Il Papa denuncia le “gravi incertezze” della città di Roma

Al “Te Deum” del 2014 Papa Francesco aveva rivolto ai fedeli di Roma la domanda inchiodante: “In questa città siamo sale e luce? Oppure siamo spenti, irrilevanti, stanchi?”. Ecco la parola: “irrilevanti”. La comunità cattolica di Roma rischia oggi l’irrilevanza nella vita pubblica. Da due anni ha un “Osservatorio sulla città” dal quale fino a oggi non è venuta una sola parola utile alla convivenza cittadina. Lo scorso novembre il Vicariato ha pubblicato una “Lettera alla città di Roma” che non ha avuto alcuna eco. Il Papa dei poveri e delle periferie, che con un’omelia faceva tremare l’ufficialità argentina, stenta a capire questa “irrilevanza”. Ne terrà conto per la nomina del nuovo vicario che dovrebbe arrivare nei prossimi mesi: è la conclusione velenosa di un mio commento pubblicato oggi dal “Corriere Roma” al monito papale del 31 dicembre sulle “gravi incertezze” della città di Roma.

21 Comments

  1. Fabrizio Scarpino

    Non vivendo a Roma, non mi esprimo sulle vicende della Città capitolina, anche se, trattandosi della nostra Capitale è impossibile che le vicende non abbiano rilevanza nazionale.

    Mi interessa però il tema dell’ “irrilevanza” politica cattolica toccato da Luigi: sì, questo rischio c’è purtroppo.
    Siamo stati troppo “asfissianti” in un solo verso durante la precedente presidenza CEI e oggi un po’ se ne pagano le conseguenze secondo me.

    Buona Domenica a tutti.

    3 Gennaio, 2016 - 11:57
  2. Luigi Accattoli

    Fabrizio il mio riferimento – nell’articolo linkato nel post – non era alla linea di intervento pubblico della Cei ma alla presenza della comunità ecclesiale romana nella città: una presenza corposa, benefica, operosa nel quotidiano; ma che non riesce a farsi sentire nella scena pubblica. Forse per intendere quello che voglio dire può essere utile leggere la “Lettera alla città” che cito nell’articolo, che era fatta per parlare a tutti e che non ha avuto alcuna eco pubblica:

    http://www.romasette.it/la-lettera-alla-citta-del-cardinale-agostino-vallini/

    3 Gennaio, 2016 - 13:22
  3. Fabrizio Scarpino

    È vero Luigi, bene hai fatto a sottolineare il mio errore di inquadramento della questione da te posta.
    Permettimi solo una piccola provocazione: la presidenza CEI in quegli anni era, come tutti sappiamo, allo stesso tempo coincidente con il ruolo di Vicario del papa per la città di Roma.
    Rimane il fatto comunque che, non essendo io romano, posso sbagliarmi.

    Con affetto.

    3 Gennaio, 2016 - 13:45
  4. roberto 55

    L’osservazione di Fabrizio – che condivido al 101% – non mi sembra, per la verità, “fuori tema”, e ciò al di là della coincidenza, per diversi anni, tra la figura della Presidenza della CEI ed il ruolo di Vicario del Papa per la Diocesi di Roma.
    Quel che, in ogni caso, mi par di capire dal “pezzo” di Luigi è che Papa Francesco addebita quest’irrilevanza della presenza cattolica nella vita pubblica della città di Roma anche al Cardinale Vallini, e che, pertanto, vi sarà presto un avvicendamento in tale incarico: è corretta, Luigi, questa mia interpretazione ? E, comunque, circolano già nomi di possibili sostituti, o, quantomeno, s’ipotizza sin d’ora lo “skill” (per parlare in “aziendalese”) del futuro Vicario ?

    Buona domenica a tutti !

    Roberto Caligaris

    3 Gennaio, 2016 - 15:53
  5. Vito Avona

    Il tema che affronti oggi è decisamente interessante.
    Personalmente è da quando ho sentito l’omelia di Giovanni Paolo II° a Parigi nel 1980 che risuona dentro di me la stessa domanda che il Pontefice ha rivolto ai cristiani d’Oltralpe: Francia, che ne hai fatto del tuo Battesimo? Sei tu fedele alle promesse del tuo Battesimo?
    Fatta la trasposizione dal personale al sociale, potremmo chiederci: Italia, che ne hai fatto del tuo Battesimo? Chiesa Italiana, che ne hai fatto del tuo Battesimo? Dove sta la profezia della Chiesa Italiana?
    In altre parole potremmo chiederci se come Chiesa abbiamo un sogno e di quale sogno siamo portatori.
    Non sta a me giudicare. Riconosco in Papa Francesco una persona non tanto capace di suscitare le domande, già poste da altri prima di lui, quanto le risposte. La difficoltà sta proprio qui: nel dare risposte rilevanti.

    3 Gennaio, 2016 - 16:24
  6. Luigi Accattoli

    Vito Avona – che conosco da anni avendolo incontrato nella mia attività di conferenziere – è il primo commentatore che si iscrive al blog dopo l’avvio della nuova fase, nella quale è necessario firmarsi con nome e cognome. Lo ringrazio e confido che il suo esempio venga seguito da altri.

    3 Gennaio, 2016 - 16:35
  7. Luigi Accattoli

    A Fabrizio e Roberto. Non conosco indiscrezioni sulla successione a Vallini che ha compiuto i 75 anni lo scorso aprile: l’avvicendamento ha una ragione d’età. In passato sui giornali si erano fatti i nomi di Marcello Semeraro (vescovo di Albano, segretario del Consiglio dei nove cardinali che aiutano il Papa nel governo della Chiesa) e di Giancarlo Bregantini (arcivescovo di Campobasso).

    3 Gennaio, 2016 - 17:00
  8. Non so che dire di Roma; me ne farò un’idea (per quanto superficiale) quando verrò il 15 ed anche a febbraio.

    3 Gennaio, 2016 - 17:50
  9. Fabrizio Scarpino

    L’amico (se posso permettermi) Vito Avona mi dà la possibilità di rispondere, in umiltà e secondo il mio confutabile pensiero sulla stessa linea che avevo indicato prima:

    Italia, che ne hai fatto del tuo Battesimo? Chiesa Italiana, che ne hai fatto del tuo Battesimo? Dove sta la profezia della Chiesa Italiana?

    Mie risposte confutabilissime:

    -Mi sono dedicata solo ed esclusivamente a una parte della dottrina, i c.d. “valori non negoziabili” tralasciando completamente, almeno dal punto di vista dell’immagine che dai media traspariva tutta un’altra parte profetica e dottrinale.

    -Ho sostenuto con forza una determinata coalizione politica, “combattendo” i cattolici che militavano nell’altra parte politica, lasciando loro pochissimo spazio.

    -Ho involontariamente dato il là, al rischio di una religione civile.

    Tutto ciò dal punto di vista pubblico-politico, perchè sulla pastoralità non ho dubbi sull’operato nostra della Chiesa Italiana.

    3 Gennaio, 2016 - 19:51
  10. Clodine-Claudia.F.Leo

    Credo che alla base di questo lassismo denunciato dal papa ci sia una profonda sfiducia e stanchezza da parte dei romani. Parcellizzare non serve: dare la colpa solo alla mala gestione della macchina amministrativa, alla corruttela, a politiche sociali sbagliate, a fondi d’investimento fallimentari messi in atto dai vari sindaci che si sono succeduti, allo struttamento sulla pelle dei derelitti, ignobile, a mio sommesso avviso non soddisfa in pieno né risponde alla requisitoria e al j’accuse di Bergoglio.

    Credo vi sia una grossa responsabilità anche della Chiesa se l’attaccamento a questa Santa Istituzione e al Papato – fatto storicamente acclarato- da parte del popolo romano è andata scemando fino all’ignavia. Il tempo in cui gli Oratori: centri pedagogici di aggregazione , che fungevano da cassa di risonanza e sopperivano all’assenza delle istituzioni, è un lontano ricordo.
    Le parrocchie faticano: grappoli sparsi di realtà abbastanza volenterose e attive esistono, spalmate a macchia di leopardo, ma non sono in grado di far fronte alle sfide di una società , diciamocelo chiaramente, neo pagana!

    Oggi tutto è gestito dai “movimenti” che soffocano l’anima.
    Ricevo l’impressione che i romani non si sentano più rappresentati dalla Chiesa ed hanno la sensazione che il papa -per quanto si chiami Francesco-sia impotente, deprivato delle Chiavi . Si va dall’Opus, ai focolarini, da Sant’Egidio al Rinnovamento con politiche ecclesiastiche settarie, beghe intestine, spelleggiati da questo piuttosto che dall’altro vescovo. Insomma, la Chiesa stessa ha dato il “La” ad processo di secolarizzazione irreversibile e la Caritas, che nasceva come un movimento cattolico aperto e anche scomodo, e pure don Di Niegro lo fu -scomodo- è dentro dinamismo affaristico .
    I

    3 Gennaio, 2016 - 21:50
  11. Clodine-Claudia.F.Leo

    la religione, dovebbe spiritualizzare la politica: l’una non può esistere senza l’altra….Nella Chiesa la politica è al servizio dell’uomo, ma se il meccanismo s’inceppa, allora,si rischia di venir confusi. Ecco, io credo che i romani stiano sperimentando ” confusione”, incertezza, delusione, non tanto a livello di fede (chi confida nel Signore non resta confuso) quanto nelle politiche interne l’apparato ecclesiastico..

    3 Gennaio, 2016 - 22:15
  12. picchio

    la religione, dovebbe spiritualizzare la politica
    E’ vero Clodine, ma ormai è il contrario ed è la politica che influenza e determina la maniera di vivere la religione della maggior parte delle persone

    cristina vicquery

    4 Gennaio, 2016 - 11:24
  13. Luigi Accattoli

    Cristina Vicquery: “ormai è la politica che influenza e determina la maniera di vivere la religione”: perché al tempo di Costantino, di Carlo Magno, di Vladimir il Grande, di Cesare Borgia, di Caterina dei Medici, di Otto von Bismarck… non succedeva?

    4 Gennaio, 2016 - 13:11
  14. picchio

    È’ sempre successo per quanto riguarda i governanti, ma quello a cui mi riferivo io era un altro aspetto. Io parlavo della maggioranza dei fedeli che del magistero della Chiesa sceglie gli aspetti che più combaciano con il proprio credo politico.

    4 Gennaio, 2016 - 14:22
  15. picchio

    Dimenticato: Cristina vicquery

    4 Gennaio, 2016 - 14:23
  16. Luigi Accattoli

    Cristina Vicquery obietto. Credo che la tua distinzione tra ieri e oggi valga solo per la soggettività del singolo, che ieri non era considerata mentre oggi è dominante. Ma non è vera per il condizionamento della “maggioranza dei fedeli”, che sempre è stata comandata da interessi politici, che fossero soggettivamente condivisi o meno. Faccio l’esempio di Vladimir il Grande: quando si fa cristiano, fa scendere il suo popolo nel fiume Dnieper e lo fa battezzare in massa. Tu credi che quei battezzati, riguadagnata la sponda, seguissero – in maggioranza – il magistero della Chiesa secondo coscienza o scegliendo in esso secondo l’interesse politico? Io credo che sia valida la seconda ipotesi. Potrei svolgere la stessa argomentazione per ogni altra epoca storica.

    4 Gennaio, 2016 - 15:19
  17. Luigi Accattoli

    Intendo dire: perché la coscienza del singolo possa rispondere liberamente alla vocazione cristiana è necessario un distacco dall’interesse politico che non c’è stato – come portato culturale – in nessuna epoca e che ogni persona deve conquistare o riconquistare sempre di nuovo, come se il Vangelo gli fosse stato annunciato “il giorno di ieri”. Non vedo nessuna convenienza interpretativa nell’immaginare che di fronte al mistero e alla sua accettazione – questa è la prova a cui chiama la fede – le generazioni di ieri siano state avvantaggiate rispetto a quelle oggi presenti sulla terra. La prova è talmente alta – quanto il cielo dista dalla terra – che le irregolarità del terreno storico su cui poggiamo risultano alla fine indifferenti.

    4 Gennaio, 2016 - 15:25
  18. picchio

    il distacco politico può non esserci stato in nessuna epoca, ma forse oggi questo influsso è dominante nel singolo individuo. Parlando sempre del singolo, ma i singoli poi costituiscono il tutto, cosa succede oggi? il tipo è di destra e puoi essere certo che la sua visione religiosa sarà di piena adesione ai cosiddetti principi non negoziabili, tutto questo parlare dei poveri del papa sia stucchevole, i gay non esistano, ma esistono solo tendenze omosessuali , questo papa, sempre che sia papa, ci sia stato inflitto, ecc, ecc.. Parli con uno di sinistra e succede l’opposto.

    Che non sia stato mai facile credere nè nel passato nè oggi è vero.
    Cristina Vicquery

    4 Gennaio, 2016 - 16:48

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