Noretta Aldo Luca Moro: “Se ci fosse luce”

Ho conosciuto Aldo e Noretta Moro e ho scambiato qualche parola con loro. Quanto basta all’affetto nell’assenza. Con Aldo negli incontri della Fuci, quando io avevo vent’anni ed egli voleva “riascoltare” i giovani. Con la “dolcissima Noretta” negli incontri da Sofia Cavalletti per la catechesi secondo il metodo Montessori. Ora che Noretta se ne è andata a 94 anni e che Maria Fida ne ha 60 e il piccolo Luca 33 voglio ricordarli tutti con alcune parole delle ultime lettere di Aldo dal carcere, che considero tra le “preghiere pubbliche” più luminose del nostro tempo, insieme all’invocazione di Paolo VI al funerale in San Giovanni al quale Noretta non andò. “Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore (…). Vorrei capire, con i miei occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce sarebbe bellissimo (…). Ci rivedremo. Ci ritroveremo. Ci riameremo (…) A te debbo dire grazie, infinite grazie, per tutto l’amore che mi hai dato (…). Amore autentico che resterà. Io pregherò per te e tu per me (…). Ti abbraccio forte forte e ti benedico dal profondo del cuore. Aldo”. Ora si sono ritrovati. Le parole “se ci fosse la luce sarebbe bellissimo” è una straordinaria invocazione del Cielo venuta dal buio dei nostri anni. A quelle parole si ispira la canzone che Luca Moro, cantautore, ha dedicato al nonno due anni addietro, nel trentennale della morte e che dice “se ci fosse luce, se ci fosse pace”.

5 Comments

  1. Francesco73

    Un pensiero anche mio a Noretta, e a tutta la famiglia Moro, che mi ha sempre dato l’idea di portare un peso mai diminuito, gravosissimo, per la tragedia subita, seppur con accenti e modalità diverse tra Agnese, Giovanni, Fida, Nora, Luca, ecc.
    Considero quella dello statista pugliese una vicenda shakespeariana, dove il potere si rivela in tutta la sua intensità drammatica, e l’uomo è schiacciato dai meccanismi che lui stesso crea, trasportato da una macchina che diventa infernale, e che non si riesce a fermare.
    Un dramma della politica, della ragion di Stato, della fede, della Chiesa e – in particolare – del servizio che la Chiesa ha reso alla nazione italiana.
    Paolo VI esprime benissimo il senso di questo avvenimento, che è come una cesura, un punto di vertice e di rottura di un intero corso storico.
    Ricordo poi un altro 16 marzo, quello del ’95, la scissione finale dei Popolari.
    Ero all’Ergife, tra spintoni, insulti, lacrime, offese reciproche di ogni genere.
    Erano non pochi coloro che notavano le coincidenze di quel giorno drammatico, e ricordavano le parole più terribili rivolte dal Moro prigioniero al suo partito: “Il mio sangue ricadrà su di loro”.

    21 Luglio, 2010 - 9:51
  2. Clodine

    La scomparsa della signora Noretta mi ha riportata indietro nel tempo, quando il povero corpo di Moro venne ritrovato, rattrappito, all’interno della vettura. Mi colpì molto la tragedia di questo leader democristiano che voleva traghettare il partito verso una fase di progressivo affrancamento dal controllo delle gerarchie ecclesiastiche, con l ‘audace decisione di aprire le porte ai socialisti e porre fine, in un certo senso, alla teoria del religioso sul politico. Per quanto fossi molto giovane all’epoca mi interessai al suo pensiero alla sua visione del mondo e della storia che non mirava ai rapporti tra potenze, ma al dialogo tra gli uomini. Era un uomo di fede, credeva nella luce che non tramonta, quella luce che quando si è in vita appare appena visibile in fondo alla notte. In realtà son certa che i legami d’amore non si interrompano e la morte non sia che un passaggio ad un altro stato di coscienza, in cui si continua a sentire, a percepire, vedere, crescere psichicamente e spiritualmente specie quando in vita si è stati spiriti liberi, ripieni d’amore. Non rammento il nome di quel filosofo il quale disse che, colui che fonda la sua esistenza nella giustizia e letizia intellettuale renderà nobile la sua anima, capace non tanto di voli alti, quanto di vivere in purezza, mitezza; sarà apportatore di felicità e irradiante felicità, sperimenterà una gioia nutrita da calma, solarità, qualità intellettuali provenienti da pensieri che elevano, tranquillizzano e illuminano; procedererà nella ricerca della giustizia con una passo lieve, quasi senza rumore, fiducioso e spedito, mentre la luce del sole gioca nel suo profondo. Colui che coltiva tutto questo vivrà in eterno! Ecco, non ricordo chi disse queste parole ma, credo che Moro, e tutti coloro che vivono in pace e giustizia questa terra ..non moriranno mai!

    22 Luglio, 2010 - 13:59
  3. Mariaelena

    Luigi, quella stessa lettera ha commosso anche me. E’ l’amore che non ha misura, che infrange i momenti più duri e sa proiettarsi oltre la vita terrena con la promessa di non perdersi mai. Mi ha emozionato, tanto quanto lo struggimento di Gorbaciov per la perdita di Raissa. Non parteciparono politici d’occidente, eccetto i tedeschi, a quel funerale. E alle esequie di Moro – ora rifletto non senza un brivido – mancò Noretta.

    p.s. 1 – nei giorni precedenti la morte di Raissa, la loro figlia Irina raccontava: “Non so a chi devo stare più vicina, se a lei che sta morendo o a lui che le siede accanto. Io so quanto era forte il legame che li unisce. Io stessa sono divorziata da mio marito, da quattro anni. Forse se non avessi avuto dei genitori così, sarei magari stata capace di accettare mio marito, nonostante tutto. Ma io ho visto loro, so cosa vuol dire amare e quanto sia prezioso il dono di saper rispettare l’ altro e dividere la vita nella buona e nella cattiva sorte”.

    p.s. 2 – scusa caro Luigi se mi sono allontanata dalla riflessione che tu proponi …

    22 Luglio, 2010 - 15:27
  4. roberto 55

    Non ero, non lo sono mai stato, dalla parte politica di Aldo Moro (stavo su schieramenti avversi) ma di tutta quella tremenda vicenda (che ricordo benissimo) i due momenti, per me, più strazianti furono proprio la lettera del Papa alle Brigate Rosse (che ancor oggi, se mi capita di rileggerla, mi commuove) e l’ultima missiva di Aldo Moro a sua moglie (bellissima e, al tempo stesso, terribile).

    A domani !

    Roberto 55

    25 Luglio, 2010 - 18:50
  5. Mariaelena

    nell’ultima lettera a Noretta, Moro scrive: “Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta. Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo”

    27 Luglio, 2010 - 6:32

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