col suo passo veloce mi arriva di fianco.
    Subito gli faccio: Padre, un sacerdote in talare di questi tempi , quasi un miracolo…
    Mi sorride e, con un accento impeccettibilmente anglosassone mi risponde: “insomma”, e sempre sorridendo appena chinando il capo come in cenno di rispetto e di saluto mi dice “faccia buona Festa di San Giuseppe”, e col suo passo veloce mi sopravanza.

    Incredibile…

    19 Marzo, 2011 - 11:18
  48. fiorenza

    Ubi, non sei più a Firenze?

    19 Marzo, 2011 - 11:33
  49. Oggi sono a Napoli.
    Torno tra dieci dì.
    Io vivo in due citta…

    19 Marzo, 2011 - 11:53
  50. antonella lignani

    Peroptime dixisti, optime Aloisi.
    Agli altri dico che nemmeno quando ero piccola c’era gran che gente al mattutino del Venerdì santo. La nonna mi portava alle 14 in una chiesa in cui si predicavano “le tre d’agonia” e “le sette parole di Gesù in croce”. Pare che quest’anno lo farà Benedetto XVI in televisione. C’era molta gente allora alle predicazioni, e così pure alla processione del Cristo morto. Ma c’è anche ora, e tutto sommato, almeno per il Venerdì santo, non siamo tanto degeneri, a mio parere.

    19 Marzo, 2011 - 14:24
  51. fiorenza

    C’era un reale bisogno di te, qui, Syriacus. E non dire che non lo sapevi.

    20 Marzo, 2011 - 11:33

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