Nella vertigine dell’umano nulla è scontato

Al market osservo due ragazze che amoreggiano in fila alla cassa, una piena di ferri alle labbra e alle orecchie che fa all’altra: “Quando prendo il primo stipendio voglio farmi una mangiata di pesce”. Persona che è con me dice: “Ma dove siamo arrivati?” Io invece trovo le due graziose, anche quella con i ferri e sono stupito dal conformismo degli umani avendo anch’io festeggiato il primo stipendio – il secolo scorso – con una mangiata di pesce. La continuità mi sorprende più delle trasgressioni. Osservo molto i comportamenti di una barbona tedesca, pulitissima, che siede da anni sui suoi cartoni a lato della facciata di Santa Maria Maggiore e parla da sola ma non ho mai conosciuto qualcuno che rifiuti di vestire panni, o di usare la parola per comunicare. Nella vertigine dell’umano nulla è scontato.

18 Comments

  1. Leonardo

    Pensa che avevo letto «due ragazze armeggiano in fila alla cassa»! Ci sono cose che mi rifiuto di comprendere.
    Le barbone pulitissime invece mi piacciono: ne conosco una anch’io, che abita anche lei alle porte di una chiesa, dove compare verso sera, sistema tutte le sue cose e passa la notte. Ho anche provato a parlare con lei, ma non ha gradito.

    6 Aprile, 2008 - 19:58
  2. Clodine

    Mi scandalizzano due ragazze che amoreggiano. Un ragazzo e un ragazza è un piacere ma ..due ragazze, mi fa brutto! La mangiata di pesce, invece, mi garba come idea.

    La barbone di S.Maria Maggiore l’ho vista di sfuggita poco prima di Pasqua, sono passata davanti la Basilica per andare dalle suore: sa quel negozio che gestistoscono, carissimo, dove si vendono i paramenti sacri? volevo comprare un copri-ambone bianco ma ho preferito acquistare la stoffa e farlo da me visto, che il più economico sfiorava le 150 euro. Ho fatto la consueta visita al Santissimo, la cappellina era piena zeppa di seminaristi, tutti vestiti in nero, giovanissimi, e tutti avevano un rosario di colore azzurro tra le mani: “che strani figuri” ,mi son detta, “chissà a quale ordine religioso apparterranno” .Ho preferito uscire: non ero molto gradita, me l’han fatto capire lo sguardo vigile del superiore!

    Il barbone a me più caro si chiamava Ciro. Si sdraiava sotto il porticato, poco distante da casa mia, di fronte ad una rosticceria che non mancava mai di offrirgli la cena alla fine della giornata. Passava tutto il tempo a scrivere su di un piccolo quaderno. Sembra che prima diventare quello che era fosse un dottore affermato, il perché si fosse ridotto in quello stato rimase un mistero. Noi tutti l’evevamo adottato, lo amavamo. Ma una notte, purtroppo -non sapemmo mai chi furono i balordi- gli appicarono il fuoco: fu una cosa atroce. Scendemmo tutti a soccorrerlo, chiamammo di corsa l’ambulanza, lo portò via e..non lo vedemmo mai più tornare…

    6 Aprile, 2008 - 20:30
  3. Clodine

    mamma mia che refuso, riscrivo la frase :”..sono passata davanti la basilica per andare dalle suore: sa quel negozio che gestiscono, carissimo, dove si vendono i paramenti sacri?”

    6 Aprile, 2008 - 20:36
  4. lycopodium

    Il mio primo stipendio finì nell’integrale delle opere di Wagner, di Beethoven e Bruckner …

    7 Aprile, 2008 - 6:11
  5. Clodine

    Ah..che bella spesa! Adoro la musica. La prima volta che entrai al teatro dell’opera di Roma avevo 9 anni. Ci portò la mamma, e me e alle mie sorelle. Ricordo davano la “Carmen”, con una coreografia moderna che a mia madre non garbò. Ci sedemmo in alto, le ultime del loggione; quel lampadario, così ravvicinato, mi sembrò il “lago dei cigni” : un incanto !

    In compenso mi svuotò la busta paga del mio primo stipendio di insegnante! Un bel gruzzolo:ne vidi solo l’un per cento, e così per molti altri… Ma servirano per una giusta causa: sulla barca eravamo tante!

    7 Aprile, 2008 - 6:48
  6. Luigi Accattoli

    Clodine abbiamo dunque in comune l’osservazione di una barbona: non è poco.
    Anch’io ho conosciuto un barbone letterato che non scriveva ma leggeva e si chiamava Beppe. Rovistava nei cassonetti della mia zona e si era affezionato a quello dove io gettavo le stampe: non c’era ancora la raccolta differenziata. Mi conosceva dunque attraverso le riviste che mi arrivavano, mi chiamava per nome: “Come fai a saperlo?”, “Lo leggo sui giornali”. Vedendo che i miei argomenti erano cristiani mi interrogava continuamente su Padre Pio di cui era nemico. Sosteneva che mai e poi mai avrebbero dovuto farlo santo. Diceva che era stato un poco di buono e io replicavo che non si sparla dei morti. Lui diceva che in generale era giusto ma per Padre Pio si poteva fare uno strappo. Io ribadivo che la regola andava applicata a tutti. Quando poi ebbi a occuparmi della causa del frate con le stimmate e scoprii che anche tra i papi e i cardinali c’era stato chi riteneva pregiudizievole la sua proclamazione, ebbi a pensare che i barboni conducono le nostre stesse diatribe e più saggiamente di noi non le sviluppano tutte ma si fermano a una.

    7 Aprile, 2008 - 7:42
  7. Clodine

    E’ vero. Una volta gettai lo sguardo sul taccuino di Ciro: c’erano dei segni come geroglifici; gli chiesi cosa fossero, mi rispose che si trattava dello studio di una formula alchemica (così mi disse) che lo vedeva impegnato da anni. Mi mostro delle strane parabole, equazioni, numeri indecifrabili..io che non capisco nulla di matematica non capii niente, ma non avrei capito niente a prescindere…tattavia l’impegno con il quale si dedicava alla realizzazione di quella strana formula lo rendeva ancora più misterioso. Tra la folta barba e la frangia canuta sbucavano due occhietti fiammanti di un colore azzurro cielo davvero inquietanti. Lo chiamavamo Ciro, ma non credo fosse il suo vero nome. Chissà dov’è? Se è morto dopo quel tragico evento, spessissimo mi ritrovo a pensarlo, ed è sempre presente nelle mie preghiere. A volte mi viene il rimorso per non averlo seguito sull’ambulanza, avrei dovuto. Maledico la fretta, che ci allontana dalle cose essenziali. Sono certa, se al Signore piacerà, che lo ritroverò in un pezzetto di cielo quando sarò dall’altra parte..

    7 Aprile, 2008 - 7:59
  8. Francesco73

    Nella vertigine dell’umano nulla è scontato.
    Continuo a mettere nella mia dispensa alcune massime accattoliane, che trovo magicamente sapienti e esistenzialmente ineludibili.

    7 Aprile, 2008 - 10:17
  9. giovedi’ sera mi fermavo alla Madonella di s.Marco, ed entrando buttavo uno sguardo a palazzo Bonaparte,. erano le 17…..

    Continuerò ad affidare al Signore tutti coloro che si scandalizzano e coloro che danno “scandalo”,
    io non sono migliore degli altri,
    e
    giovedi’ sera avevo saputo da un mio amico
    che in una occasione di superficialità
    ero stato di scandalo nella mia parrocchia (anche se non me ne ero accorto).

    “Nella vertigine dell’umano nulla è scontato”

    A proposito,
    Luigi,
    vai a piedi al Corsera……..(ciao)

    7 Aprile, 2008 - 10:45
  10. Clodine

    Ciao Matteo, sono contanta tu sia tornato, mancavi da molto! Sei stato di scandalo senza accorgertene ? E allora, di che ti preoccupi, se non te ne sei accorto vuol dire che non eri in malafede, e se non eri in malafede, di male, non puoi aver fatto nulla.
    Forse sono gli altri che vedono il male dove non c’é.

    Sta tranquillo..

    Con affetto

    7 Aprile, 2008 - 14:40
  11. FABRICIANUS

    Anche io ho incontrato dei barboni, ed indimenticabile fu Giuseppe,conosciuto durante il mio servizio civile.
    Ora Giuseppe è in Cielo, l’alcol lo ha portato via….
    Ma indimenticabile fu quel PADRE NOSTRO recitato con lui(egli aveva una voce flebile..flebile) mentre era ricoverato in una struttura per malati terminali. E’ stato uno dei momenti più toccanti della mia vita.
    Il Vangelo letto ai suoi funerali fu Lc 23,33-48…”il buon ladrone”…Ancora oggi mi commuovo di fronte a queste pagine.

    Grazie a Luigi, che ha riportato l’attenzione sui barboni….
    Hai detto bene, Clodine, li ritroveremo in un pezzetto di cielo, quando saremo dall’altra parte.
    Un caro saluto a tutti,
    F.

    7 Aprile, 2008 - 22:07
  12. FABRICIANUS

    li ritroveremo in un pezzetto di cielo, quando saremo dall’altra parte.

    Dimenticavo di aggiungere che potrò ritrovare i barboni dall’altra parte…se sarò degno del Paradiso.

    Buonanotte a tutti….Maria vegli su di noi, e su questo giorno che si conclude.
    F.

    7 Aprile, 2008 - 22:36
  13. Grazie Clodine,
    purtroppo la ristrutturazione di casa mi ha preso 2 mesi di allontanamento dalle mura domestiche, e ora è il tempo delle pulizie e del riarredamento, tutto fai da te/noi.
    A casa il pc non l’ho ancora messo in funzione, ma spero nel fine settimana, e comunque devo rispettare le priorità, dare ordine e armonia alla casa, i rapporti umani e poi quelli virtuali……
    un saluto a te e a tutto il condominio/blog di Luigi.
    ciao

    8 Aprile, 2008 - 14:30
  14. strano,
    il post di Luigi è in due tempi,
    su cui si è soffermato con due distinte riflessioni.
    Ma tutti si è preferito cassare mentalmente un tempo,
    e fare i poetici sui clochard………..
    interessante!
    Occhio, è solo il mio punto di vista,
    quindi, posso errare….

    8 Aprile, 2008 - 14:52
  15. out of topic
    Petrus, giornale on-line, di fede petrina, è in vena di rivelazioni piccanti alla Cesare Lombroso?
    Dunque Giuda oltre che traditore era anche f…. o anche detto, affetto da turbe sessuali.
    Non mi riesce di capire ancora, da quali vangeli, sia stato recepito un simile studio.
    Ma Petrus, pensa di essere un giornale petrino-cattolico?

    8 Aprile, 2008 - 14:59
  16. a proposito di barboni e di umanità vertiginosa…

    SONO STATO ZITTITO DA UN BARBONE

    – Le piacciono i cavalli, padre?
    Mi chiese una volta seriamente
    Mario che fu
    antico maniscalco.

    – Io lavoravo in un maneggio, sa?
    – Ne sono molto affascinato.
    Pensavo fosse sincera la mia risposta.

    – Ha mai provato a cavalcarne uno, padre?
    – Mai, dissi. Mai avuto tempo, purtroppo.
    – Allora non le piacciono i cavalli.
    Fu la sua sentenza perentoria.

    Da allora sto sempre attento
    quando parlo
    a non avere davanti un barbone
    che mi sbugiardi pubblicamente.

    9 Aprile, 2008 - 21:24
  17. Giacomo.Galeazzi

    «Sì, ho rapporti sessuali con ragazzi giovani, anche minorenni. E Vittorio Messori ha ragione: i seminari sono pieni di gay». Don Roberto, lavora in una diocesi suburbicaria alle porte di Roma e vive come una ferita lo scandalo-pedofilia nella Chiesa. «Sono omosessuale. Non me ne vanto né me ne pento, è la mia condizione», sospira mentre comincia lentamente a dipanare il percorso tortuoso che ha dovuto affrontare prima con se stesso e poi all’interno della Chiesa nell’accettare la sua dimensione sessuale e nel farla convivere con una vocazione mai sopita o degradata a confine della propria condizione. «Spesso si dimentica che noi sacerdoti siamo esseri umani, con le nostre pulsioni, sensazioni, desideri- spiega-.Non siamo solo anima né riceviamo una forza disumana dal ruolo che ricopriamo. Siamo pastori di uomini, catalizzatori della sofferenza, delle gioie, di tutto ciò che la condizione umana comporta ma proprio per questo non possiamo soltanto essere una spugna assorbente da usare e gettare via senza comprensione per le sue debolezze». E lo «fa star male» sentir di Santa Sede omofobica. «Come sacerdoti gay viviamo tra due fuochi, quello interno ed esterno- osserva-.Ci nascondiamo al mondo, mentre la nostra stessa istituzione, la Chiesa, ci condanna senza appello quando pecchiamo, ci impone un’intransigenza che può essere solo di pochissimi eletti, ma la santità non ha nulla a che vedere con la pastoralità e il sacerdozio». Don Roberto ha capito di essere omosessuale in seminario. «Il sesso è sempre stato un tabù nella mia famiglia- racconta-.In biblioteca ho incontrato Davide e siamo diventati amici inseparabili. Abbiamo passato interi pomeriggi a parlare di teologia, delle nostre scelte. Ci guardavamo negli occhi come due complici e il nostro amore cresceva senza che trovassimo il coraggio di manifestarlo». Poi Davide abbandonò il seminario: «Non lasciò né numeri né indirizzi. Ero arrivato a un bivio e decisi di prendere i voti».
    Diventato sacerdote, fu assegnato come viceparroco a una cittadina vicino Roma. Il parroco anziano era un uomo di vecchio stampo, rigido in dottrina ma di animo buono. «Erano tollerati i tentativi di rinnovare il linguaggio delle omelie e di attirare l’attenzione dei fedeli attraverso una liturgia della parola meno ingessata- evidenzia-.Cercavo di scuotere le coscienze con il radicale messaggio d’amore del Vangelo, ma mi fu raccomandato di non eccedere e per sanare la mia irrequietezza la Curia mi affidò anche l’incarico di seguire la pastorale giovanile». Un attivismo che non colma il vuoto nel cuore. «Dovevo coordinare i catechisti e gli educatori dei gruppi giovanili diocesani- rievoca-.La mancanza dell’amore di Davide mi faceva scoppiare quasi ogni sera in un pianto disperato, così mi tuffai nella disperata ricerca di un’identità mai rifiutata ma abbandonata con la scelta di vita sacerdotale». Un pensiero che diventa tormento. «La mia realtà aveva perduto Davide per sempre- puntualizza don Roberto-.Così cominciai a cercarlo fisicamente dentro altri uomini, fuori dalla mia esistenza ecclesiale, nella solitudine della notte e della mia anima. Volevo solo essere amato, desiderato». Da alcune battute scherzose che i ragazzi si scambiavano in oratorio aveva saputo che nel parcheggio di un autogrill della Casilina si consumavano rapporti sessuali particolari tra giovani uomini e camionisti. Un notte decise di andarci e continuò per alcuni mesi. In quegli incontri clandestini ritrovava il «proibito» vissuto con Davide. «Abbandonai le mie perlustrazioni solamente la volta in cui la sirena di una pattuglia di polizia venuta per un sopralluogo non mi fece temere di essere scoperto», puntualizza. La caccia di «sensazioni forti» cambiò solo ambientazione ma rimase una costante della sua vita. «Attraverso Internet venni a conoscenza di Spartacus, le “pagine gialle” dei luoghi di ritrovo del mondo omosessuale- prosegue-.Presi a frequentare l’Hangar, uno dei più famosi templi della trasgressione gay, a fianco di Santa Maria Maggiore. All’ingresso era richiesta una tessera: mi iscrissi dando false generalità. Pagai il biglietto ed entrai». Al bancone un cameriere cubano mezzo nudo e prestante preparava cocktail, nella pista da ballo uomini si lasciavano andare strusciandosi e baciandosi Alcuni si prendevano per mano e si appartavano sui divanetti. «Rimasi conquistato dalla spontaneità, da quel modo diretto e privo di inibizioni- sottolinea-Cosa facevano di male? Nulla. Sperimentai che il sesso tra due uomini non rappresenta un peccato se lo si vive in modo complice e senza danneggiare l’altro. E’ una necessità come lo è amare». Una scoperta dell’eros privo di sensi di colpi: «Un conoscersi in modo diverso, viaggiando dentro un corpo simile al proprio. C’erano soltanto bellezza e gioia, anche nei momenti più forti e e intensi». Don Roberto conobbe tanta gente, divenne un abitudinario di quel locale finché un suo parrocchiano non lo vide e raccontò tutto al vescovo. Fu convocato in episcopio e alle accuse replicò che la sua sessualità non ostacolava l’attività pastorale. «Fui assolutamente diretto. Il vescovo rimase allibito quando gli dissi che le pulsioni e i desideri non entravano in conflitto con la mia vocazione- precisa-.Potevano dispensarmi dai voti, mi fu risposto che avevo solo bisogno di fare chiarezza dentro di me. Le vocazioni nei giovani sono sempre più rare sarebbe stata una sconfitta perdermi». Don Roberto, quindi, accettò la proposta di un anno di studio presso l’arcidiocesi di Westminster. «Avrei studiato ai massimi livelli, mi sarei rafforzato spiritualmente e purificato, tornando brillante e motivato come lo ero stato ai tempi dei miei primi anni di sacerdozio», sospira. A Londra, però, le cose non vanno come programmato dal vescovo. Il sacerdote consegue effettivamente un master prestigioso ma torna dall’Inghilterra con un «fraterno amico», Kenny, che ospita in canonica insieme al loro bassottino «Bach». Giacomo Galeazzi

    13 Aprile, 2008 - 19:19
  18. Clodine

    Questa testimonianza, dott Galeazzi mi ha sconvolta, la trovo di uno squallore e malattia morale inaudite specie per il fatto che non stiamo parlando di un giovane disattato la cui vita potrebbe essere stata sconvolta e abbrutita dalle circostanze, il che troverebbe giustificazione e grande pietà.

    Qui, la persona è un prete e non ritiene di essere nel peccato ma, in una totale falsità di coscienza afferma di essere nel giusto e “che c’è di male?”
    Che c’è di male è…bestia! C’è tutto il male di questo mondo, c’è il male di un cuore depravato che rifiuta la redenzione, ecco cosa c’è di male!

    14 Aprile, 2008 - 19:27

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