Il blog di Luigi Accattoli Posts

La Chiesa non dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso, che non può dunque “essere considerata lecita”. Lo dichiara la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la risposta a un “dubium” che era stato presentato. Il Papa è stato informato e “ha dato il suo assenso” alla pubblicazione della risposta e della nota esplicativa che la accompagna firmata dal Prefetto, il cardinale Luis Ladaria, e dal Segretario, l’arcivescovo Giacomo Morandi. Nei commenti il “responsum” [la risposta della Congregazione al dubium, cioè alla domanda] e alcune parti della nota.

Oggi all’Angelus il Papa ha ricordato con parole sanguinanti i dieci anni dall’inizio del conflitto di Siria: riporto l’appello nel primo commento e dico qui che riportando questo suo richiamo al dramma siriano intendo ricordare l’ottavo anniversario della sua elezione, che cadeva ieri: egli è oggi nel mondo l’araldo delle sofferenze dimenticate. Viene accusato di cercare il consenso mondano blandendo l’egoismo dei benestanti, ma in verità non fa che ricordare il martirio di popoli che noi egoisti e benestanti vorremmo dimenticare. Questo aveva fatto con la visita all’Iraq e questo ha fatto oggi con la Siria.

Prontezza della luce artificiale che prende il posto di quella del giorno, orgoglio delle pietre squadrate della Roma Antica, geometria di travertino della Stazione Termini. Ero lì tra lume e scuro e vi ho pensati, visitatori belli.

A Ur dei Caldei si è fatto il 6 marzo un incontro interreligioso concluso con una “Preghiera dei figli di Abramo”, un incontro al quale non erano presenti gli ebrei: esattamente come nel 2000, quando si fece un analogo incontro sul Monte Sinai – promosso da Giovanni Paolo II – e anche a quell’appuntamento non ci furono ebrei. Nel primo commento una mia battuta giornalistica e quasi goliardica, nel secondo uno spunto sull’estrema difficoltà del dialogo interreligioso nell’area del Medio Oriente.

L’avvertenza della preghiera della comunità che non lo “faceva sentire mai solo” e il dono della “pace e serenità” avuto dopo essersi “abbandonato” al Signore: sono i due elementi centrali dell’esperienza del ricovero per Covid – risalente all’aprile 2020 – narrata dal cardinale Angelo De Donatis nella prefazione al volume di Riccardo Benotti, Covid 19 – Preti in prima linea (San Paolo 2021, pp. 460, euro 20.00). Nei commenti due brani della prefazione.

Vivissima conversazione del Papa con i giornalisti stamane, durante il volo di rientro dall’Iraq: ha detto che questo viaggio “è stato per me rivivere”, ma ha ammesso che stavolta si è “stancato molto di più” perchè “gli 84 anni non vengono soli”. Sui rischi pandemici del contatto con le folle ha confidato che si è rimesso alla protezione divina. Ha risposto anche a domande sulla pace e le armi, sul perchè non va in Argentina, sulle migrazioni e sulle donne. Nei commenti riporto nove domande e nove risposte.

Giornata di medicazione delle ferite, la terza e ultima del Papa in Iraq, trascorsa nel Nord del paese e nella piana di Ninive, dove più consistente è la presenza cristiana. Festeggiato da quelle comunità martiri, Francesco ha visitato chiese in macerie o appena ricostruite, passando in auto o camminando tra croci divelte, statue mozzate, colonne abbattute. Forse la parola più forte di incoraggiamento a restare è quella che ha formulato così: “Ci vuole capacità di perdonare e, nello stesso tempo, coraggio di lottare”. Nei commenti riporto brani dei discorsi tenuti dal Papa a Mosul, Qaraqosh, Erbil.

Straordinaria giornata del Papa in Iraq: a Najaf ha incontrato il Gran Ayatollah Ali Al-Sistani, guida suprema degli sciiti d’Iraq e d’altre terre; a Ur dei Caldei ha presieduto un incontro interreligioso e ha pronunciato una “Preghiera dei figli di Abramo” svolta a nome di ebrei, cristiani e musulmani. Nei commenti riporto il comunicato vaticano sull’incontro con Al Sistani, tre passaggi del discorso di Francesco a Ur, l’attacco della “Preghiera dei figli di Abramo”. Concludo con una mia nota.

“Vengo come penitente che chiede perdono al Cielo e ai fratelli per tante distruzioni e crudeltà. Vengo come pellegrino di pace, in nome di Cristo, Principe della Pace”: sono parole rivolte da Francesco alle autorità dell’Iraq nel primo discorso di questo suo viaggio. Nei commenti riporto brani dei due messaggi della prima giornata: questo alle autorità e l’altro nella cattedrale siro-cattolica, dove ha ricordato i martiri di un attentato che in quelle navate il 31 ottobre 2010 uccise 48 persone e fece 70 feriti.

Forte emozione del povero vaticanista rottamato per il Papa che parte per una missione pericolosa e spericolata, nella quale starebbe volentieri, se gli fosse possibile. Nei commenti riporto brani del videomessaggio inviato dal Papa agli iracheni – nel quale si è presentato come pellegrino penitente e di pace – e l’invito ad accompagnarlo con la preghiera che ha rivolto ieri al termine della catechesi denominata ancora udienza generale, benché svolta senza popolo nella Biblioteca privata. In quell’invito ha affermato – in risposta ai tanti critici di questa missione papale – che “non si può deludere un popolo per la seconda volta”, con riferimento alla mancata visita di Giovanni Paolo II nell’anno duemila.