Radoani: vedevo come una falange che invocava per me

“Non mi sono mai annoiato, anche per lo sforzo mentale di recuperare alla memoria il testo esatto degl’inni con i quali pregavo”: così scherza – intervistato il 1° maggio da Diego Andreatta per “Vita Trentina” – Giacomo Radoani, 70 anni, docente all’Università del Tempo Libero e libraio in Trento. L’intervista narra i 42 giorni di ricovero negli ospedali di Tione, Arco e Trento, tra il 12 marzo e il 23 aprile e la fortunosa guarigione. Nei commenti una traccia semplificata del colloquio con le sole risposte di Radoani.

4 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Episodi di delirio. «Nella lettera di dimissioni ho trovato scritto che durante il periodo di sedazione sono stati registrati episodi di delirio… chissà quante stupidaggini avrò detto! Ho saputo che domenica 15 marzo, essendo peggiorata la mia situazione, da Arco mi hanno trasferito a Trento nel reparto di rianimazione, dove mi hanno sottoposto ad anestesia totale, ossigeno e trattamento forte con antibiotici ed altre cure di cui non so dire. Della fase di recupero in pneumologia al Santa Chiara ricordo due immagini: la gara di alcuni infermieri nell’accorrere al capezzale di un paziente invocante aiuto e la carezza sulla mia testa di un’infermiera alla quale una sera avevo rivolto supplichevole una richiesta incredibile, dicendole: ‘Pòrteme a mè cà, popa, te scongiuro, pòrteme a mè cà!’ Mi ha risposto con infinita tenerezza: ‘Adesso però è tardi, cerchi di dormire ora; ne riparleremo domani’ e così mi ha tranquillizzato. Ogni mattina al risveglio mi si affacciavano il disegno del mio nipotino di nemmeno 5 anni con la scritta ‘Sei grande, nonno, ce la farai… vedrai…’ e il messaggio di un sacerdote amico: ‘Il Signore ti rialzerà’. Pregavo per me con l’inno del IV secolo Te Deum laudamus, con il Miserere per gli amici di cui ho avuto la tristissima notizia della scomparsa e infine con il Veni Creator Spiritus. In tal guisa non mi sono mai annoiato, anche per lo sforzo mentale di recuperare alla memoria il testo esatto di questi inni. Se uno prega trova sempre qualcuno per il quale invocare la misericordia dell’Altissimo: basti pensare a tutti i bambini che soffrono nel mondo, ai carcerati, ai malati terminali”. 

    6 Settembre, 2020 - 22:31
  2. Luigi Accattoli

    Riconoscenza per tutti. “E’ inesprimibile la riconoscenza per gli operatori sanitari. Il Signore mi ha rialzato servendosi della loro opera generosa, assidua, piena di abnegazione e di coraggio. Oltre che dalla loro dedizione e professionalità sono stato salvato anche dalla forza della supplica di tutti coloro che mi vogliono bene. Al momento del risveglio postsedazione ho avuto nettissima la sensazione/visione di una folla di persone (tutti i miei familiari, tutto il paese di Condino, amici dei vari gruppi e associazioni a cui sono vicino, anche di Trento…) che, unita e compatta come una falange, pregava, invocava, reclamava in certo senso spingendo lontano sorella morte. E’ un’immagine difficile da descrivere ma che mi ha dato una forza incredibile: in quel momento ho pianto di gioia e di commozione: ho intuito che potevo farcela. Ai  parenti di chi è ancora in malattia dico di non perdere mai la fiducia e la speranza, di non lasciarsi mai sopraffare dalla depressione e dalla disperazione, di dare dimostrazione di autentica solidarietà ai loro familiari sofferenti, trasferendo loro la gioia della vita e della risurrezione. Da quest’esperienza certamente mi verrà un’attenzione e una comprensione maggiore per chi soffre; molto probabilmente un rinnovamento nel mio stile di vita; una riconoscenza, che però non so come tradurre in pratica, per tutti, ma proprio tutti coloro che mi hanno incoraggiato, sostenuto, curato e restituito alla vita, una riconoscenza viva, profonda, indicibile per tutti, per tutti».

    https://www.vitatrentina.it/2020/05/01/coronavirus-la-malattia-di-giacomo-radoani-che-sorpresa-al-risveglio-ed-ho-pianto-di-gioia/

    6 Settembre, 2020 - 22:31

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