Premio Castelli: cinque mondi in una cella

Siamo in cinque e insieme mettiamo su un minestrone di tre continenti, due religioni, tre colori, quattro nazioni, storie e abitudini apparentemente inconciliabili da incastrare per vivere le prossime ore in un clima diverso […] mettendo da parte qualsiasi pregiudizio perché in una sera come questa sedersi attorno allo stesso tavolo aiuta ad avvicinare mondi che non si conoscono e quello che si conosce fa meno paura […]. Far stare sedute cinque persone in poco più di sette metri quadrati già affollati da un letto e dal bagno è dover sistemare gli incastri alla perfezione […]. Mangiamo e parliamo, forse sono proprio le parole la cosa di cui più avevamo bisogno, il tempo adesso scorre veloce e il fatto che il cancello della cella sia chiuso diventa un dettaglio […]. I nostri occhi hanno visto cieli diversi, stelle che speriamo di poter rivedere un giorno accanto alle persone che amiamo“: sono frammenti di un testo intitolato CIELI DIVERSI – scritto da Massimiliano Maiocchetti – che ha vinto il primo premio di un PREMIO CASTELLI riservato ai carcerati. Come accennato una volta nel blog, io sono il presidente della giuria di quel premio. Chi volesse saperne di più, vada nel sito del premio, linkato qui sopra e clicchi su I testi in pdf dove potrà leggere i tre lavori premiati. I prossimi giorni darò brani del secondo e del terzo premio. E’ un mio segno di solidarietà con gli uomini e le donne che sono nelle celle.

31 Comments

  1. lorenzo

    OTTIMA IDEA.
    A proposito di valori eticamente sensibili, e di quello numero uno tra tutti, la difesa della vita, com’è che in cima all’agenda delle priorità non ci sta la dignità minima delle persone in carcere ? Gia Giovanni Paolo II nel suo intevento in Parlamento lo aveva richiesto come urgenza del momento. I berliccabalustre dell’aula e gli atei devoti dell’aula, tutti praticamente se non ricordo male con l’eccezione di DiPietro e qualche legaiolo, prosternandosi nel saluto con foto individuale avevano fornito assicurazioni in materia…
    Quanti anni sono passati? SIAMO SEMPRE Lì.
    Facciamo schifo.
    I dirittti sacrosanti di un feto e di un embrione sono meno diritti di quelli di una persona reclusa? Eppure io non sento mai menzionare questo schifo di scandalo quando si parla dei valori non negoziabili…
    Siamo cattolici? Per rivelazione di Cristo, ogni volta noi facciamo qualcosa ( O NON LA FACCIAMO) a una persona che abbiamo chiuso in carcere, noi la facciamo- E NON LA FACCIAMO – a Lui.
    Pannella con i suoi digiuni (non lo ammetterà mai e non gliene fregherà un tubo), ma ha fatto un bell’investimento per l’eternità.

    19 Gennaio, 2013 - 19:45
  2. A volte, sarebbe gradito anche un segno di solidarietà agli uomini e donne che “operano” -tra mille difficoltà umane e lavorative- al di fuori delle celle…
    e che probabilmente col loro umile silenzioso e misconosciuto impegno -umano e lavorativo- rendono tutto ciò fattibbile…

    Cordiali saluti a lei e a titti gli amici del blog.
    Mi ri-abisso.

    Ps “Abisso”… che genialità questo termine in questo contesto…

    19 Gennaio, 2013 - 20:48
  3. Marilisa

    “Pannella con i suoi digiuni (non lo ammetterà mai e non gliene fregherà un tubo), ma ha fatto un bell’investimento per l’eternità.”

    Mica è solo Pannella a richiamare l’attenzione di tutti sulle miserande condizioni dei carcerati.
    Ci sono in giro anche libri che ne parlano.
    Pannella,caso mai, è quello che ricorre a manifestazioni plateali quali i digiuni di gandhiana memoria. E comunque è da ammirare.
    Ha voglia lui di protestare come un santone, quando non ci sono carceri a disposizione.
    Vuoi tu, Lorenzo, che i governanti pensino ai carcerati e ai problemi gravi delle carceri sovraffollate? Molto meglio spendere “paccate” di quattrini per sovvenzionare le industrie delle armi, per costruire non so quali diavolerie da guerra e via dicendo.
    La dignità delle persone?! Ma cos’è mai?

    19 Gennaio, 2013 - 21:25
  4. Luigi Accattoli

    Ubi “fattibbile” con due “bi” mi pareva giusto – ma piuttosto “mi ri-abisso” non avrebbe dovuto essere “mi ri-abbisso”?

    19 Gennaio, 2013 - 22:06
  5. roberto 55

    D’accordo con Lorenzo che ha ricordato l’intervento di Papa Giovanni Paolo II al Parlamento italiano, rimasto bellamente inascoltato: la situazione delle carceri italiane (mi pare d’averlo già scritto) è un autentico scandalo di cui tutti i governi italiani, e segnatamente gli ultimi, portano la responsabilità, e che il prossimo governo dovrà affrontare e risolvere.
    Un saluto sincero ad Ubihumilitas.
    ……….. e domani, amici, tutti a Cana (ho saputo che, da quelle parti, ai pranzi nuziani servono un vinello niente male ……) !

    Buona domenica a tutti !

    Roberto 55

    19 Gennaio, 2013 - 22:47
  6. germano turin

    Ho già lasciato il commento si fb perché non sapevo se sarei riuscito a collegarmi. Dicevo che la privazione della libertà non è data solo dalla prigione ma anche da altre cause, tipo la disabilità…
    Questa premessa per dire che la civiltà di una nazione si misura (anche) dall’attenzione verso i cittadini che, per qualsiasi motivo, si trovino in condizione di svantaggio. Non dal numero dei cacciabombardieri in dotazone all’aviazione e, meno che mai, dal numero elle “auto blu” in dotazione alla “casta”…

    20 Gennaio, 2013 - 0:02
  7. lorenzo

    Non solo la civiltà di una nazione,come dice benissimo germano,ma pure la concretezza e lo spessore del cristianesimo delle persone si misura dall’attenzione verso i cittadini che per qualsiasi motivo si trovino in condizione di svantaggio.Non c’è preghiera, dichiarazione,enunciazione di principio che tenga.
    Se io non mi faccio carico di chi soffre, rendo Gesù Cristo aria fritta e basta.

    20 Gennaio, 2013 - 12:40
  8. Federico B.

    @Lorenzo,
    non capisco a cosa giovi mescolare le questioni, quella del diritto alla vita dei nascituri, alla dignità umana degli embrioni, con quella delle condizioni dei carcerati.
    Se la prima questione fosse riconosciuta da tutti non ci sarebbe bisogno di parlarne, se il diritto alla vita non fosse violentemente contestato e attaccato dai media e da una mentalità fortemente laicista e contraria alla vita, non ci sarebbe bisogno di insistere tanto.
    Le condizioni dei nostri fratelli ristretti sono un problema serio e va affrontato seriamente e rapidamente, come tanti altri problemi del nostro Paese, dalla disoccupazione alla povertà delle famiglie, dalla malasanità alla malapolitica. Non è però sminuendo l’impegno per il diritto alla vita e i valori non negoziabili che si risolvono questi problemi. Con il c.d. “benaltrismo” non si mai risolto niente: si è solo avvilito l’impegno di qualcuno a cominciare da qualche parte.

    21 Gennaio, 2013 - 9:21
  9. lorenzo

    Benaltrismo un tubo, Federico.
    Quelle che tu chiami con pudico eufemismo ” le condizioni dei nostri fratelli ristretti” RIENTRANO NEL DIRITTO ALLA VITA.
    Punto.

    21 Gennaio, 2013 - 15:08
  10. Federico B.

    Proprio benaltrismo invece.

    21 Gennaio, 2013 - 15:42
  11. lorenzo

    Ho qualche dubbio che se tu ( e pure io) fossi una di quelle persone che noi possiamo avere il lusso di chiamare, sentendoci tanto religiously correct, “fratelli ristretti” ragioneremmo nello stesso modo.
    Una considerazione: col tuo bizzarro modo di ragionare, tre quarti del Vangelo li puoi far passare per benaltristi.

    21 Gennaio, 2013 - 15:58
  12. Federico B.

    No, caro Lorenzo, non è questo il punto.
    Il punto è che è intollerabile che si calpestino i valori non negoziabili con ogni pretesto possibile. Le condizioni dei carcerati è drammatica, la disoccupazione giovanile è tragica, le sofferenze dei meno abbienti è intollerabile, la povertà inaccettabile, il disagio e le traversie degli ammalati, specie i cronici, i disabili e gli anziani, semplicemente indegni,…
    E così si passa sopra al rispetto di quei valori che pure la nostra gerarchia richiama come irrinunciabili.
    Si passa sopra, si sminuisce, come se non avessero impatto nella realtà e nella vita delle persone.
    Bizzarro è il modo di pensare di coloro che utilizzano questioni come questa dei carcerati, che magari non sarà risolta nemmeno nella prossima legislatura, per giustificare la propria indifferenza nei confronti dei valori non negoziabili.

    21 Gennaio, 2013 - 16:54
  13. lorenzo

    Come giustamente non ti stanchi di ripetere, Federico, la gerarchia è ” “nostra”. Non ne esiste una “tua”, dunque.
    Le sue parole sono chiarissime e incontrovertibili, e tu le conosci molto bene.
    E NON SONO solo quelle che tu riferisci, dopo opportuna selezione.
    Io non passo sopra a nessun valore di quelli indicati.Anzi, te li ricordo tutti, dacché la tua memoria pare essere pericolosamente labile.
    Tu scegli fior da fiore e , come già hai fatto per i disabili, ora anche per i carcerati e immagino per tutto il resto, derubrichi tutto a ” questioni”.
    Se mi permetti di ricordarlo, su” queste questioni” , su TUTTE queste questioni, dovremo render conto a Gesù Cristo.
    E lì non ci sarà modo di operare selezioni preventive di stampa.
    Non avertela a male, ma tra il Vangelo , il Papa e i vescovi da un lato, e l’amico Fedeico B dall’altro, c’è una certa sproporzione….
    🙂

    21 Gennaio, 2013 - 17:10
  14. Federico B.

    Io non seleziono “preventivamente” un bel niente. E’ capitato che abbia riferito delle sintesi ma senza intenti manipolatori, semplicemente per focalizzare l’attenzione su un punto in particolare.
    A me sembra che insistere sul “lungo elenco” dei valori non negoziabili, dimenticando quali sono le priorità sottolineate dai vescovi e dal Papa, fingendo di dimenticare su cosa verte il dibattito politico, sottovalutando le conseguenze nella vita quotidiana di tutti noi (e in particolare in quella dei soggetti più indifesi), sia una sproporzione ancora maggiore.
    Allungare l’elenco serve solo a relativizzare la priorità e l’urgenza delle questioni (absit iniuria verbis, scelgo questo termine perchè neutro) e a giustificare scelte altrimenti ingiustificabili.

    21 Gennaio, 2013 - 17:27
  15. Beh, Federico e Lorenzo, non posso che ringraziarvi della passione che ponete nel richiamarvi/ci alla difesa della vita, nelle sue diverse forme.

    Spero di non fare la saccente e risultare antipatica (ma poi, a chi piace risultare antipatico?), ma vorrei tentare di offrire una chiave di lettura che, credo, possa essere utile nella discussione, che va avanti da un po’ e non solo qui.

    La difesa della vita, in tutte le sue forme, è la base dell’etica (cattolica e non solo) della sacralità della vita, normalmente parallela all’etica (più laica) della dignità della vita.
    In soldoni, l’etica della sacralità afferma che la vita, la concreta esistenza in vita di ciascuno, non è un valore negoziabile in quanto è ciò che rende possibili tutti gli altri valori. E’ precedente, non fosse che in ordine di tempo: prima divento vivo, poi ho dei diritti, e doveri, e dignità, e valori da difendere…
    Da qui:
    -il senso di maggior cogenza attribuito alla difesa del nascituro (del tutto innocente, la cui uccisione quindi è intrinsecamente cattiva, anche se poi ci sono tutti i ‘casi’ concreti in cui il giudizio viene formulato in modi diversi…);
    – l’indisponibilità della vita nelle tecniche di fecondazione (la vita non può mai essere ‘prodotto’ di una tecnica umana – una ‘cosa’ che costruisco a mio arbitrio – ma ‘dono’ accolto);
    – l’opposizione all’eutanasia, intesa come decisione da parte umana di porre termine ad una vita impedendo che si realizzino i suoi diritti ad essere degnamente curata, assistita, amata (con le necessarie distinzioni tra eutanasia – non ammessa – e accanimento terapeutico, evitare il quale è un dovere).

    Come si intuisce, la vita, l’esistenza in vita, riceve un’attribuzione di valore ‘sacro’ che delinea in un certo senso una gerarchia: per dare da mangiare e da lavorare ad un povero, devo averlo davanti, vivo. E così via per tutti gli altri casi.

    Opporre, quindi, i valori è un corto circuito che dovremmo davvero evitare.

    (Con questo, NON intendo assolutamente entrare in una discussione di carattere partitico. Non credo affatto che una qualsiasi ‘parte’ sia in grado di offrire garanzie diverse da quelle offerte dall’integrità morale dei suoi esponenti).

    21 Gennaio, 2013 - 17:40
  16. lorenzo

    E io sono lieto che tu te ne renda conto.
    Se anche Io volessi ben farlo con tutte le mie forze, di dimenticare su cosa verte il dibattito politico, non potrei : i ” soggetti piu’ indifesi” io ce li ho in casa, e non posso sottovalutare un bel niente perche le conseguenze SONO la mia vita quotidiana. Altroché fingere di dimenticarmene.

    21 Gennaio, 2013 - 17:41
  17. lorenzo

    Perfettamente d’accordo, Nino.
    Non sono certo io a mettere in discussione la sacralità della vita.
    E chi disconosce i valori non negoziabili base che tu rammenti?
    Credo che , onestamente, nessun cattolico, e quindi, nessuno qui, faccia questo.
    Ma non è questo il punto di disaccordo.
    Il punto è che “è passato” il concetto che basta che io dica i miei bravi NO d’ordinanza ( e ci mancherebbe pure che non li dicessi !) e voilà! il Buon Cattolico è servito.
    Col fischio e col cavolo. Col cavolo e col fischio.
    Poi, ognuno faccia quel che crede.

    21 Gennaio, 2013 - 17:52
  18. Federico B.

    Grazie, Nico, per il contributo chiaro e significativo.

    21 Gennaio, 2013 - 17:55
  19. Federico B.

    No Lorenzo, ma non dire NEANCHE quei no è ancora peggio…

    21 Gennaio, 2013 - 17:56
  20. lorenzo

    Certamente sì.

    21 Gennaio, 2013 - 17:58
  21. Leopoldo

    Cara Nico, sacralità della vita è concetto ben diverso da dignità della vita. Se la vita fosse sacra, intoccabile quindi, non negoziabile, come a qualcuno piace dire, non sarebbe lecito darla in cambio di valori come la libertà, per esempio, anche di professare la propria fede.

    22 Gennaio, 2013 - 9:54
  22. Federico B.

    C’è poi un’altra considerazione da fare ed è sul ruolo che i cattolici sono chiamati a svolgere nella politica. Si devono accontentare di assistenzialismo e solidarismo, accodandosi magari ad iniziative e proposte altrui (penso alla proposta di concedere la cittadinanza ai figli degli immigrati)? Devono limitarsi alle opere di misericordia corporale, all’accoglienza degli immigrati e alle mille declinazioni della solidarietà?
    Resto convinto che dato il contesto in cui viviamo e la forza delle idee laiciste che circolano, i cattolici sono oggi chiamati ad essere coscienza critica di questa società. Una voce che si alza quando la potenza di interessi e la tentazione del materialismo spingono l’umanità oltre certi limiti. Inutile aggiungere che c’è una tale insensibilità e superficialità che perfino le questioni più delicate sono affrontate con rozzezza e strumentalità. Quando si insiste sul diritto alla vita e la tutela della famiglia, non si vuole ignorare tutto il resto, ma richiamare l’attenzione su priorità sottovalutate e sminuite.
    I cattolici hanno la grande responsabilità di ricordarlo a tutti.

    Faccio un esempio:
    qualche mese fa il Parlamento ha licenziato una legge sulla parificazione tra figli naturali e figli legittimi, seguendo le indicazioni dell’Europa. Tutti hanno votato a favore per evitare di essere paragonati ad Erode e per non fare torto ai figli naturali. Ma l’unico vantaggio significativo è sul piano della successione, cioè la dimensione ECONOMICA. La dimensione umana è passata in secondo piano o ignorata. Lasciamo perdere l’impatto sul ruolo che alla famiglia riconosce la Costituzione, volutamente ignorato. Ma c’è il problema degli incesti e il fatto che nessuno ha pensato a quale peso possa essere per un bambino sapere sin da piccolo di essere frutto di incesto (e verosimilmente di violenza), magari in contesti di disagio sociale ed economico (perchè purtroppo è in quei contesti che si verificano più frequentemente) dove anche il vantaggio di un’eredità (unico fine della legge, a parte i buoni propositi) è pressochè inesistente. Non dico che la legge non abbia anche aspetti positivi, ma che i parlamentari cattolici sono stati gli unici a sollevare obiezioni critiche e a tentare soluzioni meno problematiche (mi riferisco all’On. Luisa Santolini dell’UDC). Poi è chiaro che il Parlamento aveva fretta di ottenere in poco tempo una legge “facile” e di “effetto” prima dello scioglimento e non ha approfondito più di tanto i problemi sollevati.

    Il ruolo dei cattolici in politica è questo e quando vi rinunciano, come capita spesso nella coalizione di sinistra (vedi le unioni civili, la fecondazione eterologa, il testamento biologico) si assumono una responsabilità gravissima e vanificano il senso stesso della loro presenza, da cattolici, nella politica.

    22 Gennaio, 2013 - 9:59
  23. Leopoldo

    La famiglia non esiste se non come luogo (metafora) in cui si sviluppa la persona (vive) in una rete di rapporti affettivi privilegiati. Trovo strane le perplessità di un cattolico come Federico di fronte all’equiparazione dei figli cosiddetti naturali ai figli cosiddetti legittimi, la cui discriminazione, anche solo dal punto di vista economico, come lui dice, implica necessariamente una diversa considerazione da tutti gli altri punti di vista. Si vuol negare l’idea che possano far parte di una famiglia persone che hanno scelto di vivere insieme e hanno generato dei figli, quando si considera paradigma della famiglia quella “sacra”, composta da una madre, da un figlio e da un uomo al quale, come Giuseppe, non è mai stata riconosciuta la dignità di padre. Quanto a “quale peso possa essere per un bambino sapere sin da piccolo di essere frutto di incesto (e verosimilmente di violenza)”, mi verrebbe facile richiamare l’attenzione sull’ennesima violenza verbale del Nostro. Mi limito a dire che il peso di cui si parla dipende esclusivamente da noi altri.

    22 Gennaio, 2013 - 10:33
  24. @leopoldo
    non sono stata chiara: certo che sacralità e dignità sono due posizioni diverse, io ho accennato solo alla sacralità perchè è alla base dei valori di cui si discute da un po’ qui.
    Sul problema che poni, dare la vita per la libertà, vorrei però aggiungere che ‘dare’ volontariamente la PROPRIA vita per un bene maggiore è cosa diversa dal ‘togliere’ la vita ALTRUI per un male minore.

    22 Gennaio, 2013 - 11:25
  25. Leopoldo

    @Nico
    Concordo sul fatto che disporre della propria vita sia cosa ben diversa che disporre di quella altrui. Allora, in determinate circostanze la vita, concretamente e non sul piano di astratti principi, è un “valore negoziabile”? E’ già un passo avanti, secondo me, che mette fortemente in discussione l’idea dell’indisponibilità della propria vita, sia pure per un “bene maggiore”. La realtà è meno semplice di quanto qualcuno supponga, direi più… relativa.

    22 Gennaio, 2013 - 11:57
  26. @leopoldo
    nel medioevo e fino a tutto il XIX sec. (in forme diverse, ma passami la semplificazione) la morale cattolica si basava sui manuali di casistica: erano testi in cui si elencavano i vari ‘casi’ in cui una persona poteva incorrere, nella sua vita, commettendo peccato, ed a ciascun ‘caso’ era associata poi dal confessore adeguata penitenza (c’erano anche i ‘libri penitenziali).

    E’ una prassi superata, ma conoscerla è utile per comprendere il principio che c’è alla base: l’unico Assoluto è Dio.
    Noi siamo relativi a Lui e nella relazione (relatio) con Lui scopriamo e realizziamo la nostra verità.
    Questo però avviene storicamente, cioè in un processo in cui si intrecciano casi e circostanze diverse, che conducono a diversi gradi di responsabilità.
    Giovanni XXIII diceva che si condanna sempre il peccato (comportamento, impersonale) ma si accoglie sempre il peccatore (persona concreta) che è stato condotto al peccato da diverse circostanze (più o meno gravi, ma qui apriamo un altro scenario…).
    Che la sacralità della vita, quindi, abbia un grado di relatività, è vero: p. es. abbiamo santificato padre Kolbe, che ha dato la propria vita per la vita di un altro uomo, o le madri che danno la vita per far nascere i figli, o i martiri per la fede, o coloro che si sacrificano per il bene dell’umanità…

    Capisci però che da qui a sancire dal punto di vista legislativo e quindi generalizzato che ‘si può’ disporre della vita, ce ne corre.

    (Se non lo hai letto, ti consiglio caldamente Bonhoeffer, ‘Resistenza e resa’. E la sua etica, anche. Era pastore protestante, profondamente cristiano. Fu coinvolto in un attentato per eliminare Hitler).

    22 Gennaio, 2013 - 12:21
  27. Leopoldo

    @Nico
    In ogni caso, è un piacere parlare con te. Lo leggerò.

    22 Gennaio, 2013 - 12:52
  28. 🙂

    22 Gennaio, 2013 - 17:23

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