Evviva: saranno santi Papa Montini e il vescovo Romero

Sono felice della notizia che saranno santi – forse in ottobre, al Sinodo dei giovani – Papa Montini e l’arcivescovo martire di San Salvador Oscar Arnulfo Romero. Ho parlato con ambedue: che cosa straordinaria aver stretto la mano ai santi. Domani festeggerò Montini, oggi Romero. Precedenza al sangue.

24 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Ho conosciuto Romero a Puebla nel gennaio del 1979, durante la Conferenza degli episcopati dell’America Latina. Della forte impressione che ne riportai è segnato il profilo che ne feci per “La Repubblica” [allora ero vaticanista del quotidiano di Eugenio Scalfari] al momento della morte. Lo riporto per intero nei tre commenti che seguono. Metto poi dei link ai post con i quali ho seguito la causa di Romero negli anni del blog.

    7 Marzo, 2018 - 19:55
  2. Luigi Accattoli

    Mio profilo di Romero 1. Articolo a firma Luigi Accattoli pubblicato dalla “Repubblica” di mercoledì 26 marzo 1980 con il titolo CHI ERA IL VESCOVO UCCISO. OSCAR ROMENO UNA VITA DI LOTTA PER I DISEREDATI. Ucciso in chiesa, all’altare, in abiti pontificali, mentre pronunciava parole di giustizia e di pace, l’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero diviene un simbolo del martirio della Chiesa latino-americana e della sua ‘scelta preferenziale per i poveri’. Di tale scelta era stato uno dei protagonisti più coerenti ed esposti, con questa morte impersona il sacrificio di tanti uccisi in circostanze analoghe. Un anno addietro, alla conferenza dei vescovi latino-americani, a Puebla, venne diffuso un rapporto di un’agenzia francese (Dial) che calcolava a 1.500 i preti e i militanti cattolici del sub-continente americano uccisi, imprigionati o esiliati negli ultimi dieci anni per la loro opposizione alle dittature e per la loro azione in difesa della giustizia. Gli assassinati (tra i quali già un altro vescovo, l’argentino Angelelli, e 36 preti) sarebbero 69, i torturati 71, gli arrestati 788 (tra i quali 485 preti e 21 vescovi). A El Salvador, uno dei paesi più poveri, una delle dittature più spietate (almeno fino al golpe che ha destituito il generale Romero, omonimo ma non parente dell’arcivescovo), una delle Chiese più schierate, sono stati sei i sacerdoti uccisi negli ultimi quattro anni. Per ciascuno di questi assassinii Oscar Romero notificava che mandanti ed esecutori erano incorsi nella scomunica e indicava come responsabili dell’accaduto “i ricchi proprietari terrieri della zona e i loro agenti”.
    Ma la sua preoccupazione non era tanto rivolta agli ecclesiastici perseguitati,, quanto a quella che chiamava “la persecuzione del popolo salvadoregno”.

    7 Marzo, 2018 - 19:55
  3. Luigi Accattoli

    Mio profilo di Romero 2. Durante questi ultimi tre anni la sua è stata l’unica voce libera del paese, che ha fatto conoscere all’interno e all’esterno i massacri di cui si è reso responsabile il regime militare. Il bollettino dell’arcidiocesi, che si pubblicava sotto la sua autorità, riassumeva nel primo numero di quest’anno le cifre della “persecuzione” nel biennio 1978-79: 1.531 arrestati, 869 assassinati, 205 dispersi.
    Era stato più volte minacciato di morte. Parlamentari inglesi l’anno scorso l’avevano proposto come candidato al premio Nobel per la Pace. I vescovi riuniti a Puebla avevano sottoscritto un documento di solidarietà per la sua azione “coraggiosa” in difesa dei poveri. Era membro della Pontificia Commissione per l’America Latina. Lo ricordava quando i gruppi della destra cattolica lo accusavano di proteggere i guerriglieri, in contrasto con le direttive del papa. “Il papa condivide la nostra scelta” lo sentii affermare con fermezza l’anno scorso a Città del Messico, nei giorni della visita di Giovanni Paolo II, alla vigilia della Conferenza di Puebla. Basso di statura, robusto, scuro in volto come i suoi campesinos, quasi timido al primo approccio, ma capace di non mollare di un centimetro quando si trattava di rispondere ai giornalisti tedeschi che si facevano portatori delle preoccupazioni dell’opinione pubblica del loro paese, timorosa che gli aiuti finanziari alla Chiesa latino-americana potessero favorire la guerriglia: “La Chiesa non ha spinto il fratello a levarsi contro il fratello, ma ha ricordato due cose fondamentali. La prima riguarda la violenza istituzionalizzata. Quando si insedia una situazione di ingiustizia permanente e organizzata, allora la situazione stessa è violenza. La seconda è che la Chiesa sa che, in tale situazione, qualunque parola, anche se ispirata realmente all’amore, suonerà come violenta. Ma a questa parola non può assolutamente rinunciare”.

    7 Marzo, 2018 - 19:56
  4. Luigi Accattoli

    Mio profilo di Romero 3. Tra i protagonisti dell’opposizione cattolica alle dittature latino-americane (Helder Camara, Silva Enriquez, Leonidas Proano, Paulo Evaristo Arns, Aloisio Lorscheider, per citare i più noti), Romero era considerato un convertito dell’ultim’ora. Arcivescovo ausiliare dal 1970, il suo insediamento sulla cattedra di San Salvador nel febbraio del 1977 fu salutato con favore dai conservatori. Era considerato un moderato rispetto al predecessore Chavez Y Gonzalez, accusato di simpatie per i rivoluzionari.
    L’oligarchia terriera e militare gli offrì per l’occasione una cadillac e una casa rivestita di marmi nel quartiere ricco di Escalon. Rifiutò quel piatto di lenticchie. Più clamoroso: rifiutò di assistere al giuramento presidenziale del generale Romero, eletto con brogli sfacciati qualche mese appresso.
    In una lettera pastorale che ha la data del 6 agosto del 1977 (pubblicata in Italia dalla rivista bolognese “Il Regno” 1/1978) formulò il suo programma di governo tutto incentrato sulla scelta dei poveri. In quel testo si legge: “C’è persecuzione contro la Chiesa quando non le si permette di annunciare il Regno di Dio con tutte le sue conseguenze di giustizia, pace, amore e verità; quando non si tollera la denuncia del peccato del nostro paese che consiste nel lasciare gli uomini nella loro miseria; quando non si rispettano i diritti dei salvadoregni e quando gli scomparsi, i morti, i calunniati continuano ad aumentare”.

    7 Marzo, 2018 - 19:56
  5. maria cristina venturi

    Non dico nulla su Mons. Romero… ma una Chiesa che canonizza TUTTIi papi venuti dopo il Concilio Vaticano II non e’ molto credibile… una sfilza di papi santi da Giovanni XXIII a Paolo Vi a Giovanni Paolo II non si e’ mai vista nella storia della Chiesa…
    Tutti Santi … La Chiesa che canonizza tutti i papi mi sembra un’ esagerazione. Naturalmente anche i papi attuali saranno canonizzati( non so Benedetto ma sicuramente Francesco) Ma L’ ” inflazione” di papi fatti santi dai propri successori dopo pochi anni dalla morte non credo che giovi alla credibilita’ dell’ istituzione. .

    7 Marzo, 2018 - 20:08
  6. alphiton

    La canonizzazione più discutibile è stata quella di GPII, avvenuta con una discutibilissima procedura straordinaria che non ha permesso di approfondire alcune pagine ambigue del suo pontificato, fra le quali anche il difficile rapporto con mons. Romero.

    Alberto Farina

    7 Marzo, 2018 - 21:20
  7. picchio

    Vero Alberto. So che alcuni movimenti ecclesiali altamente tenuti in considerazione da GpIi organizzarono durante l’agonia il battage del “Santo Subito” durante funerale e Messe di suffragio , grido che doveva sembrare spontaneo per poter dire lo Spirito Santo ha ispirato i fedeli…..invece era tutto orchestrato.
    Cristina vicquery

    8 Marzo, 2018 - 8:23
  8. Beppe Zezza

    Giovanni Paolo II grandissimo papa. Tutto il mondo gli ha reso omaggio ed è intervenuto alle sue esequie. Santo subito, orchestrato? Lo dice qualche suo oppositore, che non lo ha mai amato e che non ricorda wuei tempi.
    Che tristezza.. .
    GPII è stato canonizzato rapidamente dopo morte, ma i tempi si sono ristretti : oggi c’è chi ” canonizza ” quando il pontefice è ancora vivente!

    8 Marzo, 2018 - 9:31
  9. Andrea Salvi

    “Aveva del tutto torto il cardinal Martini a essere contrario alla canonizzazione dei papi recenti? ”
    Comunque quella di San Francesco fu una delle canonizzazioni più rapide: 2 anni dopo la morte.

    8 Marzo, 2018 - 21:00
  10. Amigoni p. Luigi

    Rif. 7 marzo ore 20.08 – Santi adesso

    Sulla virtù e la dedizione alla missione di tutti i Papi del ‘900 e del 2000 non ci sono dubbi. Sulla opportunità della dichiarazione ufficiale della loro santità si può dire che, dopo la valutazione “politico-ecclesiale” della alta rilevanza di Pio X, c’è stato un “effetto catena” che ha riguardato il valore dei papi (defunti) dall’ultima guerra mondiale in poi.
    La notorietà e il valore dei due papi viventi non richiederanno, secondo, me l’avvio del processo di canonizzazione. Sono esemplari, senza bisogno che siano riconosciuti tali. “Santi subito” da vivi, non dopo.

    9 Marzo, 2018 - 5:42
  11. Victoria Boe

    La santità effettiva di una persona, qualsiasi persona, quindi anche di un papa, la conosce solo Dio. Non credo che risponda ai desiderata del popolo. Certo ci sono persone che più di altre fanno pensare alla santità.
    Il discrimine che viene fatto fra quelli canonizzati, ” calendarizzati”, e tutti gli altri, sconosciuti, mi suscita perplessità.
    La maggior parte dei santi del calendario restano lì solo per curiosità di qualcuno e per, eventualmente, suggerire un nome per un nascituro.

    9 Marzo, 2018 - 13:34
  12. Victoria Boe

    La realtà, Alberto Farina, è che papa G.P. II aveva un grande carisma che attraeva moltissimo. Il carisma è qualcosa di innato e per la gente semplice che non è addentro a certi argomenti, basta quello per “santificare” alcune persone di qualsiasi ambito.
    In ogni caso, anche io di fronte a certe immagini di quel papa stravolto dalla malattia, restavo molto a disagio e mi chiedevo che senso avesse il mostrarsi così.
    Poi, è anche vero che, a volte, vox populi è vox Dei.
    Quindi, non mi sono meravigliata della sua veloce canonizzazione.
    La questione della condanna della teologia della liberazione vedeva accomunati papa Woitjla e Ratzinger che era il suo consigliere.
    Mi chiedo ancora: non è forse stato un tardivo pentimento di quel papa il suo sostare in ginocchio presso la tomba di Romero?

    9 Marzo, 2018 - 18:14
  13. alphiton

    E’ acclarato che Romero fu visto con sospetto da GPII, mentre personaggi equivoci (per usare un eufemismo) come Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, avevano un filo diretto con l’allora Pontefice. Poi ognuno tiri le sue conclusioni…

    9 Marzo, 2018 - 19:17
  14. Beppe Zezza

    Comunicato di “noi siamo Chiesa” e successivi commenti = cvd

    9 Marzo, 2018 - 23:09
  15. Victoria Boe

    CVD secondo la visione dell’ altra sponda, ovvero dei clericali sempre e comunque, che non vogliono vedere la realtà.
    Beati i non vedenti…

    10 Marzo, 2018 - 1:38
  16. Amigoni p. Luigi

    Ancora sulla canonizzazione dei papi

    Bisogna almeno riconoscere che la canonizzazione dà luogo a uno scavo biografico e documentale che forse non si effettuerebbe nelle dimensioni e nel rigore con cui oggi avviene. Questo “meccanismo” richiede un po’ di tempo e molta freddezza scientifica. E’ da condividere la preoccupazione di Martini, almeno in riferimento ai tempi vicini ai “papi recenti”.
    Aggiungo che se oggi già in vita si sa parecchio dei papi (pensiamo ai tanti volumi sul papa, ma anche ai libri sui papi e dei papi, da Paolo VI a Benedetto) è indubitabile che su papa Giovanni si sapesse molto meno circa vari decenni e luoghi in cui era vissuto. Il processo di canonizzazione ha profondamente favorito e arricchito, sul piano del vissuto spirituale e su altri piani, quello che era doveroso sapere circa le tappe della sua vita. E’ un bene che non si sia proceduto a farlo santo per acclamazione, al tempo del concilio.

    10 Marzo, 2018 - 14:14
  17. Victoria Boe

    Papa Giovanni XXIII è stato un grande papa, di grande coraggio e con una profonda intuizione:era necessario un nuovo Concilio che rigenerasse la Chiesa aprendola alla comprensione e alla partecipazione attiva di tutto il popolo di Dio.
    Rendere tutti consapevoli del significato dell’evento più importante della storia umana ripetuto nella Eucarestia della Messa cristiana, ha voluto dire che nella celebrazione eucaristica non devono esserci attori e spettatori, non ci sono privilegiati venerabili che tutto capiscono e persone secondarie che poco capiscono e si accontentano di assistere pregando per conto loro. Ogni atto, ogni parola della celebrazione vedono compartecipi il ministro di culto e l’assemblea dei fedeli; tutti raccolti intorno all’altare in cui si rinnova il sacrificio di Gesù Cristo.
    Il Concilio voluto da papa Giovanni ha aperto la strada a molte innovazioni salutari nella Chiesa del Signore.
    Basta questo per far capire la santità immediata, anche senza canonizzazioni ufficiali, di un papa così illuminato, di certo ispirato dallo Spirito Santo.

    10 Marzo, 2018 - 17:15

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