Francesco nel Baltico su Dio che non viene a difenderci

Da ieri Francesco è in Lituania, domani andrà in Lettonia, martedì in Estonia. Già in più occasioni ha parlato della storia difficile del popolo lituano e della sua passione sotto l’occupazione sovietica. Toccante un passaggio dell’omelia di stamane a Kaunas in memoria di quella stagione di grande prova, quando tanti lituani “hanno visto vacillare la loro fede perché non è apparso Dio per difendervi”. Nel primo commento il contesto di queste forti parole. Poi, nel commenti, via via recupererò e metterò altri brani della predicazione papale che meritano d’essere tenuti.

7 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Omelia di Kaunas del 23 settembre. La vita cristiana attraversa sempre momenti di croce, e talvolta sembrano interminabili. Le generazioni passate avranno avuto impresso a fuoco il tempo dell’occupazione, l’angoscia di quelli che venivano deportati, l’incertezza per quelli che non tornavano, la vergogna della delazione, del tradimento. Il Libro della Sapienza ci parla del giusto perseguitato, di colui che subisce oltraggi e tormenti per il solo fatto di essere buono (cfr 2,10-20). Quanti di voi potrebbero raccontare in prima persona, o nella storia di qualche parente, questo stesso passo che abbiamo letto. Quanti di voi hanno visto anche vacillare la loro fede perché non è apparso Dio per difendervi; perché il fatto di rimanere fedeli non è bastato perché Egli intervenisse nella vostra storia. Kaunas conosce questa realtà; la Lituania intera lo può testimoniare con un brivido al solo nominare la Siberia, o i ghetti di Vilnius e di Kaunas, tra gli altri; e può dire all’unisono con l’apostolo Giacomo, nel brano della sua Lettera che abbiamo ascoltato: bramano, uccidono, invidiano, combattono e fanno guerra (cfr 4,2).

    23 Settembre, 2018 - 16:30
  2. Luigi Accattoli

    Distruzione del ghetto di Vilnius. Angelus del 23 settembre 1: Settantacinque anni fa, questa Nazione assisteva alla definitiva distruzione del Ghetto di Vilnius; così culminava l’annientamento di migliaia di ebrei che era già iniziato due anni prima. Come si legge nel Libro della Sapienza, il popolo ebreo passò attraverso oltraggi e tormenti. Facciamo memoria di quei tempi, e chiediamo al Signore che ci faccia dono del discernimento per scoprire in tempo qualsiasi nuovo germe di quell’atteggiamento pernicioso, di qualsiasi aria che atrofizza il cuore delle generazioni che non l’hanno sperimentato e che potrebbero correre dietro quei canti di sirena.

    23 Settembre, 2018 - 21:33
  3. Luigi Accattoli

    Collina delle croci. Angelus del 23 settembre 2: Qui in Lituania c’è una collina delle croci, dove migliaia di persone, lungo i secoli, hanno piantato il segno della croce. Vi invito, mentre preghiamo l’Angelus, a chiedere a Maria che ci aiuti a piantare la croce del nostro servizio, della nostra dedizione lì dove hanno bisogno di noi, sulla collina dove abitano gli ultimi, dove si richiede la delicata attenzione agli esclusi, alle minoranze, per allontanare dai nostri ambienti e dalle nostre culture la possibilità di annientare l’altro, di emarginare, di continuare a scartare chi ci dà fastidio e disturba le nostre comodità. Gesù mette al centro un piccolo, lo mette alla medesima distanza da tutti, perché tutti ci sentiamo provocati a dare una risposta. Facendo memoria del “sì” di Maria, chiediamole che renda il nostro “sì” generoso e fecondo come il suo.

    23 Settembre, 2018 - 21:38
  4. Luigi Accattoli

    Siete figli di martiri. Incontro con i sacerdoti nella cattedrale di Kaunas. Prima di tutto, vorrei dire un sentimento che provo. Guardando voi, vedo dietro di voi tanti martiri. Martiri anonimi, nel senso che neppure sappiamo dove sono stati sepolti. Anche qualcuno di voi: ho salutato uno che ha saputo che cos’era la prigione. Mi viene in mente una parola per incominciare: non dimenticatevi, abbiate memoria. Siete figli di martiri, questa è la vostra forza. E lo spirito del mondo non venga a dirvi qualche altra cosa diversa da quella che hanno vissuto i vostri antenati. Ricordate i vostri martiri e prendete esempio da loro: non avevano paura […]. Il Vescovo [Linas Vodopjanovas, O.F.M., incaricato per la vita consacrata] ha parlato senza sfumature – i francescani parlano così –: “Oggi spesso, in vari modi, viene messa alla prova la nostra fede”, ha detto. Lui non pensava alle persecuzioni dei dittatori, no. “Dopo aver risposto alla chiamata della vocazione spesso non proviamo più gioia né nella preghiera né nella vita comunitaria”. Lo spirito della secolarizzazione, della noia per tutto quello che tocca la comunità è la tentazione della seconda generazione. I nostri padri hanno lottato, hanno sofferto, sono stati carcerati e forse noi non abbiamo la forza di andare avanti. Tenete conto di questo! La Lettera agli Ebrei fa un’esortazione: “Non dimenticatevi dei primi giorni. Non dimenticatevi dei vostri antenati” (cfr 10,32-39). Questa è l’esortazione che all’inizio rivolgo a voi.

    23 Settembre, 2018 - 21:57
  5. giuseppe di melchiorre

    Caro Luigi, ho letto, tra le altre, la seguente affermazione di Papa Francesco:
    “Dopo aver risposto alla chiamata della vocazione, spesso non proviamo più gioia né nella preghiera né nella vita comunitaria”.
    Che questo è un realtà vera, me lo ha fatto pensare anche quanto mi ha raccontato un mio amico. Ci sono sacerdoti che la gioia non la trovano nemmeno nella distribuzione eucaristica, tanto che pensano, invece, alla gioia che procura loro la squadra calcistica del cuore. La cui gioia procurata, evidentemente, è superiore a quella donata da Gesù, che ha accettato perfino la tremenda morte in croce, per poi risorgere. Questo per farci capire che la gioia di vivere in eterno, assicurata da lui, deve essere la gioia che deve accompagnare la nostra vita. Ma vado al racconto.
    E’ successo questo: il nuovo parroco di Basciano, un paesino vicino al Gran Sasso, mentre, durante la S. Messa di inaugurazione della sua nuova missione di parroco, aveva la pisside in mano e distribuiva la Comunione, ha detto ai coristi, parlando in dialetto: “Eh!… Dopo ‘sta canzone, m’arcummanne, candete l’inne de lu Pescare!…” Traduzione: ” Ehi!… Dopo questa canzone, mi raccomando, cantate l’inno del Pescara…” (squadra calcistica abruzzese).
    D’istinto, quando il mio amico me l’ha raccontato, non pensando il neo-parroco bascianese che aveva Gesù in mano e lo distribuiva per la gioia dei fedeli, ho avuto questa reazione istintiva: “Io gli avrei dato una sberla!…”
    Ho esagerato?… Se sì, chiedo scusa a te, ma non a quello…

    24 Settembre, 2018 - 10:05
  6. Lorenzo Cuffini

    “La vita cristiana attraversa sempre momenti di croce, e talvolta sembrano interminabili…..Quanti di voi potrebbero raccontare in prima persona, o nella storia di qualche parente, questo stesso passo che abbiamo letto. Quanti di voi hanno visto anche vacillare la loro fede perché non è apparso Dio per difendervi; perché il fatto di rimanere fedeli non è bastato perché Egli intervenisse nella vostra storia.”

    Ringrazio apertamente Luigi per aver riportato queste parole del Papa con tutta la evidenza che meritano, e ringrazio caldamente Francesco per aver -ancora una volta parlato- come sempre fa la Chiesa, su questo argomento- senza remore, senza devozionalismi e senza paura dello scandalo (vero, questo) della assenza di Dio . Provvidenza pura.

    24 Settembre, 2018 - 14:04
  7. Luigi Accattoli

    Saluto agli assistiti delle opere di carità della Chiesa nella cattedrale di Tallinn. Prima di tutto, vorrei congratularmi con te, Marina, e con tuo marito, per la bellissima testimonianza che ci avete donato. Siete stati benedetti con nove figli, con tutto il sacrificio che questo significa, come ci hai fatto notare. Dove ci sono bambini e giovani, c’è molto sacrificio, ma soprattutto c’è futuro, gioia, speranza […]. Quando la fede non ha paura di lasciare le comodità, di mettersi in gioco e ha il coraggio di uscire, riesce a manifestare le parole più belle del Maestro: «Che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato» (Gv 13,34). Amore che rompe le catene che ci isolano e ci separano, gettando ponti; amore che ci permette di costruire una grande famiglia in cui tutti possiamo sentirci a casa, come in questa casa. Amore che sa di compassione e di dignità. E questo è bello. [Guarda i nove figli di Marina seduti su un’unica panca e li conta] Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove. Bella famiglia! Bella famiglia!

    http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/september/documents/papa-francesco_20180925_assistiti-tallinn-estonia.html

    19 Ottobre, 2018 - 20:39

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