Pietro il violento e la pietà delle sorelle Laura e Nadia

Noi abbiamo perdonato con l’aiuto di Dio ed ecco che questo fratello che era morto è come risorto ed è lui, a volte, che ci conforta con il suo cammino. Oggi, che è il giorno di Pasqua, ci pareva bello di poter dire: “Eravamo morte e siamo risuscitate”. Alle volte andiamo alle tombe dei nostri genitori e li sentiamo in paradiso e che ci sono vicini e approvano il cammino che i loro figli stanno facendo. – Sono parole di Laura Maso che narra la terribile storia della sua famiglia e il ritrovamento di Pietro che lei e la sorella Nadia hanno vissuto con l’accompagnamento di don Guido Todeschini. La storia è nel paragrafo 4 OMICIDI COMUNI del capitolo 3 IL PERDONO AGLI UCCISORI DEI PARENTI della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto ed ha il titolo  Mio fratello era morto ed è tornato in vita.

21 Comments

  1. lorenzo

    Io credo seriamente che perdonare sia la cosa piu’ difficile e meno naturale che esista.Credo anche che perdonare sia un discrimine su cui ci si misura per seguire Cristo o no. Dal che si deduce che seguire Cristo è cosa difficile e niente affatto naturale.Bellissima, piena,rivoluzionaria per davvero ( nel senso che butta all’aria mentalità e vite e società)ma difficile e neinte affatto naturale.
    Nessuno che si dica cristiano puo’ schinare questa provocazione vivente e continua del perdono. Il che significa che non si puo’ bestemmiare il perdono riempiendocene la bocca un giorno sì e l’altro pure facendone un fatto culturale e buonista.Ilperdono spacca la tua storia e la cambia senza ritorno:non fosse altro che perdonare implica sempre il riconoscere comunque una responsabilità nostra , una capacità di fare il male nostra, un male fatto nostro. Nessuno giunge a perdonare se prima non è riuscito a chiedere scusa lui per primo.E sono convinto che non sia possibile se non c’è dietro il respiro di Dio. E significa anche che il fatto che nessuno di noi possa perdonare con facilità non ci esonera per niente dal rispondere a quella provocazione.Cio’ che non è possibile a noi è possibile a Gesù Cristo
    Il perdono e il chiedere scusa PER DAVVERO sono del tutto assenti dal nostro orizzonte. Conviene che mi ricordi che allora è Gesù stesso ad essere assente dalla mia esistenza.

    17 Settembre, 2012 - 23:25
  2. Penso che la situazione in cui è più difficile perdonare sia quella in cui si sente gabbati, per non usare espressioni più colorite.

    17 Settembre, 2012 - 23:28
  3. lorenzo

    Non credo che sia la cosa piu’ difficile, come il post racconta.
    Ma certo: già quella è difficilissima. Anche per me.
    Il che descrive bene la piccineria e la meschinità che ho dentro: perchè basta non essere gabbati, ma ” sentirsi gabbati” che implica: orgoglio, presunzione, amor proprio,insomma il solito egone super.
    Basterebbe una semplicissima considerazione: quante caspita di volte io avrò fatto ” sentire gabbato “un altro? Di alcune ne sono a conoscenza, di quasi tutte no.Perchè- e qui sta il vero problema- sotto sotto io mi sento a posto, fondamentalmente giusto e ok, in grado quindi di giudicare e , solo dopo, eventualmente, per mia infinita grandezza d’animo, concedere ben ben dall’alto il mio perdono.
    Povero pirla.
    Il ” perdono” , almeno per queste cose, dovrebbe piangermi dalle labbra di getto, guardando come sono io. E pirla due volte: non sfinisco Dio piu’ volte al giorno- quando mi gira-chiedendogli di perdonarmi COME io perdono a mia volta? Questo significa darsi la zappa sui piedi, ma uno zappone da due tonnellate….

    17 Settembre, 2012 - 23:57
  4. Federico B.

    Sono d’accordo con Lorenzo.
    “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
    Non c’è scampo: anche nel testo greco del Padre Nostro: os (omega sigma), traducibile solo con “come” (non affinchè o “in modo che” o altre sfumature meno impegnative).
    E certamente non è facile.

    18 Settembre, 2012 - 9:42
  5. Gioab

    “Noi abbiamo perdonato con l’aiuto di Dio ed ecco che questo fratello che era morto è come risorto ed è lui, a volte, che ci conforta con il suo cammino.”

    Secondo la legge chi aveva peccato contro Dio o contro il prossimo e voleva ottenere il perdono dei peccati doveva “prima di tutto correggere il torto come prescritto, poi, nella maggior parte dei casi, presentare a Jehovah un’offerta cruenta. (Le 5:5–6:7) Di qui il principio esposto da Paolo: “Quasi tutte le cose sono purificate col sangue secondo la Legge, e se il sangue non è versato non ha luogo nessun perdono”. (Eb 9:22)

    Jehovah perdona “in larga misura”, (Isa 55:7) Comunque il perdono da parte di Jehovah non è dovuto a sentimentalismo, in quanto egli non lascia impunite azioni scandalose. (Sl 99:8) Giosuè avvertì Israele che Jehovah non avrebbe perdonato la loro apostasia. — Gsè 24:19, 20; Isa 2:6-9.

    Dio non concede il perdono a chi rifiuta di perdonare altri. (Mt 6:14, 15) tuttavia NON è richiesto che i cristiani perdonino quelli che praticano il peccato volontariamente, con perfidia, senza pentirsi. Costoro diventano nemici di Dio. — Eb 10:26-31; Sl 139:21, 22.

    Tuttavia c’è “un peccato che incorre nella morte”, il peccato contro lo spirito santo, la deliberata pratica di peccato per cui non c’è perdono. Il cristiano non deve pregare per coloro che peccano in questo modo. — 1Gv 5:16; Mt 12:31; Eb 10:26, 27

    18 Settembre, 2012 - 11:35
  6. discepolo

    ancora più difficile è , credo, accettare il perdono.
    accettare di “essere perdonati” è più difficile che perdonare, perchè chi perdona è sempre in una situazione di superiorità morale e chi è perdonato, se orgoglioso e superbo, questo non l’ammette. vedi tanti
    esempi…a partire da Satana e dagli angeli ribelli
    di solito è l’offensore quello che odia di più . Essere vittima e perdonare è meno intollerabile per il nostro narcisismo ed egoismo che essere l’offensore ed essere perdonato. Per questo i cristiani sono così odiati.

    18 Settembre, 2012 - 13:51
  7. Stephanus

    Caro Luigi, grazie per questo bicchiere d’acqua fresca – vino nuovo. Al tempo (1991) ero giovane prete in un paese a pochi km dal luogo ove avvenne il fatto. Ricordo il dolore, lo stupore, la ribellione a certuni stereotipi che, invece, scavavano a fondo (ad es. il prof. Andreoli). Ricordo anche l’attenzione che da allora ebbe il nostro Vescovo di quegli anni, in modo silenzioso e discreto, accanto alle famiglie. La “Grazia” lavora nel volgere dei giorni in maniera misteriosa.

    18 Settembre, 2012 - 14:26
  8. Gioab

    @ Stephanus
    “La “Grazia” lavora nel volgere dei giorni in maniera misteriosa.”
    E ‘ vero !

    Chiese in vendita, o trasformate in ambienti di ristoro e divertimento. Chiese crollate, mancanza di preti e clero in rivolta in mezzo mondo, i fedeli disertano e diminuiscono, nei seminari non traboccano di vocazioni, le GmG vanno alla grande nel favorire gli accoppiamenti. Le falle si moltiplicano insieme ai corvi e agli scandali… ecc. ecc.
    E’ proprio una grazia misteriosa. E come lavora !

    18 Settembre, 2012 - 18:13
  9. lorenzo

    Quando si parla di “perdono”, brutto a dirsi, ma il rischio che orgoglio e superbia ci ficchino lo zampino è sempre presente. Se uno, come dice discepolo, avverte nel perdonare una situazione di “superiorità morale”, è molto probabile che sia quella la molla che lo spinge: qualcosa di molto distante dal perdono di cui parla Cristo, qualcosa di avvelenato e tossico.
    Esiste, lo sappiamo tutti, un tipo di perdono ” concesso”, strombazzato, fatto piovere dall’alto possibilmente con gran pubblicità…ed è qualcosa che ferisce, allontana, umilia, separa! E’, appunto, un dono avvelenato che facciamo a chi ” perdoniamo”, e avvelena lui e noi.
    C’è un modo infallibile per capire se il perdono viene da Gesù Cristo: provare a perdonare nell’intimo, nel silenzio, nel privato, nei fatti e al minimo possibile coram populo. Il Padre della parabola del figlio prodigo non concede nessun perdono, non pronuncia nemmeno la parola: solo fa festa, una festa grande, incontenibile, intollerabile persino per ogni benpensante …
    Rendersi conto che non c’è nessuna superiorità, nè morale né d’altro tipo, tra offfensore e offeso.Io offeso, sono a mia volta, e questo è certo e conclamato, un grandissimo offensore di altri.E viceversa.
    Quando ci viene la tentazione di ricorrere a questo tipo di perdono peloso, meglio ricorrere all’antidoto naturale: farlo precedere dalla richiesta mia di perdono, sempre e comunque. Specie se io mi sento dalla parte della ragione.
    Impossibile?
    Sì.A me sì. Lasciamo fare a Cristo, e ne vedremo delle belle.

    18 Settembre, 2012 - 18:38
  10. Bisognerebbe perdonare con semplicità e naturalezza.

    18 Settembre, 2012 - 19:12
  11. Gioab

    Tanto per perdonare con naturalezza: Vediamo se accade !

    Jesù e Maometto al bar:
    Gesù: “Chi può negare che il solo metodo efficace al 100% per evitare le gravidanze è l’astinenza ?
    Maometto : “ tua mamma”

    Maometto: “l’AIDS causa milioni di morti e l’uso del preservativo può ridurne significativamente il numero, ma la chiesa è contraria….”
    Gesù: “Si !”
    Maometto: “l’inseminazione artificiale ha aiutato milioni di coppie non fertili a sperimentare la gioia della genitorialità con circa 4 milioni di nuove vite. Ma la chiesa è contrari anche a questo.”
    Gesù : “Si !”
    Maometto: “E la ragione è ……?”
    Gesù: “ Noi siamo pro-vita”

    18 Settembre, 2012 - 21:15
  12. discepolo

    Scusate ma non avete capito il sottile ( ma non tanto sottile se Dostoevskji ci ha fatto un romanzo Delitto e castigo) problema psicologico legato al perdono. Anche se colui che mi perdona lo fa nella massima umiltà e silenzio e bontà, anzi ancora di più per questo, io cattivo che sono stato perdonato mi sento (se sono superbo e orgoglioso e ribelle) ancora più
    umiliato. La bontà umilia. La bontà E’ superiorità morale. Non importa dire ma anch’io sono peccatore, anch’io sono imperfetto. nel momento in cui tu perdoni chi ha ucciso , mettiamo, tuo figlio, nel momento in cui tu perdoni in tutta umiltà e bontà d’animo , tu sei per forza superiore moralmente al chi ha ucciso tuo figlio.
    Accettare il perdono è la cosa più grande che un offensore , che un assasino possa fare, la più difficile: accettare il perdono , non solo di Dio , ma degli uomini è tremendamente difficile.
    rifletteteci bene . perchè accettare il perdono vuol dire sentirsi colpevoli, vuol dire ammettere di aver fatto del male. accettare il perdono vuol dire convertirsi. forse per questo è così difficile , oggi, il sacramento della
    confessione. Accettare il perdono, sia pure tramite un prete, vuol dire umiliarsi. Nessuno ha più voglia di umiliarsi, e per questo i confessionali sono vuoti.

    18 Settembre, 2012 - 22:02
  13. lorenzo

    Sì sì, ma con buona pace di Dostoevskji, questa della umiliazione come una sconfitta bruciante e insormontabile è una bella bufala che Gesù Cristo rivela e svela.Il meccanismo psicologico innescato dal perdono sarà anche quello, è verissimo che nessuno vorrebbe umiliarsi per davvero, peggio che peggio essere umiliato…eppure, bisogna dirlo chiaro e forte che così ci si condanna a una galera a vita! Solo chiedendo perdono, solo offrendo perdono, solo riconoscendosi non ” peccatori” che è cosa generica e priva di conseguenze, ma co9ncretamente capaci di fare e di aver fatto e di poter rifare un determinato male magari a una determinata persona o a se stessi, che si puo’ essere liberati e salvati.
    Questo succede nella confessione.
    Nessuno ti umilia nella confessione, non è la bontà o il perdono di Dio che ti umilia: almeno io non mi ci sono mai sentito.E’ la tua umiliazione nell’andare davanti a Gesù nella persona del prete e senza tante menate e contorcimenti psicolgici riconoscere con franchezza tutto quello che ho dentro, è questo umilarsi che scatena la festa di Dio…e, parola, avrò avuto fortuna di incontrare sempre confessori special( ma non lo credo affatto) io quella festa me la sento addosso davvero tutte le volte.
    E’ così liberante, vero e forte riconoscersi per quello che si è…perché voler restare galeotti a vita?!

    18 Settembre, 2012 - 23:24
  14. Federico B.

    Ci vuole tutta la malizia del diavolo per provocare in modo così vergognoso e blasfemo, solo per il gusto di mettere alla prova la capacità di “perdonare con naturalezza”.
    Pensavo che si fosse toccato il fondo dipingendo un incontro di preghiera come una sorta di orgia dionisiaca. Che pena!
    Posso almeno esprimere il mio disgusto?

    19 Settembre, 2012 - 10:16
  15. Gioab

    Così discepolo :“La bontà umilia. La bontà E’ superiorità morale…. la più difficile: accettare il perdono , non solo di Dio , ma degli uomini è tremendamente difficile.”
    Condivido la posizione di discepolo.

    Così lorenzo : ”Nessuno ti umilia nella confessione, non è la bontà o il perdono di Dio che ti umilia: almeno io non mi ci sono mai sentito.E’ la tua umiliazione nell’andare davanti a Gesù nella persona del prete e senza tante menate e contorcimenti psicolgici riconoscere con franchezza tutto quello che ho dentro, è questo umilarsi che scatena la festa di Dio”

    Condivido il pensiero di lorenzo, tranne che in un punto : “ nella persona del prete” per il semplice fatto che “Il prete” (dal greco ???????????, presbyteros, “anziano” è nella Chiesa cattolica, […] quello tra i ministri del culto che ha ricevuto, in una specifica ordinazione, il mandato di presiedere il culto, guidare la comunità cristiana e annunciare la parola di Dio.” – Wikipedia ( Guidare o annunciare non ha nessun nesso col perdono)

    Ma il vangelo non sostiene questa posizione perché se è vero il comando “ma tu quando preghi vai nella cameretta e parla al Padre tuo nel segreto” ( Mt 6.6) Il segreto della cameretta verrebbe violato dal non più segreto del prete. Quindi per sentirsi la festa addosso, non c’è bisogno del prete, anche se non dovesse essere una festa, quanto la meditazione di colui che responsabilmente riflette sulle sue deficienze e come migliorarle.

    Sarà pure liberante, ma anche i galeotti una volta usciti se ci rifanno, verranno condannati ad una pena maggiore perché recidivi. Altro che festa.

    19 Settembre, 2012 - 13:37
  16. Gioab

    Gesù: “E’ una priorità urgente combattere la crescita del materialismo ….. nell’inutile rincorsa all’accumulazione delle ricchezze, le persone hanno perso di vista ciò che è veramente importante nella vita….. ”

    Maometto : “ si, stanno rinunciando alla loro parte spirituale …”

    Gesù: “E’ peggio di così… sono calate le donazioni”

    Maometto: ”Vuoi dire che la chiesa dovrà vendere i suoi tesori ? “

    19 Settembre, 2012 - 13:47
  17. lorenzo

    Caro Gioab, evidentemente non ha nemmeno la piu’ pallida idea di cosa sia la nostra Festa….

    19 Settembre, 2012 - 19:22
  18. Gioab

    @ lorenzo
    no, non lo so se vuole illuminarmi…..

    19 Settembre, 2012 - 20:48
  19. Gioab

    @ lorenzo
    Forse la festa deriva da questo ?

    “Così, vi dico, c’è gioia fra gli angeli di Dio per un peccatore che si pente”.” ( Lc 15.10)

    Se mi permette osservo che la festa è in cielo, non in terra.
    Capisco che lei voglia arringare le sue schiere, e far nascere entusiasmo per il coraggio ritrovato. Mi sembra però una posizione troppo ottimista, perché se la Scrittura non si sbaglia, e non si sbaglia, dice anche : “deponiamo anche noi ogni peso e il peccato che facilmente ci avvince e corriamo con perseveranza la corsa” ( Ebrei 12.1) e aggiunge : “Poiché tutti inciampiamo molte volte. Se uno non inciampa in parola, questi è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche l’intero corpo.” ( Gc 3.2)

    Questo essere consapevoli del peccato “molte volte” non può essere un’occasione per fare festa, quanto per meditare come assolvere all’incarico di “avanzare verso la maturità,” ( Ebr 6.1) Sa, quando uno è festoso è facile che dimentichi di tirare il freno e magari si lascia andare per il troppo vino come gli apostoli quella famosa sera che non erano riusciti a vegliare neanche un’ora, e non farà vero progresso.

    Un periodo di guerra, non è occasione per essere festosi. Ci sarà anche quel tempo, ma durante una guerra, occorre stare all’erta come i soldati di Gedeone. Ricorda ? Perché Dio decise di mandare a casa tutti quei soldati che si erano “chinati per bere” e tenne per solo i 300 che non si erano “chinati” ? ( Gdc 7.3- 5.8)

    Non dimentichi che la guerra non è ancora finita. “( 2 Cor 10.3-4) C’è sempre un tempo per ogni cosa. Questo non è il tempo della festa. E il tempo di “Disporre scudo piccolo e scudo grande, e accostatevi alla battaglia. Imbrigliate i cavalli, e montate, o cavalieri, e prendete posto con l’elmo. Forbite le lance. Rivestitevi di cotte di maglia.” ( Ger, 46.3-4)

    19 Settembre, 2012 - 21:11
  20. lorenzo

    Osservi,osservi, caro Gioab.
    Non ho nessuna schiera da arringare. Ho una gioia personale e vera da raccontare.
    Libero lei di non crederci. Libero io di viverla.
    Serena notte, in compagnia dei suoi soldati di Gedeone…
    🙂

    20 Settembre, 2012 - 0:00
  21. Gioab

    @ lorenzo
    “Serena notte, in compagnia dei suoi soldati di Gedeone…”

    Visto com’è facile ? lo ha confermato il CVII che ci sono “semi di verità” fuori del sagrato no ?

    “Quando vedo i tuoi cieli, le opere delle tue dita,
    La luna e le stelle che tu hai preparato,
    Che cos’è l’uomo mortale che tu ti ricordi di lui,”
    E il figlio dell’uomo terreno che tu ne abbia cura ?”

    (Sl, 8.3-4)

    20 Settembre, 2012 - 12:08

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