Paolo VI e l’attentato di Manila nel diario di Virgilio Noè

L’annuncio della canonizzazione di Papa Montini – vedi post di ieri – mi ha colto mentre leggevo un libretto del padre Leonardo Sapienza che avevo appena trovato nella cassetta della posta: “Paolo VI. Una storia minima” (Edizioni Viverein). Ero arrivato al capitoletto “Attentato a Manila”. La storia minima di un Papa santo narrata a noi dal padre Sapienza attraverso il diario del cerimoniere Virgilio Noè. Trovo coinvolgente questa fonte ravvicinata. Vicina nella preghiera e nel dramma, come dice il capitoletto sull’attentato che riporto per intero nei primi commenti. Metto poi due link a miei testi su Montini.

12 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Gocce di sangue. Leonardo Sapienza 1. Ebbe grande risalto l’attentato a Paolo VI al suo arrivo a Manila, il 27 novembre 1970. Così ne parla monsignor Noè, che attendeva il Papa davanti alla cattedrale di Manila: «Arrivano le prime automobili del seguito papale, il bus dei giornalisti, e finalmente mons. Benelli. Lo saluto, ed egli mi dice: “C’è stato un attentato al Papa… Mi fermo qui per coprirlo”. Arriva il Papa: grande trambusto sulla scalinata, e all’entrata in chiesa. Finalmente qui c’è un po’ meno ressa intorno a lui… Alla lavanda delle mani, mons. Macchi dice: “Versate molta acqua…”. Sulla manica sinistra del Papa c’è un piccolo strappo, e anche alcune gocce di sangue. Mons. Cocchetti si meraviglia, domanda… ma gli faccio cenno di non parlare. Intanto dal pronto soccorso vicino alla sagrestia si porta una boccetta di alcol e si disinfetta la mano ferita del Papa. La pelle si arrossa, e il Papa dice: “Adesso è peggio di prima!”. Si asterge la mano con una salvietta rinfrescante. … Il Papa inizia la messa: è molto sereno… Finita la lettura del Vangelo, invito il Papa a sedersi, perché è il momento dell’omelia. Il Papa mi dice: “Ma non c’è il Vangelo?”. Gli rispondo: “Padre Santo, è già stato annunciato”. Questo è stato l’unico momento di smarrimento avuto dal Papa in questa celebrazione: con ogni probabilità l’attentato da lui avuto all’aeroporto, anche se non avvertito immediatamente, lo aveva turbato.

    8 Marzo, 2018 - 21:37
  2. Luigi Accattoli

    Poteva essere ammazzato. Leonardo Sapienza 2. «Il canto dell’assemblea è stato commovente: si sentiva una Chiesa giovane, fervorosa attorno a Pietro. Anch’io ho avuto un momento di emozione fino alle lacrime, pensando che tutto, in questo momento, poteva essersi concluso con una tragedia» (27 novembre 1970).
    Monsignor Noè continua a ricordare nel Diario: «In aereo ho avuto la fortuna di essere in un posto molto vicino a quello del dott. Fontana, il medico personale del Papa. Dopo i primi convenevoli si è parlato di quello che era avvenuto a Manila. Il Papa poteva essere ammazzato, se l’attentatore Benjamin Mendoza avesse avuto una rivoltella anziché servirsi del pugnale. «La cosa è stata talmente improvvisa che nessuno quasi si era accorto. Al suo ritorno in Nunziatura, al Papa era stata fatta una iniezione antitetanica, a causa di quelle scalfitture che aveva ricevuto.

    8 Marzo, 2018 - 21:37
  3. Luigi Accattoli

    “Mi ha fatto male”. Leonardo Sapienza 3. «Il Papa aveva detto al medico: “Mi ha fatto male”, perché l’attentatore era riuscito probabilmente a dargli due colpi alle scapole. Il dott. Fontana mi ha detto che di tutto questo avrebbe steso un resoconto che avrebbe dato alla Segreteria di Stato, in modo da avere un racconto di tutto quello che era avvenuto. Ad un certo momento è arrivato anche mons. Macchi, il quale dopo essere stato dai giornalisti, si è fermato con mons. Marcinkus con il dott. Falez e il sottoscritto. E ancora una volta si è parlato di questo avvenimento. Mons. Macchi diceva che quella sera stessa in aereo, a cena, per la prima volta egli aveva parlato con il Santo Padre di tutto quello che era avvenuto. E mons. Macchi ha domandato al Papa: “Perché mi ha fatto quella faccia di rimprovero quando io ho respinto l’attentatore”? E il Papa ha risposto: “Sì era veramente di rimprovero perché non mi rendevo conto di quello che lei stesse facendo, trattando quella persona in quella tal maniera”. Il che vuol dire che il Papa non si era assolutamente accorto di quello che stava avvenendo intorno a lui. La consapevolezza del pericolo scampato l’aveva avuto in seguito, ma nel trambusto non aveva capito né la ragione dei colpi ricevuti e tanto meno aveva conosciuto il motivo del comportamento di mons. Macchi».

    8 Marzo, 2018 - 21:38
  4. Luigi Accattoli

    La ferita al petto. In un appunto steso personalmente da Montini al ritorno dal viaggio – e pubblicato da Pasquale Macchi nel volume “Paolo VI nella sua parola”, Morcelliana 2001- l’accertamento della ferita al petto è così narrato: “Arrivati al domicilio a noi assegnato, la casa della Nunziatura apostolica, potei spogliarmi, e allora mi accorsi che la maglia, intrisa di sudore, aveva una grande macchia di sangue al petto, dovuta ad una piccola ferita, proprio vicina alla regione del cuore, superficiale e indolore: la maglia aveva contenuto l’emorragia, non copiosa del resto. Un’altra ferita, anche più piccola, quasi una scalfittura apparve, a destra, alla base del collo. Come queste due lesioni fossero state prodotte io non saprei, perché non mi accorsi che nei violenti pugni dell’assalitore si nascondessero delle armi. Subito medicato dalla premura del bravo e sempre pronto Professore Mario Fontana, che ci era compagno di viaggio, le due ferite furono tamponate e medicate nei giorni successivi, e ben presto guarite”.

    8 Marzo, 2018 - 21:39
  5. Luigi Accattoli

    Nell’opinione pubblica. Su Paolo VI qualcosa ho scritto negli anni ma niente de che. Il testo di maggiore impegno è una comunicazione a un convegno internazionale intitolato “Paul VI et la modernité dans l’Église” organizzato dall’École française de Rome (2-4 giugno 1983). La comunicazione era intitolata “La figura di Paolo VI nell’opinione pubblica italiana”. Fu pubblicata negli atti del convegno (École française de Rome 1984) e può essere letta qui:

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/wp-content/uploads/2008/10/Paolo%20VI.pdf

    8 Marzo, 2018 - 21:40
  6. Ho appena letto il racconto relativo alla nascita della bambina Amanda Tagliaferro, nata per intercessione di Paolo VI. È una storia commovente.

    9 Marzo, 2018 - 0:43
  7. maria cristina venturi

    Molto interessante L’ intervento di Luigi Accattoli al Convegno del 1983.
    Negli Atti del suo intervento si accenna all’ inizio ma non si dilunga sul tema della traumatica (per la vita di PaoloVI) opposizione alla sua enciclica Humanae Vitae.
    Quell’ Enciclica fu come uno spartiacque del pontificato di Paolo VI : dopo la pubblicazione dell’ enciclica il gelo calo’ nei rapporti fra Paolo VI e gran parte degli episcopati e dei teologi progressisti che avevano in lui visto il ” campione” della Chiesa progressista. Non solo gelo ma accuse, attacchi , anche ingenerosi, che amareggiarono gli ultimi anni della vita del Pontefice e lo relegarono in una dimensione esistenziale di ” capro espiatorio” , mentre nei primi anni del pontificato era stato L’ osannato campione del fronte progressista.
    Forse e’ proprio per questa sua sofferenza da capro espiatorio, sopportata con dignita’ , che oggi lo si fa Santo?
    Oppure anche oggi si considera di Paolo VI solo L’ aspetto ” papa del CVII’ e si sorvola sull’ Humanae Vitae come su un incidente di percorso, un segno di involuzione e reazionarismo di un papato partito bene è finito male ( per i progressisti) ?
    Gia’ ferve nella Chiesa la contrapposizione fra chi pensa che la Humanae Vitae sia un documento infallibile ( es. Card. Müller ex-prefetto Dottrina) e chi invece la vuole ” revisionare e attualizzare, in pratica svuotandola dei suoi contenuti meno accettabili per lo ” Spirito dei tempi”.

    10 Marzo, 2018 - 12:29
  8. maria cristina venturi

    Dal mio punto di vista L’ Humanae vita e resta il punto piu’ alto e piu’ ispirato del pontificato di Paolo VI.
    Il punto piu’ basso la trasformazione della Santa Messa affidata nelle mani per nulla sante di un Bugnini, che non era certo il piu’ adatto per questo compito, viste anche le sue simpatie massoniche. LA ” rottamazione” dell’ Antico Rito tridentino, rottamazione deprecata ai tempi da tantissimi , fra cui Padre Pio e Don Divo Barsotti che pero’ non ebbero il caraggio di opporsi ( tranne Mons. Levfreve) ha portato danni incalcolabili alla fede cattolica. Come al solito L’ esito delle rottamazioni, sia in politica che nella Chiesa, non sempre sono positive.

    10 Marzo, 2018 - 12:45
  9. Amigoni p. Luigi

    Rif. 12.45 – Bugnini, un grande

    Annibale Bugnini, vescovo, non era di alcuna simpatia massonica. Non ha mai sfiorato i massoni.
    Questo falso fa parte della leggenda nera cattolica su Paolo VI.
    Ho conosciuto mons. Bugnini.

    10 Marzo, 2018 - 21:45
  10. Luigi Accattoli

    A Maria Cristina delle 12.45. La “rottamazione” dell’Antico Rito tridentino, deprecata ai tempi da tantissimi, fra cui Padre Pio e Don Divo Barsotti. Io non conosco la deprecazione di questi due santi uomini. Ci sarà stata ma non la conosco, o non la ricordo. Puoi indicarmi i testi nei quali i due deprecarono? Assicuro che è una domanda di pura curiosità. Qualche giorno addietro Alberto Farina ha ricordato, qui nel blog, la prefazione di Benedetto XVI a un libretto del presidente Pera. Io non la ricordavo e gli ho chiesto di indicarmela, l’ha indicata e l’ho ringraziato. Facciamo dunque conto che io abbia dimenticato quelle deprecazioni e tu avrai la cortesia di indicarmele. Ti ringrazierò.

    10 Marzo, 2018 - 22:23
  11. alphiton

    Io direi che il rinnovamento liturgico ha avuto pochi detrattori, ma allora come oggi assai rumorosi a causa dell’attaccamento feticistico al Vetus Ordo ed al latino (lingua per cui ho il massimo rispetto visto che la insegno in un liceo classico).

    Io non ho vissuto per ragioni anagrafiche il vecchio rito, ma penso che se il celebrante consacrasse il pane ed il vino con le spalle rivolte all’assemblea, come avveniva, lo avvertirei come un insulto rivolto ai fedeli. Perché, come è noto, i Vangeli raccontano che Gesù nel Cenacolo ad un certo punto si rivolse ai discepoli e disse che doveva voltare loro le spalle perché doveva sbrigare una questione che riguardava solo lui e per cui aveva bisogno di pane e vino.

    In realtà l’attacamento al rito antico cela la nostalgia per una Chiesa ed una società fortemente gerarchizzate, in cui qualcuno comanda e altri ubbidiscono. Non è un caso che i tradizionalisti siano sempr, o quasi sempre, di orientamento politico reazionario. La colpa del Concilio è stata di avere posto le basi per un’ecclesiologia diversa, non gerarchica, ma di comunione.
    Essendo la liturgia l’aspetto che ha giovato del rinnovamento in modo più evidente, i tradizionalisti si sono focalizzati su di essa, propalando menzogne e calunnie, come quella del Card. Bugnini “massone”. D’altronde, a quelle bisogna ridursi, quando non si hanno argomenti seri da portare avanti.

    Alberto Farina

    11 Marzo, 2018 - 16:44

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