Plovdiv più antica di Roma e di Atene

Più antica di Roma e di Atene e contemporanea di Troia e di Micene“: è scritto nel pieghevole pubblicitario della città di Plovdiv, in Bulgaria, che ho visto oggi dopo averci dormito una notte senza vederla nel maggio del 2002, quando fui là per la visita del Papa. E’ stata un’emozione più grande di come l’attendevo: c’è un teatro romano degno di quello di Taormina e c’è una chiesa dei santi Costantino ed Elena che ti fa sognare in pieno giorno. Ieri ero a Sofia per presentare un libro e i miei ospiti oggi mi hanno portato dove io volevo arrivare e dunque ho perdonato loro il fatto di avermi chiesto un impegno senza compenso: sono gli incerti del conferenziere. “Verrebbe a presentare uno studio sulla diplomazia vaticana scritto da un giovane studioso bulgaro, tale Kiril Kartaloff”? Certo che vengo: dovreste darmi mille euro. “Siamo contenti che venga ma le paghiamo solo l’aereo e l’albergo”. Sono andato scommettendo su Plodviv che nella sua lunga vita – di cui nulla ha dimenticato – si è chiamata Eumolpia, Philippopolis, Trimontium, Filibe, Pulpudeva, Puldin e finalmente Plodviv. “Diplomazia pontificia. La Santa Sede nelle relazioni internazionali durante il Pontificato di Giovanni Paolo II” (casa editrice Za Bukvite – O Pismenex) è il volume che ho presentato, del quale mi era stata fornita una versione italiana. Viene da una tesi in Storia delle relazioni internazionali discussa alla Cattolica di Milano con il professore Massimo de Leonardis, che era là per lo stesso evento. Un’opera singolare, se teniamo conto che Kartaloff è ortodosso e guarda con simpatia alla Chiesa di Roma e persino alla sua strumentazione diplomatica. Un frutto singolare – si direbbe – dell’andata in quel paese di Giovanni Paolo “che ci liberò dall’accusa infamante dell’attentato al papa” ha detto durante la presentazione Solomon Passy, presidente della Commissione Esteri del Parlamento bulgaro.

18 Comments

  1. Il mondo è così ricco di tesori nascosti, qualche volta dietro la porta di casa..

    28 Maggio, 2009 - 9:06
  2. Francesco73

    W la diplomazia pontificia!

    🙂

    28 Maggio, 2009 - 10:17
  3. E’ un grande dono che Gesù abbia fondato le Nunziature Apopstoliche e inviato i vari Nunzi in tutto il mondo a rappresentare gli interessi della Santa Sede, altra istituzione voluta da Gesù.

    Gesù ha voluto che tra i suoi Apostoli, ce ne fosse uno che assumesse in se l’incarico di Governo per la sua istituzione, che trattasse da pari tutti i governanti della terra e che fosse ricevuto per ogni dove con tutti gli onori militari e civili.

    Gesù ha voluto che il suo governatore fosse chiaro in materia di morale, ma sempre attento quando c’era da esprimersi nel rapporto con gli altri governanti, capi di stato o monarchi o dittatori.

    Gesù ha voluto che la sede del governo fosse in Roma, poi in uno spazio sul colle Vaticano, e che mantenesse nunziature in tutto il mondo, utili oltre che a rapporti politici anche a filtrare i nomi dei successori degli apostoli che sono solo di nomina del governo centrale.

    Purtroppo Paolo di Tarso è sfuggito a questo iter… e qualcun altro….

    W la diplomazia pontificia di Gesù.

    (un ottica tra le tante!!)

    28 Maggio, 2009 - 11:09
  4. Luigi Accattoli

    Matteo metto qui un brano della relazione che ho tenuto a Sofia (il testo completo sarà cliccabile dall’elenco delle Conferenze tra qualche giorno):
    Termino con un’osservazione personale da biografo del Papa polacco e da cronista, oggi, del Papa tedesco. Questa osservazione: che probabilmente Paolo VI è da considerare l’ultimo Papa con una formazione diplomatica, come erano stati in prevalenza i Papi del secolo scorso; e portati dunque a considerare la via diplomatica come essenziale alla loro attività apostolica. Dopo di lui abbiamo già avuto tre elezioni papali che hanno chiamato a vescovi di Roma due “pastori” diocesani e un cardinale teologo tutti e tre privi di esperienza diplomatica. E’ ragionevole immaginare che così si continui in futuro. Con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI abbiamo dei Papi che tendono a svolgere una propria presenza apostolica, ecumenica e missionaria a dimensione mondiale, fruendo certamente dell’aiuto che possono avere dalla diplomazia, ma riservandole un ruolo subordinato e secondario, totalmente strumentale. Questa riduzione del ruolo della diplomazia o – per meglio dire – questo mutamento della sua collocazione nell’immagine complessiva del Pontificato romano si lega paradossalmente all’ampliamento delle relazioni diplomatiche della Santa Sede che non solo – sotto Giovanni Paolo II – sono quasi raddoppiate (nei suoi 26 anni e mezzo le rappresentanze pontificie sono salite da 89 a 174), ma si sono estese a cancellerie che erano restate chiuse per secoli, o che sembravano ideologicamente inaccessibili: dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, da Israele alla Russia. Si può dunque prevedere che lo strumento diplomatico accompagnerà l’attività dei Papi anche in futuro, aiutandoli sempre meglio a raggiungere con il proprio messaggio ogni Paese, ma con un rilievo relativamente minore rispetto ad altri strumenti e ad altre vie – ecclesiali, ecumenici e interreligiosi – a loro disposizione.

    28 Maggio, 2009 - 11:35
  5. Leonardo

    Sì, grosso modo è così. (Che caro, quell’uomo: riesce ad essere nel giusto solo quando crede di spararle grosse …)

    28 Maggio, 2009 - 11:36
  6. Francesco73

    Che la funzione della diplomazia vaticana debba essere del tutto strumentale al lavoro apostolico non c’è alcun dubbio.
    Credo che anche Montini lo sapesse bene, pur essendo cresciuto nella Curia Romana.
    E’ anche vero che il sistema dei Nunzi e dei Concordati crea spesso vincoli pesanti per la Chiesa. C’è un dibattito aperto anche tra gli analisti, se non sia più opportuno e conveniente che la Santa Sede – come tale – acquisti uno statuto di OnG per la sua presenza nei consessi internazionali.
    Io penso che il servizio diplomatico vaticano vada sempre più purificato, ma anche qualificato nel senso proprio della diplomazia. Con finalità evangeliche, con competenza reale, con capacità di “intercedere” tra i confilitti del mondo, con la credibilità necessaria per dare voce – in alcuni luoghi – a quelli che non ce l’hanno, ovviamente non solo cattolici.
    Inoltre penso che l’intelligenza politica sia necessaria nel governo di un’organizzazione complessa come la Chiesa.
    Quando manca, si vede.

    28 Maggio, 2009 - 12:31
  7. Grazie Luigi,
    come dicevo stamani a un tuo ottimo bloggher,
    mi piace quando una persona mi indica il bicchiere mezzo pieno.

    Ricordandomi di Lui, che diceva: beato chi non si scandalizzerà di me a questi ti associo con gratitudine.

    Comunque mi fa anche piacere la lettura che altri danno di una istituzioni non definitive ma in continuo divenire, come la Chiesa tutta, Popolo di Dio, è in continuo divenire.

    Agli “spiriti puri” desidero riportare le parole di Benedetto mart.26 sera:
    “da una parte esiste ancora la tendenza
    a identificare unilateralmente la Chiesa
    con la gerarchia,
    dimenticando la comune responsabilità,
    la comune missione del Popolo di Dio”

    I laici non vanno più considerati
    “collaboratori del clero ma riconosciuti realmente corresponsabili dell’essere e dell’agire della Chiesa.”

    (sono più di 40anni che lo diciamo….
    e adesso anche Benedetto [se] lo ricorda…)

    Meglio …che mai !!!

    Bello sentire cose antiche,
    in tempi nuovi…

    28 Maggio, 2009 - 13:41
  8. Visto che si parla di diplomazia Vaticama, segnalo l’ntervento dell’Ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede, Kagefumi Ueno, persona studios e appassionata al dialogo che racconta la sua singolare e personale storia. Da shintoista quale è, la sua testimonianza è almeno non di parte. Riporto qualche stralcio:

    Mi sono dedicato a studiare le culture perché penso che senza conoscere le differenze culturali, specialmente delle religioni che hanno un sostanziale impatto sulle relazioni internazionali, noi diplomatici non saremmo in grado di capire i paesi nei quali lavoriamo.
    […]
    coltivai il desiderio di intrattenere una discussione su temi di civiltà con il clero della Chiesa cattolica, meglio ancora se in Vaticano. Ecco perché tre anni fa chiesi al mio governo di inviarmi a Roma. “Ne è sicuro?”, mi domandò con aria sorpresa il viceministro al quale avanzai la richiesta. “Sicurissimo”, risposi. Un mese dopo mi arrivò la nomina
    […]
    ogni volta che incontravo un responsabile vaticano gli dicevo il mio interesse ad avere un dialogo su temi di civiltà con uomini di Chiesa. Un giorno un cardinale mi disse: “Caro ambasciatore, ma questo è proprio il posto giusto, perché noi la civiltà occidentale l’abbiamo creata”. In quarant’anni di vita diplomatica era la prima volta che incontravo una persona che si esprimeva con tale franchezza.
    […]
    il Vaticano compie una tale mole di attività che necessitano di essere riferite a Tokyo, da tenermi occupato al di là delle attese.
    […]
    Dopo pochi mesi dalla mia entrata in carica, mi convinsi che il Vaticano è un attore importante della comunità internazionale, anche quando gli aspetti religiosi sono tenuti da parte.
    […]
    Sulla base della mia esperienza sono almeno quattro le ragioni per ritenere alto e significativo il ruolo internazionale del Vaticano: il che giustifica che anche dei paesi non cristiani abbiano i loro diplomatici qui a Roma. Esporrò tali ragioni ad una ad una….

    Le quattro ragioni sono spiegate nel dettaglio e sono: “Il potere morale” “Il potere di far circolare i messaggi” “Il potere intellettuale” “Il potere dell’informazione”.

    L’Ambasciatore conclude poi che a suo modo di vedere i paesi asiatici dovrebbero per queste ragioni intensificare i rapporti diplomatici con la Santa Sede, “sono invitati a considerare i vantaggi di stabilirsi qui, a prescindere dalla distanza religiosa e culturale che li divida.” in quanto il Vaticano è “realtà del presente”.

    28 Maggio, 2009 - 15:49
  9. raffaele.savigni

    Matteo, la complessità del rapporto storico tra Chiesa e mondo non si può giudicare in modo schematico con una battuta. Gesù non ha voluto una Chiesa settaria, isolata dal mondo, come i monaci di Qumran (anche se forse un paio di apostoli proveniva da un ambiente simile); non ha voluto una Chiesa di “puri”, ma una Chiesa capace di incarnarsi nella storia, sia pure in m,odo paradossale (vedi lettera a Diogneto). La diplomazia pontificia non è un dogma di fede, ma uno strumento storico che può andar bene in certi momenti e diventare superfluo in altri.
    Non condivido l’iopinione di chi (come don Giuseppe Ruggeri nella sua relazione finale all’incontro fiorentino dei cattolici del dissenso “Il Vangelo che abbiamo ricevuto”) contrappone in modo drastico il puro “Evangelo” (di cui qualcuno come Melloni o Ruggeri si autoproclama interprete legittimo) e la Chiesa “del potere”. Condivido piuttosto l’intervento del card. Bagnasco all’Assemblea della CEI.

    28 Maggio, 2009 - 17:07
  10. raffaele.savigni

    Aggiungo una considerazione. Chi l’ha detto che un diplomatico debba essere per forza un uomo freddo, calcolatore e poco “spirituale”? Papa giovanni ha svolto attività diplomatica e si è dimostrasto capace di leggere i “segni dei tempi” più di chi (come Pio X) non l’ha mai svolta.

    28 Maggio, 2009 - 17:11
  11. Francesco73

    Assolutamente, concordo con Raffaele.
    Ci sono stati insigni diplomatici della Chiesa provocati evangelicamente dagli incontri, dalle esperienze, dalle latitudini diverse conosciute e praticate.
    E pastori d’anime chiusi nell’orizzonte ristretto della loro patria paesana e regionale, squadrati da una pietà autentica ma grossolana.
    Dipende, insomma.

    28 Maggio, 2009 - 20:51
  12. Gerry

    Qualche giono fa Benedetto XVI ha ricevuto la comunità della Pontificia Accademia Ecclesiastica, pronunciando un discorso centrato sul particolare ministero sacerdotale dei diplomatici pontifici (incidentalmente, si occupano non solo di rapporti con gli stati, ma anche delle Chiese locali, compreso un ruolo nella selezione dei vescovi).
    Il Papa ha detto “Il Signore ci vuole santi, cioè tutti “suoi”, non preoccupati di costruirci una carriera umanamente interessante o comoda, non alla ricerca del plauso e del successo della gente, ma interamente dediti al bene delle anime, disposti a compiere fino in fondo il nostro dovere con la consapevolezza di essere “servi inutili”, lieti di poter offrire il nostro povero apporto alla diffusione del Vangelo”
    Se a qualcuno interessa leggere tutto il discorso:

    http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2009/may/documents/hf_ben-xvi_spe_20090523_accademia-ecclesiastica_it.html

    28 Maggio, 2009 - 21:51
  13. plpl8

    OT per Matteo
    ti devo ringraziare : ho seguito il tuo consiglio e ieri mi é arrivato
    il mio primo numero de Il Regno. Una boccata d’aria fresca…
    e poi oggi é un buon venerdì : é tornato Discepolo.

    29 Maggio, 2009 - 9:37
  14. Luigi Accattoli

    Ma che cosa sento plpl8 e Matteo! Compio in questo mese 36 anni di collaborazione a “Il Regno”. Un paio di articoli al mese per undici mesi all’anno per trentasei anni, arrotondando al ribasso viene qualcosa come un settecento articoli… da non credere!

    29 Maggio, 2009 - 9:55
  15. @ plp
    quando ho letto “per Matteo”,
    ho pensato “altro cazziatone in arrivo”…
    anche a me ieri è arrivato…
    e stamani nel mio viaggio di 1ora e mezza verso l’ufficio già l’ho sfogliato per vedere le cose che più mi interessavano all’immediato, anche se lo leggo normalmente tutto.
    Mi mette sempre in crisi la recensione sui libri, che è una bella ricchezza.
    ———————————–

    Che storicamente la diplomazia vaticana abbia avuto una sua funzionalità, molto spesso anche discutibile (se non si hanno i paraocchi),
    questo non significa che come istituto umano e non divino, è soggetta a mutamenti storici,
    Tutta la Chiesa è chiamata e sarà sempre chiamata a seguire il vangelo “sine glossa”
    Bravo il Roncalli, figlio del suo tempo, che nella sua vocazone ha dato le risposte con chiavi di lettura che gli erano proprie della cultura in cui era contestualizzata la sua vita.
    Non è detto che la sempre migliore comprensione, dell’essere presenti nel mondo, non modifichi profondamente nel futuro, la realtà di quello che si chiama Nunziatura.

    I Vangeli non cambiano mai, ma lo Spirito nel tempo ci permette di comprendere sempre meglio.

    (la mia si propone sempre come riflessione non vuole convincere nessuno)

    29 Maggio, 2009 - 10:35
  16. Luigi,
    ho sempre percepito maggiormente la tua libertà negli articoli de Il Regno, che nel Corsera,
    comunque nelle tue riflessioni pubbliche (conferenze) si gusta maggiormente il tuo spirito che include le sensibilità di chi ascolta.

    Non nascondo che quando ascolto Benedetto, ho l’utopico desiderio che diventi inclusivo anche lui……
    Intanto lo ascolto, liberaMente, con coscienza vigile.

    29 Maggio, 2009 - 10:43
  17. roberto 55

    Molto interessanti, al solito, le considerazioni espresse da Luigi nel suo intervento in terra bulgara, ma giusta anche l’osservazione di Raffaele: non v’è contraddizione tra il “profilo” pastorale e l’attività “diplomatica”, sol che, appunto, alla figura di Papa Giovanni XXIII.

    Buona domenica di Pentecoste !

    Roberto 55

    31 Maggio, 2009 - 2:28

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