Gesù alle prese con quella mamma di lingua greca che gli parla della figlia e dei cagnolini

Cristo e la Cananea di Annibale Carracci (1595), Pinacoteca Stuart, Parma – per segnalare la registrazione audio della lectio di Pizza e Vangelo del 4 aprile sull’episodio com’è narrato dal Vangelo di Marco nel capitolo 7, dove la donna è detta “siro-fenicia” e di lingua greca. Nei commenti alcuni testi del Magistero e dei teologi sulla possibilità che Gesù vivesse dei mutamenti nella consapevolezza della sua missione, questione che lunedì era emersa nella conversazione.

Qui la registrazione audio della lectio su Marco 24-30:

22 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Otto possibili fonti sulla consapevolezza di Gesù riguardo alla propria missione. Nei commenti che seguono riporto brani di autori e documenti che suggerisco ai visitatori interessati ad approfondire questo capitolo centrale della cristologia. Sono tutte ottime letture. Grandi maestri, il Vaticano II, il Catechismo della Chiesa Cattolica, la Commissione teologica internazionale, la Pontificia commissione biblica ci aiutano a intendere l’umanità di Cristo. Segnalo in particolare il testo della Pontificia commissione biblica, che avevo citato a memoria durante la conversazione di lunedì, in risposta a chi chiedeva come fosse possibile che l’incontro con la donna siro-fenicia potesse indurre Gesù a un mutamento nell’idea che si era fatto della sua missione: “Crescendo in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini egli acquisisce una coscienza sempre più precisa della missione affidata a Lui dal Padre, dall’infanzia fino alla morte in croce”. Possiamo dunque benissimo vedere nell’incontro con quella donna un momento di tale crescita.

    8 Aprile, 2022 - 17:18
  2. Luigi Accattoli

    Romano Guardini, Il Signore (1937) – capitolo GetsemaniLa vita di Dio non ha tempo e cambiamento: resta un’infinita e semplice presenza. La vita dell’uomo procede in periodi, sale e discende. Nel Signore vi erano entrambe le cose: l’eterna presenza e il cammino nel tempo (Vita e Pensiero 2008, p. 507)

    8 Aprile, 2022 - 17:19
  3. Luigi Accattoli

    Hans Urs von Balthasar, Il Verbo si fa carne – capitolo del volume “Meditazione” 1955 (edizione italiana: Paoline 1958). Sotto un certo aspetto ciò che il Figlio è o fa, è umano, ma la qualità di questo stesso elemento umano si distingue da tutti gli altri elementi umani e da tutto ciò che nel mondo è possibile. Tuttavia l’aspetto umano del figlio dell’uomo è veramente umano, non alterato o irriconoscibile. Questo elemento umano ha in sé la qualità del divino come un ferro può diventare incandescente […]. Ma quell’esistenza visibile, l’umanità di Cristo, non è una finzione, tanto per insegnare con un esempio, come fa il maestro che scrive sulla lavagna la soluzione ma non partecipa alla faticosa ricerca dello scolaro. No, egli è il vertice del mondo che aspira al Padre e facilita la strada per tutti, assumendo su di sè gli sforzi di tutti (pp. 150 e 157).

    Sulla relazione in Cristo dell’elemento umano e di quello divino von Balthasar ha poi pubblicato nel 1961 un saggio di grande impegno intitolato “Fides Christi”, che è confluito nella raccolta di testi “Sponsa Verbi”, anch’essa del 1961, tradotta in Italia dalla Morcelliana nel 1969, dove lo si legge alle pagine 41-72. L’ho riletto in questi giorni e lo suggerisco ai visitatori dotati di buoni denti.

    8 Aprile, 2022 - 17:20
  4. Luigi Accattoli

    Gaudium et Spes 22 (1965). Poiché in Cristo la natura umana è stata assunta, senza per questo venire annientata, egli ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché il peccato.

    8 Aprile, 2022 - 17:21
  5. Luigi Accattoli

    Walter Kasper, Gesù il Cristo (Queriniana 1975). Proprio perché (e non benché) Gesù si sapeva totalmente unito al Padre, egli possedeva anche una coscienza interamente umana, si poneva degli interrogativi umani, cresceva in età e in sapienza. La sua coscienza dell’unità con il Padre non si riduceva a una conoscenza oggettuale ma era una sintonia di fondo che si concretava nelle situazioni sempre diverse e imprevedibili in cui a Gesù concretamente si dischiudeva il senso della volontà divina (p. 349).

    8 Aprile, 2022 - 17:22
  6. Luigi Accattoli

    Karl Rahner, Corso fondamentale sulla fede (Edizioni Paoline 1977). Gesù possedeva un’autocoscienza umana che non è lecito identificare monofisisticamente con la coscienza del Logos di Dio, dalla quale poi la realtà umana di Gesù verrebbe in fondo guidata passivamente, come se fosse una livrea che identifica il soggetto Dio, unico a essere attivo. L’autocoscienza umana di Gesù stava di fronte a Dio in distanza creaturale, libera, obbediente e adorante, come ogni altra coscienza umana (p. 323).

    8 Aprile, 2022 - 17:23
  7. Luigi Accattoli

    Pontificia Commissione Biblica, Bibbia e cristologia – 1984 – paragrafi 99.101. Il segreto ultimo –o piuttosto il mistero– di Gesù consiste essenzialmente nel suo rapporto con Dio. Nella sua preghiera Egli lo chiama “Abba”: parola che in aramaico significa “Padre” con una sfumatura di familiarità (cfr. Mc 11,36 ecc.). Nella medesima frase Egli si attribuisce il nome di “Figlio” in cui afferma che solo il Padre conosce il giorno del Giudizio, escludendo gli Angeli e il Figlio stesso (Mc 13,32) […]. Questo è il segreto intimo in cui trovano la loro origine tutti i comportamenti di Gesù, oppure, per esprimersi in altri termini, la sua autentica filialità (o condizione filiale). Egli ha coscienza di ciò fin dalla fanciullezza (Lc 4,9) e lo manifesta con la sua perfetta obbedienza alla volontà del Padre (Mc 14,36 e par.). Questa condizione di Figlio non gli impedisce di essere un uomo in modo perfetto, che “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52). Così egli cresce acquisendo una coscienza sempre più precisa della missione affidata a Lui dal Padre, dall’infanzia fino alla morte in croce. Infine, fa l’esperienza atroce della morte come ogni altro uomo (cf. Mt 26,39; 27,46 e par.) e, come si dice nella lettera agli Ebrei, «pur essendo Figlio imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì» (Eb 5,8).

    https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_20090608_bibbia-cristologia_it.html

    8 Aprile, 2022 - 17:23
  8. Luigi Accattoli

    Commissione teologica internazionale, La coscienza che Gesù aveva di se stesso e della sua missione (1985) – paragrafo 2.4 – Il Figlio sa che nel compimento della volontà del Padre, lo Spirito lo guida e lo sorregge sino alla croce. Qui, conclusasi la sua missione terrena, egli “affida” (paredôken) “il suo spirito” (pneuma) (Gv 19, 30), nel quale alcuni scorgono un’introduzione del dono dello Spirito. Fin dalla sua resurrezione e ascensione, egli diventa come uomo glorificato ciò che egli è stato come Dio da tutta l’eternità: “spirito datore di vita” (1 Cor 15, 45; 2 Cor 3, 17), Signore capace di diffondere sovranamente lo Spirito Santo per innalzarci in lui alla dignità dei figli. Ma questa relazione del Figlio incarnato col Padre si esprime allo stesso tempo in maniera “kenotica” [12]. Per poter realizzare l’obbedienza perfetta, Gesù rinuncia liberamente (Fil 2, 6-9) a tutto ciò che potrebbe ostacolare tale atteggiamento. Così non vuole, ad esempio, ricorrere alle legioni angeliche che potrebbe ottenere (Mt 26, 53), vuole crescere come un uomo “in sapienza, età e grazia” (Lc 2, 52), imparare a obbedire (Eb 5,8), affrontare le tentazioni (Mt 4, 1-11 par.), soffrire.

    https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1985_coscienza-gesu_it.html

    8 Aprile, 2022 - 17:23
  9. Luigi Accattoli

    Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) – paragrafo 472: L’anima umana che il Figlio di Dio ha assunto è dotata di una vera conoscenza umana. In quanto tale, essa non poteva di per sé essere illimitata: era esercitata nelle condizioni storiche della sua esistenza nello spazio e nel tempo. Per questo il Figlio di Dio, facendosi uomo, ha potuto accettare di « crescere in sapienza, età e grazia » (Lc 2,52) e anche di doversi informare intorno a ciò che nella condizione umana non si può apprendere che attraverso l’esperienza. 105 Questo era del tutto consono alla realtà del suo volontario umiliarsi nella « condizione di servo » (Fil 2,7).

    8 Aprile, 2022 - 17:25
  10. maria cristina venturi

    Noto che si citano solo interpretazioni moderne .
    Evidentemente i Padri della Chiesa e tutti coloro che rifletterono sulle Scritture prima del secolo XX ,non vanno piu’ di moda. Forse i moderni ( o modernisti?) credono di saperne di piu’ ,di interpretare meglio il Vangelo dei Padri della Chiesa. Vuoi mettere un Rahnercon un Sant’ Agostino o un Kasper con un San Gerolamo ?

    8 Aprile, 2022 - 20:06
  11. maria cristina venturi

    Questa superbia dei moderni di credere di saperne di piu’ di coloro che li precedettero e’ insopportabile.
    Lo e’ in tutti i campi, ma nella religione ancora di piu’. L’ nsopprimibile spocchia di chi crede di aver capito tutto, mentre prima lui non avevano capito nulla, fa di che un cattolico di oggi crede di saperne di piu’ dei primi teologi e dottori della Chiesa.

    8 Aprile, 2022 - 20:25
  12. Lorenzo Cuffini

    Rif. 20,06 e 20,25
    Per non parlare della superbia insopportabile delle cimici commentatorie che si ergono al di sopra del papa e della Chiesa, gabbando certi loro oscuri webbaroli per sacri profeti.
    Se magari si lasciasse nel cassetto l’ossessione per le etichette e la presunta modernità/modernismo , piantandola lì di venerare la naftalina come personale vitello d’oro, e si andasse alla sostanza di quello che si commenta, si farebbe cosa sensata.

    8 Aprile, 2022 - 20:33
  13. Amigoni p. Luigi

    Rif. ore 20.25 – Esegesi odierna: grande
    Senza spocchia e senza tema di essere censurato da nessuno/a sostengo che in fatto di esegesi (lettura e interpretazione dei passi scritturistici) qualsiasi buon esegeta moderno batte tranquillamente sant’Agostino, sant’Ambrogio e san Gerolamo ed altri. I quali hanno dato il loro grande contributo, molto apprezzato e valorizzato, ieri e oggi. Ma data la loro intelligenza, autorevolezza e santità questi padri della Chiesa non si sentirebbero né offesi nè sminuiti da questo raffronto. Oltre tutto – per esempio – Agostino non conosceva il greco e non sapeva nemmeno di alcuni dogmi a cui è vincolata la nostra attuale scienza cristiana.

    8 Aprile, 2022 - 20:46
  14. Mi ha sempre colpito la figura di questa donna che si accontentava delle briciole.

    8 Aprile, 2022 - 20:59
  15. maria cristina venturi

    Certo padre Amigoni qualsiasi buon esegeta moderno batte Sant Agostino. Certo per chi crede che razionalita’ e scienza battano la santita’ e che essere piu’ colti voglia dire essere piu’ saggi Come diceva il Vangelo ? ” Hai rivelato queste cose ai piccoli e non ai sapienti e agli intelligenti”
    La santita’ caro padre Amigoni invece batte qualsiasi interpretazione razionale/ modernista. Come la santita’ batte ogni burocrazi ecclesiastica. Il problema della Chiesa e della teologia di oggi e’ la mancanza di santita’ : cioe’ abbonda la scienza ma manca la cosa fondamentale cioe’ la fede . Chi vuol seguire persone che sono palesemente senza fede? ( Da qui la crisi delle vocazioni)

    I Padri della Chiesa credevano.
    ed erano santi. I sapienti i oggi con tutta la loro scienza non credono e non sono santi. E’ questa la differenza caro Amigoni ed e’ questa la causa della crisi della Chiesa e dell’ allontamento di molti fedeli: si accorgono che voi cari preti, ormai ridotti a burocrati, NON CREDETE e tutte le vostre belle parole sono retorica.
    Sant’Agostino caro Amigoni CREDEVA, cosa che non si puo’ dire di voi. E quindi, scusi se glielo dico mi fido piu’ di Sant’ Agostino che di Kasper . Mi fido piu’ dei padri della Chiesa che dei moderni teologi. Se poi lei caro Amigoni invece e’ di quelli per cui la Chiesa e& iniziata nel 1963, posso solo compiangerla. Non attingerà alle ricchezze teologiche di prima del 1963.

    8 Aprile, 2022 - 21:42
  16. Lorenzo Cuffini

    Venturi: vedi un pò di compiangere te stessa va.

    9 Aprile, 2022 - 0:40
  17. Amigoni p. Luigi

    Rif. 8 aprile 21.42 – No Suv (Santi di una volta)
    Dal 1963 non ci sono più i santi di una volta; in compenso abbiamo i/le misurometri/e della santità e della fede.

    10 Aprile, 2022 - 13:26
  18. alphiton

    Ogni epoca produce una riflessione e una teologia con i mezzi e gli strumenti di cui dispone. Squalificare tout court la teologia contemporanea non è corretto perché essa si è sviluppata in un contesto profondamente diverso da quello antico e medioevale. Mi sembra piuttosto che questo atteggiamento sia figlio di una mancata ricezione della dinamica dell’incarnazione: il messaggio di fede, pur mantenendo il suo nucleo fondamentale, deve necessariamente assumere le categorie delle diverse culture che si susseguono. Le teologie che ne vengono fuori sono il frutto di un dialogo indispensabile col mondo in cui la Chiesa vive. Come diceva Ambrogio: “Nova semper quaerere et parta custodire”.

    Alberto Farina

    10 Aprile, 2022 - 16:23
  19. Amigoni p. Luigi

    Rif. 16.23 – Sant’Ambrogio, grande
    Splendida citazione (usata spesso anche da Paolo VI) di un “grande antico”, che obbliga ad alzare il livello di intelligenza e di maturità ecclesiale di chi partecipa allo scambio del blog. Grazie

    10 Aprile, 2022 - 18:31
  20. Luigi Accattoli

    Ad Alberto Farina e Maria Cristina Venturi e a tutti. Il fatto che nel mio post e nei commenti a esso legati venissero citate solo interpretazioni moderne era dovuto – oltre che alla mia minore padronanza delle fonti antiche – alla circostanza che intendevo rispondere a una domanda su Cristo che è di oggi, come chiarisce uno dei testi citati, il documento della Commissione teologica internazionale: “L’applicazione del metodo storico-critico ai Vangeli fa sorgere domande su Gesù Cristo, sulla coscienza che egli aveva della propria divinità, della propria vita e della propria morte salvifica, della propria missione, della propria dottrina e soprattutto del proprio progetto di fondare la Chiesa”. Nella lectio io non avevo trattato la questione, che era emersa nel dibattito seguito alle mie parole. Ho poi condotto, da dilettante, una piccola ricerca tra le fonti a me accessibili per rendere meglio comprensibile la risposta che avevo improvvisato nella discussione e che può essere ascoltata nella registrazione. A mia scienza, da Romano Guardini e von Balthasar a Rahner e Kasper, al Vaticano II e al Catechismo della Chiesa Cattolica, si delinea una risposta assai ben articolata a quella domanda. Segnalo in particolare i due documenti della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione teologica internazionale, ambedue pubblicati quando le due Commissioni avevano come presidente il cardinale Ratzinger. Credo dunque di essermi attenuto a testi attendibili e utili. Ma ovviamente chiunque tra i visitatori sappia di più può portare altre fascine alla catasta. Ringrazio tutti gli intervenuti nel dibattito.

    10 Aprile, 2022 - 18:57
  21. Teobaldo Mattioli

    In fondo…
    Maria Cristina Ventura
    contesta ad Accattoli di non essere un erudito teologo patrista.

    Qualunque cosa fai…. sempre pietre in faccia avrai…

    …mica vale solo per Lorenzo ! …. le pietre… ?

    13 Aprile, 2022 - 16:51

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