Lucio Dalla e la “momentanea assenza” di Pavarotti

«La sua sarà una momentanea assenza perchè considero la morte come la fine del primo tempo della vita di un individuo»: così Lucio Dalla ha parlato questo pomeriggio della morte di Luciano Pavarotti. Considero Dalla il più capace di parole cristiane tra i nostri cantautori e sono contento che abbia potuto cantare nel 1997 a Bologna davanti a Giovanni Paolo II e sabato scorso a Loreto nel concerto che Benedetto XVI ha aperto con una preghiera in collegamento televisivo dalla Santa Casa. Le parole di ieri sono belle come quelle di “Attenti al lupo”, di “4 marzo 1943”, di “Enna” dove un soldato della guerra di Bosnia dice: “Adesso basta sangue, è il dolore che ci fa crescere. Chi ci aiuta è l’amore“.

30 Comments

  1. Caro Luigi,
    colgo l’occasione per ricordare anche Gigi Sabani, che ho avuto la gioia e l’onore di conoscere ed apprezzare; da quando ho saputo della sua prematura morte, risuona nella mia mente la canzone che portò diversi anni fa al Festival di Sanremo. Parlava della fine del mondo, e ad un certo punto intonava, riferendosi a Cristo: “Me l’aspettavo un po’ più biondo, è arrivata la fine del mondo…”.
    Ecco, non credo che Gesù sia biondo, o forse sì, chissà, non importa; ma sono certo che Gigi, “perseguitato per causa della giustizia”, ora si trovi al Suo cospetto e, perchè no, stia facendo fare un po’ di risate anche a chi ci ha preceduto in Paradiso.
    Addio Sabani, addio maestro Pavarotti: come diciamo noi ex studenti ginnasiali, che la terra vi sia lieve!
    Gianluca

    6 Settembre, 2007 - 23:43
  2. Buongiorno caro Luigi Accattoli,
    eìrieccomi rientrato dalla pausa estiva! Spero di poterla seguire con una certa costanza. Il suo Blog offre sempre degli spunti “non banali” e “non scontati”.

    Ne approfitto per segnalare a qualche suo lettore interessato che il mio blog si è completamente rinnovato, con una nuova veste grafica (spero anche più leggero) e varie novità… Inutile dire che siete tutti sempre i benvenuti!

    A presto!
    Andrea Macco

    7 Settembre, 2007 - 18:14
  3. Luigi Accattoli

    Da Vienna mando tanti auguri di ottima agorä ad Andrea! Luigi

    7 Settembre, 2007 - 18:18
  4. FABRICIANUS

    Una Preghiera per Sabani e Pavarotti, che lasciano questo mondo per l’incontro con DIO.

    7 Settembre, 2007 - 18:30
  5. Guido Villa

    Come sempre, non sarò politicamente corretto, ma che ci volete fare?
    Rimpiango i tempi in cui nelle Cattedrali venivano esposti i resti mortali dei santi affinché i fedeli potessero pregare accanto ad essi. Mi spiace che nel Duomo di Modena sia stato esposto il corpo del defunto Pavarotti, grande cantante, ma non esattamente un limpido esempio di vita cristiana. Penso che ora il vescovo di Modena non potrá più invitare i fedeli a non commettere adulterio (se mai l’abbia detto), forse qualcuno potrebbe rispondergli che il premio per gli adulteri è il funerale in Duomo …

    7 Settembre, 2007 - 21:02
  6. FABRICIANUS

    X Guido Villa: Carissimo, lei non ha tutti i torti, lo stesso OSSERVATORE ROMANO di oggi non ha risparmiato qualche piccola e lieve critica al vissuto terreno di Pavarotti.
    IO RITENGO PERO’ CHE NON SPETTI A NOI GIUDICARE.
    Un caro saluto, F.

    8 Settembre, 2007 - 2:16
  7. FABRICIANUS

    Questo il comunicato della DIOCESI DI MODENA-NONANTOLA per la morte di Pavarotti. Lo trovate sul sito diocesano.

    Comunicato Stampa

    La Diocesi ricorda il maestro Pavarotti

    La diocesi di Modena onora la memoria del Maestro Luciano Pavarotti: la sua formazione cristiana e la permanenza della sensibilità spirituale hanno fatto delle sue straordinarie doti di cantante, di promotore di eventi musicali e di Maestro un modo con cui ha tradotto i suoi valori personali e spirituali. Consapevole delle condizioni singolari e talora difficili della sua vita, la comunità cattolica della diocesi di Modena ricorda con affetto la sua disponibilità e la sua fedeltà alle radici.

    8 Settembre, 2007 - 2:20
  8. Guido Villa

    Che comunque il Signore gli doni l’eterno riposo, e accetti la sua sofferenza finale come purificazione dell’umanitá che in Pavarotti, come spesso in tutti noi, parla a voce più alta delle parole che il Signore sussurra alla nostra coscienza di cristiani.

    8 Settembre, 2007 - 7:34
  9. Syriacus

    [Ps.129]

    De profundis clamavi ad te, Domine: Domine, exaudi vocem meam.

    Fiant aurea tuae intendentes in vocem deprecationis meae.

    Si iniquitates observeris, Domine, Domine, quis sustinebit?

    Quia apud te propitiatio est, et propter legem tuam sostinui te, Domine.

    Sustinuit anima mea in verbo eius, speravit anima mea in Domino.

    A custodia matutina usque ad noctem speret Israel in Domino.

    Quia apud Dominum misericordia, et copiosa apud eum redemptio.

    Et ipse redimet Israel ex omnibus iniquitatibus eius

    Requiem aeternam dona eis, Domine,

    Et lux perpetua luceat eis

    Requiescant in pace. Amen

    8 Settembre, 2007 - 9:41
  10. Syriacus

    « Salmo 129 – “Dal profondo a te grido”

    1. È stato proclamato uno dei Salmi più celebri e amati dalla tradizione cristiana: il De profundis, così chiamato dal suo avvio nella versione latina. Col Miserere, esso è divenuto uno dei Salmi penitenziali preferiti nella devozione popolare.

    Al di là della sua applicazione funebre, il testo è prima di tutto un canto alla misericordia divina e alla riconciliazione tra il peccatore e il Signore, un Dio giusto ma sempre pronto a svelarsi «misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato» (Es 34,6-7). Proprio per questo motivo il nostro Salmo si trova inserito nella liturgia vespertina del Natale e di tutta l’ottava del Natale, come pure in quella della IV domenica di Pasqua e della solennità dell’Annunciazione del Signore.

    2. Il Salmo 129 si apre con una voce che sale dalle profondità del male e della colpa (cfr vv. 1-2). L’io dell’orante si rivolge al Signore dicendo: «A te grido, o Signore». Il Salmo poi si sviluppa in tre momenti dedicati al tema del peccato e del perdono. Ci si rivolge innanzitutto a Dio, interpellato direttamente con il «Tu»: «Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? Ma presso di te è il perdono; perciò avremo il tuo timore» (vv. 3-4).

    È significativo il fatto che a generare il timore, atteggiamento di rispetto misto ad amore, non sia il castigo ma il perdono. Più che la collera di Dio, deve provocare in noi un santo timore la sua magnanimità generosa e disarmante. Dio, infatti, non è un sovrano inesorabile che condanna il colpevole, ma un padre amoroso, che dobbiamo amare non per paura di una punizione, ma per la sua bontà pronta a perdonare.

    3. Al centro del secondo momento c’è l’«io» dell’orante che non si rivolge più al Signore, ma parla di lui: «Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua parola. L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora» (vv. 5-6). Ora fioriscono nel cuore del Salmista pentito l’attesa, la speranza, la certezza che Dio pronuncerà una parola liberatrice e cancellerà il peccato.

    La terza ed ultima tappa nello svolgimento del Salmo si allarga a tutto Israele, al popolo spesso peccatore e consapevole della necessità della grazia salvifica di Dio: «Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe» (vv. 7-8).

    La salvezza personale, prima implorata dall’orante, è ora estesa a tutta la comunità. La fede del Salmista si innesta nella fede storica del popolo dell’alleanza, «redento» dal Signore non solo dalle angustie dell’oppressione egiziana, ma anche «da tutte le colpe». Pensiamo che il popolo della elezione, il popolo di Dio siamo adesso noi. Anche la nostra fede ci innesta nella fede comune della Chiesa. E proprio così ci dà la certezza che Dio è buono con noi e ci libera dalle nostre colpe.

    Partendo dal gorgo tenebroso del peccato, la supplica del De profundis giunge all’orizzonte luminoso di Dio, ove domina “la misericordia e la redenzione”, due grandi caratteristiche del Dio che è amore.

    4. Affidiamoci ora alla meditazione che su questo Salmo ha intessuto la tradizione cristiana. Scegliamo la parola di sant’Ambrogio: nei suoi scritti, egli richiama spesso i motivi che spingono a invocare da Dio il perdono.

    «Abbiamo un Signore buono che vuole perdonare a tutti», egli ricorda nel trattato su La penitenza, e aggiunge: «Se vuoi essere giustificato, confessa il tuo misfatto: un’umile confessione dei peccati scioglie l’intrico delle colpe… Tu vedi con quale speranza di perdono ti spinga a confessare» (2,6,40-41: SAEMO, XVII, Milano-Roma 1982, p. 253).

    Nell’Esposizione del Vangelo secondo Luca, ripetendo lo stesso invito, il Vescovo di Milano esprime la meraviglia per i doni che Dio aggiunge al suo perdono: «Vedi quanto è buono Iddio, e disposto a perdonare i peccati: non solo ridona quanto aveva tolto, ma concede anche doni insperati». Zaccaria, padre di Giovanni Battista, era rimasto muto per non aver creduto all’angelo, ma poi, perdonandolo, Dio gli aveva concesso il dono di profetizzare nel canto: «Colui che poco prima era muto, ora già profetizza», osserva sant’Ambrogio, «è una delle più grandi grazie del Signore, che proprio quelli che l’hanno rinnegato lo confessino. Nessuno pertanto si perda di fiducia, nessuno disperi delle divine ricompense, anche se lo rimordono antichi peccati. Dio sa mutar parere, se tu sai emendare la colpa» (2,33: SAEMO, XI, Milano-Roma 1978, p. 175). »

    [ Da: Benedetto XVI, Udienza Generale di Mercoledì, 19 ottobre 2005 ]

    http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2005/documents/hf_ben-xvi_aud_20051019_it.html

    8 Settembre, 2007 - 9:44
  11. Leonardo

    La verità è che la chiesa cattolica, poveretta, fa sempre più fatica a svolgere il suo compito di ricordare agli uomini la verità, perché se lo fa (e quando lo fa) si attira addosso l’infamia universale. Abbiamo visto che cosa è successo quando il cardinale Ruini ha dovuto prendere quella posizione sui funerali religiosi a Welby; immaginiamo ora quello che sarebbe successo se il vescovo di Modena avesse eccepito, in questo caso non ovviamente sui funerali religiosi, ma sull’opportunità di questa specie di ‘apoteosi’ di Pavarotti. Questo, spero sia chiaro, non toglie nulla alla partecipazione al lutto, alla simpatia e all’ammirazione per l’artista, e non ha nulla a che vedere con un giudizio morale sulla sua persona, che ovviamente spetta solo a Dio. L’osservazione di Guido Villa è sensata, ma chi s’azzarda più a dire che un uomo che divorzia e sposa un’altra donna è un adultero?
    Sono stati avvelenati i pozzi, e quando la chiesa va ad attingere, l’acqua che offre agli uomini sembra amara, imbevibile. Le parole che dice hanno cambiato significato (forse ai nostri stessi orecchi) e risultano irricevibili. Per questo è essenziale tornare a pronunciarle, quelle parole che nessuno più vuole sentire.

    P.S. Sulle dimensioni delle celebrazioni per Pavarotti avrei poi qualche piccola riserva, nel senso che mi sa molto di ‘evento mediatico’ (come oggi orribilmente si dice) alla Lady D.
    Era un bravo cantante (con pregi e difetti, come ha detto, coraggiosamente, Paolo Isotta sul Corriere di ieri), non il più grande di sempre e tanto meno Morart o Beethoven.

    8 Settembre, 2007 - 10:54
  12. Leonardo

    Sì, ma la situazione attuale è all’opposto di quella descritta da Boccaccio nella stupenda novella di Ser Ciappelletto.

    8 Settembre, 2007 - 16:48
  13. Syriacus

    Non capisco: …nel senso che Pavarotti sarebbe stato un santo, che per di più avrebbe mostrato sincera contrizione, e che però post mortem sarebbe stato additato a pubblico pecccatore e cattivo esempio? (E’ questo infatti l’opposto logico della staoria di Boccaccio…)

    8 Settembre, 2007 - 18:37
  14. Luigi Accattoli

    «Con il suo straordinario talento interpretativo ha onorato
    il dono divino della musica»: così il telegramma del papa all’arcivescovo Benito Cocchi che oggi celebrava il funerale di Pavarotti. «Pavarotti – ha detto Cocchi nell’omelia – non è un forestiero in questa cattedrale per la sua fede, mai rinnegata o nascosta e che esprimeva coerentemente alle sue doti, con
    il canto». Io mi fido di Cocchi (vedi post del 15 marzo). Luigi

    8 Settembre, 2007 - 19:03
  15. Syriacus

    [Preciso che mi riferivo solo a Boccaccio come caso estremo, della serie “e anche se fosse, vedi che le vie del Signore…” . Non mi riferivo certo a Luciano Pavarotti, del cui vita privata (fede compresa) non mi sono mai troppo interessato… a parte assorbire -per osmosi- ciò che i media unificati hanno per anni propinato come ‘importanti novità’ nel suo vissuto -con ricadute anche sulla sfera pubblica (vedi divorzio, etc…) ]

    8 Settembre, 2007 - 19:29
  16. Guido Villa

    Qui la misericordia non c’entra nulla. E neppure posso né voglio giudicare alcunche – non ho detto: era un perccatore e quindi non si doveva fare il funerale in Chiesa.. Dico solo: sarebbe stato meglio evitare tanta apoteosi con l’esposizione dei suoi resti mortali in Duomo. Tutto qui.

    8 Settembre, 2007 - 20:04
  17. Io mi fido del Papa.

    8 Settembre, 2007 - 20:56
  18. Leonardo

    Per Syriacus: l’opposizione sta nel fatto che nella novella di Boccaccio (cristianissima, checché ne dicano quei somari di italianisti che continuano a darne un’interpretazione ‘à la Voltaire’), qualcuno che dalla chiesa viene in buona fede creduto un santo è proposto alla devozione dei fedeli e questa devozione, pura e in buona fede, arriva giustamente a Dio: ecco i miracoli sulla tomba di san Ciappelletto. Qui invece la chiesa, pur sapendo benissimo di non avere a che fare con un santo, ma con una persona celebre che ha avuto una vita un po’ così, accetta di tribuatrgli grandi onori, subendo lei, in un certo senso, la pressione della mentalità comune, creata da altri. Quindi l’accostamento mi pare poco pertinente.
    Per quanto riguarda la frase di mons.Cocchi citata da Luigi, mi convince solo nella prima parte, non nella seconda.
    Sottoscrivo quello che dice Guido Villa, ma aggiungo che forse la chiesa non era in condizioni di poter fare diversamente. Mi affiora alla mente un ricordo lontano, che non c’entra molto, ma può rendere l’idea: è il ricordo, per me sgradevolissimo, dei funerali delle vittime della strage del 2 agosto, in piazza Maggiore, in cui si avvertiva bene che la chiesa, nella persona del cardinale Poma, era una presenza marginale e mal tollerata, e lo spirito di quella celebrazione era tutt’altro.

    9 Settembre, 2007 - 10:03
  19. Luigi Accattoli

    Credo di intendere tutte le riserve segnalate. Ma non mi dispiace che – eccezionalmente – una cattedrale possa svolgere anche oggi quel ruolo di centro della città che aveva un tempo. Segnalo a mia volta che Pavarotti stava preparando un album di “arie sacre”. L’ho letto nelle cronache di questi giorni e ho interpretato in senso forte la notizia. Ancora un saluto da Vienna, Luigi

    9 Settembre, 2007 - 11:10
  20. Syriacus

    Per Leonardo: grazie della precisazione, che condivido in maniera assoluta.

    La pertinenza di Boccaccio la si può a mio avviso comunque trovare almeno in questo: poniamo che qualcuno non sappia del curriculum familiar-affettivo di Luciano Pavarotti; ebbene, dagli onori che gli sono stati tributati, magari può aver capito che “chi non rinnega o nasconde mai la sua fede , e per di puù la esprime coerentemente alle sue doti, va in Paradiso” . E in futuro comportarsi di conseguenza…

    (Lo so che è un tantino da filosofo analitico, ma, come dico, le vie del Signore…)

    [Quanto alla lettura ‘volterriana’ di certe cristianissime novelle del Boccaccio: negli ultimi anni, nel mezzo degli scandali per abusi da preti, ho talvolta citato la novella dell’ebreo che si reca a Roma e poi si converte. E’ troppo stupido leggerla in una restrittiva chiave anticlericale. E’ stupenda invece se letta con gli occhi della fede…]

    9 Settembre, 2007 - 11:23
  21. Syriacus

    Capisco che talvolta il Cattolicesimo di fatto non possa, per di più nel XXI secolo, esimersi da essere anche “civil religion”.

    Ai funerali per le Vittime di Nassiriya, il cardinal Ruini ci riuscì, a detta di molti, brillantemente (inaugurando pure, a detta di alcuni, una sorta di nuova, poi rivelatasi effimera, ‘unione trono-altare’ in Italia) .

    Il talento invece di Angelo Bagnasco -nientemeno che l’Ordinario militare stesso- si dispiegò a mio avviso ai funerali di Nicola Calipari, preconizzando la sua ascesa nella Chiesa d’Italia: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/03_Marzo/07/funerali.shtml

    9 Settembre, 2007 - 11:41
  22. Syriacus

    [ Il giorno dei funerali, il 6 agosto, ‘non era possibile determinare quante persone fossero presenti’, come scrisse Torquato Secci.
    Non ci si riusciva a muovere nelle piazze circostanti Piazza Maggiore e nelle strade che le collegano.
    Via Rizzoli era stracolma fino alle due torri, via Indipendenza piena fino all’incrocio con via Irnerio.
    Non tutte le vittime ebbero, però, il funerale di Stato: solo sette le bare presenti in chiesa in mezzo alle quali camminò il presidente della Repubblica Pertini, giunto insieme a Cossiga, presidente del Consiglio dei ministri.funerali
    ” Fuori della chiesa, la gente in piazza iniziava già durante la messa a contestare le autorità. Solo Pertini e il sindaco di Bologna, Zangheri, ricevettero degli applausi.
    ‘Sandro vieni con noi, non stare con gli impostori’, gridò un familiare di una delle vittime.
    Ci fu anche chi come Anna Maria Montani, che alla stazione aveva perso la madre, rifiutò di stringergli la mano. ‘Mica per lui, che è una bravissima persona, ma semplicemente per quello che rappresenta. Ai politici, agli uomini dello Stato che non cambiano mai, io la mano la stringerò quando avranno di tutto per trovare gli assassini di mia madre. Se Pertini ha sofferto, e sul serio ha sofferto, queste cose le deve capire’. ”

    http://www.stragi.it/index.php?pagina=vittime&par=funerali ]

    9 Settembre, 2007 - 12:00
  23. Luigi Accattoli

    Molte celebrazioni funebri degli anni di piombo costituirono eventi importanti di coscienza collettiva, nei quali tornarono in onore e si fecero comprensibili a tutti parole come “perdono” e “riconciliazione”. Non dico nulla di quella di Bologna, ma credo che il funerale di Moro, quello di Bachelet, quello di Borsellino, quello di Taliercio, quello di Tobagi abbiano avuto tale forza. Luigi (dall’Austria felix)

    9 Settembre, 2007 - 14:24
  24. Leonardo

    Il funerale (pubblico) di Moro – senza le spoglie e contro la famiglia, con una classe politica impietrita nella sua cattiva coscienza – fu ‘salvato’ dalla testimonianza tragica e altissima di un Paolo Vi già sulle soglie della morte, anche lui di pietra, ma pietra viva, sanguinante di dolore autentico per l’amico morto e capace di quelle parole sublimi di ‘rimprovero’ a Dio per non averlo salvato e di fede nuda e pura nella Sua onnipotente misericordia.
    Forse era un evento profetico: forse già di lì si poteva intuire che come paese eravamo ormai perduti e che l’unico porto era la chiesa.

    9 Settembre, 2007 - 15:52
  25. LEONE

    Per Syriacus: riguardo alla religione civile ed al Cardinale Ruini sono molto contento che se ne sia andato dopo tanti anni che a mio avviso per molti aspetti non giudico positivi per la Chiesa Italia.
    Sui funerali delle vittime di Nassiriya per molti ha agito brillantemente ma per tanti altri no, infatti è stato pesantemnete criticato da una parte della chiesa che si schiera da sempre per la pace e che profeticamente non sempre è ben accetta dalle gerarchie che da sempre mediano, (probabilmente è il loro ruolo), e Ruini in particolare….
    Personalmente mi spiace molto per i morti di Nassiryia ma ho molti dubbi sul loro ruolo e sul ruolo delle truppe di occupazione, la guerra è stata fatta per motivi falsi dagli USA e GRAN BRETAGNA, e noi ci siamo accodati per opportunismo del governpo Berlusconi, i soldati italiani erano in un luogo di guerra non per colpa loro ma per una situazione oggettiva ed in un luogo di guerra difficilmente si può portare la pace, si combatte.
    Lo scandalo è aver mandato della gente in una situazione a dir poco esplosiva facendo credere che si andava a portare la pace, per fare un parallelo molto concreto è molto diversa la situazione nel sud del Libano dove i nostri soldati stanno effettivamente tra le parti in lotta ad inmpedire la guerra.

    9 Settembre, 2007 - 19:59
  26. Luigi Accattoli

    Dei cappellani militari si era qui discusso a più voci il marzo scorso, quando forse lei – Canelli – ancora non ci frequentava. Veda tra i commenti al post “Cossiga: Arriva il soldatino Bagnasco”, dello 06 03 07. Luigi

    10 Settembre, 2007 - 15:34
  27. Grazie – e scusatemi, ho visto solo troppo tardi che ero un po’ troppo fuori tema.
    Grazie ancora.

    10 Settembre, 2007 - 15:54

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