Oliviero che è nato per le olive

Ho visto da vicino la raccolta delle olive nella campagna tra Recanati e Osimo dove vivono i miei fratelli. Non si sale come una volta con scale leggere a cogliere le olive dai rami, una ogni tre foglie, per metterle in un sacco legato alla vita – e con l’imboccatura tenuta aperta da un legno ricurvo – che si chiamava “guadagnolo”. Ma ci si sposta da un piantone all’altro, sul fianco della collina, tendendo dei teli intorno al tronco e frugando poi tra i rami con un lungo attrezzo a batteria munito di cinque punte in cima, che ruotano con un movimento alternato e rapido, che fa cadere i frutti sui teli. Cadono anche piccoli rami e una cognata li raccoglie a bracciate come si fa per la domenica delle palme. Ho chiesto come si chiami quel frugatore delle olive e uno dei raccoglitori mi ha risposto che “non ha un nome”. “Ma qui c’è scritto Oliviero” dico io, attirato da ogni scritta. E lui: “E’ il nome di quello che l’ha costruito e che abita qui vicino”. Bel caso – dico io – di un Oliviero nato tra gli olivi e chiamato dal nome a farsi raccoglitore di olive. “Come lo volete chiamare?” fece il prete. “Oliviero” dissero i genitori.

16 Comments

  1. Francesco73

    Raro l’ulivo nelle Marche, tutto sommato, bello scoprirne delle macchie tra Osimo e Recanati.
    Io talvolta vado a Cartoceto, nel fanese. Anche una piccola chiazza di ulivi in mezzo a tutt’altra campagna. Producono olio pregiato e molto quotato, per tavole esigenti.

    20 Novembre, 2009 - 10:38
  2. Francesco73

    anche lì

    20 Novembre, 2009 - 10:38
  3. quando i nomei hanno ancora un significato, come Non-amata e Non-mio-popolo… Oppure Davide, o Gesù…

    20 Novembre, 2009 - 10:57
  4. Francesco73

    Già a proposito: quale il significato di maioba? 🙂

    20 Novembre, 2009 - 11:24
  5. coccinella… lo dice la parola stessa, France’!! è sardo, of course

    20 Novembre, 2009 - 12:04
  6. Luigi Accattoli

    “Raro l’ulivo nelle Marche” dice Francesco73. Sarà vero, ti so informato. Ma io sono nato in una piantonara e mi sono sembrati sempre tanti gli olivi nella mia terra. Sono poi del parere che l’olio dei miei fratelli sia il migliore al mondo. Quando lo regalo agli amici dico con tono: “Questo è olio di Recanati”. Generalmente fa colpo.

    20 Novembre, 2009 - 14:45
  7. Nino

    Lo stesso nome è dato nella provincia di Viterbo.
    Quest’anno ho tradito gli amici per la raccolta in quel di Castiglione in Teverina, erano in 40.

    L’anno scorso eravamo una sessantina, ho lavorato con Oliviero, è una cosa faticosissima, braccia in alto con su un attrezzo che pare leggero ma dopo mezzora diventa un macigno.

    Ma il premio finale ricompensa la fatica.

    Grande barbecue finale, vino e ciambelline fatte in casa, profumo di caldarroste e tanto, tanto calore da scambiare in francescana semplicità e amicizia.

    Fisarmoniche e canti campagnoli.

    Sara così anche nelle Marche, immagino.

    Il tutto avviene qui : http://www.trebotti.it/prodotti.html

    20 Novembre, 2009 - 15:14
  8. Francesco73

    Quanto a tradizioni popolari della campagna, nelle Marche ci si avvicina ora al tempo natalizio della “pista”.
    Luigi saprà spiegare di che si tratta assai meglio di me…:-)

    20 Novembre, 2009 - 16:17
  9. Luigi Accattoli

    Nino, anche nelle Marche è così. La “piantonara” è il campo coltivato a olivi, che sono i “piantoni”, cioè le piante per eccellenza. Per un contadino nulla del suo campo è più importante di un olivo: ci vuole una generazione per farlo adulto. Piantare olivi vuol dire investire per i figli.
    La “pista” di cui parla Francesco73 è la macellazione del maiale e la lavorazione di tutte le sue parti – dal sangue agli insaccati, ai prosciutti – fatta in casa, nella cascina contadina.

    20 Novembre, 2009 - 17:47
  10. Nino

    Luigi,
    secondo un adagio ebraico tre sono le cose che un uomo deve realizzare per una conclusione perfetta della vita:
    -Mettere al mondo un figlio
    -Piantare un ulivo
    -Scrivere un libro
    Mentre è certo che tu sei già nella perfezione.
    Per me la strada è in salita, ho realizzato la prima, ho anche realizzato la seconda avendo regalato e piantato un ulivo nel giardino della casa di mio figlio, manca lo scrivere un libro, la vedo dura.ma non dispero.

    20 Novembre, 2009 - 20:08
  11. fiorenza

    Belli questi nomi. la “piantonara”, gli olivi detti “i piantoni” perché sono – è proprio così- “le piante per eccellenza”.
    Un olivo, “ci vuole una generazione per farlo adulto”, ma chissà che nel piantare olivi non ci sia anche qualcos’altro, oltre all'”investire per i propri figli”. C’ è una poesia che Nazim Hikmet scrisse nel 1948, intitolata “Alla vita”, che comincia così: “La vita non è uno scherzo. / Prendila sul serio”, e che finisce con queste parole:
    “Prendila sul serio
    ma sul serio a tal punto
    che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli olivi
    non perché restino ai tuoi figli
    ma perché non crederai alla morte
    pur temendola,
    e la vita peserà di più sulla bilancia.”
    ( Nazim Hikmet, Poesie d’amore, Mondadori 1994, pp.179-80)

    20 Novembre, 2009 - 22:52
  12. Luigi Accattoli

    Nino quella di scrivere un libro è l’impresa meno impegnativa. Conoscevo una variante romena di quel proverbio, che dice: “Un uomo nella vita deve scavare un pozzo, alzare un altare, generare un figlio”. Con questo tu ed io siamo alla pari, credo.

    20 Novembre, 2009 - 23:35
  13. tonizzo

    Questo è olio, Luigi. Frutto della fatica di chi vuoi bene e che sta appresso a una pianta non facile. Ulivi di mio nonno, gelsi di mio padre e vigna mia, si dice in Sicilia. E anche: Ci vuole fede a piantare anche un piede d’olivo. Penso lassù al Corvo, nelle campagne dell’Accia, alla fatica di perticare gli alberi e poi, all’improvviso, la tecnologia dello scuotitore. E i sacchi, portarli in spalla in discesa perché il terreno è in collina. Caricare il carrello delicatamente, arrivare al frantoio, svuotare i sacchi e vedere, da questa macchina ultramoderna, il frutto di tutta la fatica che hai fatto e che diventa biondo.
    L’olio appena nato pizzica in gola, si dice che “è arrabbiato”. In un anno, dentro il fusto, piano piano si calmerà. La murga, la morchia, andrà sul fondo, il resto sarà denso e profumato. Diventerà solido col freddo forte, ti darà la luce negli stoppini quando la corrente se ne andrà col temporale, condirà il tuo cibo. E non solo: quei rametti, tagliati, diventeranno un bel mazzetto per la tua domenica delle Palme, che però in Calabria è Dumìnica d’a Liva , perché in Calabria di palme ce ne sono poche. Mentre in sicilia sarà ‘A parma, la Palma. Una sola per tutte. Anche in questo, tra i silenzi dei loro oliveti, Calabria e Sicilia sono sorelle.

    21 Novembre, 2009 - 1:08
  14. roberto 55

    “Off topic”, è tornata nel “tritacarne” mediatico la storia della povera Emanuela Orlandi: chissà se ne sapremo mai la verità.

    Buon sabato a tutti !

    Roberto 55

    21 Novembre, 2009 - 9:09
  15. Bel racconto che esalta le nostre meravigliose colline marchigiane e la quasi scomparsa civiltà contadina.
    L’articolo mi fa venire in mente le feste che un amico, Paolo L. , da poco scomparso, organizzava nei suoi poderi cingolani in occasione della raccolta delle olive.
    Domani leggerò l’articolo ai miei alunni che sono resi sempre più insensibili alle genuinità campagnole dai fatui “consigli per gli acquisti” televisivi.
    Potessimo seguire le esortazioni del nostro grande Papa per “uno stile di vita più sobrio” anche ritornando alla contemplazione, ingenua e bambinesca, delle maraviglie della nostra saggia campagna marchigiana !
    Oggi un parroco di campagna, bravo e generoso, ha invitato il Vescovo di Macerata e tutti i preti della Diocesi all’annuale “polentata” nelle campagne di Treja.
    Un modo che far dare una testimonianza di affetto , e di calore umano, ai nostri bravissimi preti, anche anche al Vescovo, che pendono ogni loro energia per il “popolo santo di Dio”.
    Un presbiterato di cui sono orgogliosamente fiero !
    La polenta che don Giuseppe avrà condito con dell’ottimo olio delle nostre colline riassume la stima e l’affetto del popolo , ex contadino, delle Marche nei confronti dei loro parroci.

    22 Novembre, 2009 - 22:19

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