Francesco: “Un cristiano non può essere antisemita”

La Chiesa riconosce che ‘gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei Patriarchi, in Mosè e nei Profeti’. E, quanto al popolo ebraico, il Concilio ricorda l’insegnamento di San Paolo, secondo cui ‘i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili’, e inoltre condanna fermamente gli odi, le persecuzioni, e tutte le manifestazioni di antisemitismo. Per le nostre radici comuni, un cristiano non può essere antisemita”: così Francesco stamane al “Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose”. Il Papa ha ricordato con gratitudine i suoi contatti con la comunità ebraica di Buenos Aires: “Mi sono confrontato con loro sulle comuni sfide ma soprattutto, come amici, abbiamo gustato l’uno la presenza dell’altro, ci siamo arricchiti reciprocamente nell’incontro e nel dialogo, con un atteggiamento di accoglienza reciproca, e ciò ci ha aiutato a crescere come uomini e come credenti”. Per due volte Francesco ha ripetuto ai “fratelli maggiori” la parola shalom, “pace”: all’inizio e al termine dell’incontro, quando ha chiesto e assicurato il “dono della preghiera”.

Aggiornamento alle ore 18.00 del 24 giugno. Qui un mio articoluzzo sul linguaggio metaforico di Papa Francesco che ieri ha parlato di “valori avariati”.

94 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Per l’esperienza dell’arcivescovo Bergoglio nel rapporto con i Fratelli Maggiori, vedi il volume Il cielo e la terra (Mondadori 2013, dall’originale spagnolo del 2010), di dialogo con il rabbino Abraham Skorka: un libro utile più d’ogni altro a intendere l’uomo e il Papa Bergoglio.

    24 Giugno, 2013 - 15:20
  2. Luigi Accattoli

    Cari Fratelli maggiori, shalom! Con questo saluto, caro anche alla tradizione cristiana, sono lieto di dare il benvenuto alla delegazione dei responsabili del Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose (International Jewish Committee on Interreligious Consultations)“: questo il saluto iniziale del Papa. Ed ecco la conclusione: “Con questa parola: pace, shalom, vorrei anche chiudere questo mio intervento, chiedendovi il dono della vostra preghiera e assicurandovi la mia. Grazie“.

    24 Giugno, 2013 - 15:30
  3. lorenzo

    Così Francesco continua a muoversi sulla strada dei suoi predecessori, e questa frase ai Fratelli maggiori, oggi pare naturale.
    Ma quanti secoli di antisemitismo cristiano e cattolico sono venuti prima?
    Se oggi gli ebrei sono per noi i fratelli maggiori- cosa che sono effettivamente- questo è uno dei frutti del CVII e della Nostra Aetate che il papa oggi ha ricordato.
    Varrebbe la pena ricordarlo, quando, mai stanchi e mai domi, si abbrancano bisturi e pinzette e ci si mette a frugare il concilione alla ricerca di pulci, pulcette, pulcettine e pulcettinine nell’inutile tentativo di ridimensionarlo e chiuderlo in un cassetto come un incidente di percorso.
    Per citare un poco ecclesiastico e banalissimo Battisti ( nessun teologo off, il semplice cantante): come può uno scoglio arginare il mare?

    24 Giugno, 2013 - 16:49
  4. discepolo

    In tutta la storia del 1900, per non parlare di prima, il 99% dei cattolici era antisemita. Non voglio ritornare al caso DReyfuss, in Francia alla fin dell”800, oppure ai pogrom che scoppiavano ogni pochi anni nella cattolica Polonia e di cui ci è ben descritta la storia in opere di ebrei polacchi coma Isaac Singer e Josph ROth, basta penare ai nostri nonni: se un figlio diceva di voler sposare un ebrea era una tragedia!
    Comunque dire che un cristiano non deve essere antisemita , mi sembra un po’ come al solilto, belle parole che non significano nulla. e che non hanno alcun contatto colla realtà dei fatti.
    Sono stata a Gerusalemme e posso dire che , a torto o ragione, i cristiani palestinesi odiano gli ebrei e li detestano e se potessero li farebbero tutti fuori!.
    certo odiare gli ebrei israeliani non è essere antisemiti. Però, certo , non è neanche aver simpatia per un popolo..!!!!!!!! di gran simpatia e affetto tra ebrei( ortodossi) e cristiani( praticanti) non ne ho mai vista in vita mia , anzi!, una cordiale antipatia divide i due popoli.. un conto è quello che dicono le autorità religiose un conto è la realtà , nella realtà non conosco alcun cristiano praticante che non detesti cordialmente gli ebrei…soprattutto israeliani e che non si auguri la loro “sconfitta” politica e il ripristino della Palestina musulmana.
    A Betlemme, dove sono stata, famiglie cristiane innalzavano sulla finestra dell loro casa il manifesto di “ARAFAT”. non importa che Arafat fosse un corrotto che si è fatto un gruzzolo di soldi nelle banche svizzere.. non importa ! Ho parlato con loro, per il cristiano palestinese Arafat è un eroe , così come sono eroi quelli che fanno saltare in aria i bus coi bambini israeliani.!!
    Ripeto ho parlato con loro e mi hanno detto sinceramente cosa pensavano degli ebrei… certo non bene!
    se così stanno le cose, e io dico , a torto o a ragione, che senso hanno le belle e retoriche parole che i cristiani non possono essere ” in teoria ” antisemiti? Magari in teoria antisemiti no, ma in pratica anti ebrei sì, e siccome la maggior parte degli ebrei sta in Israele, anti israeliani sì…

    24 Giugno, 2013 - 17:33
  5. discepolo

    Io ho una suocera ebrea , a cui voglio moltissimo bene, anche perchè tutta la sua famiglia è stata sterminata nei campi di concentramenro tedeschi.
    figurarsi se sono antisemita! anzi! a volte i racconti dolenti di mia suocera mi commuovono talmente che mi immedesimo e penso di essere io stessa ebrea, e di patire quei dolori…
    Eppure , eppure, nonostante questo non posso dire di amare gli ebrei, come popolo voglio dire.
    certo hanno sofferto moltissimo, ma tante cose in loro mi urtano e mi respingono.
    Non sono antisemita, ma neppure filosemita.
    c’è sempre qualcosa, un qualcosa, non so come spiegare, che ci divide.

    24 Giugno, 2013 - 17:44
  6. lorenzo

    Discepolo, credo- spero- che tu faccia un bel po’ di confusione tra ebrei, israeliani, cristiani palestinesi e cristiani tout court.
    Se così non fosse, quando dici “non conosco alcun cristiano praticante che non detesti cordialmente gli ebrei…”, mi chiedo dove cappero tu viva.

    24 Giugno, 2013 - 17:45
  7. il 99% dei cattolici era antisemita.
    daiiiii
    discepola…..
    su
    quale pianeta ??????

    Io ho avuto in casa un padre che odiava gli ebrei.

    Mi ricordo che dava la colpa della pornografia (anni 60) agli ebrei.

    Quasi tutti i cattolici legalisti e tradizionalisti

    sostengono una campagna antisemita al contempo con gli antifroci,
    e
    il mondo del web ne dà una testimonianza immensa,
    mettendo insieme

    ebrei/froci/zingari/massoni/comunisti

    Io che ho visto il disprezzo di ebrei ortodossi verso i cristiani,
    faccio fatica a condannarli,

    perchè
    tra i fondamentalisti, cristiani, cattolici, evangelici,
    è ancora troppo forte l’antisemitismo,

    cosa che io più volte ho documentato,
    personalmente.

    24 Giugno, 2013 - 18:19
  8. Clodine

    E’ la croce, cara discepolo, che si erge insormontalibile…una croce di divide..

    24 Giugno, 2013 - 19:25
  9. lorenzo

    la croce, nel senso dei deicidi?

    24 Giugno, 2013 - 19:37
  10. Clodine

    Purtroppo è così…
    Io non credo in un successo dell’ecumenismo, credo invece molto di più all’identità che va preservata per non incorrerre in una seconda babele-
    Preferisco il rigore dei concetti e dei significati originari con cui Dio parlò ai diversi popoli. Mi sembra chiaro il motivo per cui nacque l’ecumenismo, per quella dolorosa realtà della divisione tra cristiani dopo lo scisma di Lutero e il tentativo di sanarla.
    C’è da domandarsi come potrebbe essere esercitato codesto ecumenismo….tra ebrei e cristiani ad esempio: sempre ci fu un travaglio nei rapporti, anche se ora meno tesi, ma son proprio loro che non desiderano un vero dialogo poiché avvertono loro stessi come gli iniziatori, e lo sono realmente…solo che son rimasti fermi…non seguendo e riconoscendo in Cristo quel ” virgulto” che sarebbe spuntato dal tronco di jesse…così a lungo in modo inequivocabile evocato dai profeti, da tutti i profeti…

    24 Giugno, 2013 - 19:44
  11. Clodine

    No dei deicidi lorenzo…non capisco come la intendi…La croce come simbolo del cristianesimo. Il rifiuto del Crocifisso, del Messia, del figlio di dio a tutt’oggi definito, da molti ebrei in modo implicito ed esplicito, un impostore…

    24 Giugno, 2013 - 19:46
  12. lorenzo

    Certo che c’è il rifiuto del Crocifisso da parte degli ebrei. Se non ci fosse, per dirla con Sara, tanto varrebbe che fossero cristiani.
    D’altra parte, a chi, se non agli ebrei, possiamo dirci debitori, e senza alcun merito!, di Gesù Cristo?

    24 Giugno, 2013 - 19:57
  13. discepolo

    Caro Lorenzo, a Gerusalemme e in Palestina , il’odio verso gli ebrei l’ho sentito l’ho fiutato, un odio non solo dai musulmani ma anche dai cristiani.. è un fatto una realtà.. non ti so dire se sia giusta o sbagliata. è un fatto . A Geerualemme si repira si sente un ODIO verso gli ebrei che monta dalle minoranze, musulmani. armeni, ortodossi, cattolci.. NOn crediate che i cattolici siano miti buoni e cari. NO! A Gerusalemme nessuno è mite buono e caro come qui da no!Ci si picchia per un cen trimetro quadrato di chiesa ( tra ortodossi e cattolici)
    figuriamoci come sono odiati gli ebrei ! E’ un odio che si sente ed è così smaccato che nessuno lo può ignorare.
    penso che musulmani e cattolci augurini agli ebrei di essere tuuti massacrati ed estinti,
    E’ una cosa che si sente , che si capisce. E’ così. Con buona pace delle anime belle occidentali!

    24 Giugno, 2013 - 20:00
  14. Clodine

    A volte sai discepolo, penso alla divina commedia, a quell’inferno collocato proprio sotto Gerusalemme, liogo dove si conficcò Lucifero a seguito della caduta dal paradiso…
    Anche io l’ho respirata…quell’aria…

    24 Giugno, 2013 - 20:18
  15. Io rinuncerei volentieri alla mia identità di cattolico,
    per me
    non ha senso nella Chiesa dei battezzati in Gesù,
    un solo popolo di Dio.

    Fa parte della mia ricca tradizione,
    ma….
    panta rei

    24 Giugno, 2013 - 20:25
  16. claudia74

    http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/ContentItem-df7fbf83-7960-4243-9ebf-04e9b5572402.html

    il papa oggi ha incontrato anche il premio nobel Peres Esquivel accompagnato da una delegazione di indigeni argentini. L’incontro si è tenuto per parlare della grave situazione nella quale versano i nativi a causa dei soprusi del governo argentino e dei proprietari terrieri.
    Mi pare che purtroppo i media abbiano dato pochissimo risalto a questo incontro.

    24 Giugno, 2013 - 20:30
  17. Clodine

    ma a Gerusalemme c’è una violenza inaudita, una coacervo di etnie che si guardano in cagnesco una con l’altra. Eppure, ad ogni angolo: chiese francescane o salesiane o di altre confessioni cristiane -e ce ne sono una miriade dai Valdesi, ai Luterani, Anglicani, Calvinisti mormoni e quant’altro- si adoperano in tavole rotonde, convegni, sull’ecumenismo e chi più ne ha più ne metta nel tentativo di simpatizzare ed entrare in sintonia ; ma tutte fuori dal mondo reale. Questa enfasi, questo romantico valzerino che vorrebbero ingaggiare tra loro si perde nel mare magno dell’indifferenza che oervade i singoli, e le popolazioni autoctone, nonché quelle occupanti i territori israeliani e tutte i coloni provenienti da ogni parte del mondo: cristiani ma anche ebrei e musulmani, provenienti dall’ eritrea, dalle filippine, e asiatici, e americani ed europei…una babilonia indescrivibile senza capo né coda…

    24 Giugno, 2013 - 20:30
  18. Clodine

    “un solo popolo di Dio”…si, alla fine dei tempi ““ la nuova Gerusalemme, che scenderà dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii una gran voce dal trono, che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose
    di prima sono passate»”. –
    Solo che dovrai attendere l’Apocalisse e non sarà la Gerusalemme terrena, ma quella già preesistente nel cielo che attende la consumazione della storia..
    Caro Matteo, fintanto che siamo qui, in questo mondo, teniamoci ben stretti la nostra Chiesa, sapendo che quella è un valido strumento di salvezza.

    24 Giugno, 2013 - 20:38
  19. lycopodium

    h. 16.49: come può uno scoglio arginare un mare di luoghi comuni?

    24 Giugno, 2013 - 21:32
  20. Marcello

    Discepolo! Questa volta debbo proprio censurarti. Io mi sforzo sempre di cercare nelle pieghe di ciò che scrivi qualche cosa che io possa condividere, ma questa volta proprio non ti seguo.

    Giustifichi l’odio, critichi il papa, confondi ebrei ed israeliani… aiutami a capire, perché “a ‘sta botta” non ce la faccio da solo.

    24 Giugno, 2013 - 21:55
  21. Bene, era ora.
    Così la finiremo di assistere a spettacoli di sedicenti “cattolici” che però negano le camere a gas. O vengono a spiegarmi – in nome del loro Dio, che evidentemente non è il mio – che gli ebrei sono dietro tutto il marcio mondiale.
    Avanti così. Shalom, fratelli ebrei.

    Shalom a voi, fratelli maggiori che avete accolto mio padre come un fratello, tanti anni fa.
    Shalom a lei, dottor Gubermann, che sul braccio ancora portava i numeri infami di Auschwitz.
    Shalom a voi, figli di Israele insultati, discriminati, sbeffeggiati e ciononostante sempre dignitosi e coraggiosi.
    Shalom a voi.

    24 Giugno, 2013 - 21:55
  22. lycopodium

    Un eccellente contributo al tema, viene da questo libro:
    http://books.google.it/books?id=4FJ4wqIc7QIC&pg=PA553&lpg=PA553&dq=%22giulio+michelini%22+sangue&source=bl&ots=lPm8e5mVAE&sig=eKkcy_bM2ZUw2oZxQFQNlgG9ZPE&hl=it&sa=X&ei=eKnIUYOaCoqFhQfCn4DgDQ&ved=0CDoQ6AEwAg#v=onepage&q=%22giulio%20michelini%22%20sangue&f=false

    “Il tema del sangue dell’alleanza è una chiave di lettura efficace della teologia matteana per comprendere l’idea della remissione dei peccati compiuta da Gesù Cristo. Il Primo Vangelo infatti è l’unico a vedere associati, nella formula delle parole sul calice di Mt 26,28, i concetti di alleanza, remissione dei peccati e aspersione del sangue. La stessa teologia sulla liberazione dai peccati appare sin dalle prime righe di Matteo, in 1,21, dove il nome di Gesù viene legato alla salvezza del popolo dai suoi peccati. Il sangue compare poi nella parte conclusiva del vangelo. La questione dell’alleanza è molto presente nella recente ricerca teologica biblica. A partire dall’affermazione della Dei Verbum sull’unità dei due testamenti, e dalla considerazione che “Cristo ha fondato la Nuova Allenaza nel suo sangue” (DV 16), si è giunti a formulare ipotesi diverse sulla reciproca relazione tra Prima (Antica) e Nuova Alleanza. Nel Vangelo di Matteo non appare il concetto di nuova alleanza nelle parole sul calice, mentre altrove nel Nuovo Testamento la “novità” dell’alleanza in Gesù viene espressa. La ragione di questa assenza non è stata ancora esaurientemente toccata a riguardo del Primo Vangelo, e viene perciò affrontata da vicino in questa ricerca. Il lavoro prende l’avvio dalla Wirkungsgeschichte dei testi e dei temi oggetto della tesi, per poi spostarsi all’indagine esegetica e teologica dei capp. 26-27 del vangelo. “

    24 Giugno, 2013 - 22:14
  23. lorenzo

    Quali sono luoghi comuni, lycopodium?
    Che Francesco si muova sulle tracce dei suoi predecessori?
    Che gli ebrei sono i nostri fratelli maggiori?
    Che ci sono stati secoli di antisemitismo cristiano e cattolico?
    Che il CVII ha segnato una svolta in questo?
    Che la Nostra Aetate se n’è occupata?
    Che ci sono eserciti di zelanti riduttori del medesimo CVII ?
    Che il tentativo di riduzione è velleitario?
    Pregasi dettagliare, grazie.

    24 Giugno, 2013 - 22:20
  24. lycopodium

    ““Il popolo che
    avevi prediletto ha
    invocato su di sé il
    tuo sangue: scenda su
    di noi e su tutti gli
    uomini come lavacro di
    purificazione e di salvezza”.
    Così la Chiesa
    universale prega alle
    Lodi del Mercoledì
    Santo, attualizzando
    una frase emblematica della narrazione matteana della Passione di
    Gesù (Mt 27,25). Ed è questa la frase che Giulio Michelini pone in
    esergo alla sua tesi di dottorato in Teologia biblica, raccolta nel
    volume Il sangue dell’alleanza e la salvezza dei peccatori. Una
    nuova lettura di Mt 26-27, volume insignito dell’illustre premio
    Bellarmino dell’Università Gregoriana di Roma. La comprensione
    liturgica di Mt 27,25 si offre davvero come adeguata chiave di lettura
    del presente saggio, poiché mostra il duplice intento dell’A.,
    quello, da un lato, di recuperare un’intelligenza positiva del dettato
    biblico di Mt 26-27, frequentemente invocato come argomento di
    condanna contro il “deicida” popolo ebraico, e quello, dall’altro
    lato, di far parlare non solo l’esegesi scientifica (soprattutto quella
    di stampo pragmatico) ed una rigorosa intertestualità, ma anche la
    Wirkungsgeschichte cristiana ed ebraica del testo (dalle preghiere
    eucaristiche dei primi secoli alla Mishna, dall’omiletica ottocentesca
    alle rappresentazioni teatrali di Oberammergau, dalle visioni di
    C. Emmerich agli scritti di don P. Mazzolari). La fondatezza di una
    simile impostazione ermeneutica è esplicitata nell’introduzione dell’opera.
    Fa da filo conduttore al più ampio svolgimento della tesi il tema
    del sangue nei cc. 26-27 del primo Vangelo: esso compare al centro
    del racconto dell’ultima cena (Mt 26,26-30), con la specificazione,
    tutta matteana, che il sangue “dell’alleanza” è offerto “per la remissione
    dei peccati” (v. 28). Il medesimo tema riappare quindi nella
    sezione 27,1-26, per spiegare il modo con cui Dio decide di operare
    la salvezza: attraverso la morte del Figlio.
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    391
    LA
    SAPIENZA
    dellaCROCE
    ,
    Il sangue dell’alleanza
    e la salvezza dei peccatori.
    Una nuova lettura di Mt 26-27,
    Analecta Gregoriana 306,
    Gregorian & Biblical Press,
    Roma 2010,
    pp. 548, € 37,00.
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    rec3e9n2sioni
    LA
    SAPIENZA
    dellaCROCE
    Garantita, nella prima parte del suo lavoro, la valenza del tema
    del sangue, Michelini concentra la sua attenzione sulle pericopi di
    Mt 26,26-30 (Il sangue dell’alleanza nell’ultima cena), 27,3-10
    (Giuda, Israele e il sangue innocente) e 27,15-26 (Il sangue su
    Israele), cui dedica più di 300 pagine della sua tesi. Nei tre casi, l’A.
    procede sempre allo stesso modo, fornendo anzitutto la storia dell’interpretazione
    del testo, quindi l’articolazione dello stesso, per
    giungere ad una rilettura personale che si avvale di un vasto repertorio
    esegetico. Nel caso dell’ultima cena, ad esempio, Michelini
    ritiene che Matteo, relativizzando l’ambientazione pasquale del rito,
    ne intensifichi piuttosto il setting sacrificale; inoltre, sulla base di un
    dettagliato raffronto con i brani di alleanza dell’AT, ipotizza un
    fecondo accostamento tra la figura di Giosia, il re riformatore cantato
    da 2Re, e quel Gesù che istituisce la nuova alleanza. Anche l’atto
    di rimettere i peccati è connesso al tema dell’alleanza, di modo
    ché, fin dall’ultima cena, la morte del Messia è presentata come un
    sacrificio espiatorio simile a quello del Kippur: “Matteo […] sa
    bene che ogni rinnovamento dell’alleanza deve essere accompagnato
    […] da un rito espiatorio che mostri come il perdono di Dio sia
    stato donato” (p. 198).
    Particolarmente suggestiva risulta l’analisi del racconto del suicidio
    di Giuda (Mt 27,3-10). Evitando ogni possibile armonizzazione
    con i testi paralleli (specie quello di At 1,18), l’A. “riabilita” la figura
    del traditore, smentendo l’ipotesi che in lui si assommino i tratti
    del fedifrago popolo di Israele. Matteo, in effetti, è l’unico evangelista
    che parli di un pentimento di Giuda (metamelhqei.j, v. 3), condizione
    indispensabile, secondo la mentalità giudaica del tempo, per
    ottenere il perdono dei peccati. Tuttavia, nel caso di un omicidio, il
    pentimento (teshuvah) da solo non è sufficiente: ad esso deve associarsi
    un positivo gesto di espiazione (kapparah) e ciò può avvenire
    o attraverso il rituale del Kippur o attraverso la morte, anche la propria
    morte come si evince dall’apocrifo di 4Mac 17,21 e da Bereshit
    Rabbah 27,27. Il “filo rosso” del sangue ritorna così nella confessione
    di Giuda, nel rifiuto dei sacerdoti di accettare i trenta denari e,
    infine, nell’insolita denominazione “campo del sangue” (Mt 27,8),
    il nuovo titolo del cimitero acquistato con la somma restituita dal
    traditore. Dopo il crollo del tempio nel 70 d. C., scenario ben noto
    all’uditorio del primo Vangelo, l’unico luogo in cui si possa far
    memoria della morte salvifica di Gesù è ormai quel campo di sangue,
    segno di speranza, conferma che l’alleanza è stata nuovamente
    recensioni
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    LA
    SAPIENZA
    dellaCROCE
    sigillata. La citazione combinata di Zc 11,12-13 e di Ger 32,6-15
    rafforzerebbe proprio il riferimento matteano all’alleanza. Solo nella
    sezione finale del suo studio (pp. 425-431), però, sulla base di alcuni
    paralleli tratti dalla Mishna e dal Rotolo del tempio di Qumran,
    Michelini spiega come in quel campo si raccolga simbolicamente
    l’offerta di Gesù in croce: mentre il sangue dei sacrifici espiatori,
    attraverso due piccole fessure nel lato sud-ovest del tempio, veniva
    canalizzato nella valle del Kidron per disperdersi nel Mar Morto, il
    sangue del nuovo sacrificio di Cristo rimarrebbe a fecondare la terra,
    come il sangue di Abele, memoria di una salvezza sempre attuale.
    Il sostrato del Kippur ritorna pure nell’analisi di Mt 27,15-26 e
    soprattutto nel confronto tra Gesù e Gesù Barabba (questo sarebbe
    il nome completo del brigante secondo una delle probabili lezioni
    testuali dei vv. 16-17): i due capri dell’antico rituale ebraico sono
    ora sostituiti dai due condannati a morte, uno rilasciato, come il
    capro emissario, l’altro sacrificato, come il capro del sacrificio riservato
    al Signore. Il tema del sangue riappare quindi nell’affermazione
    della pretesa innocenza di Pilato (v. 24) e nell’invocazione della
    folla (“E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue sia su di noi e sui
    nostri figli»”, v. 25). Scartando l’ipotesi di un’auto-maledizione o di
    una piena assunzione di responsabilità da parte del popolo, l’A.
    ritiene che Matteo sfrutti qui il gioco dell’ironia: la maledizione
    diviene in realtà una benedizione sempre aperta, poiché “il sangue
    innocente” di Gesù, come quello del capro espiatorio, ottiene il perdono
    di ogni peccato contro l’alleanza.
    L’ultimo capitolo, infine, dopo aver esaminato la pertinenza
    ermeneutica di una teologia dell’espiazione, porta a compimento
    l’analisi esegetica dei tre passi, connettendoli strettamente allo scenario
    del grande giorno dell’espiazione, il Kippur.
    G. Michelini procede in modo rigoroso, sulla base di un serrato
    confronto con la più recente letteratura esegetica; gestisce, anzi, con
    maestria il materiale bibliografico disparato di cui si avvale, offrendo
    davvero, come recita il sottotitolo, “una nuova lettura di Mt 26-
    27”, una lettura ebraica, che, per quanto ipotetica, rimane pur sempre
    lecita. D’altra parte, il suo contributo non si colloca solo a livello
    accademico, ma anche pastorale, specie per quanto attiene al dialogo
    ebraico-cristiano. Nonostante gli indubbi meriti dell’opera,
    segnaliamo alcune carenze: le parti dello studio non appaiono sempre
    ben amalgamate, l’A. spesso sospende l’argomentazione per
    riprenderla solo in un momento successivo, rendendo necessarie
    recensioni
    rec3e9n4sioni
    LA
    SAPIENZA
    dellaCROCE
    molte ripetizioni e molti incisi che appesantiscono il fluire del
    discorso. La rilettura delle tre pericopi sopra citate alla luce del
    Kippur, ad esempio, poteva trovare una migliore collocazione nella
    sezione centrale del lavoro, quale naturale conclusione del percorso
    esegetico avviato, senza essere posticipata al capitolo finale – in
    esso, semmai, si potevano concentrare solo le valutazioni teologiche
    conclusive. Anche la citazione del testo ebraico dell’AT non segue
    sempre le norme comunemente adottate in campo scientifico, mantenendo
    l’accentazione (sinagogale) del TM.
    Leopoldo Boris Lazzaro, cmop”
    http://www.passiochristi.org/upload/media/documents/1/Riviste/sapcroce/2011-02-SapCroc.pdf

    24 Giugno, 2013 - 22:21
  25. lorenzo

    h.22.14
    Il contributo sarà eccellente, ma io non ho capito né da dove parte né dove vada a parare. E la Wirkungsgeschichte non so manco dove stia di casa.
    Se qualcuno volesse fornire una traduzione per il volgo, visto che non siamo ad un congresso di biblisti, ne sarei grato.

    24 Giugno, 2013 - 22:23
  26. lycopodium

    Vuoi un esempio?
    Eccolo: “Varrebbe la pena ricordarlo, quando, mai stanchi e mai domi, si abbrancano bisturi e pinzette e ci si mette a frugare il concilione alla ricerca di pulci, pulcette, pulcettine e pulcettinine nell’inutile tentativo di ridimensionarlo e chiuderlo in un cassetto come un incidente di percorso.”
    Noto che hai citato tutto del tuo commento (che condivido), meno questo passo (che non condivido affatto).

    24 Giugno, 2013 - 22:24
  27. lorenzo

    h.22.21

    idem con patate, stessa richiesta, stesso ringraziamento.

    24 Giugno, 2013 - 22:25
  28. lycopodium

    E’ un testo ponderoso e ponderato, che dimostra quanto “il punto di vista di Dio” sia sempre migliore del punto di vista degli uomini.

    24 Giugno, 2013 - 22:27
  29. lorenzo

    Primo ringraziamento per la precisazione.E’ quello che ho riassunto in “Che ci sono eserciti di zelanti riduttori del medesimo CVII ?”
    Dove starebbe il luogo comune, in questo?
    A me pare cosa concreta. Se mi sbaglio, mi corrigerai.

    24 Giugno, 2013 - 22:27
  30. lycopodium

    “Il tema del sangue riappare quindi nell’affermazione
    della pretesa innocenza di Pilato (v. 24) e nell’invocazione della
    folla (“E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue sia su di noi e sui
    nostri figli»”, v. 25). Scartando l’ipotesi di un’auto-maledizione o di
    una piena assunzione di responsabilità da parte del popolo, l’A.
    ritiene che Matteo sfrutti qui il gioco dell’ironia: la maledizione
    diviene in realtà una benedizione sempre aperta, poiché “il sangue
    innocente” di Gesù, come quello del capro espiatorio, ottiene il perdono
    di ogni peccato contro l’alleanza.”
    A me sembra di molto interesse.

    24 Giugno, 2013 - 22:29
  31. Sara1

    Lorenzo riassumere non son brava ma il punto mi sembra sia in “Il tema del sangue riappare quindi nell’affermazione
    della pretesa innocenza di Pilato (v. 24) e nell’invocazione della
    folla (“E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue sia su di noi e sui
    nostri figli»”, v. 25). Scartando l’ipotesi di un’auto-maledizione o di
    una piena assunzione di responsabilità da parte del popolo, l’A.
    ritiene che Matteo sfrutti qui il gioco dell’ironia: la maledizione
    diviene in realtà una benedizione sempre aperta, poiché “il sangue
    innocente” di Gesù, come quello del capro espiatorio, ottiene il perdono
    di ogni peccato contro l’alleanza.”

    24 Giugno, 2013 - 22:30
  32. lycopodium

    Ti sbagli, ma è inutile tentare di correggere un luogo comune.

    24 Giugno, 2013 - 22:31
  33. lorenzo

    Ringraziamenti anche a Sara.

    Lyco, così però è troppo facile. Nel mio cortile si diceva tirare il sasso e poi nascondere la mano. Comunque, se mi sbaglio ne sono lieto.

    24 Giugno, 2013 - 22:38
  34. lycopodium

    Lorenzo, come ti ho detto altre volte, io condivido quasi tutto quello che scrivi. Ma dato che sono un po’ rompiballe (nel web, nella vita reale sono un po’ differente), mi fanno figura alcune stecche. E fischio.

    24 Giugno, 2013 - 22:50
  35. lycopodium

    Ma, ovvio, per l’incipit inglorioso del basso!

    24 Giugno, 2013 - 23:00
  36. Clodine

    Bellissimo quel link Lyco..straordinario! Una vera miniera…stupendo…Grazie.

    25 Giugno, 2013 - 6:08
  37. Clodine

    Sono belli tutti, ma quello delle 22,21, sulla “Sapienza della Croce” è stupefacente…mi hai fatto un grande regalo.

    25 Giugno, 2013 - 6:11
  38. lorenzo

    Sarà.
    Trovo le chiare parole di Tonizzo delle 21.55 molto piu’ efficaci, però.

    25 Giugno, 2013 - 11:43
  39. Sara1

    Il problema però Lorenzo non è l’efficacia o meno, ma sapere se nel cristianesimo vi sia una matrice antisemita o meno.
    Pensare che i buoi rapporti con gli ebrei dipendano solo dal Vaticano II vuol dire dare ragione a coloro che pensano che basta rifiutare il concilio per avvalorare il proprio disprezzo verso gli ebrei.

    25 Giugno, 2013 - 12:06
  40. Sara1

    buoni non buoi!!

    25 Giugno, 2013 - 12:07
  41. lorenzo

    Nel Vangelo non c’è nessuna matrice antisemita.
    La si è voluta trovare a partire da quella accusa di deicidio restata in piedi fino al CVII, e su questo si è costruito e consolidato l’antisemitismo cristiano e cattolico dipanatosi per secoli.
    E che , a giudicare da molto di quel che leggo, resta ancora forte in vario modo.
    Fa ancora meglio, allora, Francesco, ad essere lapidario e definitivo.
    Neanche l’ antisemitismo è un optional ( certo è incredibile la quantità di cose che abbiamo reso opzionali nel nostro essere cristiani),non è un elemento su cui sorvolare e giustificare. E’ incompatibile col cristianesimo.
    Veda un po’ ciascuno come comportarsi.
    Io credo che storicamente i rapporti oggi migliori con gli ebrei dipendano in gran parte dalla presa di posizione del Vaticano ii e da quelle che ne sono poi discese a pioggia. Con questo non do nessuna ragione a coloro che pensano che basta rifiutare il concilio per avvalorare il loro disprezzo verso gli ebrei.
    Questo eventuale disprezzo, ipso facto, è disprezzo per Gesù Cristo.
    Che non “è stato” ebreo: E’ EBREO.

    25 Giugno, 2013 - 12:46
  42. Sara1

    E’ verissimo Lorenzo però credo che voler vedere i rapporti tra ebrei e cattolici più neri di quello che fossero prima del concilio è un aiuto a certe posizioni antisemite.
    Al di là dei contrasti religiosi la Chiesa ha sempre respinto l’antisemitismo su base razzista del secolo scorso per cui certe affermazioni apodittiche di Discepolo vanno respinte.

    http://vaticaninsider.lastampa.it/documenti/dettaglio-articolo/articolo/ebrei-jews-judios-17283/

    25 Giugno, 2013 - 16:07
  43. lorenzo

    …e io le respingo volentieri. Anzi, le ho già respinte.

    25 Giugno, 2013 - 17:11
  44. Clodine

    “Che non “è stato” ebreo: E’ EBREO”

    allora pure noi siamo ebrei….

    26 Giugno, 2013 - 7:48
  45. Clodine

    sicché “avanti Cristo” e “dopo Cristo”..è uno slogan…se Cristo è rimasto ebreo a che è servito distinguere un prius et posterius…

    26 Giugno, 2013 - 9:33
  46. Clodine

    tutte qui le senti..incredibile…

    26 Giugno, 2013 - 9:34
  47. lorenzo

    Incredibile o no, prius et posterius che dir si voglia, noi non siamo ebrei.
    Gesù Cristo sì. E lo incontreremo così, ammesso che riusciamo a farlo. Un ebreo figlio di ebrei, crocifisso e risorto.
    Ebreo Gesù, ebrea Maria, ebreo Giuseppe. Ebreo Simone /Pietro, primo papa. Ebreo ( e pure assassino) Saulo/Paolo apostolo delle genti. Ebrea tutta la prima comunità dei cristiani.
    Mi pare incredibile affermare il contrario.

    26 Giugno, 2013 - 11:12
  48. Da quando ho la ragione maturata,

    non ho mai capito come si possa affermare la non ebraicità di Gesù.

    Comunque,
    mi ricordo come negli anni ’70,

    quando ne parlavo,
    la massa di sacerdoti e laici (popolino), incontrati,
    non aveva coscienza del Gesù Ebreo.

    In qualche modo era stato passato nella tradizione popolare, secolare,
    il
    Gesù Cristiano…..

    Il Gesù Cristano,
    ovviamente
    non può essere di nessuna altra religione…..

    26 Giugno, 2013 - 12:04
  49. Clodine

    Ah si! E dire che San Paolo dice che Mosé era cristiano…ora…se vuoi contestare San paolo accomodati: Epistola ai Corinzi (capitolo X, versetto 4) San Paolo, divinamente ispirato, scrive: «[i nostri padri] tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una pietra spirituale che li accompagnava, e questa pietra era Cristo»….
    Cosa implica in definitiva: che Gesù accompagnasse, già nel 1300 a. C., gli Ebrei nel deserto verso la Terra Santa. Ma come è possibile se Gesù – come uomo – non era ancora nato. Vediamo cosa rispondono i Padri ecclesiastici, che sono (nella Tradizione apostolica) gli interpreti autentici del significato o “spirito” della S. Scrittura perché “la lettera uccide, lo spirito invece vivifica” secondo la 2 Cor., III ovviamente, non secondo me o il mio ghiribizzo-
    Tommaso D’Aquino dice che “Tutto nell’Antica Alleanza è “ombra” della “realtà” futura della Nuova ed Eterna Alleanza, persino il castigo dei “nostri padri” nel deserto è una pre-figura, che ci ammonisce di non essere infedeli come la maggior parte degli antichi Israeliti, nella quale Dio non si compiacque. È Gesù che unifica i due Testamenti, nascosto dietro l’ombra (Antico Testamento) di una realtà a venire (Nuovo Testamento). “Umbram fugat Veritas, l’ombra cede il posto alla Realtà”.

    E se già Mosé era adombrato di cristianesimo figuriamoci il messia!

    26 Giugno, 2013 - 12:10
  50. Clodine

    Inoltre la “Roccia spirituale”, alla quale bevevano gli antichi Israeliti e che “li accompagnava”…ovvio che non era una pietra materiale e fisica che gli Ebrei si portavano appresso come una sorta di reliquia o di segno sacro,mi sembra evidente, ma Cristo stesso o “Roccia principale”, che accompagnava, come Verbo non ancora Incarnato, l’Israele dell’Antico Patto figura della sua assistenza “tutti i giorni sino alla fine del mondo” (Mt., 28, 20) alla Chiesa del Nuovo Patto, quale Verbo Incarnato.
    Perciò Mosè era Cristiano, ossia credeva nel Messia venturo, Gesù, e viveva nella Grazia santificante, meritataci dal Sangue sparso in Croce da Cristo. Quindi il Cristianesimo è già presente in ombra o in figura nell’Antico Testamento.
    Perché ragionate secondo l’uomo..perché???…aprite la vostra mente alle realtà di Dio…fate questo piccolo sforzo.

    26 Giugno, 2013 - 12:13
  51. lorenzo

    Ma io la apro volentieri, la mente, anzi la spalanco e leggo con interesse e senza nessun pregiudizio e senza alcun stupore le parole che tu scrivi Clodine!
    Certamente che il Cristianesimo è già presente in ombra o in figura nell’Antico testamento.D’altro canto, se nel Credo proclamiamo ogni domenica che ” per mezzo di Lui tutte le cose sono state create”, quindi Cristo già presente all’atto della creazione…
    Ma questo nulla toglie al fatto che Gesù Cristo è ebreo.

    26 Giugno, 2013 - 12:29
  52. La tua e’ una Scuola che non conosco.

    Teologia che sei libera di propagandare,
    un po’ come fanno i TDG.

    Sono i Vangeli la prima esegesi della Torah.

    E’ Gesù il primo esegeta della Torah.

    Non esiste l’aleatoria realtà di D.

    esiste Gesù, vivo e concreto

    26 Giugno, 2013 - 12:34
  53. Clodine

    E allora vatti a leggere San Paolo le lettere ai Galati…e vedi cosa dice poi, se il Vangelo te lo vuoi cucinare come ti pare…è affar tuo…

    “Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù…*Non c’è più giudeo né greco: non c’è più schiavo né libero…poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. *E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa”
    coeredi in Lui secondo la promessa, non parla dell’ebreo Gesù , come fate voi, ma di Gesù Messia, il Logos il Figlio di Dio. Ed in quello credo in quello ripongo le mie speranze..e Lui solo adoro!…

    26 Giugno, 2013 - 12:43
  54. Clodine

    NON C’E’ PIU’ GIUDEO NE’ GRECO !!!

    26 Giugno, 2013 - 12:45
  55. Clodine

    continuate così…continuate…

    26 Giugno, 2013 - 12:45
  56. Clodine

    aleatorio sei tu Matteo, ed eretico…

    26 Giugno, 2013 - 12:46
  57. lorenzo

    Gesù è il Messia. E’ il Logos. E’ il Figlio di Dio.
    Ed è ebreo.
    Anch’io “credo e ripongo in Lui le mie speranze. e Lui solo adoro.”
    E Lui è ebreo.
    Certo che chi è di Cristo è di Cristo e basta, e non c’è piu’ né greco né giudeo.
    E Cristo è ebreo.
    Il Cristo della teologia si è incarnato nel Gesù- ebreo: come avrebbe potuto non esserlo?-della storia. Se provi a espungere la ebraicità di Gesù dal Vangelo, semplicemente non ci riesci.
    Ma , ferma restando la mia ignoranza, non vedo come questo possa destare scandalo o contraddizione, o passare per eresia.Lo dico senza nessuna polemica.

    26 Giugno, 2013 - 14:15
  58. Woooow,
    ma
    che ti ho detto coticha ?

    Io frequento lezioni di teologia,
    che ti devo dire Clo ?

    Frequentare i Gesuiti,
    mi ha introdotto nel mondo dell’eresia ?

    Io continuo a non capire la tua scuola teologica.

    Ma della religione puoi dire tutto quello che vuoi,
    chedo che sull’intera popolazione cattolica

    i teologi siano circa 1.200.000.000.

    Siamo in buona compagnia.

    Faccio fatica a dover credere a tutti i costi
    che la tua scuola teologica sia l’unica valida !

    Poi….
    se qualcuno è così interesato vs ebrei
    magari
    si può cominciare
    con il ripristinare la processione di s. Simonino a Trento…..

    Sono molte le chiese con affreschi antisemiti……
    se qualcuno cerca da dove viene l’antisemitismo…..
    proprio
    oggi verso le 13.00
    era possibile seguirne un programma in tv…….
    molto….molto istruttivo per fae memoria…….. a chi ha l’halzeimer

    26 Giugno, 2013 - 14:19
  59. Silvia Bottini

    Vorrei fare una domanda agli amici lorenzo e matteo, sicuramente mi sapranno rispondere, perché a volte anche una vecchia signora come me si pone delle domande. Ma, se Gesù, come dite voi, era ebreo. Perché mangiava le spighe con le mani e perché non rispettava lo shabbah e le leggi di purità come tutto il suo popolo. Io sono di discenza ebrea per questo ve lo domando. A me non sembra che, religiosamente, Gesù aderisse alla religione ebraica. Mi trovo più d’accordo con l’amica Clodine [che stimo molto] quando separa le due cose. E’ necessario decontestualizzare Gesù dalla religione, dalla cultura e dalla storia ebraiche. Vi sento ripetere che ” Gesù era ebreo”, ma in che senso. Non si può essere ebrei se non si è seguaci della religione giudaica allora ancora più che ora. E Gesù, a me consta, che non lo fu mai…per questo fu ucciso, o sbaglio.

    26 Giugno, 2013 - 21:42
  60. Silvia Bottini

    Ultima cosa, spero me lo concediate, ricevo l’impressione che questa preoccupazione di sottolineare Gesù ebreo trovi un sottile collegamento col dialogo interreligioso; La Chiesa che così profondamente si era scusato con gli Ebrei per le “colpe” dei Cristiani ne diete l’imput. Oh Beata ingenuità i cattolici, sposai un cattolico molto colto, e subito si accorse delle insidie: non videmmo che, dietro il pretesto di storicizzare maggiormente la figura di Gesù, la posta in gioco era la negazione che Gesù avesse fondato una nuova religione e il suo ritorno in un ambito esclusivamente giudaico. Come dire: «Gesù è cosa nostra; è stato un rabbi giudeo, tutt’al più un eretico della nostra religione: voi Cristiani ne avete fatto un personaggio avulso dalla storia, un Cristo della fede che non ha alcun rapporto con l’uomo nato da Maria e da Giuseppe, vissuto in Palestina al tempo di Augusto e morto sulla croce durante il regno di Nerone».
    E’ uno dei trucchi che ben si accordano con la furbizia giudaica.
    Ma se Gesù era presso Dio prima ancora che il mondo venisse creato, dunque, l’incarnazione del Gesù storico non segna la sua “comparsa”, ma piuttosto il momento della sua missione terrena, conclusa la quale egli è l’abisso che separa le due concezioni.
    Gesù “ebreo”, dunque?
    No,non lo credo.

    26 Giugno, 2013 - 22:12
  61. Marilisa

    Sì, signora Bottini, Gesù–lo creda o no–era ebreo, di nascita e di religione.
    Si faccia dare qualche lezione dalla sua “amica” che lei “stima molto”.

    26 Giugno, 2013 - 22:20
  62. Silvia Bottini

    Allora, distinta Marilisa, lei che è così ben preparata risponda alle domande che ho posto ai sui amici. Mi dica perché se Gesù era ebreo mangiava le spighe di sabato.

    26 Giugno, 2013 - 22:23
  63. Vorrei offrire qualche elemento (non la soluzione!) ad un tema molto importante, senza nessuna intenzione di entrare in polemica o di parteggiare per qualcuno (qui si è accettati se trad o prog, dice Ubi. Chissà dove sto…).

    Cito p. Giuseppe Segalla (biblista) nella sua recensione all’opera di Meier “Gesù, un ebreo marginale” (per ora 4 volumi):

    “Gesú non rinnega la Legge tutta o in parte (la legge della purità legale) né la accoglie, ma ne nega con autorità carismatica alcune norme (la proibizione del divorzio e la proibizione del giuramento), ne discute altre (le proibizioni del sabato e il qorban quando è in contrasto con la legge fondamentale delle «dieci parole»), è indifferente nei confronti delle leggi di purità legale (l’eliminazione della distinzione di cibi puri e impuri in Mc 7,15.19b sarebbe una creazione della comunità alle prese con questo problema nel rapporto con i cristiani gentili, non ebrei), infine prende posizione di fronte alla Legge nel suo insieme con il duplice comandamento dell’amore ove usa la regola interpretativa ebraica della gezêra sâwâ (deduzione per analogia di due testi, nel nostro caso l’analogia è il tema dell’amore) per unire insieme il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo, presenti in due libri e testi diversi dell’AT. Il comando dell’amore ai nemici non avrebbe a che fare con la Legge, anzi sarebbe simile a detti di filosofi greco-romani stoici; il comando dell’amore reciproco nel Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,34-35; 15,17) sarebbe una proiezione di una comunità chiusa in sé, in difensiva contro il mondo ostile.

    Il Gesú halakhico, secondo Meier, corrisponde bene alle discussioni che si facevano al tempo di Gesú e riguardavano il modo di osservare la Legge, di cui si ha una ricca documentazione nella biblioteca di Qumran, anche se non lo si può inquadrare nel modo con cui trattava la Legge un maestro ebreo del tempo, perché oltre che Maestro abilissimo e conoscitore della Legge, egli è anche un profeta carismatico come Elia e fonda le sue argomentazioni non sempre sulla Scrittura, ma su un suo rapporto diretto con Dio Padre”.

    Buona giornata a tutti

    27 Giugno, 2013 - 8:53
  64. lorenzo

    Gentile signora Bottini, nel suo intervento delle 22.12, alla parola colpe io toglierei serenamente ogni virgoletta.
    Per il resto, la citazione di Nico mi pare molto bella e, direbbero i dotti, “esaustiva”. Io mi sarei limitato a dire che Gesù, che ebreo di nascita, di cultura e di formazione, che nel Vangelo fa continuamente riferimento alla tradizione e alla Scrittura ebraica, si presenta per quello che è: il suo completamento e, al tempo stesso, la sua realizzazione.Il che lo autorizza, in certe parti come quelle che lei evidenzia, a darne una interpretazione che, di fatto, le supera.
    Insomma , Gesù non si presenta affatto come un ” non ebreo”, anzi, non manca di sottolineare la sua ebraicità e di richiamare la “sostanza” della legge ebraica rispetto agli adempimenti formali su cui insistevano con energia molti dei contemporanei. Non predica un’altra legge, ma quella stessa che “rilegge” e presenta in modo nuovo. Tant’è che anche a coloro che credono in Lui , deve essere Lui a spiegare le Scritture, e i passi delle profezie che Lo riguardano.In altre parole, per rispondere alla sua domanda: perché se era ebreo mangiava le spighe di sabato, perché si presentava come il Signore del sabato, si presentava come il Messia, il Figlio di Dio. E per questo, dopo molti tentativi almeno nelle intenzioni, viene finalmente condannato e messo a morte, come bestemmiatore. Ma la ” qualifica” che rivendica per sé, la stessa che lo condanna, è essa stessa squisitamente ebraica.

    27 Giugno, 2013 - 11:09
  65. Grazie a Nico e Lorenzo,
    per la pazienza.

    Io sono stato buonino perchè ne ero mancante,
    e
    ogni tanto riesco a fare quello che chiede Luigi,
    tacere,
    vorrei che mi riuscisse più spesso….
    🙂

    27 Giugno, 2013 - 13:41
  66. lorenzo

    Mi resta ancora nell’orecchio questa affermazione della signora Bottini.
    “egli( Gesù) è l’abisso che separa le due concezioni ( ebraica e cristiana)”
    MA Lui non è alcun abisso di separazione!
    Semmai, è la fede in Lui come Messia che opera da spartiacque.
    Mi preme anche sottolineare come l’espressione che si sente ancora usare correntemente, secondo la quale gli ebrei ” non hanno accolto” Gesù come Messia, non sia del tutto vera. Una gran parte degli ebrei, e certamente le autorità religiose del Sinedrio, non lo hanno fatto.Ma una parte per noi non solo significativa, ma determinante, l’ha fatto: eccome. E vorrei insistere su cosa volesse dire per un ebreo dell’epoca credere e proclamare che quell’oscuro predicatore in odore di ambiguità per i capi fosse il Figlio di Dio: una bestemmia innominabile, la morte certa. Come sa bene Stefano, fatto fuori a pietrate , e tutti quelli perseguitati con ferocia e puntiglia da Saulo prima che una provvidenziale botta lo disarcionasse in tutti i sensi…
    Noi , oggi, siamo qui, e la fede in Gesù Cristo è viva e vegeta solo ed esclusivamente perché c’è stato un gruppo di ebrei che ha creduto quello che per loro era l’incredibile, sfidando l’ira e l’autorità di sacerdoti e sinedrio.
    La nostra Chiesa delle origini, a partire dal primo papa, è stata tutta ebraica.

    27 Giugno, 2013 - 15:10
  67. Marilisa

    Leggo in ritardo e rispondo solo ora alla signora Bottini.

    “Mi dica perché se Gesù era ebreo mangiava le spighe di sabato.”(S. Bottini)

    Questa domanda dovrebbe mettermi in imbarazzo, secondo lei?
    Lei, dunque, non si è ancora accorta che Gesù era Uno controcorrente? Che scandalizzava i suoi correligionari?
    Non sa che condannava gli aspetti più vacui, farisaici, della religione sua e dei suoi fratelli ebrei?
    Non sa che ha detto: “il sabato è fatto per l’uomo, e non l’ uomo per il sabato”, volendo significare che gli atteggiamenti esteriori( e ipocriti) sono da rigettare, e che la profondità del cuore è quella che importa veramente?
    Se ancora non ha capito questo, il suo cristianesimo è tutto da rivedere.

    27 Giugno, 2013 - 18:13
  68. Silvia Bottini

    nico e lorenzo,condivido in un certo senso ma, non comprendo appieno, Gesù ebreo, nella carne, ma “né carne né il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio”, è la nostra professione di fede. Forse dirò cose banali, e mi scuso della mia poca intelligenza, ma il vostro linguaggio non lo comprendo, sembra non siate cattolici, almeno non di quella cattolicità che viene chiesta ai Cristiani perché Gesù è morto in croce: il giusto, l’unico giusto, che si addossò i peccati del mondo è morto in croce, in giudea, non altrove.. Mio marito, ora defunto, che ne sapeva, e le seguiva da vicino queste cose, evvero, ebbe a biasimare la critica asprissima che si levò dal mondo ebraico per via di quell””Oremus et pro laudes” , che si recitava nel nuovo Missale Romanum attorno agli anni 60 o su di li. E ancor più sofferse nel suo intimo quando, per mettere a tacere e dissipare le ombre in ossequio ad Abraham Foxman che aveva collaborato nella stesura della “nostra aetate” -mi sembra, se non vado errata- si urtò, e subito i nostri vescovi corsero ai ripari modificando la prece, in parte. Ma ancora le loro richieste non erano state soddisfatte perché il testo -formula latina dell’antico rito- lasciava l’impressione che la Chiesa volesse convertire gli ebrei. E questo è contrario allo spirito della Nostra aetate e allo spirito della visita in sinagoga: gli ebrei non si convertiranno mai, né lo desiderano. Un po’ di grano salis farebbe dire che le preci tanto care al Popolo di Dio vanno difese,la nostra fede va difesa. Se il popolo di Israele si salverà, sarà con l’abbracciare la croce di Cristo, quel Cristo di cui noi siamo corpo.

    27 Giugno, 2013 - 21:08
  69. A Nico e Lorenzo,
    AUGURI

    27 Giugno, 2013 - 21:18
  70. Silvia Bottini

    « Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i Profeti e
    lapidi coloro che sono a te inviati, quante volte ho voluto raccogliere
    i tuoi figliuoli . . . e voi non avete voluto! Ecco, si lascia a voi la vostra
    casa deserta. Poiché io vi dico: D’ora innanzi più non mi vedrete, finché
    diciate: – Benedetto chi viene nel nome del Signore”…

    Questo è il Vangelo, Israele è casa deserta finchè non crederà nel Cristo, nell’Unto del Signore.

    27 Giugno, 2013 - 21:21
  71. Silvia Bottini

    Matteo, Matteo, caro, mi fa tanto sorridere la tua romanità….

    27 Giugno, 2013 - 21:27
  72. Silvia, Dio è fedele e non ritira le Sue promesse. Su questo siamo d’accordo no?
    Il popolo eletto è e rimane tale. Le infedeltà di alcuni di loro non possono annullare la promessa di Dio.
    San Paolo stesso ce lo ricorda in diversi modi, affermando anche:
    “E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa” (Gal 3,29).
    Se apparteniamo a Cristo, siamo discendenza di Abramo: non ci vedo nessuna contrapposizione ma completamento, pienezza.

    Comunque ti voglio rassicurare: sono cattolica, con tanto di timbro e venia canonica.
    😉

    27 Giugno, 2013 - 21:38
  73. A Nico e Lorenzo,

    sembra che le vostre riflessioni
    non servano ad un tubo,
    soprattutto a chi fa domande retoriche.

    Tipico di altri personaggi del blog Accattoli.

    Le differenze,
    sono la grande ricchezza

    27 Giugno, 2013 - 21:44
  74. Luigi Accattoli

    Il cardinale Bergoglio nel volume IL CIELO E LA TERRA – pagina 170:

    C’è una frase cruciale del Concilio Vaticano II: Dio si manifesta a tutti gli uomini e riscatta per primo il popolo depositario delle promesse. E siccome Dio è fedele alle sue promesse, [il popolo depositario] non viene rifiutato. La Chiesa riconosce ufficialmente che il Popolo di Israele continua a essere il depositario delle promesse. Non dice mai: ‘Avete perso la partita, ora tocca a noi’. E’ un modo di riconoscere il Popolo di Israele“.

    28 Giugno, 2013 - 0:01
  75. Silvia Bottini

    Papa Francesco, la sua semplicità è di buon senso in questo tempo ingrato. Il papa emerito, un grande teologo,lo ritengo uno tra i più grandi e coraggiosi dei papi. Ho rispetto per la frase in citazione, perché è di un pontefice. Mio marito diceva che la parola dei pontefici venerabili è suffragata dall’infallibità, ed “ante litteram”pontefici come Pio XII e Pio X e Leone XIII parlarono un linguaggio diverso sulla questione ed anche per loro vale la stessa Infallibili! Ora, chi di loro sta sbagliando? Come possono convivere due infallibilità: o mente uno, o hanno mentito gli altri.

    28 Giugno, 2013 - 6:59
  76. Silvia Bottini

    L’intelligenza della fede mi dice che occorre separare quello che è letterale nella scrittura ,dove le parole esprimo oggetti, fatti, persone eventi storici . E quello spirituale che esprime un’altra realtà,dove gli stessi oggetti, eventi, assumono un’altra luce un altro significato. Ma noi cattolici non possiamo perderci nel grande mare della confusione perché abbiamo la Tradizione patristica come Domina, i grandi padri che da un confine all’altro da oriente ad occidente hanno detto le stesse cose, hanno tanto studiato tanto i testi: Tommaso D’Aquino, Agostino, Crisostomo e altri. Orbene, esistono, è vero, errori per difetto, e la storia ne è piena, ma sulle Verità di fede non possiamo sbagliare. Ci sono le parabole, quella del fico maledetto in Matteo, quella dei due figli, e dei vigniaioli omicidi, e del banchetto nunziale che il Re prepara per il Figlio dove gli invitati non vanno. Si riferisce agli ebrei, non a noi, non ai pagani ai gentili, ma al popolo ebreo. Allora che senso assumono, alla luce di quello che dice Papa Francesco e la Chiesa degli ultimi 50 anni quelle parabole. Dobbiamo dedurre che non valgono più? Che non significano più quello che intendono? Non crediamo nei padri: va bene, non crediamo nella Santa Tradizione, bane pure. Ma,evvero,crediamo almeno in Gesù. Come si può piacere a Dio se ci si allontana dalle Sue parole.

    28 Giugno, 2013 - 7:05
  77. Silvia Bottini

    E poi, ditemi, non sono due forse le Alleanze? Non professiamo, noi tutti che andiamo a Messa la Domenica di credere nella “Nuova ed Eterna Alleanza”?
    La Nuova ed Eterna, qui la vecchia non è neppure contemplata. Ora, io sono vecchia è vero, ma non pazza, a meno che non vogliate che lo diventi con tutta questa confusione.
    Per quanto mi riguarda continuerò a seguire l’insegnamento moralmente unanime (e quindi infallibile) dei Padri della Chiesa, allontanarsene significa giudaizzare, ossia apostatare.

    28 Giugno, 2013 - 7:23
  78. Silvia Bottini

    ” se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa”…cita la brava nico.
    Apposta dico, evvero, qui non vale il contrario, non è in virtù di Abramo che siamo eredi, ma in virtù di Cristo. A me sembra chiaro e inequivocabile.

    28 Giugno, 2013 - 7:25
  79. Silvia Bottini

    domande retoriche? Matteo, se le domande lo sono, le risposte non sono da meno.
    Mi dispiace averti urtato con le mie domande “retoriche”.

    28 Giugno, 2013 - 7:28
  80. Silvia Bottini

    Ponetevi di tanto in tanto queste domande “retoriche”, per il bene dell’anima vostra. Ve lo dice una vecchia ad un passo dal creatore; non siate come i ciechi che portano altri ciechi per non cadere entrambi nel precipizio.
    Dio vi benedica.

    28 Giugno, 2013 - 7:38
  81. Luigi Accattoli

    Signora Bottini buon giorno: vedo che lei ed io siamo mattinieri. La ringrazio per la pacata serietà dei suoi interventi. Ieri mi avevano stimolato a cercare nella memoria quella pagina di Bergoglio, stamane mi richiamano Benedetto e il suo provvidenziale insegnamento sulla permanenza di Israele nella promessa di Dio. Ecco un brano dell’omelia della Messa di aperture del XII Sinodo dei Vescovi su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, del 5 ottobre 2008, nella quale applica a noi cristiani – dopo che agli israeliti – la parabola dei vignaioli omicidi: “Alla fine, il proprietario della vigna compie l’ultimo tentativo: manda il proprio figlio, convinto che ascolteranno almeno lui. Accade invece il contrario: i vignaioli lo uccidono proprio perché è il figlio, cioè l’erede, convinti di potersi così impossessare facilmente della vigna. Assistiamo pertanto ad un salto di qualità rispetto all’accusa di violazione della giustizia sociale, quale emerge dal cantico di Isaia. Qui vediamo chiaramente come il disprezzo per l’ordine impartito dal padrone si trasformi in disprezzo verso di lui: non è la semplice disubbidienza ad un precetto divino, è il vero e proprio rigetto di Dio: appare il mistero della Croce. Ma nelle parole di Gesù vi è una promessa: la vigna non sarà distrutta. Mentre abbandona al loro destino i vignaioli infedeli, il padrone non si distacca dalla sua vigna e l’affida ad altri suoi servi fedeli. Questo indica che, se in alcune regioni la fede si affievolisce sino ad estinguersi, vi saranno sempre altri popoli pronti ad accoglierla. Proprio per questo Gesù, mentre cita il Salmo 117 [118]: “La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo” (v. 22), assicura che la sua morte non sarà la sconfitta di Dio. Ucciso, Egli non resterà nella tomba, anzi, proprio quella che sembrerà essere una totale disfatta, segnerà l’inizio di una definitiva vittoria. Alla sua dolorosa passione e morte in croce seguirà la gloria della risurrezione. La vigna continuerà allora a produrre uva e sarà data in affitto dal padrone “ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo” (Mt 21,41).

    28 Giugno, 2013 - 7:38
  82. lycopodium

    “Gesù ebreo” si dice in molti modi e non tutti di medesima verità.
    Nella Tradizione ecclesiale, scritta e agita, il rapporto tra Gesù Cristo e l’ebraismo è – come mostra Nico in quel passo di Meier e come mostra il libro da me segnalato – giocato su tre registri quasi in contemporanea: continuità, discontinuità e compimento.
    “Continuità, discontinuità e compimento”, così come in Sé le coniuga Gesù Cristo, sono la “porta stretta”.
    Peraltro questa porta stretta è la più logica: ognuno di noi è (a diverso titolo e in diversa misura) in continuità, in discontinuità e in compimento.
    Leggendo del tema in questione e anche di questioni tangenzialmente attinenti, mi sono reso conto di un paradosso: il modo di recepire “continuità, discontinuità e compimento”, da parte di alcuni troppi, non è mai a 360°.
    Ad esempio, in un editoriale di una rivista pastorale (in realtà abbastanza scalcagnato) da un lato si afferma che “gli schemi interpretativi del Medioevo cristiano sono mutuati più dall’Antico Testamento e dalla liturgia del tempio, che dalla novità del Vangelo” e dall’altro si afferma che “memoriale [liturgico: categoria propria dell’Antico Testamento e dalla liturgia del tempio!], che rende attualmente operante l’evento compiuto una volta per tutte, determina che tutta la realtà sia realmente posta sotto l’azione efficace del Risorto”.
    Allora, è il nostro pre-giudizio storico (relativista e assolutista ad un tempo) a decidere una continuità buona da una continuità cattiva?
    Forse i trapassati (ergo, la Tradizione ecclesiale) erano più saggi di noi e sapevano che si poteva tramandare e conservare una Novità sostanziale solo dentro strutture formali, proprie del resto non solo di una tradizione religiosa particolarmente eletta, ma vera e propria variabile indipendente dell’homo religiosus…
    Potremmo trovare queste contraddizioni paralizzanti quasi in ogni testo prodotto in questi anni (come quella di chi, in un contesto, loda giustamente il Sabato ebraico e, in altro contesto, denuncia davvero incongruamente una presunta sabbatizzazione del Giorno del Signore).
    E via dicendo…
    Se non si tiene conto di tutto questo, si rischia di recepire (o rifiutare) la Tradizione in termini limitati e limitanti, oppure di uscire del tutto dalla Tradizione.
    A “continuità, discontinuità e compimento” rischieremo di aggiungere “tradimento”.

    28 Giugno, 2013 - 7:49
  83. lycopodium

    rischieremmo

    28 Giugno, 2013 - 7:50
  84. Luigi Accattoli

    Cara Signora Bottini l’ottimo magistero secondo il Concilio svolto dal Papa teologo ha fornito anche una lettura della parabola dei due figli come riferita a noi oltre che ai capi degli israeliti: “Gesù nel Vangelo riprende questo tema fondamentale della predicazione profetica. Racconta la parabola dei due figli che sono invitati dal padre a lavorare nella vigna. Il primo figlio rispose: “«Non ne ho voglia»; ma poi, pentitosi, ci andò” (Mt 21,29). L’altro, invece, disse al padre: “«Sì, signore», ma non andò” (Mt 21,30). Alla domanda di Gesù, chi dei due abbia compiuto la volontà del padre, gli ascoltatori giustamente rispondono: “Il primo” (Mt 21,31). Il messaggio della parabola è chiaro: non contano le parole, ma l’agire, le azioni di conversione e di fede. Gesù – lo abbiamo sentito – rivolge questo messaggio ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo di Israele, cioè agli esperti di religione del suo popolo. Essi, prima, dicono “sì” alla volontà di Dio. Ma la loro religiosità diventa routine, e Dio non li inquieta più. Per questo avvertono il messaggio di Giovanni Battista e il messaggio di Gesù come un disturbo. Così, il Signore conclude la sua parabola con parole drastiche: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli” (Mt 21,31-32). Tradotta nel linguaggio del tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei loro peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli “di routine”, che nella Chiesa vedono ormai soltanto l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato da questo, dalla fede“.

    OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
    Aeroporto turistico di Freiburg im Breisgau
    Domenica, 25 settembre 2011

    28 Giugno, 2013 - 7:53
  85. Luigi Accattoli

    Un terzo saluto alla signora Bottini prima di lasciare il desco e uscire in città. Anch’io ho grande stima del magistero coraggioso di Papa Benedetto – come lei l’ha chiamato – e ricambio la sua esortazione a riflettere su “queste domande” suggerendo la lettura sistematica delle omelie del Papa teologo. In esse vi è una minuta e insieme sistematica rilettura biblica alla luce dell’affermazione conciliare che è in Nostra Aetate 4: “Se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura. Curino pertanto tutti che nella catechesi e nella predicazione della parola di Dio non si insegni alcunché che non sia conforme alla verità del Vangelo e dello Spirito di Cristo“.

    28 Giugno, 2013 - 8:28
  86. Silvia Bottini

    Buon giorno a Lei dottor Accattoli, parlarLe mi emoziona. Son mattiniera è vero, e lenta, ad una certa età il sonno diventa breve, come la vita: le antiche abitudini muoiono con noi.
    Grazie per questa luminosa pagina che ho letto con passione, interesse, e per l’attenzione che mi ha riservato. Sono grata anche all’ottimo Lycopodium per quanto ha scritto che non dista molto dal grido d’allarme che il papa emerito, il venerabile Benedetto XVI (che Dio lo benedica e lo preservi da ogni male) lancia a proposito del rischio sempre più cogente che ” i pubblicani e le prostitute passano avanti nel regno di Dio” . Un dardo che arriva dritto al cuore della Chiesa cattolica, critiana, e di ciascuna anima che crede nella vita oltre la morte.Spesso mi sono posta domande su domande, perennemente in tiro tra due sponde: quella del sangue e l’altra dello spirito. Leggendo il commento dell’amato Benedetto XVI mi sembra di sentire il sibilo della sirene prima del bombardamento, evvero, tanto è forte il rischio di smarrire il senso, la via, tra le fitte nebbie del relativismo della secolarizzazione, del male e del peccato..
    “Dire e non fare” , come Lei , dott. Accattoli fa giustamente notare in questa brillante pagina, riprone e attualizza l’impazienza dell’attesa che tarda a venire e l’idolatria che rimpiazza il Vivente. Trovo buono, ciò che ho letto, quelle parole contengono molta verità e le mediterò con rinnovata fede. Grazie di cuore dott Accattoli Luigi, e ringrazio ciascuno di voi.

    28 Giugno, 2013 - 9:02
  87. Signora Bottini, mi permetto ancora solo una piccola parola sul problema dell’infallibilità pontificia:
    il dogma è stato promulgato durante il concilio Vaticano I (Costituzione Pastor Aeternus – 1870).
    In esso si afferma che il papa è infallibile solo quando parla ex-cathedra (e non per esempio in un’omelia o in un discorso, neppure in un’enciclica…).
    Da allora, i papi hanno invocato una sola volta in modo inequivocabile ed esplicito l’infallibilità (una volta, in 143 anni): quando è stato promulgato il dogma dell’Assunta (anche se ci sono altri due casi in cui la cosa è ancora discussa, l’esclusione del sacerdozio femminile ed alcuni passaggi dell’Evangelium Vitae).

    Questo non significa che un papa non sia sempre autorevole, ma autorevole e infallibile non sono la stessa cosa.

    Buona giornata a Lei e a tutti

    28 Giugno, 2013 - 9:10
  88. Silvia Bottini

    Certamente, lo so, conosco la costituzione che rammenti! Mi riferivo piuttosto a quella “infallibità” che deriva direttamente da Dio , espressa “ante litteram” appunto riguardo specificamente la questione posta in essere. Non applicabile ad un generico discorso, o una enciclica,no, no…non lo intendevo. Anzi, mi domandavo, anche in vista di quelle promesse irrevocabili : se l’infallibilità ha un “marchio” divino, come ne può uscire Benedetto XVI. Se è vero, com’è vero, che una promessa, un dono vale sempre, questo non può valere per alcune cose e non per altre, in materia di fede. Almeno credo. A meno che ,non ci siano degli spartiacque che ignoro.

    28 Giugno, 2013 - 9:57
  89. Al di fuori del dogma e delle sue condizioni, Dio non garantisce nessuna infallibilità a nessuno: papi vescovi o santi, siamo e restiamo uomini, e quindi fallibili.
    Condizionati dalla cultura del tempo e dalle sue conoscenze, per esempio, per cui accade che un papa condanni una teoria (vedi il caso Galileo, ma anche infiniti altri) e un altro secoli dopo la riconosca giusta.

    Non ci sono spartiacque, solo la nostra difficoltà ad accettare che Dio non interviene direttamente nella nostra storia, se non in casi eccezionali (miracoli), per il resto ha deciso fin dalla creazione di fare appello alla nostra libertà e di prendersi il rischio di accoglierci con i nostri errori.
    Per questo ogni cristiano è chiamato non ad accogliere passivamente ma a pensare e cercare di comprendere gli insegnamenti del magistero, per poter assentire POI prestando il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà.

    Su questa strada, difficile, molti cristiani hanno subito forme di martirio dentro la chiesa stessa, prima che il loro pensiero venisse non solo accolto, ma riconosciuto come profetico (penso a Rosmini, per esempio).

    28 Giugno, 2013 - 10:12
  90. Silvia Bottini

    E’ vero, Grazie cara.
    Rosmini ” le cinque piaghe della Chiesa”, fu molto rivalutato…mio marito adorava Rosmini, e Manzoni ovviamente.

    28 Giugno, 2013 - 10:16
  91. Che tenerezza, Silvia. Se conto le volte in cui hai nominato il tuo sposo nei tuoi interventi, ne ricavo l’immagine di un amore grande che ti ha accompagnata.
    Mi viene in mente una bellissima poesia di Montale:

    “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
    e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
    Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
    Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
    le coincidenze, le prenotazioni,
    le trappole, gli scorni di chi crede
    che la realtà sia quella che si vede.

    Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
    non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
    Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
    le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
    erano le tue”

    28 Giugno, 2013 - 10:25
  92. Silvia Bottini

    E di scale ne abbiamo scese davvero tante, tutti i giorni, dal nostro nido al quinto piano. Siamo stati felici insieme anche se la nostra vita non fu allietata dall’arrivo dei figli.Sia fatta la volontà di Dio.

    28 Giugno, 2013 - 12:56
  93. Luigi Accattoli

    Grazie Silvia, grazie Nico, grazie Lyco. Così si parla tra uomini e donne, con rispetto e gratitudine, gareggiando nel comprendersi e nello stimarsi.

    28 Giugno, 2013 - 14:22

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