Il “benvenuto” di Benedetto ai migranti

Oggi è la Giornata dei migranti e così ne ha parlato Benedetto a mezzogiorno dalla finestra dello studio: “Milioni di persone sono coinvolte nel fenomeno delle migrazioni, ma esse non sono numeri! Sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace. Sono lieto di rivolgere un cordiale saluto ai rappresentanti delle comunità migranti di Roma, oggi presenti in Piazza San Pietro. Benvenuti!” Il parroco di Santa Maria ai Monti ha ripetuto alla messa delle 19 le vive parole del papa applicando il “benvenuto” ai migranti del quartiere, e la predica era fatta.

33 Comments

  1. Gioab

    Caro Luigi, strano modo, si auspica l’arrivo dei migranti ai quali si da il benvenuto, per farli lavorare come schiavi, hai visto gli intervistati filippini nella tragedia della nave Costa ? non parlavano quasi neanche l’italiano, poi quando questi rimangono disoccupati e nei pasticci e si rivolgono in piazza, quella antistante il Vaticano, vengono sgombrati a manganellate dai difensori della pace.
    Ma ti pare logico ? si prega per la pace e si sloggiano a manganellate ? Non trovi che ci sia qualcosa di contraddittorio ? Benvenuti, per la madonna del manganello, quella di una volta, la protettrice di fascisti.

    15 Gennaio, 2012 - 15:38
  2. Luigi Accattoli

    Benvenuti anche i naufraghi della nave crociera: “Mi ha telefonato una parrocchiana e subito abbiamo aperto le porte della chiesa e per tutta la notte abbiamo cercato di dare conforto e un primo sollievo a chi stava vivendo questa brutta avventura”. Così racconta al collega Enrico Lenzi di “Avvenire” il parroco della chiesa dei santi Lorenzo e Mamiliano all’isola del Giglio.

    15 Gennaio, 2012 - 16:51
  3. Il testo del “Pange lingua” che si cantava una volta così recita nella seconda strofe:

    Nobis datus, nobis natus
    Ex intacta Virgine,
    Et in mundo conversatus,
    Sparso verbi semine,
    Sui moras incolatus
    Miro clausit ordine.

    Si è dato a noi, nascendo per noi
    da una Vergine purissima,
    visse nel mondo spargendo
    il seme della sua parola
    e chiuse in modo mirabile
    il tempo della sua dimora quaggiù. (traduzione Wikipedia)

    In realtà la parola “incolatus”, nome maschile della IV declinazione, vuol dire certo “dimora”, ma, più precisamente “soggiorno in un paese straniero”. E quindi: “Terminò in maniera mirabile il tempo che ha passato tra noi come uno straniero”. Gesù è stato un migrante, e non solo in Egitto, ma anche sulla terra. Veramente splendida questa strofe di Tommaso d’Aquino. Non avevo mai capito cosa significasse “incolatus” (pensavo anzi che fosse un participio!) finchè un’amica curiosa non mi chiese di tradurle alla lettera questa strofe. E così ho potuto gustare la raffinatezza linguistica di questi versi.

    15 Gennaio, 2012 - 20:23
  4. Luigi Accattoli

    Il Battaglia registra la voce italiana INCOLATO e la svolge così: “Dimora, residenza lontano dalla propria patria, dal proprio paese. – Nel diritto romano, condizione di chi si eleggeva il proprio domicilio presso una comunità diversa da quella d’origine”. Tra le ricorrenze cita poi un volgarizzamento da San Bernardo del XIV secolo che dice: “Guai a me, perchè l’incolato e l’abitazione mia è molto prolungata”.

    16 Gennaio, 2012 - 9:06
  5. Luigi Accattoli

    Grazie Antonella: che bello avere una prof di latino nel blog.

    16 Gennaio, 2012 - 9:07
  6. Luigi Accattoli

    Due consigli sui modi appropriati di passare il tempo: se sei in giro fai conferenze, se sei in casa sfoglia il Battaglia.

    16 Gennaio, 2012 - 9:13
  7. Caro Luigi, non ho lo stesso successo tuo come conferenziere.Per me il modo più appropriato di passare il tempo è scrivere e girare per archivi. Sono una migrante archivistica.

    16 Gennaio, 2012 - 10:00
  8. Siamo tutti migranti in questa terra… pellegrini come i pastori di betlemme con la stella cometa verso la vita eterna…

    16 Gennaio, 2012 - 10:34
  9. Luigi Accattoli

    Il mio incolato da queste parti dura da un pezzo e sarà bene che io mi attrezzi a chiuderlo in buon ordine, se non “miro ordine”.

    16 Gennaio, 2012 - 10:40
  10. Tu sei ancora negli anni “sessanta” .. pensa a chi è nei “settanta”. E poi i più robusti arrivano agli “ottanta” dice la Scrittura. Oggi anche oltre.

    16 Gennaio, 2012 - 10:44
  11. Le litanie dei Santi recitano
    “A subitanea et improvvisa morte, libera nos, Domine”

    Una preghiera molto fuori moda, ma il cui esaudimento ci permetterebbe di prepararci in “miro ordine” al Ritorno a Casa.
    Man mano che passano gli anni, cresce in me il desiderio di questa Grazia…

    16 Gennaio, 2012 - 11:01
  12. Marilisa

    Stranamente il prete che ha officiato ieri nella chiesa in cui sono andata, non ha neanche accennato alla “giornata dei migranti”.
    Comunque mi lascia perplessa il voler considerare la vita terrena di Gesù come quella di uno “straniero” fra gli uomini. Mi sembra una forzatura. Dio è sempre fra noi e con noi, quindi anche l’uomo-Dio Gesù lo è, anche se non fisicamente. A meno che non vogliamo ritenerci “tutti migranti in questa terra” , come ha detto Spuntocattolico e come effettivamente è. Ma essere migranti è diverso dall’essere “stranieri” se guardiamo all’ accezione di quest’ ultimo termine italiano e se non assimiliamo il diverso significato che le due parole hanno, appunto, nella nostra lingua.
    Se a qualcuno sembra che io sbagli, me lo dica. Sarei contenta di approfondire.

    16 Gennaio, 2012 - 13:01
  13. Forse Tommaso d’Aquino ha usato il termine “incolatus” per motivi metrici. Comunque è un termine suggestivo, che risponde, credo, ad una precisa visione teologica, che vuole sottolineare la natura divina di Cristo: egli è disceso dal cielo ed al cielo è tornato. In mezzo a questi due avvenimenti soprannaturali c’è quella che Tommaso chiama “mora sui incolatus”, il suo “indugiare” tra noi, come di chi è di un’altra patria. Anche “mora” è un bel termine; non è solo “il tempo che ha passato tra noi”, ma è l’ “indugiare”, quasi un dono prezioso. Anche dei cristiani la “Lettera a Diogneto” dice sono stranieri al mondo: “L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo”. Queste definizioni sono corrette? Forse non del tutto, forse oggi si preferisce insistere su altri aspetti. Penso che siano tentativi di raggiungere un mistero che si intravede, ma che è quanto mai difficile spiegare. Non per nulla Tommaso dice poi:
    “præstet fides supplementum
    sensuum defectui.”
    (la fede supplisca
    al difetto dei nostri sensi.)
    Quando ero ragazza e si cantava il “Tantum ergo” quanto mi sono arrovellata intorno a questi versi! Non è latino classico, ma pur sempre uno splendido latino.

    16 Gennaio, 2012 - 13:20
  14. Per uscire dalle discussioni teologiche, segnalo il sito dell’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano e le loro pubblicazioni sui migranti:
    http://www.archiviodiari.it/default.htm
    Si trova cliccando su “Pubblicazioni” e poi “La prima antologia dell’archivio”.

    16 Gennaio, 2012 - 14:18
  15. Marilisa

    Sì, Antonella, questi chiarimenti mi convincono, e ti ringrazio molto.
    Le espressioni della “Lettera a Diogneto” vanno però inquadrate, a mio parere, nell’ottica di un cristianesimo che tende a sottolineare una netta dicotomia fra lo spirituale e il materiale, cosa che oggi forse è stata abbastanza superata.
    L’ anima di ciascun essere umano è intimamente e profondamente legata al corpo che Dio ha scelto o creato per lei, e i cristiani abitano nel mondo, e sono del mondo, per una missione speciale: “formarlo” in vista del Regno di Dio, della Gerusalemme celeste.
    Questa è la mia opinione, discutibilissima forse.

    16 Gennaio, 2012 - 16:04
  16. corrado

    Molto interessante la discussione sull’incolatus. Sono completamente d’accordo con Antonella sullo splendido latino del Pange Lingua.

    16 Gennaio, 2012 - 18:03
  17. Bisogna tener conto del periodo in cui fu scritta la lettera a Diogneto, che asserisce:
    “V. 1. I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. 2. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. 3. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. 4. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. 5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. 6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. 7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. 8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. 9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. 10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. 11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. 12. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. 13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. 14. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. 15. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. 16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. 17. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell’odio.”

    16 Gennaio, 2012 - 18:06
  18. lycopodium

    Grazie, grazie, grazie Antonella!!!
    E grazie anche a Nico (p.s. Lc 18, 9-14 vale anche per le sfide…)!

    16 Gennaio, 2012 - 19:30
  19. Vedo lycopodium che agisci su due fronti: il blog e facebook. Grazie anche a te.

    16 Gennaio, 2012 - 19:48
  20. E’ una bella parabola, Lyco, ed è bello che tu la ricordi in questo dialogo a distanza.
    Grazie

    16 Gennaio, 2012 - 20:07
  21. lycopodium

    Ed il terzo fronte è ancora più bellico…

    16 Gennaio, 2012 - 20:11
  22. Mah, direi vivace
    😉

    16 Gennaio, 2012 - 20:18
  23. Marilisa

    Cristianesimo perfetto quello enunciato nella lettera a Diogneto. Certamente al di sopra del perseguibile nella realtà terrena.
    È evidente il riferimento ai tempi dei primi cristiani (“mettono in comune la mensa” etc…), quasi un programma da seguire.
    Non capisco quel ” ma non gettano i neonati”; qual è la comparazione sottintesa? Popoli presso i quali una’ aberrante religione richiedeva il sacrificio dei neonati, suppongo.
    Quanta differenza fra quel cristianesimo e quello di oggi.
    Perciò mi chiedo: oggi la nostra religione è annacquata? Meno convincente? Meno affascinante?
    Non lo credo. Pur ammettendo che molti, forse troppi, cristiani sono lontani dall’esserlo davvero ( molte volte mi sono espressa in tal senso), penso tuttavia, anzi ne sono convinta, che il cammino del tempo comporti un’ evoluzione in tutti gli aspetti (compreso quello religioso ) della realtà in cui l’uomo si trova a vivere. E ritengo che il divenire dei cambiamenti sia segnato dalla volontà di Dio stesso.
    In altre parole, la relazione fra l’uomo e il suo Creatore, lungi dall’essere statica, si sviluppa nel dinamismo della realtà sempre in naturale variazione. Resta, fondamentale, l’adorazione nell’umiltà del Dio di tutti. E per i cristiani la Carità, il cuore della nostra religione.

    16 Gennaio, 2012 - 21:40
  24. Nel mondo greco – romano i neonati dovevano essere accettati dal padre, altrimenti venivano “esposti”, abbandonati. Il fatto che i cristiani si astenevano da questa consuetudine è ricordato anche da uno dei primi apologisti della Chiesa, Giustino. Sarebbe bello poter dire anche oggi che i cristiani si distinguono dagli altri perché rispettano sempre ls vita! Insomma, il modo di vivere dei cristiani era considerato in un certo senso “provocatorio”, anche se non imposto con la provocazione.

    16 Gennaio, 2012 - 22:51
  25. Gioab

    @ antonella lignani
    che bel commento. “il modo di vivere dei cristiani era considerato in un certo senso “provocatorio”, anche se non imposto con la provocazione.”
    Condivido molto, vede si può essere “testimoni” anche in silenzio vivendo la propria vita in modo “dignitoso” senza fare tanta cagnare sulle offese a Cristo e al cristianesimo come accade as Milano e a Parigi. Tutti difensori della fede con le alabarde e l’indignazione dei vescovi. Tutti difensori della verità irragionevole violenta e incomprensibile. Anzichè della Verità Ragionevole e tollerante.

    17 Gennaio, 2012 - 11:14
  26. Dalle mie parti dicono “il troppo stroppia”. Lo spettacolo di cui parla è blasfemo, le alabarde dei difensori della fede sono solo metaforiche, le proteste dei vescovi giuste. E poi, da che parte viene la provocazione? Cero, le proteste senza la testimonianza non contano nulla.

    17 Gennaio, 2012 - 11:26
  27. Luigi Accattoli

    Per Antonella e Marilisa. Leggo in Avvenire di oggi questo spunto sulla “patria” dei cristiani proposto domenica – nella Giornata dei migranti – dall’arcivescovo Gualtiero Bassetti di Perugia: “Per la Chiesa nessuno è lontano perchè in essa non vi sono stranieri nè ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio”. Mi pare una buona attualizzazione di alcune parole della “Lettera a Diogneto” che voi sopra commentavate: “Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera”.

    17 Gennaio, 2012 - 14:54
  28. Nessuno è straniero, e, nello stesso tempo, tutti siamo stranieri. Così ci dovremme considerare nel mondo di oggi.

    17 Gennaio, 2012 - 14:57
  29. Luigi Accattoli

    Antonella cara sono a Padova e dalla finestra vedo un camino che fuma e un leccio al vento. Ti mando un saluto con questo fumo e questo vento.

    17 Gennaio, 2012 - 15:02
  30. Mabuhay

    …l’unico che continuiamo a considerare straniero – e a trattarlo come tale – e’ il buon Gesu’.

    17 Gennaio, 2012 - 15:09
  31. “Venne nella propria casa e i suoi non lo ricevettero”. Così dice il Vangelo di Giovanni. Sta a noi quindi considerarlo straniero o meno, ha ragione Mabuhay. In quanto a Padova, caro Luigi spero che oltre al camino possa vedere anche la basilica del Santo (Sant’Antonio, naturalmente). Oggi è Sant’Antonio, ma del porcellino, quello delle filastrocche della FUCI, tanto per intendersi:
    “Sant’Antonio a lu desertu
    se mangiava li tagliolini … ”
    con quel che segue.
    Meglio Sant’Antonio da Padova, anche se la basilica ha qualche aspetto ultra-medioevale che me la fa sentire inquietante. E poi c’è anche la cappella degli Scrovegni, e santa Giustina … buon soggiorno a Padova, per una conferenza, “I suppose”.

    17 Gennaio, 2012 - 19:42
  32. All’abbazia di Santa Giustina è conservato il corpo dell’evangelista Luca, e “il Santo” (Antonio) è una presenza forte ed amica.
    Padova è una bella città, buon soggiorno, Luigi (se lo sapevo stamattina, venivo a trovarti…)

    17 Gennaio, 2012 - 23:21
  33. Gioab

    “Dalle mie parti dicono “il troppo stroppia”” E chi lo stabilisce il confine del troppo ?

    Se le proteste dei vescovi sono giuste, perché mai il Testo dice : “ Agitatevi, ma non peccate. Abbiate il vostro dire nel vostro cuore sul vostro letto, e tacete” ( Sl. 4.4)

    18 Gennaio, 2012 - 14:55

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