Pietro fa uscire acqua dalla Rupe Tarpea


Mia foto del lato destro di un sarcofago con le storie di Pietro, secolo IV, allocato senza didascalia in un portico dell’Ospedale delle Donne, nel complesso di San Giovanni. Nei primi due commenti altre foto, entusiasmi e lamenti. Com’è ragionevole che sia sulla terra.

5 Comments

  1. Luigi Accattoli


    Questo è il sarcofago: una figura di orante al centro, Pietro e Giovanni con il gallo a sinistra, Pietro e i due carcerieri del Mamertino, Processo e Martiniano, a destra. Pietro in carcere converte i due carcerieri che vogliono il battesimo e siccome lì non c’è acqua, con il bastone l’apostolo – come già Mosè nel deserto – fa scaturire acqua dalla Rupe Tarpea alla quale il carcere è addossato e finalmente li può battezzare. Siamo negli “Atti di Pietro” che è un apocrifo del IV secolo, come forse il sarcofago. Mia è l’interpretazione della fantastica raffigurazione in pietra dell’acqua che precipita dall’alto, simile a un faggio che sale, con i due carcerieri meschinelli che ne festeggiano la caduta con la faccia e le mani, Pietro solenne in attitudine da nuovo Mosè.

    16 Novembre, 2017 - 21:45
  2. Luigi Accattoli


    Sempre mi emoziona la figura antica dell’orante con le mani alzate, gesto sempre conservato nella liturgia “romana” per il celebrante e ultimamente recuperato al popolo. Questa figura mi appare bellissima, simbolica d’ogni pregante nei secoli. Un sarcofago gemello, con figurazioni simili, si trova nei Musei Vaticani. Nei quali è anche un più pregiato “Sarcofago dogmatico” (perché illustra il Credo di Nicea), anch’esso recante tra le altre figure un Pietro che fa sgorgare l’acqua: https://it.wikipedia.org/wiki/Sarcofago_dogmatico. Nel prossimo commento il mio patetico lamento.

    16 Novembre, 2017 - 21:47
  3. Luigi Accattoli

    Tu vivi a Roma e vai un giorno a fare il vaccino Pneumococco13 al Centro Vaccinazioni di via San Giovanni in Laterano 155 e ti trovi in un ambiente straordinario, appena varcato il cancello sulla via. Il portico che è sulla destra con tre regali sarcofagi d’epoca romana, la scala secentesca a gradini bassi sui quali dovevano salire i carri, le travi dell’antica corsia unica dell’Ospedale delle Donne. Curioso di Roma, conoscevo dai libri queste anticaje – come diceva il Belli – ma immaginavo che l’Ospedale non si potesse visitare. Lo scopro da cittadino utente e mi entusiasmo ma osservo che non c’è una targhetta, un cartellone, una freccia da nessuna parte. Meraviglie senza titolo. Dopo questa scossa vaccinale mi trovo a riflettere che a Roma ci sono tre ospedali che sono anche poli museali e neanche i romani lo sanno e magari ci vanno a farsi curare e non credono a quello che vedono: il San Giovanni che già dicevo, il Santo Spirito, l’Ospedale nuovo Regina Margherita che ingloba il monastero e la chiesa di San Cosimato, dove i ricoverati con la flebo passano trasognati dal chiostro romanico a quello rinascimentale.

    16 Novembre, 2017 - 22:42
  4. Luigi Accattoli

    San Pietr’in carcere. Gli apocrifi del Nuovo Testamento erano ben noti al Belli, ovvero alla cultura popolare che li aveva in onore quanto e più delle Scritture canoniche. Ecco come richiama la leggenda di Pietro e della roccia nel sonetto “San Pietr’in carcere” (che poi suona come San Pietro in Vincoli):

    È ppropio cuella la priggione, indove
    sce fotterno San Pietro carcerato
    prima c’annassi a le Carcere nove.

    E llui sce fesce cuer pozzo affatato,
    che dda tant’anni, o ttempo bbono, o ppiove,
    è ssempre pieno e nnun z’è mmai vôtato.

    Parafrasi mia. E’ proprio quella la prigione (Mamertina) dove fu gettato San Pietro carcerato prima che lo portassero alle Carceri nuove (che sono quelle di via Giulia). E lui ci fece quel pozzo magico che da tanti anni, che piova o sia sereno, è sempre pieno e non si è mai vuotato.
    Il puntuale Gioacchino così annota in calce al sonetto che è del 15 febbraio 1833: Reca sommo stupore ai più divoti che idraulici come non si alteri mai il livello dell’acqua di questo pozzetto, circostanza però non mai bene verificata. Quest’acqua, freddissima in estate, ha talvolta procurato dei dolori colici a qualche pia persona che riscaldata dal sole in Cancro è discesa a berne in quel sotterraneo, in cui si vuole che coll’acqua medesima fossero da S. Pietro battezzati i suoi carcerieri.

    17 Novembre, 2017 - 17:24
  5. Clodine-Claudia Leo

    Se il San Giovanni mi rammenta la vita, per quanto drammatica la nascita del secondogenito, il Regina Margherita in Trastevere, la morte. Quanti passi avrò percorso, lungo il perimetro del quadriportico in quel freddo, piovoso inverno quando, con mia sorella,portavamo nostra madre – inferma e quasi paralizzata,ad appena un anno dalla morte di nostro padre- in visita periodica, non si contano.
    Superata la zona del “silentium” un corridoio secondario immette in un chiostro del x secolo e li, in compagnia di ombre e voci antiche conto una ad una le colonnine binate che in lungo filare si succedono l’un l’altra. Epigrafi fratturate dall’incuria e vestigia, erose dal tempo, disseminate ovunque sotto la volta a botte: leggo ma non capisco. Nulla capisco. Chiusa in un buio senza fine come dentro quella grande giara di terracotta che, imponente, sbuca da un angolo umido coperta, in parte, da un verde muschio simile a velluto. Com’erano diverse quelle colonnine tutte uguali, rigide come soldati al fronte, da quelle tortili e graziose del chiostro Giovanneo che ora rivedo una diversa dall’altra e luminose con quei piccoli frammenti d’oro che splendono irraggiando luce nuova ovunque. Queste a quelle vo’ comparando , e mi sovviene l’eterno e le morte stagioni e la presente e viva e il suon di lei….

    18 Novembre, 2017 - 7:48

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