Parabola delle due filippine

Una filippina emigrata in Giappone dice a un’amica dell’emigrazione: “Ho difficoltà con mio marito e non so se divorziare o continuare”. L’altra piange con lei, l’abbraccia e le fa: “Adesso io non so che cosa dirti, ma vieni con me alla chiesa e preghiamo, perché noi poveri ci aiuta soltanto Dio”. Ho cavato questa parabola dalla prima omelia del nuovo preposito dei gesuiti (vedi post precedente e testo dell’omelia al commento n. 4) perchè bene interpreta il motto con cui il padre Adolfo Nicolas si è presentato: che per i cristiani sia questa l’ora di evangelizzare “con la sola forza di Dio”. Dedico un secondo post e un secondo abbraccio al padre Adolfo perchè vedo che è già attaccato.

103 Comments

  1. Scusate l’annuncio pubblicitario. Sul mio blog ho un post che forse può essere di qualche interesse per qualcuno dei forumisti, sulle vicende politiche di questi giorni che tengo lontane da questo blog come il sale dallo zabaione.

    25 Gennaio, 2008 - 17:00
  2. non ho seguito Luigi… da chi e perchè è attaccato p. Nicolas?

    25 Gennaio, 2008 - 17:07
  3. Clodine

    Ha ragione moralista: da chi è attaccato Padre Nicolas? Perché ?Un piccolo dubbio di viene..ma..è solo un dubbio
    Se, magari, anche in modo criptato, potesse accennarlo…eh, dott. Luigi? Se non le crea imbarazzo naturalmente..

    25 Gennaio, 2008 - 17:32
  4. In effetti ho visto sue dichiarazioni “sulla difensiva”. Luigi, illuminaci!

    25 Gennaio, 2008 - 18:07
  5. marta paola

    Off topic!! (Fuori tema)
    Ma l’ho appena trovata.

    “La Chiesa sbaglia a seguire i teocon”

    24-01-2008

    Monsignor Alessandro Plotti, arcivescovo di Pisa e vicepresidente uscente della Cei, prima il Papa-day convocato da Ruini a piazza San Pietro, poi l’affondo di Bagnasco. E’ la spallata della Cei al governo?

    «Bagnasco ha puntato su temi caldi come l’aborto e la famiglia, ha tracciato una linea netta. Ma non è che se cade il governo i problemi dell’Italia si risolvono anzi le emergenze sociali si accentuano. La governabilità è un valore e non si può prescindere dal dialogo con le istituzioni italiane. Quello dialettico è un orientamento inevitabile come ha dimostrato nei mesi scorsi l’approccio collaborativo della Segreteria di Stato vaticana. Tra le due sponde del Tevere il clima di sospetto reciproco è dannoso. In questo momento Bagnasco ha sentito il dovere di richiamare una serie di valori. Domenica all’Angelus a San Pietro il Papa è stato molto contenuto nel suo intervento. Malgrado le bandiere in piazza».

    Bandiere come ad un comizio politico?

    «Purtroppo sono i movimenti cattolici che hanno questa mania degli striscioni e delle bandiere. Ovunque vadano non sono capaci di stare normalmente in mezzo alla gente. Li abbiamo visti ai raduni di Loreto, al Family day, alle udienze papale del mercoledì. Purtroppo le associazioni e i movimenti ecclesiali hanno questa mania di presenzialismo e di visibilità e così si diventa più papalini del Papa. C’è il rischio di un effetto-boomerang che faccia rinascere umori anticlericali».

    In Spagna dopo la sovra-esposizione della Chiesa con Aznar, è arrivato Zapatero. In Italia?

    «E’ possibile anche qui che tutta questa presenza cattolica nella vita pubblica ottenga il risultato opposto a quello sperato.. Di sicuro bisogna stare attenti a non esasperare le divisioni e a non alzare troppi steccati. Occorre piuttosto cercare di trovare punti di approccio, di riferimento e di dialogo. Sul territorio, nelle parrocchie, nelle attività pastorali ordinarie, questo clima di collaborazione esiste. Per tradizione la Chiesa italiana ha sempre saputo dialogare anche in contesti radicalmente laici e con i “mangiapreti”. E’ una lezione da non perdere, anzi da recuperare, altrimenti tutto diventa interpretazione politica».

    E se invece continua il “muro contro muro”?

    «Il grosso pericolo e l’errore è che la Chiesa si faccia dettare l’agenda dagli atei devoti e dai teocon. Tanto più che sulla cattolicità di queste persone si può sicuramente avere più di qualche dubbio. Guai se la Chiesa deve farsi difendere da loro. E’ un momento difficile. Dobbbiamo stare attenti che la fede non diventi “instrumentum regni” per chi invece di servire la Chiesa, se ne serve in logiche di potere. E’ un’operazione tanto più pericolosa perché avviene nel vuoto di una politica di alto livello. Nel travaglio in cui stiamo vivendo c’è una specie di supplenza».

    Colpa anche dei politici cattolici?

    «Finita la stagione della Dc, si diceva che i cattolici impegnati in politica dovessero essere uniti sui valori. Ma ciò in concreto non avviene. Allora è chiaro che la Chiesa si trova anche un po’ spiazzata perché latita la visione cristiana della vita, della politica, della società.Non abbiamo un laicato maturo che sappia tradurre tutto questo in gesti e decisioni credibili. Se dobbiamo andare dietro alle bandiere degli atei devoti e dei tecon, c’è di che temere. E’ sicuramente un errore che vengono avanti gli opportunisti che approfittano delle situazioni di crisi per consolidare questa difesa della Chiesa che poi è molto superficiale e molto formale. E che poi, in realtà, è una difesa di loro stessi».

    Con quali pericoli?

    «Se non stiamo attenti la Chiesa rischia di essere tirata dentro in una guerra per bande e non c’è mai un momento in cui si possa fare una verifica seria e anche spietata su certi orientamenti. Ci risiamo sempre sui soliti problemi che poi di fatto sono insolubili, perchè la difesa della famiglia è sacrosanta però sappiamo perfettamente che poi verranno fuori altre forme di unioni. La moratoria per l’aborto, per esempio, è un’altra invenzione estemporanea. Ma perché si è mai sentito un cattolico difendere l’aborto?».

    Aridatece la paletta e il secchiello

    25 Gennaio, 2008 - 18:24
  6. lycopodium

    Il grosso pericolo e l’errore è che la Chiesa si faccia dettare l’agenda dagli atei e dagli scalfari.

    25 Gennaio, 2008 - 19:23
  7. marta paola

    scusate l’ultima frase appartiene ad un’altra storia….

    25 Gennaio, 2008 - 19:26
  8. lycopodium

    Ma no! era un lapsu freudiano: meglio bambini, che cattolici adulti. Condivido.

    25 Gennaio, 2008 - 19:42
  9. marta paola

    davvero???!! Un lapis!

    25 Gennaio, 2008 - 19:46
  10. lycopodium

    LAPSUS (errore di stUmpa).

    25 Gennaio, 2008 - 19:57
  11. marta paola

    UMPA UMPA UMPA PA!
    A PROPOSITO DI SECCHIELLO E PALETTA! :))

    25 Gennaio, 2008 - 20:06
  12. Luigi Accattoli

    Antonello Iapicca – anch’egli missionario in Giappone – nel sito “I segni dei tempi” firma oggi un testo intitolato “L’annuncio dimenticato. Il Nuovo Generale dei Gesuiti, parole e paure…” dove si afferma che “alcune espressioni” del nuvo preposito “lasciano perplessi, molto perplessi”.

    25 Gennaio, 2008 - 20:32
  13. lycopodium

    Giusto: cum Jesu itis, non cum jesuitis.

    25 Gennaio, 2008 - 21:27
  14. Clodine

    Ho letto l’articolo, molto lungo, certamente non lascia indifferente, anzi..è molto interessante e merita di essere ri-letto e meditato !

    Così, da una prima lettura generica dell’articolo (compreso quello dello stesso Nicolas ) ricevo l’impressione di uno scollamento, soprattutto nei riguardi della costituzione dogmatica “Dei Verbum”…e della “Sacrosantum Concilium” in modo particolare al capitolo II circa il mistero Eucaristico…

    Mi inquieta, non lo nego…ma avremo modo di approfondire, se ce ne fosse bisogno naturalmente!

    25 Gennaio, 2008 - 21:29
  15. Luigi sono andato a leggere su I Segni dei tempi
    http://www.segnideitempi.net/2006/modules.php?name=News&file=article&sid=6591
    mi sono letto quanto scritto e detto da padre Nicolas, e ho trovato che parla di un modo estremamente chiaro.
    Se si ha un po di rimembranza della Ecclesiam Suam o della Populorum Progressio,
    il Nuovo Preposito Generale non si discosta assolutamen6te dalla cultura che ha introiettato da una Chiesa che non comincia a camminare ora, ma viene da lontano.
    Piuttosto mi sembra in malafede chi accusa padre Nicolas di non dire quello che Iapicca ha bisogno di sentirsi dire. Questo appare ad una lettura e rilettura nel sito che hai citato.
    A meno che non bisogna cominciare ad ammettere che c’è uno scollamento
    tra un periodo della vita della Chiesa ed un successivo periodo, tra alcuni pontificati e altri pontificati….. chi vuol capire….

    25 Gennaio, 2008 - 22:14
  16. interessante la visione ideologica che si vorrebbe avere dei Gesuiti,
    ma sono quegli stessi che danno la vita per i poveri e per i miseri.
    In realtà vanno bene quando li assassinano/martiri,
    non se sono vivi.
    Li si vorrebbe asettici, in perpetua adorazione di una teologia ferma e immobile,
    e invece loro si mettono a servizio dell’uomo immagine di Dio,
    perchè
    “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere… ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. Poi si rivolge a quelli alla sinistra dicendo: “Avevo fame e non mi avete dato da mangiare, avevo sete e non mi avete dato da bere… Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli non lo avete fatto a me” (Mt 25,31-46).

    26 Gennaio, 2008 - 9:47
  17. ignigo74

    Cari amici del blog.
    Vi seguo da qualche tempo e ho bisogno di discutere con voi: l’ambiente mi sembra franco e intelligente.
    Sono sempre, dico sempre, andato a votare.
    Vorrei condividere con voi uno sfogo sincero, che è talmente disilluso da non riuscire nemmeno (per fortuna) ad essere drammatico: io non voto più, al massimo, proprio al massimo, scheda nulla.
    Che ne pensate?

    26 Gennaio, 2008 - 13:13
  18. lycopodium

    e invece si mettono a LORO servizio

    26 Gennaio, 2008 - 14:57
  19. Luigi Accattoli

    Il mio benvenuto a Ignigo74 con l’incoraggiamento ad andare a votare. Io andrò la prossima volta come in passato perchè c’è pur sempre l’opportunità della partecipazione e della scelta. Se nessuno dei liberi da legami andasse a votare, deciderebbero le sole clientele e questo non sarebbe un vantaggio. Ma non sono la persona giusta per discutere questo argomento, occupandomi assai poco di politica. Benvenuto!

    26 Gennaio, 2008 - 15:25
  20. ignigo74

    @ matteo.
    sui gesuiti concordo e non capisco l’ostilità di lycopodium

    26 Gennaio, 2008 - 15:30
  21. non so se mi esprimo bene e non voglio esprimere giudizi
    ma io penso che se servo l’uomo, l’importante è che l’immagine di Dio sappia riconoscerla secondo criteri di Verità, e non mi faccia un dio a immagine dell’uomo

    Poi, a ignigo74: vecchio proverbio democratico: se non voti sei complice, se non partecipi sei vittima… di te stesso
    Ancora citando quel discusso cattolico degli USA inizio ’60:
    “And so, my fellow Americans: ask not what your country can do for you – ask what you can do for your country.
    My fellow citizens of the world: ask not what America will do for you, but what together we can do for the freedom of man.”

    26 Gennaio, 2008 - 15:43
  22. Benvenuto ignigo74 (è un caso che il nik ricordi quello originale basco di Ignazio….)
    lycopodium, non ha ostilità, pone dei confronti
    ciao a tutti

    26 Gennaio, 2008 - 15:45
  23. don78

    io invece chiederei a lycopodium di argomentare un po’ di più sulla questione… altrimenti la sua sembrerebbe anche a me prevenuta ositilità…
    merci

    26 Gennaio, 2008 - 16:29
  24. Clodine

    Concordo con Alessandro Canelli; avremo modo di svilupare questo tema, assai importante.

    Saluto Ignigo74 e le dico:” Ignigo74, anch’io sarei tentata di tropicciare la scheda di…sforacchiarla o scriverci sopra ” Vergogna!!”, ma non si può.

    Purtroppo siamo chiamati alle urne, se saremo chiamati, e dobbiamo esprimerci! Cerchiamo di essere lungimiranti… e saggi…come direbbe il GGaber: ” La libertà, non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone (nessun riferiemento a Bagnasco) la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione!”

    Sarò con voi fino a Giovedì…quindi approfitto! Un saluto al dott Luigi

    26 Gennaio, 2008 - 16:37
  25. Leonardo

    A Lycopodium: quello che hai indicato in uno dei messaggi precedenti è il tuo blog?

    26 Gennaio, 2008 - 16:50
  26. Leonardo

    A Luca: non so se ho individuato correttamente il blog e il commento a cui facevi riferimento. Se sì, devo dire che l’ho letto con divertito stupore. Ci sono persone che stimano Prodi … è un fatto che mi incuriosisce molto. Il mondo è bello perché è vario.

    26 Gennaio, 2008 - 18:43
  27. lycopodium

    @ Leonardo.
    Ahi no, vorrei tanto fosse il mio, mi devo accontentare di leggerlo, postillarlo, e “scipparne” il motto … (anche se non è nei precordi della maggioranza di questo blog, che sembra orientata verso baygon, neocid e similia).

    @ don78
    Il punto è: ok per il metodo di padre Adolf, purchè sia chiaro che è UN metodo tra i tanti, non l’unico possibile; e purchè non si faccia “missione del metodo” (senza e contro la “redemptoris missio”, come idea e come enciclica).

    26 Gennaio, 2008 - 19:55
  28. parlare dei Gesuiti senza conoscere come è nata la spiritualità Ignaziana e i percorsi spirituali e storici di Ignazio e dei suoi compagni e di coloro che hanno seguito le sue orme……………………………………….

    26 Gennaio, 2008 - 22:56
  29. raffaele.savigni

    Trovo discutibili alcune affermazioni di mons. Plotti, ma credo che sia normale un dibattito aperto tra i vescovi. Per parte mia credo che dobbiamo dialogare a 360° (ossia tanto con la sinistra quanto con Ferrara) senza paure né complessi di inferiorità nei confronti di nessuno.
    Ho letto i testi di padre Nicolas, molto stimolanti (sui temi dell’attenzione ai poveri ed alla spiritualità dell’Asia) anche se con accentuazioni particolari, ed il dibattito avviato su di essi da un confratello. Credo che dobbiamo rispettare entrambe le sensibilità, sapendo che nessuna di esse esaurisce il pensiero della Chiesa.Personalmente preferirei tenere una via media e mettere l’accento, piuttosto che sullo “svuotamento” (p. Nicolas) o suilla “stoltezza della predicazione” (Iapicca), che peraltro sono entrambi termini usati da san Paolo, sul grosso tema della inculturazione della fede. Il confronto con le grandi religioni asiatiche è un tema ineludibile, già tematizzato quattro secoli fa da Matteo Ricci, il grande missionario gesuita (ricordato anche da Giovanni Paolo II) che avviò un dialogo con la cultura cinese, purtroppo frenato nel secolo successivo da gelosie di altri Ordini e da qualche improvvida decisione papale. Il tema della inculturazione va peraltro affrontato, a mio avviso, evitando un rischio in cui è caduto in parte anche un grande maestro spirituale come Giuseppe Dossetti: quello cioè di pensare che per annunciare il Vangelo a culture diverse e lontane fosse necessaria una “povertà culturale della Chiesa”. Non si tratta di rinunciare alle ricchezze culturali del passato, ma di saper distinguere ciò che fa parte integrante del patrimonio irrinunciabile della fede e quelle formulazioni teologiche, quegli sviluppi devozionali ecc. che rappresentano elementi di una particolare inculturazione e non possono quindi essere imposti ad uomini di altre culture. Ma sul “come” fare questo credo che sia bene aprire una discussione franca e rispettosa all’interno della Chiesa.

    27 Gennaio, 2008 - 0:30
  30. raffaele.savigni

    Trovo francamente discutibile l’attacco del sito http://wxre.splinder.com/ all’intera storia dei Gesuiti. Trovo discutibili le posizioni di Vittorio Messori e Cornelio Fabro. Si possono discutere e criticare molte posizioni dei Gesuiti (io preferisco i Gesuiti alla Matteo Ricci, e quelli delle “Redduciones” in Sudamerica, e un teologo come De Lubac, piuttosto che i Gesuiti “antimoderni” di fine ‘800 o querlli “iperaperturisti” degli ultimi decenni); non si può attaccare un intero Ordine. E aggiungo che dovrebbe essere lecito discutere lealmente e in modo franco anche le elaborazioni teologiche e la spiritualità di altri Ordini o movimenti, come l’Opus Dei, CL o i Legionari di Cristo, senza essere subito attaccati come nemici della Chiesa da siti come “Petrus” (scusate,, ma ogni tanto bisogna dire pane al pane…), per me indigesto (ma se è per questo trovo indigesta anche Adista…).

    27 Gennaio, 2008 - 0:43
  31. lycopodium

    @ prof. Savigni.
    Quello di wXre non è un attacco, ma un’ipotesi di lavoro, non contro tutta una storia ma su alcuni punti critici. Di pensatori come Fabro ce ne vorrebbero, quanto a meriti teoretici (su tutte la riscoperta, in tutta la radicalità che il Novecento filosofico ha richiesto, dell’ “essere come atto”, il tomismo manualistico [antimoderno o modernista che fosse] aveva oscurato) proprio per quella umile “ricchezza culturale” che necessita per l’annuncio missionario della fede; e su proprio su Rahner ha avuto qualcosina da dire (e non solo lui: cfr. http://mondodomani.org/reportata/nasini02.htm
    ).
    Con immutata stima
    lyc.

    27 Gennaio, 2008 - 9:07
  32. Iginio

    Esplode la coalizione di centrosinistra, finisce l’Ulivo. Non ci si faccia ingannare dalle apparenze. Se non fossero stati i centristi a far cadere il governo lo avrebbe fatto di qui a poco la sinistra. La ragione è semplice: questo centro e questa sinistra non possono governare insieme, sono reciprocamente incompatibili. Non è solo il fallimento di un governo e di una coalizione. È il fallimento di una cultura politica, la cultura politica azionista e dossettiana di cui Prodi è stato la espressione politica.

    Non è riuscito l’incontro dei cattolici e dei comunisti. Gli azionisti ed i dossettiani erano convinti che nella Resistenza italiana si fosse realizzato un incontro storico dei cattolici, dei comunisti e dei liberali che generava una forma culturale e politica superiore sia al comunismo che alle democrazie occidentali. Questa sintesi superiore imponeva una revisione radicale ed anche una abiura parziale del comunismo tradizionale, del liberalismo tradizionale e del cattolicesimo tradizionale. Avrebbero potuto incontrarsi fra loro solo un nuovo comunismo, un nuovo liberalismo ed un nuovo cattolicesimo. Da questo presupposto discende, fra l’altro, la interpretazione dossettiana del Concilio ecumenico Vaticano II come rottura assoluta con il passato cattolicesimo, bollato in blocco come integrista. La novità politica avrebbe avuto bisogno, per realizzarsi compiutamente, di una riforma religiosa e teologica. È in questa luce che si comprendono anche alcune sorprendenti affermazioni degli onorevoli Bindi e Castagnetti secondo i quali i vescovi italiani sarebbero teologicamente in ritardo rispetto alla novità non solo politica ma anche religiosa dell’Ulivo.

    Questa idea azionista e dossettiana conquista negli anni post-conciliari quella che Del Noce chiamava la Repubblica della Cultura.

    Dopo la caduta del muro di Berlino azionismo e dossettismo (il dossettismo è la variante cattolica dell’azionismo) giungono anche alla conquista del potere politico con l’Ulivo e con l’Unione. Il Partito democratico avrebbe dovuto essere il frutto maturo di questa lunga gestazione politica. Era necessario che il dossettismo godesse il suo momento di successo politico perché solo in questo modo era possibile arrivare alla dimostrazione evidente del suo fallimento. Così è stato.

    Diceva Del Noce che comunismo e cattolicesimo sono essenze irriducibili, non mediabili. E così infatti è stato.

    I comunisti sono rimasti fuori dal Partito democratico, hanno rifiutato di lasciarsi riassorbire nella sintesi prodiana. Anche la maggioranza dei cattolici è rimasta fuori e, comunque, la Chiesa italiana si è rifiutata di attribuire ai cattolici dossettiani nel Partito democratico quel ruolo di sua rappresentanza laica che essi si erano attribuiti. La grande sintesi che avrebbe dovuto abbracciare tutti gli italiani ricostruendo l’unità morale della nazione finisce con l’avere il consenso, nel migliore dei casi, di un po’ meno di un terzo dell’elettorato. In effetti dopo il crollo del comunismo diventa difficile proporre una sintesi di comunismo ed economia di mercato. Si pone, se mai, il problema di come coniugare libertà e solidarietà, ma questa è altra cosa, che appartiene, se mai, all’ambito della dottrina sociale cristiana e del pensiero liberale. Il comunismo, a livello mondiale, si è dissolto davanti ad una opposizione intellettuale, religiosa e morale, non è stato riassorbito in una sintesi di ordine superiore che ne conservi alcuni elementi.

    Dossettismo ed azionismo sono disarmati davanti all’emergere di una globalizzazione che ridimensiona il ruolo dello stato ed il potere della politica ed impone di ripensare in modo del tutto nuovo il rapporto fra stato e società e fra libertà e solidarietà. Egualmente disarmato è il dossettismo davanti all’emergere delle questioni della bioetica, in una fase storica in cui l’uomo acquisisce capacità inaudite di manipolare se stesso. Qui si delinea per i cattolici un nucleo di valori non negoziabili che resiste al primato assoluto della mediazione politica che è invece proprio della ideologia dossettiana. Per giungere all’incontro cattolici e comunisti devono rinunciare, ciascuno per suo conto, al proprio orizzonte di riferimenti ideali. Si incontrano dunque sul terreno di un pragmatismo assoluto e di un primato della politica che si stacca da ogni riferimento vincolante di valori che la preceda. Cessano, in tal modo, di essere popolari. Rinunciamo a mostrare (ma il lettore vi arriva facilmente da solo) in che modo le singole tappe del fallimento del governo Prodi si lasciano ricondurre alla insufficienza di questi suoi presupposti ideali. Dalla presa d’atto di questo fallimento ideale bisogna comunque partire per ripensare fuori da schemi consumati il ruolo dei cattolici, dei liberali ed anche della sinistra riformista nel futuro della democrazia italiana.

    Rocco Buttiglione

    27 Gennaio, 2008 - 14:36
  33. ignigo74

    Scusate ma il sottoscritto, che ha sempre votato e mai ha votato a sinistra e ora è tentato di non votare più (tentato… vedremo) ritiene sinceramente imbarazzanti le dichiarazioni della famiglia Mastella che afferma di “essere perseguitata in quanto famiglia cattolica”. Mi chiedo con voi – e il tono è drammatico – ma siamo ancora a questo livello di grottesca teatralità? Oggi su Famiglia Cristiana, pag. 16 – 17, c’è un articoletto insolitamente vitale, scanzonato e intelligente (in poche parole profetico) sulla questione Cuffaro, altro brillante elemento di visibilità autocelebrata del cattolicesimo italiano.
    Anche lo sputatore del parlamento ha prontamente dichiarato “io sono cattolico”. Fratelli carissimi: aiutatemi! Sarà anche tutto esasperato dai media ma c’è qualcosa di intollerabilmente amaro in queste vicende. Io ho una lettera pronta per il partito di centro al quale ho sempre rivolto – con poco entusiasmo, ma con fedeltà – il mio voto. Attendo di vederli a braccetto con Mastella e De Gregorio, poi invio alla sede centrale per dichiarare la fine della mia tormentatan fedeltà: fine che decido in nome del vangelo, sia chiaro. Buttiglione? Quantomeno noioso (cfr sopra).

    27 Gennaio, 2008 - 14:57
  34. Francesco73

    Buttiglione è sempre interessante, anche se il nuovo patto culturale e politico che lui propone tra cattolici e liberali dovrebbe trattenere qualcosa di buono anche dal dossettismo.
    Lui parla di primato assoluto della mediazione politica come elemento caratterizzante la scuola del monaco reggiano.
    Si può forse ritenere che le radici e i riferimenti ideali non siano – alla fine – mediabili, ma io penso che le difficoltà (anche culturali, e persino ecclesiali) di oggi – su tutti i fronti – nascano proprio dalla crisi del Politico, dalla sua svalutazione, dalla difficoltà di immaginare il suo ruolo e la sua modalità nel nostro tempo.
    Anche nella Chiesa, sì, c’è una crisi del Politico, intenso ovviamente in senso alto, perchè lo si vede sempre in contrasto con le esigenze e i doveri della Verità.
    Mentre invece il Politico – che ovviamente resta comunque una tecnica, un’attitudine e un’arte del tutto umana – potrebbe essere utilizzato per servire sempre meglio questa Verità, per darsi il tempo – tutti insieme – di capirla meglio, per aiutarsi a fare passi in avanti più condivisi e compresi, meno solitari e d’avanguardia.
    Il Politico è precisamente ciò che serve l’unità terrena degli uomini, la loro possibilità di ritrovarsi, di non dividersi, di non disperdersi, di riconoscersi anche quando la si pensa diversamente.
    Non lo svalutiamo, anzitutto noi cristiani.

    27 Gennaio, 2008 - 16:17
  35. lazzaro

    Non nascondo che anche me, che sono un cristiano cattolico che non ha mai votato a destra nè al centro, questi autoproclamatisi “martiri cattolici” (il dottor Luigi, lo dico con rispettosa ironia, vuol forse aggiornare l’elenco dei martiri contemporanei?) imbarazzano non poco, così come sono difficilmente comprensibili quanti in molte chiese della Sicilia hanno organizzato veglie di preghiere pro-Cuffaro.
    Un’altra cosa: chi mi sa dare l’interpretazione autentica di quanto scrive Buttiglione circa il fatto che “la Chiesa italiana si è rifiutata di attribuire ai cattolici dossettiani nel Partito democratico quel ruolo di sua rappresentanza laica che essi si erano attribuiti”?
    Forse vuol dire che la Chiesa attribuisce il ruolo di rappresentanza laica a chi condivide i suoi valori? Tipo Buttiglione, senz’altro, ma anche Berlusconi, Casini, Fini e compagnia bella?
    Per Ignigo74.
    Temo che la sua lettera la dovrà spedire, anche se con Berlusconi difficilmente quei signori potranno fare le bizze come le hanno fatte con Prodi.

    27 Gennaio, 2008 - 16:30
  36. lycopodium

    @Francesco73
    Gira e rigira il punto cruciale è stato colto da Savigni: « Il tema della inculturazione va peraltro affrontato, a mio avviso, evitando un rischio in cui è caduto in parte anche un grande maestro spirituale come Giuseppe Dossetti: quello cioè di pensare che per annunciare il Vangelo a culture diverse e lontane fosse necessaria una “povertà culturale della Chiesa” ». Quella dossettiana non è l’unica opzione dei cattolici in politica; oggi è il tempo di un’unità sostanziale, indipendentemente dalle obbligazioni e dalle coercizioni che la logica del bipolarismo oggi impone.

    27 Gennaio, 2008 - 17:17
  37. ignigo74

    C’è un’espressione biblica che descrive le iniziative tipo le veglie di preghiera pro Cuffaro, Buttiglione: EMPIETA’. Il vescovo che è andato dai Mastella “perseguitati” è anche andato a casa di qualche dipendente licenziato ingiustamente? Se si, sto zitto e chiedo scusa. Ma la mia fede, quanto di più caro e vivo e vero e umano mi abita, perché deve essere cavalcata e imbriglia per meschini scopi politici da Fini (del partito dello sputatore), Berlusconi (responsabile del 90% di quella degradazione dei media italiani così efficacemente descritta da S.S. Benedetto XVI), Calderoli (un partito neopagano e quando va bene lefreviano)…io dico basta. Gli ho dato il voto per oltre 10 anni: ho costruito qualcosa? Mi rispondano coloro che dicono che dovrei andare a votare. Sono andato sul sito internet dell’Udc, partito che ho sostenuto e che ora sostiene in massa Cuffaro: sono indignato! Buttiglione interessante?! Ma lo avete seguito a Porta a Porta: invece di rispondere a Odifreddi cercava l’appoggio di Ferrara (che ha insultato e insulta dalle sue pagine – che leggo comunque con interesse – tutti i preti vescovi e credenti che non si allineano totalmente con il suo pensiero: agghiacciante la paginata contro il cardinale Tettamanzi. Agghiaccianti le pagliacciate contro i gesuiti, non fanno onore all’intelligenza di Ferrara e del Foglio). L’unico – è una conferma – che ha risposto è stato mons. Fisichella. Ma nel piattume del popolo cattolico italiano chissà quanti hanno colto la bellezza di quel “io fremo” che è riuscito a scuotere anche il “matematico impertinente”. Vengo ora da battesimi in una chiesa del centro di Milano: una madrina ha chiesto alla fine se il celebrante è di destra o di sinistra, facendo capire che lei è di destra, che è indignata per la questione Papa-Sapienza e che bisognava pregare per i nemici della chiesa.
    Caro Carlo Porta: quante cosa insegna la tua “preghiera” della marchesona devota.
    per Francesco73
    Quindi, visto il tuo ultimo post, fai una proposta pratica. Tu cosa farai alle prossime elezioni?

    27 Gennaio, 2008 - 17:28
  38. lycopodium

    “Non con uno schianto ma con un piagnisteo”. Questa è la “nostra terra desolata”.

    27 Gennaio, 2008 - 17:35
  39. lazzaro

    Mi sono affacciato in questo blog che, lungi dall’essere un pianerottolo, mi sembra un consesso di studiosi di discipline religiose, filosofiche, sociali e simili. Me felice per tanta compagnia alla quale, però, non posso dare il mio contributo di idee, data la mia poca cultura.
    Sono costretto, perciò, a sottoscrivere quanto affermato da altri che interpretano meglio di quanto sappia fare io i miei sentimenti.
    In questo caso, sottoscrivo con tutto il cuore quanto più sopra ha “gridato”
    Ignigo74.

    27 Gennaio, 2008 - 17:45
  40. Ignigo:
    Legare la mia fede (o la sua mancanza) alle opzioni politiche e soprattutto a dichiarazioni più o meno strumentali di altri è sbagliato.
    Se io mi chiamo fuori da tutto quello in cui siano presenti persone o posizioni che non mi rispecchiano allora mi chiamo fuori dalla vita sociale in senso lato.
    E faccio una malsana confusione di piani.
    Forse che bisogna votare qualcuno perchè è un buon cristiano? Francisco Franco era devotissimo….
    O non devo invece scegliere di votare per chi ha soluzioni più adatte (almeno nella mia opinione) di altri per i problemi della comunità?
    Devo chiamarmi fuori dalla comunità cristiana perchè qualcuno pecca o non è coerente? No mi dispiace, non ho voglia di farmi del male….

    27 Gennaio, 2008 - 17:46
  41. LEONE

    Molto, molto belli i discorsi del nuovo papa nero, miha stupito il sito dove erano presenti perchè su preoccupava di depotenziarli criticancolia lungo si a prima che dopo il testo.
    Torniamo a discorsi già fatti mesi orsono, se nel mondo ci sono 4 o 5 miliardi di persone che non sono Cristiani, ci sarà pure un motivo, che lascio tranquillamente a ns. Signore.
    Se in tanti secoli il cristianesimo non ha attecchito in Asia ci sarà un motivo…
    Mi viene in mente Master Bee un mistico tedesco che ha scritto un bellissimo libro MENDICANTE DI LUCE per le edizioni Paoline e che si è convertito dopo tanti anni di pratiche buddiste, zen, meditative, al cattolicesimo.
    Egli non rinnega le su esperienze religiose, le considera tappe di una evoluzione religiosa.
    Io penso che come dice Padre Adolfo, prima di annunciare bisogna vivere il vangelo affinchè l’annuncio sia credibile, in caso contrario sono parole che non lasciano il segno.

    Raimon Panikkar
    Passaggio in Asia

    di Mauro Castagnaro

    Perché il Vangelo ha attecchito poco in Asia? Come superare i “dubbi” che Roma ancora nutre verso i teologi del continente? Le prospettive della riflessione ecclesiale in Oriente esaminate da uno degli esponenti più originali del dialogo tra cristianesimo e religioni asiatiche.

    «Non mi considero mezzo spagnolo e mezzo indiano, mezzo cattolico e mezzo induista, ma tutto occidentale e tutto orientale. Così come, facendo un paragone irriverente, potrei dire che Gesù non è stato metà Dio e metà uomo, ma pienamente divino e totalmente umano, come afferma il Concilio di Calcedonia». Si presenta così, quando gli si chiede conto della sua storia familiare e della sua fede, Raimon Panikkar. Nato a Barcellona da madre cattolica e padre induista, ordinato sacerdote nel 1946 e incardinato nella diocesi di Varanasi, in India, è famoso come filosofo cattolico impegnato da una vita nel dialogo interreligioso. Di lui, ottantatreenne, colpiscono non solo il viso incredibilmente giovane e sorridente, ma soprattutto le parole, dense di una spiritualità che, mentre si richiama costantemente ai Padri, sembra sempre annunciare il futuro.

    «Sono convinto che la grande sfida del terzo millennio per la Chiesa sia l’Asia», dice, «perché il cristianesimo in questa parte del mondo si trova, forse per la prima volta, di fronte a una provocazione metafisica, mistica, di profondità. Il cristianesimo ha avuto grande successo – umanamente parlando – in Africa e America latina, ma non in Asia, perché le culture di questo continente costituiscono una sfida al filone abramico in cui finora esso si è sviluppato. La tradizione abramica è forse la più profonda della storia dell’umanità, ma non è l’unica, e, per avere qualche ragion d’essere al di fuori di essa, il cristianesimo deve rinunciarvi e morire alla sua pretesa di verità assoluta, confidando nella risurrezione. È lo Spirito Santo che dice: “Se vuoi risorgere, muori a te stesso, alla tua occidentalità, che non è tutto”. Se Cristo è per tutto il mondo, come io credo, allora il cristianesimo deve ripensare sé stesso in profondità».

    Ma il cristianesimo può sganciarsi dalla matrice abramica?

    «Nel Vangelo è detto: “Voi siete il sale del mondo”. Vogliamo che tutto diventi sale o che il pesce e il riso siano più saporiti? Dice Gesù: “Prima di Abramo io ero”. Quindi Cristo è nato anche in Oriente, in una forma certo misteriosa, non storica, perché io non nego che Gesù fosse un ebreo, figlio di Maria, venuto alla luce a Betlemme duemila anni fa. Però il Gesù risorto è il Cristo, e in Cristo, come ricorda Paolo, non c’è giudeo né greco, né uomo né donna. Il mistero di Cristo supera le nostre mentalità, anche quella cristiana, e noi cristiani non dobbiamo ridurre il suo messaggio alla nostra misura, appropriandocene».

    Qual è il contributo specifico che l’Asia può offrire al cristianesimo?

    «L’opzione per la mistica, per la terza dimensione della realtà, per il superamento del mito della storia. Bisogna aprire il terzo occhio, come dicevano i teologi del 1200, e non ridurre tutto a un illuminismo con sopra una verniciatura di fede. Questa è la sfida».

    Con l’opzione per la mistica non si rischia la fuga dai problemi concreti? Le grandi tradizioni culturali e religiose asiatiche non paiono in grado di risolvere gli enormi squilibri sociali del continente.

    «Chi ha creato questo divario tra i ricchi e i poveri? Non certo gli asiatici. Forse è vero che l’Asia non si preoccupa del sociale, ma è falso che lo faccia l’Occidente. Chi spende ogni giorno 100 milioni di dollari in armamenti? Un secolo fa il 78% degli abitanti degli Stati Uniti erano agricoltori, oggi lo è solo il 2%, che però potrebbe nutrire tutta l’umanità. Ma non lo fa. Perché non è redditizio. Il messaggio di Gesù è attuale: “Non si possono servire due padroni, Dio e il denaro”. Optare per la mistica non vuol dire non optare per i poveri, ma non assolutizzare il sociale».

    Le Chiese asiatiche sono davvero ancora troppo ricalcate su quelle occidentali?

    «Nelle Chiese dell’Asia c’è un disagio, anche se un po’ inconsapevole. Tutti vogliamo essere cristiani, cattolici, apostolici, romani, ma il vestito ci risulta un po’ scomodo. Tuttavia lo “strip tease” non va bene. D’altra parte anche il Vangelo dice che non serve rattoppare l’abito logoro. La teologia asiatica sottolinea molto la kenosis, l’annichilimento di Cristo. Optare per la mistica significa accettare che la realtà non si esaurisce con la storia. Finora non abbiamo preso sul serio le tradizioni asiatiche, che sono mistiche e metafisiche. E questo vuol dire meditazione, contemplazione, amore, superamento – non negazione – della ragione, che in fondo è il vero significato della metànoia».

    Nelle Chiese d’Asia ci sono esperienze in cui questo si realizza?

    «Ci sono gli ashram cristiani, dove paradossalmente si dimostra che quanto più ci si separa da schemi importati, tanto più si incontrano le radici stesse del cristianesimo. Parlando di contemplazione, infatti, riscopriamo i Padri della Chiesa. Poi c’è la riflessione teologica, soprattutto in Corea, India, Sri Lanka e Thailandia. Purtroppo i teologi asiatici avvertono una sfiducia nei loro confronti, per cui non riescono né osano dire tutto quel che pensano. Oggi è molto importante fidarci gli uni degli altri. Perché devi diffidare della mia fede cristiana se non parlo come te? Magari sbaglio, ma se mi dai un po’ di fiducia, prima sbaglierò meno, poi entreremo in un dialogo nel quale ci correggeremo e feconderemo a vicenda. Ciò vale per le culture, per le religioni e dentro lo stesso cattolicesimo».

    La dichiarazione Dominus Jesus pare rivolta ai teologi asiatici, quando critica «le teorie di tipo relativistico che giustificano il pluralismo religioso…».

    «Perché c’è questa paura? Se io, come cattolico, credo che la Pasqua è già venuta, e non solo Cristo, ma il mondo è risorto, non dovrei avere paura. Il pericolo del relativismo esiste, ma la vita stessa è un rischio. Solo chi è morto non corre rischi. E il rischio è parte della scelta cristiana: quando gli apostoli lasciarono tutto per seguire Gesù, decisero di rischiare. La fede è rischio, è il coraggio della vita. Certo, poi serve la prudenza dell’autorità. Io ho bisogno che essa mi consigli e mi corregga, ma non ho bisogno della sua sfiducia, perché mi scoraggia; o del suo controllo repressivo, perché non mi fa sentire libero e mi spinge a estremizzare le mie posizioni. C’è una bellissima preghiera di Tagore che dice: «Dio, tu mi hai legato con la mia libertà». Questo è il cristianesimo. E se il teologo non è libero, non è un teologo. Se c’è un dialogo effettivo, si dà spazio alla creatività. Certo, la novità fa paura, ma davanti a una svolta ci vuole “magnanimità”, come diceva Gandhi».

    Come vede la diffusione nei nostri Paesi di nuovi movimenti religiosi che si richiamano all’Oriente, vanno sotto il nome di New Age e sono forse alla base delle critiche postume rivolte dalla Santa Sede alle opere del gesuita Anthony De Mello?

    «Come filosofo sono consapevole della fragilità concettuale delle opere di De Mello. Se si prendono queste storielle come una formulazione dogmatica, la Chiesa ha ragione a dire che il risultato è superficiale o fuorviante. Ma se si utilizza la conoscenza simbolica, queste storielle toccano il cuore e forse cambiano la vita. Anche Gesù non parlava con “idee chiare e distinte”, ma in parabole. Dobbiamo reimparare la conoscenza simbolica. Non per niente la fede è detta il “simbolo” degli apostoli, non la dottrina. I concetti hanno il loro valore, ma la “concettolatria” è la più sottile delle idolatrie. Non fa riflettere che questo Occidente, considerato così razionalista, abbia reagito tanto positivamente a un uomo che raccontava storielle? Nella New Age si sente un’influenza dell’Oriente sull’Occidente, ma ci siamo mai preoccupati dell’influenza dell’Occidente sull’Oriente? Per ogni mille buddhisti in Occidente, ci sono milioni di cristiani in Oriente, e questo, visto da là, crea problemi. Non si deve aver paura della diversità. In Italia oggi si temono i musulmani, ma in India hanno paura dei cristiani. Dobbiamo liberarci dall’eurocentrismo e dall’etnocentrismo».

    Ma che cosa c’è, a suo parere, dietro questa ricerca “a Oriente”?

    «C’è un bisogno insoddisfatto di spiritualità, di gioia; c’è la ricerca di qualcosa che tocchi davvero il cuore… A queste domande non si può rispondere esclusivamente con precetti morali o dogmi dottrinali, che a tanti risultano incomprensibili. Non sarà forse uno schiaffo dello Spirito Santo per risvegliare tanti cristiani?».

    Se credo di possedere la verità, come posso realizzare un dialogo interreligioso autentico, non diplomatico o irenistico, ma che non sia neppure votato all’eclettismo?

    «Io non sono favorevole ai “cocktail di religioni”. Condivido la critica al relativismo, ma altra cosa è la relatività, cioè la consapevolezza che qualsiasi affermazione io faccia ha un senso in relazione a un contesto. Io non posso giudicare i testi della filosofia e teologia indiane senza conoscere il loro contesto. Chi pensa di possedere tutta la verità non è tomista né cristiano: san Tommaso d’Aquino afferma che noi non possediamo la verità, semmai la verità possiede noi. Il pluralismo è l’ammissione della mia contingenza, per cui io non ho il monopolio della verità né posso capirla tutta: il mistero di Dio ci supera infinitamente. Il pluralismo è la guarigione dall’assolutizzazione, cioè dall’idolatria. È il riconoscimento della relatività e della bellezza straordinaria di tutte le tradizioni, per cui ciascuno deve seguire il proprio cammino. La Bibbia racconta che quando gli uomini vollero creare una religione unica, un governo mondiale, Jhwh distrusse la torre di Babele. Non serve una sola elefantiaca istituzione, ma piccole capanne, dove possiamo conversare e arricchirci reciprocamente. Eppure la globalizzazione, cui non credono più né i cristiani né i seguaci delle altre religioni (“Un Dio, una patria, un re”), oggi viene proposta dai cosiddetti laici: una democrazia mondiale, un capitalismo mondiale, una Banca mondiale. Qui vedo il senso storico del risveglio dell’Asia: in un continente vittima dell’invasione tecnocratica, forse tocca a quei piccoli gruppi secondo cui la vita ha un’altra dimensione resistere a questa omologazione della realtà e salvare il mondo dalla catastrofe».

    Raimon Panikkar è autore di una quarantina di libri, tra cui Il Cristo sconosciuto dell’induismo, La Trinità e le religioni del mondo e Il silenzio del Buddha. Per molti anni docente di Studi religiosi all’Università di Santa Barbara, in California, oggi vive in Catalogna. Poche settimane fa ha ricevuto in Italia il “Premio Nonino”.

    Convinto difensore della pace, Panikkar ha affrontato il tema da un punto di vista filosofico nel libro La torre di Babele. Pace e pluralismo (edizioni Cultura della pace, 1990). In esso l’autore polemizza contro quello che definisce “pacifismo colonialista”, prodotto dalla “ragione armata” dei Paesi ricchi. Secondo Panikkar, a offrire una soluzione potrà essere soltanto un modello culturale complesso e pluralista.

    Gli sviluppi della teologia asiatica postconciliare hanno preoccupato spesso, in anni recenti, la Congregazione per la dottrina della fede, spingendola a mantenere sotto osservazione alcuni autori, quando non a prendere provvedimenti disciplinari. L’accusa, formulata dal cardinale Joseph Ratzinger soprattutto a partire dal 1996, fino al documento Dominus Jesus dello scorso settembre, è quella di un relativismo che negherebbe l’unicità del ruolo di Cristo nella storia della salvezza.

    Tra i teologi asiatici colpiti da misure disciplinari da parte del Vaticano, il più noto è forse Tissa Balasuriya, dello Sri Lanka, scomunicato nel 1997 e riammesso alla comunione ecclesiale l’anno successivo. A suscitare perplessità sono state inoltre le opere di pensatori come Aloysius Pieris, Michael Amaladoss, Samuel Rayan. Anche taluni europei che si sono confrontati con la questione della salvezza nelle religioni non cristiane sono finiti nel mirino dell’ex Sant’Uffizio. L’ultimo caso è quello del gesuita Jacques Dupuis.

    27 Gennaio, 2008 - 17:59
  42. Sumpontcura

    Da non-credente, leggo con rispetto e simpatia il vostro dibattito sulla crisi della politica e sull’opportunità di partecipare alle prossime elezioni, e mi sembra che i vostri problemi non siano poi molto diversi dai miei.
    – Delusione per aver votato persone rivelatesi immeritevoli? Be’, potrei raccontarvi certi fatterelli che vi sarebbero forse di conforto (Mal comune… con quel che segue).
    – Il ruolo della Chiesa? Mah, vi vedo nella bagna esattamente come me. La gerarchia non vi fornirà alcun aiuto (e converrete con me che è meglio così) nel districarvi tra le offerte dei partiti e delle coalizioni; e il popolo di Dio, in materia elettorale, è brillantemente diviso.
    – Un nucleo di valori irrinunciabili? Lo avete voi (confortati dal Vangelo e dalla Tradizione) e lo abbiamo anche noi (confortati da un uso coerente – per quel che ci è possibile – della ragione umana, e anche da una certa capacità di leggere la storia e la cultura nostre e delle generazioni che ci hanno preceduto). Be’, questo dovrebbe aiutare noi e voi, non dico a scegliere a cuor leggero fra i vari programmi elettorali (la coerenza fra i principi enunciati e il comportamento concreto è importante anche per noi!), ma almeno a scartare certe opzioni troppo evidentemente in contrasto coi valori nostri.
    – Rinunciare a recarci alle urne? Credo sia una questione di opportunità, non di principio. Se in coscienza non ci sembra di poter operare una scelta in accordo con quanto per noi appare irrinunciabile, perché scartare a priori la possibilità di mandare un segnale attraverso la nostra assenza?

    La democrazia italiana – che è un valore in sé, dal mio punto di vista – non finisce qui, con la crisi del governo Prodi e le ambasce del centro-sinistra. Programmiamo la nostra partecipazione – che è un valore in sé, dal mio punto di vista – cercando di leggere non solo il domani, ma anche il dopodomani. Con calma.

    27 Gennaio, 2008 - 18:17
  43. Luigi Accattoli

    A Lazzaro, gradendo la sua garbata ironia: sono pronto ad aggiornare l’elenco dei martiri contemporanei – ma il mio riferimento, pur largo, era a chi morì in circostanze cristianamente significative – non ai mammalucchi che usano il nome cristiano per fare politica e qualche volta – magari – gli va male.
    A Sump: credo che il segnale del non voto sia da utilizzare solo come ultima risorsa. L’arena politica non è neutra o sgombra da presenze invadenti e infeudate, e il voto è anche uno strumento per contrastare quelle invadenze. Certo se non so scegliere voterò scheda bianca. Ma anche se non so scegliere una politica posso comunque optare per una rappresentanza più libera rispetto a una infeudata. La rinuncia al voto, a parte i casi estremi, la vedo come abbandono ai padroni del campo.

    27 Gennaio, 2008 - 18:36
  44. Sumpontcura

    (Dedicato, con simpatia, a Leone e al suo lungo post delle 17.59)
    Parabola della luce e del mendicante.
    – Non puoi parlare con i popoli dell’Asia, se il tuo vestito è pulito e dignitoso.
    (Ed egli si spogliò del suo vestito, indossando un saio puzzolente).
    – Non puoi conservare gli occhiali che correggono la tua miopia, se vuoi toccare il cuore di gente che ci vede poco e male.
    (Ed egli gettò via i suoi occhiali e cominciò a camminare a tentoni).
    – Nei tuoi occhi c’è una luce che la gente non può tollerare: essa ti rende diverso da tutti, è ovvio che tutti ti respingano.
    (Ed egli allontanò da sé la luce, e si sforzò di somigliare fino in fondo a coloro che intendeva evangelizzare).

    La gente guardò nella sua direzione e non disse nulla. A parte qualcuno, che borbottò: “Chi è questo mendicante, che vuole, chi l’ha mandato? Perché dovremmo ascoltare questo, che è uno come noi?”.

    27 Gennaio, 2008 - 18:44
  45. LEONE

    Il cuore dell’intervista a Panikkar che ho conosciuto brevemente lo scorso anno è questa frase:

    Ma che cosa c’è, a suo parere, dietro questa ricerca “a Oriente”?

    «C’è un bisogno insoddisfatto di spiritualità, di gioia; c’è la ricerca di qualcosa che tocchi davvero il cuore… A queste domande non si può rispondere esclusivamente con precetti morali o dogmi dottrinali, che a tanti risultano incomprensibili. Non sarà forse uno schiaffo dello Spirito Santo per risvegliare tanti cristiani?».

    27 Gennaio, 2008 - 18:54
  46. lycopodium

    la trombetta dello spirito in valle indiana

    27 Gennaio, 2008 - 18:58
  47. Sumpontcura

    Lo Spirito schiaffeggia dove vuole…
    Ma forse Francesco Saverio si sentiva in grado di portare ai derelitti, agli sconfitti, la spiritualità e la gioia del proprio essere cristiano.
    Forse il modello è lui, non i cercatori di sitar…

    27 Gennaio, 2008 - 19:10
  48. LEONE

    Lycopodium, si può non condividere Raimon Panikkar ma è un gesuita e mistico veramente serio, e come lui Bede Griffith, Enry Le Saux e altri cristiani che hanno sinceramente cercato il dialogo con l’oriente, (rimanendone contaminati), perchè quando vivi insieme a qualcuno in vero spirito di fraternità avviene una reciproca contaminazione positiva.
    Ecco mi piacerebbe Panikkar al dicastero vaticano sul dialogo interreligioso, contaminerrebe un po’ anche Papa Benedetto che ilmondo non è solo Ebraismo e classicità greca……

    27 Gennaio, 2008 - 20:16
  49. LEONE

    Il mondo, il cristianesimo ed il cattolicesimo.

    27 Gennaio, 2008 - 20:17
  50. Sumpontcura

    Caro Leone,
    in questa abbondanza di contaminazioni, non vorrei che le trombette di Lycopodium facessero come i pifferi di montagna, che andarono per convertire e furono convertiti.
    Forse papa Benedetto è semplicemente un uomo saggio e illuminato: illuminato dallo Spirito, no? Per guidare la barca – come scriveva qualche giorno fa il nostro buon moralista.
    (A proposito: un abbraccio al moralista: qualcuno ha notizie?)

    27 Gennaio, 2008 - 20:28
  51. lycopodium

    Un amico ben informato mi ha passato questa variante dell’intervista del “de cujus”, che di sicuro solleverà importanti questioni esegetiche:

    Ma che cosa c’è, a suo parere, dietro l’interesse di tanti giovani per il rito tridentino, per questa ricerca “ad orientem”?

    «C’è un bisogno insoddisfatto di spiritualità, di gioia; c’è la
    ricerca di qualcosa che tocchi davvero il cuore… A queste domande non
    si può rispondere esclusivamente con precetti morali o dogmi
    dottrinali, che a tanti risultano quasi incomprensibili, se avulsi da
    un opportuno contesto di spiritualità. Non sarà forse uno schiaffo
    dello Spirito Santo per risvegliare tanti cristiani addormentati dal
    postconcilio?».

    27 Gennaio, 2008 - 21:54
  52. Sumpontcura

    Lycopodium!
    Un bacio in fronte!
    Poi, data l’ora,”Noctem quietam et finem perfectum concedat nobis Dominus omnipotens. Amen.”

    27 Gennaio, 2008 - 22:04
  53. Clodine

    Rileggendo il testo di padre Nicolas non posso che restare estasiata! Mi piace, veramente molto, condivido. Tuttavia c’è quancosa che mi sfugge nel suo discorso che mi lascia perplessa, e riguarda il tema della Salvezza.

    Credo che non sia permesso in teologia alterare la realtà con costruzione speculative di apparente profondità, quasi possa esserci una scappatoia che porti a dilatare questo concetto – con un artificio teologico oserei dire- per cui, nella Chiesa, vi possono trovare posto non solo i Cristiani ma anche tutti i, chiamiamoli, “pagani” purché in buona fede.

    Non può essere così, per il fatto che il concetto di chiesa è applicato a quella comunità di battezzati i quali, sulla base del messaggio neotestamentario credono in Cristo Gesù, Celebrano il banchetto del Signore, si sforzano di vivere il Vangelo e intendono chiamarsi Chiesa davanti al mondo.

    Per l’accesso alla comunità dei credenti la fede è decisiva. Uomini che non sanno niente di Cristo o che perfino non vogliono saperne niente, possono essere anche “uomini di ottima volontà” ma mai potranno costituire una chiesa! Del fatto che non solo l’uomo che è dentro la Chiesa cattolica, ma anche colui che ne è fuori si trova nel raggio d’azione della Grazia di Dio in Cristo e può quindi essere salvato, non è comunque permesso concludere che questo uomo, dall’esterno possa essere dichiarato, contro la sua volontà, membro di una comunità ecclesiastica.

    L’assioma se fuori della chiesa ci sia o no salvezza presta il fianco a moltissimi malintesi: nella T.dogmatica vi è una tradizione cattolica il cui fattore decisivo è la salvezza che ci è donata dalla fede in Cristo e in Lui solo, ma, un uomo in “buona fede” può esserci sia dentro che fuori la Chiesa.
    Eppure nella predicazione rileviamo il dato che essa -la predicazione- è fonte, purtroppo, di grandissimi malintesi e manipolazioni, di incomprensioni più che di retta intelligenza. La storia dei concili ci ricorda più volte a quali tragici equivoci si può incorrere anche in buona fede.

    Credo che la cattolicità della chiesa includa sia i credenti sia coloro che sono fuori purchè si lascino raggiungere in piena volontà dalla grazia di Dio. Questa operazione non vuole includere nella chiesa il mondo intero -che è nelle mani di Dio- però non significa neppure che tutto il mondo è Chiesa ,se questo mondo non crede in Cristo ,unico e solo Mediatore tra Dio e gli uomini

    27 Gennaio, 2008 - 22:51
  54. raffaele.savigni

    Concordo con Francesco73. Il testo di Buttiglione è stimolante ma manca la “pars construens”: in concreto cosa propone? fare il “valletto” di Berlusconi non mi sembra un’alternativa seria. Io andrò a votare, anche se sono deluso da questa politica: credo che occorra ridare spazio al protagonismo della gente che vuole fare politica (e non votare su liste preconfezionate, grazie al “pporcellum”!), ed al “centro” (quello vero, non i “nani” pronti a transitare da una parte all’altra per opportunismo…), ora soffocato dal duplice abbraccio di destra e sinistra. Spero che scendano in campo Montezemolo, Monti, Pezzotta, Monticone…

    27 Gennaio, 2008 - 23:49
  55. Clodine

    Concordo con lei professore!

    27 Gennaio, 2008 - 23:54
  56. raffaele.savigni

    Il bisogno di spiritualità è sicuramente “eccedente” rispetto ad ogni schema astratto, e può rivolgersi in varie direzioni: dalla mistica orientale alla liturgia tradizionale. A mio avviso è però ugualmente importante la chiarezza teologica.Non concordo quindi con Panikkar (soprattutto laddove legge in un certo modo l’episodio della torre di Babele e auspica un superamento del “mito della storia”: nel Cristianesimo la salvezza si realizza nella storia, ed ha al centro un evento storico!), anche se comprendo il travaglio di un uomo che anche per ragioni biografiche è vissuto e vive spiritualmente sulla soglia di due mondi spirituali diversi.La “contaminazione” è inevitabile, ma va vissuta con lo spirito degli apologisti cristiani dei primi secoli, che (come Giustino) hanno recepito molti elementi della cultura greca e latina senza rimanerne prigionieri.Come ha osservato De Lubac, Origene utilizzava l’immagine della prigioniera cananea, che un ebreo poteva sposare solo dopo che si fosse lavata e depilata: allo stesso modo gli intellettuali cristiani dovevano “ripulire” la cultura pagana dagli elementi non accettabili e sottometterla a Cristo.Certo, non è facile definire cosa questo significhi in concreto: ma non credo che si possano facilmente “scavalcare” le radici ebraiche del cristianesimo o le definizioni cristologiche dei grandi concili del IV-V secolo, anche se altri aspetti meno centrali del cristianesimo ellenistico possono essere riletti all’interno delle culture extraeuropee. Ad esempio: non credo proprio che nella liturgia della Parola si possano sostuituire le letture dell’Antico Testamento con passi dei “Veda” o delle Upanishad, né che si possa utilizzare per l’Eucarestia il riso anziché il pane per “inculturare” meglio la liturgia.

    28 Gennaio, 2008 - 0:05
  57. LEONE

    Caro savigni, concordo con lei che la spiritualità va oltre…
    Oltre anche le religioni…
    Con questo non dico che non ci debbano essere delle regole e dei punti fermi.
    Il problema è che la Chiesa Cattolica nei peasi del terzo mondo e basta leggere con attenzione l’intervista al padre superiore dei Gesuito pèer capirlo, o quella di Panikkar o quella di un qualsiasi missionario che viva da molti anni in posti lontani per capire quanto poco si è ancora fatto sui temi dell’inculturazione.
    Anch’io penso che non si possano ad esempio sostitituire le letture dell’antico testamento con altri testi, ad esempio invece non avrei probvlemi a prendere un’ostia fatta di riso o di manioca in un’altro posto, dato che penso che se Gesù fosse vissuto in cino o in india probabilmente anzi sicuramente avrebbe mangiato il riso dato che il pane non esisteva, così come non mi scandalizzarei se ci fosse un prete sposato o una donn a celebrare l’eucarestia.
    Il problema che ho sollevato e che PANIKKAR HA ESPLICITATO COSì BENE IN POCHE RIGHE è PROPRIO QUESTO: esiste un fortissimo bisogno di spiritualità che solo in minima parte viene compreso e alimentato dalla nostra Chiesa, e allora piange il cuore vedere che molte persone si rivolgono a discipline e teniche pur valide senza nemmeno sapere a volte che ci sono molte ricchezze della spirtualità cristiana che non sono nemmeno o poco conosciute.
    In particolare mi sembra che nel mondo occidentale diamo troppa importanza alle parole ed ai discorsi……..
    Buona giornata

    28 Gennaio, 2008 - 8:53
  58. LEONE

    Troppa importanza alle parole ed ai discorsi, io per primo.

    28 Gennaio, 2008 - 9:08
  59. lazzaro

    Per Clodine.
    A proposito dell’assioma “salvezza sì-salvezza no fuori la Chiesa”, mi permetto riportare una barzelletta trovata nel sito http://www.finesettimana.org, con la speranza di non provocare un abbassamento di tensione… culturale.

    Un rabbino ebreo si era trovato, nell’al di là, di fronte a san Pietro, che l’aveva invitato in Paradiso.
    Dopo aver passato in rassegna tutti, dagli ebrei ai musulmani, dai buddisti agli indù, agli animisti, giunto accanto a un alto muro, avendo chiesto a san Pietro perché raccomandasse di parlare sottovoce, si sentì rispondere: – Ssst! Di là ci sono i cattolici, e credono di essere i soli!

    Cordialmente.

    28 Gennaio, 2008 - 9:43
  60. Luigi Accattoli

    A Leone, Raffaele Savigni, Clodine, Sump, Lycopodium e Lazzaro. Quando leggo Raimon Panikkar sento la vertigine. Vorrei capire che cosa intende dirci presentandoci l’Asia come sfida al “filone abramico” che caratterizzerebbe l’Occidente e insieme l’Africa. La fuoriuscita dalla “pretesa di verità”, il superamento del “mito della storia”! Sento il vento che mi porta. Respiro un poco meglio quando invita a reimparare la conoscenza simbolica e la comunicazione in parabole. Queste già le pratico. Sto giusto studiando il capitolo settimo del “Gesù di Nazaret” di Ratzinger-Benedetto che mi appare sempre più come il testo centrale di quell’opera. Quando l’avrò capito riprenderò il commento al quale fino a ora ho dedicato 17 post (l’ultimo è del 6 novembre).

    28 Gennaio, 2008 - 9:43
  61. LEONE

    “NON DEVO DIFENDERE LA MIA VERITA’ MA VIVERLA”
    Intervista a p. Raimon Panikkar

    Allevato in Spagna da madre cattolica e padre indu, Raimon Panikkar ha dedicato tutta la vita al dialogo interreligioso. Ordinato sacerdote nel 1946, nella diocesi di Varanasi, in India, è autore di circa 40 libri. Questa intervista è ripresa da “Missione Oggi”.

    * Come è possibile combinare un’eredità al contempo cristiana e induista?
    Sono stato educato nel cattolicesimo da mia mamma spagnola, ma non ho mai smesso di cercare di restare unito alla tollerante e generosa religione di mio padre e dei miei antenati indu. Tuttavia ciò non fa di me un “semi-casta” culturale o religioso. Cristo non era mezzo uomo e mezzo Dio, ma interamente uomo e interamente Dio. Ugualmente io mi considero al 100 per cento induista e indiano e al 100 per cento cattolico e spagnolo. Com’è possibile? Vivendo la religione come un’esperienza piuttosto che come un’ideologia.

    * Come spiega il fascino che le religioni e le filosofie dell’Asia esercitano sull’Occidente e la paura che questo produce nelle Chiese occidentali?
    Si potrebbe rovesciare la domanda e chiedersi, invece, perché l’Occidente esercita una tale attrazione sull’Oriente. La risposta alla sua domanda, in ogni modo, è che il cristianesimo contemporaneo ha prestato un’attenzione insufficiente a molti elementi chiave della vita umana, come la contemplazione, il silenzio e il benessere del corpo. C’è in quest’attrazione un salutare schiaffo dello Spirito, che sta dicendo alle Chiese in Occidente di svegliarsi. La scoperta dell’altro, la ricerca di una maggiore pace dell’animo e la tranquillità del corpo, di gioia e serenità, sono fonti di rinnovamento. Quella del cristianesimo è tutta una storia di arricchimento e rinnovamento ottenuti da elementi che sono venuti dal di fuori di esso. Allora perché questa paura? Se la Chiesa vuole vivere, non deve temere di assimilare elementi provenienti da altre tradizioni religiose, la cui esistenza non può più ignorare oggi. Ciò non toglie che si debba usare prudenza e io comprendo la voce delle autorità cattoliche quando si leva contro la diffusa superficialità.

    * Tuttavia, quale sarebbe lo scopo di credere e dedicare la propria vita a qualcosa, se non si tratta di difendere la propria verità? Il tipo di dialogo religioso che lei chiede, in cui ciascuno entra, prima di tutto, non per difendere le proprie convinzioni ma per condividere esperienze, non si riduce facilmente a un’amichevole chiacchierata?
    Io difendo la mia verità. Sono pronto a dedicarle la mia vita e a morire per essa. Dico semplicemente che non ho un monopolio sulla verità e che più importante è il modo in cui tu ed io entriamo in quella verità, come la percepiamo e la ascoltiamo. Tommaso d’Aquino diceva: “Tu non possiedi la verità; è la verità che possiede te”. Sì, noi siamo posseduti dalla verità. È lei che mi fa vivere; ma anche gli altri vivono, in virtù della loro verità. Io non m’impegno prima di tutto a difendere la mia verità, ma a viverla. E il dialogo tra le religioni non è una strategia per far trionfare la verità, ma un percorso per ricercarla e approfondirla insieme agli altri.

    28 Gennaio, 2008 - 11:28
  62. raffaele.savigni

    La barzelletta citata da Lazzaro l’avevo già sentita anni fa, e debbo dire che non mi piace molto.Non si può banalizzare il problema dicendo soltanto (come peraltro è giusto) che tutti si possono salvare nella loro religione, se in buona fede: siamo o no convinti che il Vangelo porta (non certo per i nostri meriti, ma per pura grazia) un “di più” che non dobbiamo trattenere solo per noi ma che dobbiamo portare anche agli altri?
    Continuo ad essere perplesso sul pensiero di Panikkar, anche se a Lucca c’è una “Scuola della pace” (un po’ monocorde per i miei gusti) di cui è uno dei principali ispiratori (attraverso don Achille Rossi e don Chieregatti). Non mi è piaciuto ad esempio sentir dire che la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” non è affatto “universale” ma espressione del solo pensiero occidentale: per me invece è universale, anche se può essere perfezionata con riferimenti ai diritti dei popoli e dell’ambiente.
    Detto questo, concordo in parte con l’affermazione finale di Leone: forse è vero che noi occidentali privilegiamo eccessivamente la comunicazione verbale a scapito di quella simbolica e di altre forme di spiritualità (anche se credo che leggendo la “Filocalia” e i grandi autori del monachesimo orientale, tipo Simeone il Nuovo Teologo, Silvano del Monte Athos etc., potremmo trovare ciò che spesso cerchiamo a tentoni in testi induisti).

    28 Gennaio, 2008 - 15:28
  63. LEONE

    Concordo Raffaele la preghiera del cuore e la meditazione sul nome di Gesù, sono tra le forme più efficaci di preghiera.
    Ti consiglio viavemnete di leggere il libro MENDICANTE DI LUCE ed. SanPaolo
    con prefazione di Padre Raniero Cantalamessa.

    28 Gennaio, 2008 - 15:55
  64. lazzaro

    E vabbé, prof. Savigni! Ma era solo per aprire e subito chiedere una parentesi sorridente. Se poi la barzelletta è anche stantia, non me ne voglia.
    Continuerò a leggere lei e gli altri in silenzio, consapevole dell’importanza degli argomenti trattati, ai quali, nel mio piccolo, sono sensibile anch’io.
    Cordialità.

    28 Gennaio, 2008 - 17:39
  65. LEONE

    Lazzaro, la stessa barzelletta l’ha raccontata un mio amico vescovo, Monsignor Bettazzi davati a un gruppo di suore.
    Scrivine ancora. Abbiamo bisogno di sorridere anche su questi argomenti.
    Ciao Leone

    28 Gennaio, 2008 - 19:32
  66. lycopodium

    Già, già … allegra come l’esegesi di Gv 3, 15 …

    28 Gennaio, 2008 - 20:44
  67. Clodine

    x Lazzaro: è vero, ci sono molti parrucconi in questo blog (simpaticamente parlando eh, ci mancherebbe) ma soprassiedono, sono “burberi benefici”.
    Se sono sopravvissuta io, che a volte scrivo veramente con piedi, puoi strare tranquillo.

    Non preoccuparti Lazzaro “sull’Arca c’è posto per tutti!!!”.Tanto per restare in tema..

    ..ma -tornando alla questione in discussione- c’è davvero posto per tutti sull’Arca? E quelli che sono rimasti fuori? Questa domanda postula una risposta: l’immagine neo-testamentaria dell’arca di Noè in Pit,3,20, a cui l’assioma rinvia, esprime certo la salvezza degli uomini attraverso il battesimo , ma non la condanna di coloro che sono fuori dall’arca.
    “Dentro l’arca c’è salvezza”, ok, ma non dice in alcun modo che :”fuori dall’arca non c’è salvezza”. Il testo dice piuttosto che Cristo, il quale”è morto una volta per tutte per noi, giusto per ingiusti” ,dopo la sua morte ha annunciato il messaggio proprio “agli spiriti” (probabilmente si riferisce agli angeli decaduti, o la razza empia del diluvio, o tutti e due?) ” i quali – e qui attenzione – nel passato furono disobbedienti e perciò non si trovarono nell’arca” , da questo si può dedurre che anche i prevaricatori nelle regioni ultraterrene non sono esclusi dall’appello salvifico di Cristo.

    Se questa interpretazione dovesse essere esatta sarebbe il caso affermare che:” c’è salvezza fuori dall’arca” con laggiunta allo stesso tempo di una condizione imprescidibile :” al di fuori di Cristo non c’è salvezza”.

    Per me personalmente, in ogni caso è esatto (parlo per me) -e ne sono felice- fuori dalla chiesa non c’è salvezza, pur non minacciando altri che sono fuori. Ma, proprio in riferimento a questi “altri” sarà meglio formulare l’assioma positivamente: “all’interno della chiesa c’è salvezza”. Ecco, credo sia necessario preservare il nucleo positivo di questo assioma, la cui formulazione negativa è, e sarà sempre, fonte di malintesi!

    “dentro l’arca c’è salvezza” ma nessuno

    28 Gennaio, 2008 - 20:46
  68. lycopodium

    e dire che ti avevo scambiata per la militello

    28 Gennaio, 2008 - 20:49
  69. Clodine

    di coloro che non abbiano (vale anche per i cristiani) né esplicitamente, né implicitamente, né in maniera conscia o inconscia, un “votum”, per così dire, o un “desiderium” di appartenere alla chiesa di Cristo, non può essere tacitamente assorbito dalla cristianità, questa è la mia opinione, opinabile naturalmente…

    28 Gennaio, 2008 - 20:52
  70. Clodine

    Iycopodium, buona sera…non conosco la signora Militello, non so neppure di chi si tratti…adesso..me lo dice…sono tutt’orecchi.. anzi..tutt’occhi!!

    28 Gennaio, 2008 - 21:00
  71. lazzaro

    Grazie a Clodine, Leone e Lycopodium per la loro scienza e… “savienza” (è per la rima).
    Visto che posso rimanere a bordo, ne approfitto per dire la mia, così terra terra.
    Io non ho la cultura di quanti scrivono in questo blog, sono un cristiano dell’ultima fila e cerco di ragionare solo con un po’ di buon senso. Così:
    Dunque. Tralasciamo gli “ante Christum nati”, e non perché non ci fossero tra loro quelli degni di un posticino nel Regno di Dio. Parliamo di quei miliardi e miliardi di uomini che sono vissuti e vivono, sono morti e muoiono e moriranno senza aver conosciuto Cristo, e non per colpa loro, e sono stati e sono brava gente. Prima c’era il calcio d’angolo del Limbo; adesso che pare non ci sia più, dove è andata o va a finire tutta questa brava gente? Dio si è scomodato, si è incarnato ed è morto solo per godere della compagnia di così ben poca (in proporzione) e fortunata gente? Ma Gesù non ha detto che a Dio è possibile ciò che non è possibile agli uomini? Dice: ma se si salvano tutti anche senza Fede, Cristo cosa è venuto a fare? Questo me lo spieghino i “burberi benefici”.
    Dopo questa lectio magistralis, mi si consenta di congedarmi con una citazione dotta:
    “Sarà come l’arca di Noé.
    il cane, il gatto, io e… LUI” (e pazienza per la rima)
    Buona notte.

    28 Gennaio, 2008 - 23:33
  72. La Salvezza extra ecclesia?
    che dice s.Paolo alla Comunità di Roma?

    Rom. 2, 5-16
    Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio,

    il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere:

    la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità;

    sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all’ingiustizia.

    Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il Giudeo prima e poi per il Greco;

    gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco,

    perché presso Dio non c’è parzialità.

    Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati con la legge.

    Perché non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati.

    Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi;

    essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono.

    Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo.
    ————————-
    Dunque giudicherà secondo il suo insegnamento,
    ma il suo insegnamento
    non si è rivolto solo ai credenti che nel NT è identificato con l’espressione “popolo”
    ma si è rivolto anche alle “folle” e alle “genti”
    che nel NT identifica la massa variegata delle genti che non è soltanto il popolo dei credenti,
    e non solo,
    i non credenti per natura hanno nel cuore quanto la legge esige,
    ed è Dio che giudica i segreti degli uomini.

    Talvolta ho l’impressione che alcuni cristiani si sentano più cristiani di Cristo e di Paolo.

    riferimento:
    http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PWZ.HTM

    29 Gennaio, 2008 - 14:09
  73. Sumpontcura

    A Lazzaro:
    va’ tranquillo, amico, i non-credenti volenterosi e confusi come me saranno sempre indietro rispetto ai cristiani, anche di ultima fila come tu affermi di sentirti. Per quel che può valere, trovo che il tuo buon senso sia una gran dote.

    “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato”, dice Gesù nel Vangelo: quindi sembrano aver ragione quelli che si rifanno al Simbolo Atanasiano e proclamano: fuori della Chiesa non c’è salvezza. Ma allora, dice giustamente il tuo buon senso, perché Cristo si è fatto uomo, per intrattenersi in Paradiso con una minoranza sparuta di un’umanità, si badi bene, tutta creata a Sua immagine e solo molto molto parzialmente ammessa alla conoscenza del Vangelo e del Battesimo?

    E infatti: il medesimo Gesù, ancora nel Vangelo, spiega con grande chiarezza quali saranno i criteri di ammissione degli uomini in Paradiso. Non dice: Venite, benedetti, nel Regno di Dio, perché avete ricevuto il Battesimo, avete creduto ai dogmi della fede, non avete tentennato davanti ai Misteri (Unità e Trinità di Dio; Incarnazione, Passione e Morte di NSGC). Niente di tutto questo. E non dice nemmeno: Venite perché avete ricevuto la Grazia. Dice: Avevo fame e mi avete dato da mangiare, con tutto ciò che segue.
    Insomma: siete benedetti perché mi avete amato, riconoscendomi nelle creature – gradevoli e sgradevoli – che vi sono toccate come compagni di viaggio.

    Io, nel mio percorso verso la Fede, mi sono arenato qui. Sono due messaggi diversi, tutti e due di derivazione evangelica, ma – pare a me – incompatibili. O meglio: per renderli compatibili ho bisogno di una mappa del tesoro, che sto cercando negli atti del Magistero, ufficiali (la “Spe salvi” innanzitutto, in questo momento) e non ufficiali (il “Gesù” di Ratzinger, in questo momento). Ma sono interessato anche a testimonianze d’altro tipo, da quelle di mistici, visionari e profeti (specie quelli non apertamente respinti dalla Gerarchia) agli apporti – per me forse altrettanto preziosi – di titolati e – Dio li benedica! – disponibili e spesso affettuosi compagni di pianerottolo, nonché di sedicenti cristiani d’ultima fila.

    29 Gennaio, 2008 - 14:29
  74. Sumpontcura

    Dopo aver spedito il mio intervento, ho letto il contributo di Matteo, limpido e luminoso.
    I miei dubbi permangono, data la contemporanea presenza, nel NT, accanto al brano di Paolo ai Romani da lui ripreso, di altri brani in – apparente? – contraddizione con esso, dovuti per di più alla penna di Paolo stesso.
    Il che non m’impedisce di porgere un grazie di cuore.

    29 Gennaio, 2008 - 14:36
  75. Chiedo scusa se intervengo,

    ma esiste in Teologia una materia che si chiama ESEGESI,
    che insegna a non de-contestualizzare una frase o una parola
    nella Bibbia,
    proprio per capire il senso e lo spirito di ogni espressione della Parola di Dio all’interno di una storia che è la storia della salvezza e in primo luogo all’interno della storia del popolo ebreo particolarmente scelto per vocazione da Dio.

    L’annuncio delle Beatitudini in Matteo avviene su un monte, in Luca in piano, vi è contraddizione?

    Attraverso lo studio approfondito che permette l’affascinante Esegesi, si riesce a comprendere le differenziazioni che si riscontrano nel testo biblico.

    29 Gennaio, 2008 - 15:26
  76. lycopodium

    L’argomento “salvezza degli altri” mi tedia assai (oggi è sport o spot di chi scrive lettere … dal 1973) … preferisco preoccuparmi della mia, lasciando al Principale ciò che è affar suo.

    29 Gennaio, 2008 - 16:23
  77. LEONE

    LA PREZIOSITA’ DELLA VITA

    (da “Muta il mio Dolore in Danza” di Henri Nouwen – Edizioni S. Paolo)

    C’era una volta un uomo che viveva in una grande metropoli. Ogni sera si recava allo stesso ristorante e si sedeva al medesimo tavolo. Si sentiva molto solo. Ma un giorno vide sul suo tavolo una bellissima rosa, e fu pervaso da una sensazione di gioia. E ogni giorno tornava, e durante il pasto rimirava quella rosa. A volte era triste, altre felice, altre ancora indifferente o irritato. Ma benché il suo stato d’animo mutasse e il tempo passasse, notò che la rosa era sempre la stessa. Com’era possibile? Non se ne capacitava.

    Poi, con tanto riguardo, la toccò – non aveva mai osato farlo, prima – . Ma sentendo quant’erano rigidi i margini delle foglie, si rese conto che la rosa non era viva: era finta. Allora, infuriato, la strappò da quel vaso senz’acqua e la fece a pezzi. Poi pianse e si sentì più solo che mai.

    Noi non siamo fatti per amare cose immortali. Solo ciò che è insostituibile, unico e mortale può toccare la nostra sensibilità umana più profonda ed esser fonte di speranza e consolazione. Dio divenne amabile solo quando divenne mortale. Egli divenne il nostro Salvatore perché la sua mortalità non fu fatale ma fu l’accesso alla speranza.

    Abbiamo visto molti andarsene. Migliaia se ne vanno ogni giorno: grandi personaggi, cari amici e innumerevoli altri, sconosciuti ma parte delle nostre vite. Noi li abbiamo amati proprio perché erano insostituibili, perché erano mortali. Forse, alla luce del commiato di Cristo possiamo iniziare a capire che anche quei giorni possono essere giorni di speranza, che aprono la strada allo Spirito, perché venga, apra le porte sprangate delle nostre paure e ci conduca alla piena libertà e verità. E alla gratitudine. Il protagonista e narratore del romanzo Il mio nome è Asher Lev scopre qualcosa di simile. Sin da piccolo aveva amato disegnare e dipingere.

    E disegnai anche il modo in cui mio padre una volta aveva guardato un uccellino che giaceva su un fianco contro il cordolo del marciapiede, vicino a casa nostra. Era Shabbos (la festività ebraica del Sabato) stavamo tornando dalla sinagoga.

    – «E’ morto, papà?», avevo sei anni, e mi mancava il coraggio di guardarlo.

    – «Sì», lo sentii dire triste e assorto.

    – «Perché è morto?»

    – «Tutto ciò che vive deve morire».

    – «Tutto?».

    – «Sì».

    – «Anche tu, papà? E la mamma?»

    – «Sì».

    – «E io?».

    – «Sì, disse. E poi soggiunse […]: «Ma possa essere solo al termine di una vita lunga e piena, Asher caro».

    Non riuscivo a farmene una ragione. Mi imposi di guardare l’uccellino. Dunque, tutto ciò che vive un giorno sarebbe stato immobile come quella bestiola?

    – «Perché?» domandai.

    – «E’ così che il Ribbono Shel Olom (Signore dell’Universo) ha creato il Suo mondo, Asher».

    – «Perché?».

    – «Così la vita sarebbe stata preziosa, Asher. Qualcosa che è tuo per sempre non è mai prezioso».

    LA PREGHIERA DELL’ALFABETO

    Un racconto hasidico:

    Un contadino povero, nel rincasare la sera tardi dal mercato, si accorse di
    non avere con sé il suo libro di preghiere. Al suo carro si era staccata una
    ruota in mezzo al
    bosco ed egli era angustiato al pensiero che la giornata finisse senza aver
    recitato le
    preghiere.

    Allora pregò in questo modo:

    “Ho commesso una grave sciocchezza, Signore. Sono partito di casa questa
    mattina senza il mio
    libro di preghiere e ho così poca memoria che senza di esso non riesco a
    formulare neppure
    un’orazione. Ma ecco che cosa farò: reciterò molto lentamente tutto
    l’alfabeto cinque volte
    e tu, che conosci ogni preghiera, potrai mettere insieme le lettere in modo
    da formare le preghiere che non riesco a ricordare”.

    Disse allora il Signore ai suoi angeli:
    “Di tutte le preghiere che oggi ho sentito, questa è senz’altro la più
    bella, perché è nata da un cuore semplice e sincero”.

    29 Gennaio, 2008 - 17:10
  78. LEONE

    Mi piace leggere queste storie, mi fanno sembrare molto più vicini quelli che
    seguono altre religioni, il bello del dialogo è cercare anche quello che ci unisce.
    Di differenze ce ne sono già tante….

    29 Gennaio, 2008 - 17:14
  79. raffaele.savigni

    Dio può salvare nei modi che ritiene opportuni. Nel 1949 il Sant’Uffizio condannò la tesi rigida di un americano che considerava esclusi dalla salvezza tutti i non cattolici in base all’assioma “Extra Ecclesiam nulla salus” (ma san Cipriano, autore del celebre passo, non si riferiva a chi non aveva conosciuto Cristo, bensì a chi usciva volontariamente dalla Chiesda causando scismi!).Dopo il Concilio Balthasar ha scritto “Sperare per tutti”. E il passo di Romani 2 opportunamente citato da Matteo (stavolta sono d’accordo con lui) apre una prospettiva di salvezza per chiunque segua rettamente la propria coscienza, nella quale parla la voce di Dio. Ma se i non cristiani possono salvarsi, ciò non significa che tutte le religioni, tutte le “vie” siano ugualmente buone (come sembra dire Panikkar): Gesù ha portato una rivelazione più alta che abbiamo il dovere di trasmettere agli altri; altrimenti, pur potendosi salvare, resterebbero privi di un messaggio essenziale, quindi spiritualmente più poveri.

    29 Gennaio, 2008 - 17:18
  80. raffaele.savigni

    Detto questo, credo che sia giusto ciò che suggerisce Lycopodium: ognuno cerchi di seguire il Cristo e di ottenere la salvezza, lasciando a Lui la libertà di governare la storia, senza pretendere di voler scrutare troppo i misteri di Dio.

    29 Gennaio, 2008 - 17:20
  81. lycopodium

    così diceva leone 3° isaurico

    29 Gennaio, 2008 - 17:26
  82. LEONE

    Giusto Raffaele, anche se io penso che le religioni siano strade diverse per accedere allo stesso monte, nemmeno io penso che siano uguali e penso che
    Gesù Cristo salva il mondo, ma anche chi non conosce Cristo può salvarsi.
    Se noi fossimo nati in Cina o in India pensi che saremmo cristiani o e più realistico affermare che saremmo busddisti o induisti, , avremmo il 2-3% di possibilità di essere cristiani….

    Quanto alla salvezza degli alti, nessun uomo è un’isola e siamo tutti legati in qualche modo, se c’è più male nel mondo anch’io in qualche modo ne risentirò…

    Quando Dio chiese a Caino dove fosse Abele, Caino rispose irato con un’altra domanda: «Sono forse il custode di mio fratello?». […] Emmanuel Lévinas, commenta: quella rabbiosa domanda di Caino è all’origine di ogni immoralità. Naturalmente io sono il custode di mio fratello, e sono e rimango un essere morale fintanto che non pretendo una ragione particolare per esserlo. Che lo ammetta o no, io sono il custode di mio fratello in quanto il benessere di mio fratello dipende da quello che faccio o mi astengo dal fare. E sono un essere morale perché riconosco quella dipendenza e accetto la responsabilità che ne consegue. Nel momento in cui metto in dubbio quella dipendenza e chiedo come Caino che mi si dica per quale ragione dovrei curarmene, abdico alla mia responsabilità e non sono più un soggetto morale. La dipendenza di mio fratello è quello che mi rende un essere etico; dipendenza ed etica si reggono insieme e insieme vanno a picco». Zygmunt Bauman

    29 Gennaio, 2008 - 17:27
  83. lycopodium

    ops
    post esatto:
    “di differenze ce ne sono già tante” … così diceva leone 3° isaurico

    29 Gennaio, 2008 - 17:29
  84. LEONE

    lycopodium scusa lamia ignoranza ma dovresti spiegarti meglio anche se intuisco che la pensi diversamente da me, ma va bene ci mancherebbe…

    29 Gennaio, 2008 - 17:32
  85. lycopodium

    scusa Leone, era un imperatore bizantino iconoclasta; forse è una frase troppo pesante … chiedo venia …
    piuttosto, la citazione del tuo liquido moralista sarebbe stata bene in un post di qui in data 28 Novembre 2007, ma non c’era e Abele ha perduto un difiensore.

    29 Gennaio, 2008 - 17:52
  86. LEONE

    Caro Lycopodium io le icone le dipingo, (o cerco di farlo dato che sono un principiante), per fortuna, non le brucio….
    Il liquido moralista Baumann non è proprio l’ultimo arrivato, è un sociologo di fama mondiale, l’ho sentito due anni orsono e le sue idee analizzano a mio avviso in maniera precisa la società di oggi.
    Io penso veramente che gli uomini sono in qualche maniera uniti ed il male ed il bene di ognuno influenza il mondo in qualche maniera, poi ho preso spunto da Baumann perchè trovo sempre qualcuno che esprima meglio di me il mio pensiero….
    Inoltre ho un cognato musulmano e proprio da questo fatto ho cominciato molti anni fa a riflettere sul dialogo tra le religioni e sul rapporto tra di esse…

    29 Gennaio, 2008 - 20:05
  87. LEONE

    E questo post riguarda IGNIGO 74 è LA LETTERA DI UN VECCHIO VESCOVO che ha rappresentato e rappresenta per molti anni un punto di riferimento per molti cattolici come il sottoscritto:

    Lettera aperta al Presidente Romano Prodi
    27 gennaio 2008 – Mons. Luigi Bettazzi (Vescovo emerito di Ivrea)
    Onorevole Presidente,

    mi permetta riprendere con Lei un uso che ebbi una trentina di anni fa, quello delle “Lettere aperte”.
    Nel 1976 il Presidente del Consiglio, democristiano, per giustificare il suo Governo dall’aver intascato “tangenti” per favorire l’acquisto di aeroplani da una industria americana (il fatto fu così pubblico che cadde il Presidente e fu cambiato il Segretario del Partito), era uscito nell’affermazione che sarebbe stato ipocrita far finta di ignorare che “in politica fanno tutti così!” Mi chiedevo allora che senso avesse dichiararsi cristiani in politica, ricevendo magari consensi e appoggi ufficiali dalla Chiesa (come allora succedeva), se poi ci si giustificava col fatto che “in politica fanno tutti così!”. Iniziai a scrivere “lettere aperte” ai politici (il mio compito all’interno di Pax Christi poteva in qualche modo giustificarlo), rivolgendomi allora all’on. Zaccagnini, nuovo Segretario della DC, per chiedergli che si impegnasse in quest’opera di trasparenza e di onestà nella vita politica. Mi appellavo a un documento pubblicato allora dalla CEI che richiamava il dovere della “coerenza, della fedeltà e di un responsabile discernimento cristiano”, precisando che “questo si esprime non solo nella difesa dei grandi valori, come ad esempio quello della vita, della famiglia, della religiosità, ma innanzitutto nello sforzo sincero e operoso per realizzare una società più giusta e più solidale, in cui, fra l’altro, i valori stessi della vita, della famiglia e della religiosità possano attuarsi concretamente e universalmente, non limitandosi a dichiarazioni superficiali o a privilegi settoriali”.
    Oggi lo faccio con Lei, non tanto per la comune derivazione bolognese, tanto meno per entrare in giudizi o scelte di carattere strettamente politico, lo faccio in un tempo in cui il degrado della vita politica è evidente, in cui troppi rincorrono interessi e privilegi particolari, in cui gli stessi grandi ideali, proposti e difesi dalla Chiesa, vengono talora strumentalizzati anche da chi nella sua vita personale ha sempre mostrato di non tenerne un gran conto.
    Sento di doverLa ringraziare anche come vescovo, benché emerito, per l’esempio che Ella ha dato di stile e di attenzione alla gente più in difficoltà. L’ultima Settimana Sociale dei cattolici, fra l’altro egregiamente diretta dal mio successore a Ivrea, ha puntualizzato come fine di una retta politica sia il “bene comune”, cioè la creazione di quell’ambiente in cui i cittadini, le famiglie, le aggregazioni – ma tutti i cittadini, tutte le famiglie, tutte le aggregazioni (non solo chi è già più fortunato o più amico) – possano perseguire una vita operosa e fiduciosa.
    Nei giorni scorsi qui, in Piemonte, in un incontro con i politici di ogni provenienza, il Cardinale Arcivescovo di Torino e lo stesso Vescovo di Ivrea auspicavano “una nuova politica imperniata sui valori, non la politica-spettacolo… o la politica come semplice somma degli interessi, piccoli o grandi, di lobby e corporazioni… Un ‘elogio della politica alta’, un appello a tutti, cattolici e laici, per un nuovo servizio alla società, nella linea della promozione del bene comune, del dialogo, secondo le indicazioni della Costituzione conciliare ‘Gaudium et spes'” .
    Dovremmo tenere più presente questa politica alta noi cristiani, e la CEI stessa deve continuare a richiamarcela con insistenza e precisione, evitando tutti, più che mai oggi, anche solo l’apparenza di compromissioni, di silenzi significativi, di comportamenti interessati. Come è stato autorevolmente ricordato, forse il vero modo di “dare a Dio quello che è di Dio”, in questo campo, è “dare a Cesare quel che è di Cesare”, cioè serietà, onestà, solidarietà.
    Non sta a me giudicare quello che il Suo Governo ha fatto; ma ritengo che gli intenti che L’hanno guidata, la serietà, la coerenza, il dialogo, la pazienza, con cui ha agito, pur fra mille difficoltà, anche nelle ultime ore, costituiscano un forte esempio dello stile con cui tutti, proprio a cominciare dai cristiani, dovrebbero porsi al servizio del “bene comune”, e di come sia possibile, quindi perseguibile, una “politica alta”
    Grazie, Presidente. E auguri.

    Albiano di Ivrea, 27 gennaio 2007

    + Luigi Bettazzi
    Vescovo emerito di Ivrea

    29 Gennaio, 2008 - 20:42
  88. lazzaro

    Per Sumpontcura.
    Sono sicuro che la sua ricerca accorata di Dio ponga lei molto vicino al suo cuore. Altro che dietro l’ultima fila.
    Ma se proprio le dovesse andar male (e non credo), mi stringerò per farle posto vicino a me:sarebbe l’ospite d’nore dell’ultima fila.

    Per Leone:
    Grazie per la segnalazione della lettera di Mons. Bettazzi. Che Dio, se ha tempo, lo benedica.

    29 Gennaio, 2008 - 22:29
  89. Sumpontcura

    Caro Leone,
    alla faccia di zio Tobia! Un intervento a gamba tesa, in un clima di campagna elettorale, come quello da te documentato con la lettera aperta di mons. Bettazzi mi lascia stralunato.
    Francamente, mons. Bettazzi non mi piaceva affatto neanche quando dialogava con l’allora segretario del PCI Enrico Berlinguer; ma qui ci troviamo di fronte a un abbozzo di “canonizzazione” di un uomo politico in attività, che molti cattolici considerano quanto meno controverso.
    Caro amico, un vescovo, sia pure emerito, è un successore degli Apostoli; è proprio opportuno che si presti ad apparire una sorta di galoppino elettorale?
    (Pensa se due anni fa qualche uomo di Chiesa avesse scritto un pistolotto analogo a favore di Silvio Berlusconi. Cosa avresti pensato?)

    29 Gennaio, 2008 - 22:41
  90. Sumpontcura

    Lazzaro,
    leggo le tue parole calde e stupendamente cristiane dopo aver scritto le mie considerazioni su mons. Bettazzi. Spero di cuore che la divergenza di vedute politiche non vada a rovinare la bella immagine che hai saputo farmi balenare davanti agli occhi: un salto, e ti raggiungo nell’ultima fila. Devi solo aspettare un po’ (e avere tanta pazienza…).

    29 Gennaio, 2008 - 22:46
  91. lycopodium

    Per tornare al topic, lasciando gli allegri esegeti di Gv 3, 15 alle loro trentennali fatiche epistolari,
    ecco a voi:
    Sunyata S.J.
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    E ancora una volta io [???????] mi trovo veramente simpatico

    f.to Adolf Tristan Tzara
    black pope

    29 Gennaio, 2008 - 23:03
  92. lazzaro

    Per Sumpontcura.
    Il posto rimane sempre a disposizione. Eccimancherebbe altro!
    Dispiacerebbe anche a Mons. Bettazzi se non fosse così.

    29 Gennaio, 2008 - 23:28
  93. LEONE

    CARO SUMP, a me la lettera di mons. Bettazzi non pare proprio una propaganda elettorale, anche tenuto conto che Prodi ormai lascerà la vita politica almeno ai massimi livelli.
    Mi sembrava un saluto e un ringraziamento a un uomo politico che ora che se ne va in pensione può essere legittimamente ringraziato per quello che ha saputo fare in un clima non facile per il nostro paese.
    Guardi sabato sera ero a cena con un gruppo di ex DC tra cui un ex onorevole e altri personaggi di spicco del centro destra lombardo e tutti hanno riconosciuto che Prodi ha fatto il massimo che un politico poteva fare con una coalizione come quella che si ritrovava, paradossalmente erano molto più critici nei confronti di Berlusconi, tranquillamente affermavano che nel centro destra ma soprattutto in Forza Italia non c’è neanche la parvenza di democrazia, e se lo dicevano loro che sono di quel partito…..
    Ora che torna a fare il nonno e con tutto quello che c’è in giro, da Mastella a Berlusconi, a Cuffaro, almeno dal punto di vista della serietà e corenza e pazienza, Prodi ha dato un esempio positivo, poi si può essere legittimamente in disaccordo con lui e con me…. e con Mons. Bettazzi…

    29 Gennaio, 2008 - 23:56
  94. LEONE

    Aggiungo che tra i politici in attività che non mi convincono particolarmete ci metto tranquillamente anche Bassolino, Pecoraro Scanio e Dini, tra i primi della mia parte politica che mi vengono in mente.

    30 Gennaio, 2008 - 8:35
  95. Non è campagna elettorale, ma è poco opportuna lo stesso, la lettera di Bettazzi. Infatti ringrazia – pubblicamente – Prodi per la coerenza cristiana nella vita pubblica. Ora io Prodi l’ho anche votato ripetutamente e incontrato personalmente in tempi non sospetti.
    Ma la ragione per cui viene ringraziato Prodi indirettamente – e spero involontariamente – delegittima sul piano della fede e della coerenza con essa chi faccia scelte diverse ed in contrasto con Prodi. E questo è l’errore. Ed è un errore di metodo piuttosto diffuso e dannoso.
    Quindi l’idea di base che sottintende alla lettera è che ci siano cristiani in politica buoni e cattivi, e che Prodi è uno dei buoni, con le ovvie conseguenze sillogiche.
    Soprattutto poi quando questo sillogismo “stare da una parte = essere giusti” fa nascere una presunzione di superiorità morale che trasforma in giudizi morali le discordanze politiche. Con effetti devastanti.

    30 Gennaio, 2008 - 10:08
  96. … e così facendo purtroppo Bettazzi si mette sullo stesso piano di chi invece prega per Cuffaro ….
    purtroppo i pastori talvolta prendono il loro ruolo di maestri in un senso troppo scolastico
    😉

    30 Gennaio, 2008 - 11:17
  97. Sumpontcura

    Caro Leone,
    che Prodi abbia fatto quel che poteva, in una situazione davvero difficile, credo che possiamo esser d’accordo tutti.
    Che Berlusconi sia peggio… be’, non farai una gran fatica a convincermene: diciamo che, per quanto mi riguarda, sfondi una porta aperta.
    Che Prodi lasci la vita politica, vada in pensione, si metta a fare il nonno: per carità, tutto è possibile, ma non ci credo affatto. E poiché temo che le iniziative, sue e dei suoi, possano risultare come minimo controverse, tali comunque da costituire elemento di divisione fra i credenti impegnati in politica (e anche fra i non-credenti di buona volontà), ritengo intempestivi e inopportuni i toni e l’assunto della lettera di mons. Bettazzi.
    Tutto qui. Ma con la consapevolezza che potrei, ovviamente, sbagliarmi, come tante volte mi è del resto allegramente capitato; e comunque col rispetto, la considerazione ( e la speranza) che meritate, tu e le tante (spero) persone impegnate con te.

    30 Gennaio, 2008 - 14:31
  98. LEONE

    Per Sum, se Prodi non andrà in pensione hai ragione, io la lettera l’avevo interpretata come un saluto…
    Comunque questo è lo spirito che mi piace di questo Blog, che anche se la pensiamo talvolta in mnaiera diversa il rispetto e l’amicizia rimangono.

    30 Gennaio, 2008 - 14:43
  99. LEONE

    Per lycopodium, mi vuoi spiegare il tuo ultimo post?
    Svuotare, è un termine zen, me lo ricordo perchè con il ns. circolo abbiamo inviatto due volte Padre Luciano Mazzocchi, missionariosaveriano e fondatore della comunità Vangelo e Zen per dialogo interreligioso.
    Sottolineo che sono amico di Padre Luciano anche se ha volte non comprendo o non condivido tutte le sue affermazioni.

    30 Gennaio, 2008 - 14:47
  100. Luigi Accattoli

    Lycopodium aiutaci a entrare nel mantra dei nove “svuoto” su undici file firmate in inglese dal papa nero con denominazione forse cinese. Undici per nove fa novantanove, che potrebbero essere i nomi di Dio dell’Islam mentre il centesimo nessuno lo conosce… L’unica cosa lampante è che tu sei simpatico con sette punti di domanda, come uno che dica “stavolta me la sono cavata con appena sette punti”. Immagino che tutto ciò l’ammannisci per tenerci svegli.

    31 Gennaio, 2008 - 10:56
  101. lycopodium

    @ Accattoli & Leone
    Imitazione di una famosa poesia dadaista (urlo urlo urlo etc.); come si può arguire dalla firma, che unisce il “black pope” al fondatore del movimento, del resto come il titolo.
    Ovviamente, dopo tanti sunyateschi svuotamenti, anche il concetto di “io” si presenta piuttosto evanescente: donde il mio legittimo dubbio in merito.
    Ancora più ovvio che, in merito alla “mia” simpatia, i punti interrogativi siano settanta volte tali.
    Il numero 99 è preterintenzionale, ma il daimon ispiratore mi ha guidato anche nel copia-incolla; del resto la “poesia” la “fanno” anche i lettori.

    31 Gennaio, 2008 - 23:14

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