Padovese: si fa straniero chi cerca Dio

C’è una verità che connota universalmente l’uomo in ricerca, a qualunque espressione religiosa appartenga, che potremmo rendere così: SI TRASFORMA IN UNO STRANIERO CHI CERCA DIO. Nostro compito è di promuovere questa ricerca, impegnandoci a superare la sedentarietà, che significa immobilismo, nutrendo la certezza che è Dio a chiamarci a diventare itineranti: SE ATTRAVERSERAI LE ACQUE IO SARO’ CON TE E LE ONDE NON TI SOMMERGERANNO; SE CAMMINERAI NEL FUOCO NON SARAI BRUCIATO E LA FIAMMA NON TI SCOTTERA’!” (Isaia 43, 1-3): così il vescovo Luigi Padovese (vedi post precedente) in un testo intitolato PELLEGRINI E FORESTIERI NELL’EPOCA DELLA GLOBALIZZAZIONE pubblicato dalla rivista dell’arcidiocesi di Reggio Calabria LA CHIESA NEL TEMPO 2006/1-2-3. Sono a Reggio a ricordare nell’ottavo anniversario della morte un prete di qui che mi fu caro, Domenico Farias. Mi hanno regalato una copia di quel numero della rivista, ho letto Padovese prima di dormire e dedico quella forte parola ai miei visitatori: SI TRASFORMA IN UNO STRANIERO CHI CERCA DIO.

13 Comments

  1. straniero
    estraneo
    strano….

    chi cerca Dio……

    6 Luglio, 2010 - 6:26
  2. lazzaro

    “Ma guarda un po’ com’è “strano” questo Dio!”, potrebbe pensare chi è certo di averlo trovato e ritiene che quei molti “stranieri” non possano avere “il permesso di soggiorno” nel Regno di Dio, proprio perché “estranei”.

    6 Luglio, 2010 - 8:36
  3. Mabuhay

    Grazie x la segnalazione.
    Se non sbaglio aveva cominciato Abramo…che dovette “diventare” straniero per trovare Dio e per trovarsi… E al buon Gesu’ -un locale diventato alieno “per colpa” di Dio…- gli han tolto persino “il passaporto” quando e’ stato assassinato…fuori le mura!

    Nel suo nome i cristiani, pellegrini e forestieri lo son sempre stati un po’; -nonostante tutte le “regnanti cristianita’” avvenute che volevano solo prendersi il mondo, piu’ che servirlo passando oltre … E a Mons. Padovese gli e’ toccato essere e diventare una icona vivente di questa perenne e reale sfida alla nostra Fede: accettare di essere stranieri, di finire ammazzati… Fuori le mura. Dell’umanita’.

    E tanti altri cristiani, missionari, laici, etc. sono nella stessa situazione: chiamati ad essere e sentirsi stranieri. Per scelta di Fede.

    E mi piace che si condivida e sottolinei questo in tempi di globalizzazione (che son quel che sono, ma hanno gia’ cominciato a smettere di essere la grande epoca “salvamondo”, mi sembra…).

    PELLEGRINI E FORESTIERI NELL’EPOCA DELLA GLOBALIZZAZIONE: e’ proprio una classica e bella definizione del cristiano itinerante.

    6 Luglio, 2010 - 13:57
  4. rossocardinale

    Lazzaro,
    raro(sul blog)ma efficacissimo.
    E come è vero che potremmo tutti rimanere sorpresi quando (e se) sarà che arriveremo dinanzi al Padre e vi troveremo chi non avremmo (nella nostra superbia di ottimi credenti)mai pensato potesse essere accolto!!

    6 Luglio, 2010 - 14:28
  5. discepolo

    Citato a memoria (perchè non trovo iù il libro)
    George Trakl
    ( dal poema Primavera dell’anima)

    E’ l’anima un essere STRANIERO sulla terra…………..

    6 Luglio, 2010 - 16:41
  6. discepolo

    scusate, ho trovato il testo : George Trakl “Fruhling der Seele”
    (primavera dell’anima)

    “E’ l’anima un essere straniero sulla terra.
    ES ist die Seele ein Fremders auf Erden

    6 Luglio, 2010 - 16:57
  7. roberto 55

    Infatti, noi cristiani (passatemi la presunzione di dichiararci tali) non siamo “di” questo mondo: ne siamo “diversi”.

    Buona notte a tutti, ed un ben ritrovato, di cuore, al mio “compagno di banco” Lazzaro.

    Roberto 55

    6 Luglio, 2010 - 21:41
  8. lazzaro

    Ricambio il saluto di roberto55 con altrettanta cordialità.
    Buona giornata a tutti.

    7 Luglio, 2010 - 6:54
  9. fiorenza

    “Si trasforma in uno straniero”: straniero, prima di tutto, a se stesso.

    7 Luglio, 2010 - 9:07
  10. fiorenza

    Anche su questo tema, come su quasi tutti, il canto che mi incanta sempre è quello di uno “straniero”: Gialal ad-Din Rumi.

    Gli chiesi: “Di dove sei?” Rispose: “O anima mia!
    Metà sono del Turkestan, metà sono della Farghana,

    metà sono d’acqua e argilla, metà sono d’anima e cuore,
    metà sono sponda di mare, metà sono perla del fondo!”

    Gli dissi: “Fammi compagnia, dunque, che’ son tuo parente!”
    Rispose: “Non più riconosco l’estraneo, io, dal parente!

    Sono senza cuore e intelletto, ebbro, non ho testa e turbante,
    ho un petto pieno di canti, di voci: devo spiegarteli o no?”

    7 Luglio, 2010 - 9:18
  11. discepolo

    e’ ovvio, da tutto quello detto prima e dai bellissimi versi di Gilial ad-din Rumi citati da Fiorenza che “straniero” non ha per niente un significato letterale e materiale , tipo sprovvisto di passaporto, clandestino, ospite in una nazione straniera, espratriato, ecc. ecc, ma un significato del tutto interiore e spirituale.
    Non tutti gli “stranieri” in senso letterale sono cercatori di Dio e non tutti i “residenti “ne sono privi…
    straniera è l’anima, questa (ai giorni nostri ) sconosciuta, straniera è la pretesa di andare oltre il qui e come , straniera è la speranza in una vita oltre la vita.. straniera è la fede.. straniera è quella follia che si chiama “amore dell’assoluto”. tutto ciò può avercelo anche chi non si è mai mosso dal suo paesello natale….

    8 Luglio, 2010 - 16:19

Lascia un commento