Paolo VI maestro della ricerca di Dio nella nostra epoca

Domani Francesco proclama la santità di Paolo VI e dell’arcivescovo Romero. Oggi qui ricordo Montini e domani ricorderò il martire salvadoregno per come li ho prima conosciuti e poi studiati. Considero grande la giornata che ci apprestiamo a vivere. Invito i visitatori a coglierne il monito per chi voglia farsi in qualche modo erede di questi due modelli di vita cristiana.

14 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Parlai solo una volta con Paolo VI. Papa Montini fu un maestro della ricerca di Dio nella nostra epoca. Lo spirito di esplorazione gli era connaturato ed egli applicava al divino la stessa rispettosa auscultazione con cui si rivolgeva a ogni interlocutore cercando per ognuno la parola e il gesto con cui entrare in un vero scambio. Avvertii questa attitudine nell’unico incontro che ebbi con lui e poi la ritrovai nelle tante circostante che mi fecero suo lettore e divulgatore.
    L’incontrai nel 1969, in occasione di un’udienza alla presidenza della FUCI di cui facevo parte: eravamo una decina di ragazzi con i tre assistenti nazionali ad attenderlo nella Biblioteca privata. Mi impressionò la fragilità dell’uomo e il suo visibile tormento teso alla comunicazione.

    13 Ottobre, 2018 - 9:44
  2. Luigi Accattoli

    Cercava le parole con le mani. Quel giorno il Papa parlò con ognuno, facendo domande sugli studi e le provenienze. Parlò a tutti accompagnando la riflessione con il movimento delle mani, come per aiutarsi a cercare le parole. Per la FUCI era un momento difficile, combattuti come eravamo tra le tendenze contestatrici della base e i richiami all’ordine che venivano dall’alto. Ma il Papa non fece cenno alle questioni disputate, preferendo impiegare il poco tempo per trasmettere a ciascuno di noi un invito ad personam ad “amare la Chiesa”. In quella ricerca delle parole mentre ci parlava mi pare di poter racchiudere in immagine il segreto del Pontificato montiniano, ovvero l’ansia di un cristiano chiamato a farsi parola per il mondo.
    Più tardi, da vaticanista, ho seguito i suoi ultimi tre anni e mi sono restati nell’anima la lettera agli “uomini delle Brigate Rosse” per la salvezza di Aldo Moro e – dopo la sua uccisione – il funerale di San Giovanni in Laterano il 12 giugno 1978, con la preghiera finale che suonò come un rimprovero a Dio e aiutò a un recupero di veracità nella preghiera di tanti. Ricordo l’impressione che ne riportò la dirigenza laicissima del quotidiano “La Repubblica” per il quale lavoravo. Ero nella Basilica con Giampaolo Pansa ed egli e il direttore Eugenio Scalfari – al quale riferimmo – erano sorpresi della capacità del vecchio Papa di comunicare con il Paese.

    13 Ottobre, 2018 - 9:45
  3. Luigi Accattoli

    Comunicazione anima e corpo. Ed ecco che ho indicato almeno quattro destinatari della comunicazione cercata, anima e corpo, dal santo Montini: i giovani della Fuci dei quali si era sempre occupato, gli “uomini delle Brigate Rosse” che non aveva mai conosciuto, il suo Dio che cercava a ogni ora, il Paese Italia che viveva una prova estrema mentr’egli – il Papa – affrontava le sue ultime giornate sulla terra.
    Alla domanda su quali momenti comunicativi del Pontificato montiniano io abbia colto meglio – nella distratta giovinezza e nello studio venuto dopo – indicherò, tra i documenti, l’enciclica “Populorum progressio” (1976) e l’esortazione sulla gioia cristiana “Gaudete in Domino” (1975). Nell’esortazione si richiamò alla carmelitana Teresa di Lisieux come testimone della “gioia perfetta” che può essere ricevuta pur nel “sentimento dell’assenza di Dio di cui il nostro secolo fa la dura esperienza”.

    13 Ottobre, 2018 - 9:46
  4. Luigi Accattoli

    Uscita missionaria nel mondo. Tra gli atti del Papa che ora viene proclamato santo, segnalo l’uscita missionaria nel mondo: in particolare il pellegrinaggio in Terra Santa (1964) e la missione all’Onu (1965). Tra i gesti di comunicazione apostolica: la richiesta di perdono ai fratelli separati (1963), il dono della tiara ai poveri (1965). E infine il “pensiero alla morte”, o testamento, con il saluto a “questo mondo immenso, misterioso, magnifico”.
    Trovo affascinante la contesa che doveva svolgersi nella sua anima tra l’impulso a cogliere gli aspetti grandi della vita e la percezione del dramma che li accompagna. Tra l’ammirazione per l’umanesimo moderno che afferma i diritti dell’uomo e l’avvertenza del “sospetto” che esso nutre verso il divino. Tra la ricerca del dialogo con quell’umanesimo e la consapevolezza della sua difficoltà.
    Il capolavoro di Papa Montini fu la conduzione e l’applicazione del Vaticano II, fino all’esplosione della contestazione interna ed esterna, quando le divisioni che si profilarono nella Chiesa lo costrinsero sulla difensiva. Il suo genio era la mediazione riformatrice a guida del movimento conciliare ma quando non ci fu più un movimento riconducibile a unità, fu costretto a bloccare le riforme. Oggi Francesco le riprende dove Paolo le aveva lasciate.

    13 Ottobre, 2018 - 9:46
  5. maria cristina venturi

    “ Invito i visitatori a coglierne il monito”
    Io l’ unico “ monito “ che colgo in tutte queste canonizzazioni di papi da parte di altri papi e’ la fretta con cui si vuol canonizzare il Concilio Vaticano II e le riforme, soprattutto Liturgiche, da esso scaturite, non sia mai che qualche ripensamento, critica o scetticismo sulla reale bonta’ di tali riforme possa cogliere il fedele medio. Canonizzato Papà Giovanni XXIII ora si passa al successore Paolo VI. Il “ santo subito” Giovanni Paolo II ha dovuto aspettar pochissimo per la gloria degli altari.
    Strano che dopo questa impressionante sfilza di papi “ santi” , mai accduta prima nella storia della Chiesa cattolica, strano dicevo che poi si registri oggi una caduta
    Drastica della fiducia nel papato e nella Chiesa come istituzione. Dopo tanti santi la gente dovrebbe credere che la Chiesa sia una congrega di santi fin dal suo vertice.
    Purtroppo invece la gente non lo crede affatto, vedendo anche tanti esempi concreti di cardinali vescovi e prelati .
    Non so, la canonizzazione “ autodifensiva” della Chiesa gerarchica non mi convince.

    13 Ottobre, 2018 - 14:16
  6. Leonardo Lugaresi

    Caro Luigi,
    a proposito di quanto osservato da Maria Cristina Venturi, mi pare di ricordare che anche tu, in passato, abbia espresso perplessità riguardo alle beatificazioni/canonizzazioni seriali dei papi contemporanei. Mi sbaglio?

    13 Ottobre, 2018 - 15:41
  7. Luigi Accattoli

    A Maria Cristina Venturi e Leonardo Lugaresi su canonizzazioni dei Papi. Condivido la convinzione che fare santi i Papi sia impresa poco opportuna e più volte ho segnalato l’opportunità che le energie che si impiegano per canonizzare i papi – la cui vita oggi è già configurata a prototipo o metafora della santità “canonica” – sarebbero meglio spese per segnalare la santità nascosta e quella sorprendente.

    Così scrivevo in un testo del 2005 intitolato “La santità dei papi e i santi sconosciuti” pubblicato sulla rivista “Il Regno” in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II: “Tra vent’anni, quando saranno beati Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II e ci sarà già la causa di beatificazione per Benedetto XVI (non ci vedo rimedio: di questo passo tutti i papi verranno ‘proclamati’), che vantaggio avremo, dal punto di vista della segnalazione della santità, rispetto a un virtuale azzeramento della situazione, che non ne vedesse nessuno segnalato? A mia veduta il ‘vantaggio’ sarà solo uno e assai discutibile: d’aver rivestito di un nuovo paramento il pontificato romano, che aveva appena iniziato a liberarsi del fasto antico”.

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/collaborazione-a-riviste/la-santita-dei-papi-e-i-santi-sconosciuti/

    Confermo quel convincimento. Ma esso convive in me con la persuasione che i Papi recenti davvero siano santi e non mi impedisce di rallegrarmi per il riconoscimento della loro santità. Solo inviterei a promuovere altre canonizzazioni e non quelle di chi già in vita è chiamato “Santo Padre”.

    13 Ottobre, 2018 - 17:34
  8. Lorenzo Cuffini

    Considerazioni tutte valide, ma io mi tengo ben stretti i due nuovi santi come esempio, insegnamento, ispirazione e modello PER ME.
    Che ovviamente non sono né papa, né vescovo.
    Ma l’esempio, l’insegnamento, l’ispirazione e il modello li trovo fortissimi proprio per un laico.
    Poi: Venturi, rilassati.
    Il Vaticano II non ha bisogno di alcuna canonizzazione.
    Basta che ci sia .
    E non siamo che all’inizio degli antipasti della sua appena accennata applicazione.

    13 Ottobre, 2018 - 19:31
  9. Beppe Zezza

    Io ricordo papa Paolo VI per la Evengelii nuntiandi e soprattutto per lo straordinario coraggio con il quale ha pubblicato la Humanae Vitae, la quale ricorda a tutti che la Verità di Dio deve avere la supremazia sul consenso umano.

    14 Ottobre, 2018 - 8:29
  10. Luigi Accattoli

    Inflazione dei Papi santi: 83 su 266. Come dire: 31 su cento. Quasi uno su tre. Sono più che io pensassi. Sentivo dire che un tempo non venivano canonizzati. Ora debbo correggere: un tempo venivano canonizzati con facilità, poi no e oggi di nuovo. Anche nelle tabelle dei santi si va su e giù, più o meno come con lo spread.

    14 Ottobre, 2018 - 22:40
  11. Amigoni p. Luigi

    Rif. 14.16 – Politica ambigua dei “papi santi”

    Credo che la storia dei “papi santi del 900 e 800” sia un po’ più articolata di quanto detto in questi giorni nel blog.

    a) Per tre papi (Leone XIII, Benedetto XV e Pio XI) non si è mai fatto avanti nessuno o nessun gruppo a forzare processi di canonizzazione. Probabilmente Benedetto XV meritava e merita qualche considerazione.
    b) Le novità si fanno avanti con la beatificazione e canonizzazione (questa nel 1954) di Pio X, storicamente accettata non con mormorii di protesta, data la mancanza di blog organizzati anti-papali, come oggi. La sua è il riconoscimento delle indubbie virtù personali e – senza forse – anche la canonizzazione dell’antimodernismo spietato (oltre che – anche – quella del principio di una profonda riforma liturgica, avviata con l’abbassamento radicale dell’età della prima comunione).

    c) La santità di papa Giovanni è stata una corale, esatta, percezione del “santo popolo di Dio” (e anche di quello non santo e non di Dio); la documentazione storica ha avvalorato pienamente la sua “vita buona” prima e dopo l’elezione a papa.
    d) La politica di bilanciamento dei “papi santi” avviene in contemporanea con il plebiscito per papa Giovanni (lo si voleva addirittura santo per acclamazione, in concilio). Si avviano le cause per Pio XII (ancora in faticoso cammino) e per Pio IX (oggi beato…a dimenticanza di popolo). Poi arrivano le altre di Paolo VI, Giovanni Paolo II e I (per trascinamento).

    e) Non credo proprio che ci sarà bisogno di riconoscimenti santi per papa Francesco. Ci basta che sia santo adesso e nel modo splendido e originale in cui lo è. Papa Ratzinger potrebbe essere (secondo me) l’ultimo papa santo, almeno per nostra riconoscenza del suo grande gesto di rottura che è stato insieme una attualizzazione intelligente ed esplicita del “sensus fidei”. E certamente sarebbe anche il riconoscimento delle sue grandi virtù personali.

    16 Ottobre, 2018 - 9:23

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