Fabrizio Battaglion: “Il Covid è un’esperienza che ti cambia profondamente”

Fabrizio Battaglion di Vedano Olona, Varese, 64 anni, è da un mese in riabilitazione dopo una polmonite da Covid 19 che l’ha portato fino alla tracheotomia: “Un’esperienza che ti cambia profondamente”. Responsabile dell’Azione Cattolica del suo paese, Fabrizio è sposato e ha due figli di cui uno sacerdote. Nei commenti riporto l’intervista che gli ho fatto per e-mail dopo che avevo conosciuto la sua vicenda dal sito Vino Nuovo.

7 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Fabrizio puoi dirmi qualcosa dei momenti più difficili che hai vissuto a partire dal 16 gennaio, quando sei stato ricoverato in terapia intensiva a Varese?
    In quei giorni nei quali ero sedato, io non c’ero. Ero altrove. Una stanchezza mai provata, lo sguardo al monitor che indicava una saturazione troppo scarsa. Ho pianto e ho detto al Signore: “Se è il mio tempo prendimi con Te”. L’11 febbraio sono arrivate verso sera tre persone in crisi respiratoria. Nel giro di un’ora erano morte.

    6 Aprile, 2021 - 17:43
  2. Luigi Accattoli

    Che ricordo hai del risveglio e del trattamento che hai ricevuto in ospedale?
    La gioia con cui mi hanno accolto medici e infermieri era il segno di una vittoria della vita. “Buongiorno Fabrizio, bentornato”. Quanta tenerezza, attenzione, professionalità. Persone che combattono con te, per te. Pur nelle loro personali storie di donne e uomini con famiglia, figli, impegni. Lo stupore di una comunità che ti sostiene e ti accompagna.

    6 Aprile, 2021 - 17:44
  3. Luigi Accattoli

    Com’era la tua preghiera nei momenti più difficili? Il figlio sacerdote ha potuto comunicare con te quand’eri ricoverato?
    Direi che una grande onda di preghiere da ogni dove è arrivata dritta dritta al mio cuore dove faticosamente cercavo di parlare con il Signore. Data la mia condizione potevo ricevere solo poche e brevi telefonate, ma sufficienti a rivedere i volti amati. Una medicina straordinaria. Il sorriso di mia moglie, di Marco e don Daniele che dicevano: “Ciao papà, bentornato”. Una coppia di amici mi aveva fatto avere una corona del Rosario di Mediugorie e al Rosario mi sono aggrappato. Le luci del reparto sempre uguali mi confondevano. Giorno e notte erano la stessa cosa. Ho avuto momenti in cui ho pensato di non farcela. Ma non ero triste. Il Signore era con me.

    6 Aprile, 2021 - 17:45
  4. Luigi Accattoli

    Come va ora la tua ripresa nella casa di Brebbia, Varese, dove sei stato accolto?
    Il tempo che sto vivendo è una occasione per rileggere la mia vita e farlo in maniera disincantata. Ho scoperto le mie fragilità, le mie paure. Mi manca il piacere delle cose semplici: incontrare le persone, incrociare gli sguardi, ascoltare le loro storie. Mi manca la mia comunità. Questa solitudine mi aiuta a fare deserto dentro di me e stare in Sua compagnia così come sono. Intorno a me ho persone con storie più dure della mia. Anziane che la notte piangono chiamando la mamma. Chi sta qui da tanti mesi e non può incontrare nessuno se non rubando uno sguardo dalla finestra della sua camera. Ho la testa dura, regalo di mio papà, e con l’aiuto del fisioterapista cerco di reimparare a camminare. È dura ma, dopo il Venerdì Santo è arrivata la Pasqua. Una grande voglia di tornare in comunità mi sostiene.

    6 Aprile, 2021 - 17:46
  5. Luigi Accattoli

    Che cosa credi di aver imparato da questa esperienza?
    Mi ha come liberato dalla paura di sentirmi adeguato, accettato. Sono un uomo che sa di essere amato. E appartiene a un popolo che mi sostiene ogni giorno. Questo cambia il tuo sguardo verso gli altri, il tuo cuore. Perché scopri che lo scopo della vita è uno solo: amare senza riserve per essere davvero felici e dare senso e bellezza alle nostre esistenze.

    6 Aprile, 2021 - 17:46
  6. Rinnovo delle promesse battesimali

    La lampada è spenta

    il sole tramonta

    la neve scende bianca

    sul mio andare via.

    Lungo la strada

    dietro i rami spogli

    volti a mezz’aria

    dicono parole di cui

    mi sfugge il senso.

    Nella notte che viene

    mi congedo per amore,

    per tornare vicino.

    Per morire tre giorni

    e poi resuscitare

    quando il fico germoglia

    e l’estate è vicina.

    Da: https://gpcentofanti.altervista.org/piccolo-magnificat-un-canto-di-tanti-canti/

    6 Aprile, 2021 - 20:02

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