Il mio abbraccio ad Antonio Riboldi vescovo dei tribolati

“Fin dal primo incontro, 51 anni fa, mi colpì questo lombardo dalla figura sobria e dalla vita comunicativa che aveva avuto la capacità di farsi siciliano, come poi seppe farsi campano e come infine ha saputo mettersi in internet e – ringiovanito – ha preso a farsi tutto a tutti con il sito che aveva avviato nel 1997 (www.vescovoriboldi.it) e che ultimamente aveva trasformato in newsletter”: è un capoverso del mio ricordo del vescovo Antonio Riboldi, morto stamane a 94 anni, pubblicato ora ora del corriene.it.

12 Comments

  1. tonizzo - Antonino D'Anna

    Grazie per aver citato “I figli del terremoto”. Faccio mio l’augurio che “Antonio, Vescovo”, fa alla fine del libro: e cioè che Dio ci tenga lontani da un altro tipo di terremoto, quello dell’egoismo, del consumismo, dell’indifferenza.
    A volte camminiamo accanto a grandi uomini e non ce ne accorgiamo. Ma quando ce ne accorgiamo le nostre vite valgono doppio. E’ una delle piccole fortune che capitano a chi fa questo mestiere combattendo contro il memoricidio, sport tipicamente italiano. Grazie Antonio, Vescovo, per quello che hai fatto per tutti noi.

    10 Dicembre, 2017 - 14:38
  2. Luigi Accattoli

    Dal mio parroco don Francesco – che è rientrato oggi da un pellegrinaggio a Lourdes – ricevo questo messaggio:

    Mons Riboldi ebbe come motto episcopale: “Aprirò nel deserto una strada”, che è proprio nel Vangelo di oggi. Lo scelse per lui un cresimando della sua diocesi mutuando il tema della lettera pastorale di quell’anno. Il giovane realizzò per lui anche lo stemma episcopale: la Colomba dello spirito che traccia il cammino. Era un uomo mandato da Dio.

    10 Dicembre, 2017 - 20:42
  3. Fabrizio Scarpino

    Don Riboldi, nato a pochi km da Monza e non molto distante dal paese che diede i natali al card. Dionigi Tettamanzi il quale poi è spirato proprio a Triuggio dove nacque don Riboldi.

    Fu una delle prime figure che mia madre e mio padre mi presentarono quando ero pre-adolescente e adolescente, come esempio di grande testimonianza cristiana ed ecclesiale.

    Oggi viene meno quella che è stata una grande voce dei poveri di quella Chiesa del grembiule molto cara a don Tonino Bello.

    Un domani chissà, potremo ritrovarla nei Lezionari, come memoria liturgica…Chi lo sa….

    Un abbraccio a Luigi e a tutti e un abbraccio particolare a Tonizzo.

    10 Dicembre, 2017 - 23:39
  4. Alberto Campoleoni

    Caro Gigi, grazie per il tuo ricordo di don Riboldi. Davvero bello. Mi associo

    11 Dicembre, 2017 - 7:36
  5. Luigi Accattoli

    Caro collega Alberto Campoleoni ora che ti sei affacciato nel pianerottolo non scappare. Vieni a trovarci aliquando.

    11 Dicembre, 2017 - 7:48
  6. Victoria Boe

    Lo conoscevo nel mondo di internet, che lui era stato fra i primi a frequentare.
    Leggevo con grande interesse le sue omelie che ne delineavano un’immagine di prete assai vicino alle varie povertà degli uomini. Perciò mi piaceva molto.

    11 Dicembre, 2017 - 15:47
  7. Vincenzo Salcone

    In partenza per Londra, bellissima esperienza a Lourdes.
    Ho pregato anche per il gruppo di questo
    blog; da portare nel cuore il Rosario davanti alla grotta
    dell’apparizione.

    12 Dicembre, 2017 - 11:17
  8. Luigi Accattoli

    Vincenzo sei stato a Lourdes mentre vi era la mia parrocchia! Hai sentito nominare un pellegrinaggio romano di un centinaio di persone?

    12 Dicembre, 2017 - 11:40
  9. Vincenzo Salcone

    SI, ho visto un gruppo enorme di italiani davanti alla grotta durante il Rosario,
    forse erano loro, c’erano dei pulman.

    12 Dicembre, 2017 - 14:56
  10. Amigoni p. Luigi

    Riboldi – rosminiano

    Non ho mai avuto l’occasione di incontrarlo; l’ho seguito a mezzo stampa e Tv. Mi pare sia stato da “vescovo”, come prima da parroco, con l’animo del buon religioso, senza mire carrieristiche, senza pruriti di “violame”, senza “fisico di eccellenza” (benchè fosse un omone). Si sa che era andato in Sicilia per obbedienza, mi pare malvolentieri, pensando di essere destinato ad altro e a più alto. E’ diventato un pastore attento alla sua gente e Paolo VI, che l’ha capito, con uno dei suoi gesti di grande sensibilità intellettuale prima che pastorale, lo ha mandato in una diocesi di brutta periferia, dove per altro da tempo non c’era vescovo titolare, ma solo qualcuno di riserva. E’ stato degno figlio di quel Rosmini che ha visto per tempo “le 5 piaghe della Chiesa” e ha sofferto e aspettato che qualcun altro, oltre lui, ne prendesse atto e facesse qualcosa per curarle.

    12 Dicembre, 2017 - 18:29

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