Otto giorni a Natale: “Metastasi porca puttana”

Ragazzo di vent’anni che studia medicina ritira le analisi del papà e all’amica che l’accompagna dice: “Metastasi, porca puttana”.

26 Comments

  1. Nino

    VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’HOSPICE FONDAZIONE ROMA 13.12.2009
    http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/24817.php?index=24817&po_date=13.12.2009&lang=it

    …………………
    La vostra malattia è una prova ben dolorosa e singolare, ma davanti al mistero di Dio, che ha assunto la nostra carne mortale, essa acquista il suo senso e diventa dono e occasione di santificazione. Quando la sofferenza e lo sconforto si fanno più forti, pensate che Cristo vi sta associando alla sua croce perché vuole dire attraverso voi una parola di amore a quanti hanno smarrito la strada della vita e, chiusi nel proprio vuoto egoismo, vivono nel peccato e nella lontananza da Dio. Infatti, le vostre condizioni di salute testimoniano che la vita vera non è qui, ma presso Dio, dove ognuno di noi troverà la sua gioia se avrà umilmente posto i suoi passi dietro a quelli dell’uomo più vero: Gesù di Nazaret, Maestro e Signore…….

    Tra le parole del discorso di BXVI ai malati.
    ————————–
    Un discorso “normale” che mi sento di condividere con l’eccezione della frase (e, chiusi nel proprio vuoto egoismo, vivono nel peccato e nella lontananza da Dio) che trovo fuori luogo e assai dura per malati in fin di vità.
    —-
    Come non condividere quel “porca puttana” che mette insieme, rabbia, sgomento, paura, e amore.

    17 Dicembre, 2009 - 7:59
  2. Leopoldo

    L’idea di volere spiegare e giustificare il dolore e la sofferenza a tutti i costi non mi ha mai convinto, anche perché nessuno ci è mai riuscito (parlo per me, ovviamente). Mi piace di più pensare a un Dio che, non potendo dire ai suoi figli perché dovranno soffrire e morire, si distende accanto a loro e con loro soffre e muore.

    17 Dicembre, 2009 - 9:42
  3. tonizzo

    Sì, ma poi risorgono insieme.

    17 Dicembre, 2009 - 9:57
  4. Una preghiera. Sempre e comunque.

    17 Dicembre, 2009 - 10:05
  5. Francesco73

    Aja. Aja.

    17 Dicembre, 2009 - 10:55
  6. ignigo74

    La vita è un mistero, né piccolo né grande ma proprio così: un mistero davanti al quale bisogna principalmente stare in silenzio. Non stare zitti, ma in silenzio. Chi sta in silenzio, ascolta. La vita è anche una lotta, terribile, senza esclusione di colpi dati a quanto pare alla cieca, a destra e a manca: sono colpiti da questi fendenti spietati mogli, mamme, papà, mariti, figli, bambini. Vi scrivo da scuola e dalla finestra vedo quel pezzetto del campo di calcio dove qualche anno fa è morto M., un bambino di otto anni, per violento e implacabile arresto cardiaco: è andato via così, in un soffio, accasciandosi tra i compagni di squadra. La vita è un mistero, la vita umana richiede silenzio, specialmente per pensare. L’atto eroico del pensiero – perché è questo: un atto eroico e una lotta continua – è strettamente legato alla preghiera più vera: le nostra domande del cuore quando sono sincere sono preghiera, indipendentemente da una fede religiosa esplicita o consapevole. Essere credenti, cristiani, significa esercitarsi guidati dal vangelo in questo intimo spazio della nostra umanità, nel quale non possono trovare collocazione le maschere, gli atteggiamenti teatrali e inautentici, le strumentalizzazioni, gli sculettamenti di chi sfila invece di vivere. Questo umanissimo spazio di domande, di paure, di desideri, di speranze lo chiamiamo genericamente cuore, usiamo il linguaggio simbolico come per i sacramenti, che proprio il cuore nutrono. “Metastasi, porca puttana” dovrebbe chi può trovare il coraggio di dirlo dall’altare, nel modo giusto e al tempo giusto, per svegliare le pecorelle addormentate nel luna park televisivo, dove i pianti quotidiani delle telenovelas sono ritmati dalle offerte pubblicitarie. “Metastasi, porca puttana” è un ceffone che sveglia e sì, fa vivere, come lo sberlone sul culo del neonato che non vuole respirare. “Metastasi, porca puttana”.
    Non c’è null’altro da dire: possiamo stare in silenzio però.
    In ascolto di una voce.

    17 Dicembre, 2009 - 11:48
  7. Francesco73

    O.T.

    Se interpreto bene, cominciano a saltare teste in Irlanda.

    E Milingo è stato dimesso dallo stato clericale.

    17 Dicembre, 2009 - 12:35
  8. Clodine

    Mio padre morì il giorno di Natale, alle 7 di un freddo mattino.
    Era un uomo ancora giovane: “metastasi, porca puttana!”….se ne andato nel giro di tre mesi.
    Quello fu il Natale denso d’amore e la veglia che seguì la più viva di adorazione che io e le mie sorelle ci accingemmo a vivere. Unite da un unico “sentire”, attorno a lui, in attesa. Il Bambino Gesù sarebbe arrivato presto a piantare la sua tenda, e finalmente, il mio papà avrebbe avvolto la sua, lasciando quella dimora ormai maciulenta e dolente, per fare dolcemente ritorno nella casa del Padre. Quello fu il Natale che segnò per sempre la mia vita: crebbi, e finelmente entrai in una dimensione diversa: tutto ciò che fino a quel momento sembrava importante divenne di colpo insipido. Mi accorsi di come le cose futili oscurino l’essenziale, di come talvolta si riempia di retorica, di cianfrusaglie multicolori, di commozioni a buon mercato il nostro Natale. Lo imbastiamo di pacchianerie, lo prendiamo come pretesto per salire sul palcoscenico e recitare, magari, la parte dei buoni. Quella notte…era sceso il silenzio nella mia casa…lo stesso silenzio che custodisco a tutt’oggi dinnanzi alla vita, e in questi giorni d’avvento: lo stesso che accompagnò la discesa della Parola sulla terra. Forse, più che la gioia, dovremmo imparare la tristezza del Natale, come direbbe don Mazzolari :” La tristezza infinita di non essere ancora cristiani”.

    17 Dicembre, 2009 - 13:56
  9. fiorenza

    Stare “in silenzio”. “In ascolto di una voce”. E, anche, in attesa di una voce.
    Oggi, 17 dicembre, ai vespri (“alla sera del mondo”), la prima delle sette grandi antifone “O” dell’Avvento ( “O Sapienza”) sarà l’equivalente di un perfetto silenzio. Con la certezza che al termine dell’intero ciclo delle nostre sette invocazioni si delineerà la traccia misteriosa della risposta: “ERO CRAS”.

    17 Dicembre, 2009 - 14:04
  10. fiorenza

    C’è anche, come esempio di uno dei differenti modi di “stare in silenzio, “questa pagina di Giorgio Manganelli, tratta dal suo “Il presepio”:
    ” Sebbene la mia vita sia distratta e disorientata, da molti segni, come gli animali, mi accorgo dell’imminenza del Natale. L’irrequietezza agita i miei simili: una sorta di inedita tristezza che si acccompagna ad una smania, una torbida cupezza, una litigiosità capziosa, non di rado violenta, ma soprattutto aspramente angosciosa. Quando il Natale si approssima, l’infelicità si scatena su tutta la terra…”
    “una tetraggine che ha dell’astronomico, come a dire che gli astri sono coinvolti, e forse la tristezza che suppongo mia è un affetto che tocca gli estremi dell’universo, e oltre, se si dà un oltre.”
    “Non so se alcune consuetudini del Natale siano comuni a tutte le città in cui si celebra; ma suppongo che non differiscano gran che; ad esempio, gli acquisti del cibo, segno palese della sensazione di deperimento che coglie i vivi; il recitato rafforzamento del vincolo domestico: usa infatti mettere assieme, in modo che a me sembra indecoroso, nonni, avi, nipoti, parenti acquisiti in guise non di rado ambigue; ma scusa questa usanza il panico che sottende la sensazione che ogni volta si stia facendo la conta, come su un vascello che affondi; ma non affondi per tempesta o naufragio, ma per una sua intrinseca vocazione ad afffondare.”
    “Vien fatto di chiedersi se non basterebbe por fine al Natale per sfuggire a questo elaborato, ingegnoso, maestoso malessere. Ma si sa che al Natale non si dà fuga: in nessun modo.”

    17 Dicembre, 2009 - 14:45
  11. E’ triste, ma è la sorte dell’uomo. E’ un argomento su cui sono gelido.

    Il grido di dolore e la riflessione di ignigo74, è qualcosa di troppo profondo.
    E’ l’essere “vivi dentro”, mentre vedi quelli “morti dentro” intorno a te che camminano e respirano, senza avere il potere di “resuscitarli”.

    17 Dicembre, 2009 - 15:37
  12. discepolo

    L’unico antidoto alla tristezza profonda ,alla depressione, all’angoscia e all’amarezza che coglie tutti gli animi sensibili di fronte al Natale, così come è stato trasformato e sfigurato oggi, un’ orgia accecante di luci e una smania consumistica che raggiuge la freneticità e il patologico, , con lo sfondo di “torbida cupezza” come dice bene Manganelli , sta nelle antiche semplici melodie religiose tradizionali.
    “Adeste Fideles ,laeti triumphantes, venite , venite…in Beethlem.. Natum videtis Regem Angelorum , venite adoremus …. ”
    La dolcezza, la mitezza, l’ ingenuità, la povertà, virtù ormai fuori moda misconosciute e sbeffeggiate, sono le vere vie di fuga al malessere odierno.
    causato dai loro esatti contrari, la durezza, l’aggressività, il cinismo, la ricchezza…
    . e la Musica, questa arte che riesce a esprimere senza parole l’Inesprimibile ancora una volta le fa resuscitare davanti a noi…
    MC

    17 Dicembre, 2009 - 16:15
  13. Marcello

    Ringrazio molto Clodine per quello che ci ha voluto raccontare.

    17 Dicembre, 2009 - 16:55
  14. principessa

    Grazie Ignigo…
    un bacio a Clo…

    17 Dicembre, 2009 - 17:02
  15. mattlar

    Grazie, Clodine. Veramente commovente.
    Pregheremo per quel ragazzo.

    17 Dicembre, 2009 - 19:27
  16. mattlar

    E anche per il padre di Clodine.

    17 Dicembre, 2009 - 19:38
  17. fiorenza

    Io direi di non prendere alla lettera Giorgio Manganelli, discepolo, né il suo “sfondo di torpida cupezza” che non era uno “sfondo” e per il quale non si dà antidoto possibile: ogni antidoto è già racchiuso nella magnificenza della sua scrittura, nella sua “letteratura come menzogna”, nella sua sfiducia terapeutica nel senso dato e nel buon senso e nei buoni sentimenti e nella realtà edificante a cui oppone il “Disordine delle Favole”, il suo: “metastasi cosmica, porca puttana”.
    Credo che sarebbe inorridito all’idea che qualcuno potesse vedere nei suoi scritti una denuncia -magari con valore sociale- del “malessere odierno” per cui trovare “vie di fuga”. Il Manganelli supremo beffatore fa trasparire solo in alcune lettere private (quelle per la morte del fratello) la serietà di un’esperienza di Dio “risanatore e confermatore del dolore” che era il suo centro segreto. E che immagino egli volesse segretissimo.

    17 Dicembre, 2009 - 23:45
  18. fiorenza

    Quella citazione di “Adeste Fideles” mi ha fatto venire in mente Tommaso, due anni e mezzo, che, da quando gli hanno regalato un CD con i canti di Natale, non vuole ascoltare altro. Ma il suo preferito è “Tu scendi dalle stelle”. Chiede sempre quello: “endi ttelle, endi ttelle!”
    Stasera, in autobus, una vocina che mi sembrava la sua gridava, molto molto gioiosamente: “ttelline, ttelline!”. Mi son voltata: un bambino di due-tre anni, straniero (delle Filippine, forse) in braccio alla mamma seduta dietro di me, guardava in su, verso i grappoli di lampadine dei festoni sospesi su via adella Vigna Nuova. Quando l’autobus ha attraversato il ponte, lui ancora sorrideva tra sé e sé, estasiato. Poi, in via de’ Serragli, ecco di nuovo le luminarie, E lui, con rinnovata esultanza: “ttelline, ttelline!!!”
    Che a quell’età ci si ricordi ancora bene che siamo scesi dalle stelle?

    18 Dicembre, 2009 - 0:05
  19. mattlar

    Firoenza, tuo figlio si chiama Tommaso? Anche il mio !!!
    E da quando gli hanno regalato il cofanetto di cd con i cartoni animati di Gesù, vuole vedere quasi solo quello !!! E’ il suo eroe. Anzi, lo consiglio a tutti. E’ fatto veramente molto bene (5 cd se non errò 14 ore di cartone animato in tutto. a episodi).

    18 Dicembre, 2009 - 10:43
  20. fiorenza

    Come potrebbe essere mio figlio, Tommaso, che ha due anni e mezzo? Io sono vecchissima, mattlar.

    18 Dicembre, 2009 - 13:44
  21. roberto 55

    Grazie, Clodine, per aver condiviso con noi questo tuo intenso ricordo d’infanzia: e grazie anche a Ignigo74 per le sue belle riflessioni.

    Un saluto a tutti !

    Roberto 55

    18 Dicembre, 2009 - 17:44
  22. Clodine

    Un saluto anche a te Roberto…e un grazie mattlar per il suo gentilissimo pensiero. Purtroppo è un ricordo, quello della morte di mio padre avvenuta proprio il giorno di Natale, che si rinnova ogni volta, ed ogni anno lo rivivo come fosse passato un giorno, con la stessa lucidità, con quei particolari anche minini fissati per sempre nella memoria. Tuttavia, come tutti gli eventi che segnano la vita, l’ho vissuto sempre in solitudine, perché alla fine la sofferenza è sempre un fatto privato, difficile da comunicare o raccontare: il dolore non si racconta. Questa è la prima volta che ne parlo….mi ha fatto bene. Sono giorni di Grazia questi che precedono la nascita del Signore: viviamoli in serenità e pace interiore…
    Un bacio e un saluto a tutti.

    18 Dicembre, 2009 - 19:31
  23. Luigi Accattoli

    Nino. “Con l’eccezione della frase (e, chiusi nel proprio vuoto egoismo, vivono nel peccato e nella lontananza da Dio) che trovo fuori luogo e assai dura per malati in fin di vità“: non credo che Benedetto intendesse con quelle parole i malati in fin di vita. Credo volesse dire che i malati in fin di vita possono “dire una parola di amore” – già con la sola propria “condizione di vita”, che testimonia come “la vita vera non sia qui” – a “quanti hanno smarrito la strada della vita”. Forse le parole sono comunque eccessive, ma non credo proprio che si riferiscano ai malati. – Scusa il vizio ermeneutico del vaticanista che ha passato una vita a interpretare il latino di quattro papi.

    18 Dicembre, 2009 - 22:42
  24. Luigi Accattoli

    Fiorenza: “Io sono vecchissima”. Sarà. Ma qui il grande vecchio sono io.

    18 Dicembre, 2009 - 22:46
  25. Luigi Accattoli

    Fiorenza: Manganelli fa trasparire solo in alcune lettere private (quelle per la morte del fratello) la serietà di un’esperienza di Dio “risanatore e confermatore del dolore”. Amo Manganelli per la scrittura e sarei felice di leggere quelle lettere: puoi indicarmi la fonte?

    18 Dicembre, 2009 - 23:20
  26. fiorenza

    Per Luigi
    G. Manganelli, Circolazione a più cuori: Lettere familiari, Aragno, Torino 2008

    19 Dicembre, 2009 - 11:11

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