“Prima i veneti” e dopo tutti gli altri

Sono in vacanza in Veneto, sul Monte Baldo, negli stessi giorni e nello stesso luogo dell’anno scorso. Il Corriere Veneto ieri mi ha chiesto di intervistare l’arcivescovo vicentino di curia Agostino Marchetto – che è in vacanza ad Asiago – sulla bozza dello Statuto della Regione Veneto presentata l’altro ieri dai capigruppo regionali della Lega e del Pdl. L’intervista ha trattato del principio ispiratore della bozza “prima i veneti” e della menzione della tradizione cristiana che in essa si fa. Eccola.

3 Comments

  1. raffaele.savigni

    Concordo pienamente con mons. Marchetto che tra l’altro non èpuiò essere accusato di essere pregiudizialmente “di sinistra”, in quanto sull’interpretazione del Concilio ha polemizzato con la scuola bolognese di Alberigo e Melloni).
    Va bene valorizzare la cultura locale, le tradizioni, il dialetto ecc., ma entro un quadro più ampio di valori condivisi. L’Europa medievale era diversa da quella sognata dai leghisti: c’era una forte identità locale (quella delle nostre città comunali, ad esempio), ma anche un’apertura universalistica: da tutta l’Europa gli studenti si muovevano per studiare diritto a Bologna, teologia a Parigi, filosofia a Padova…
    Io sono originario di Bologna: ricordo, soprattutto attraverso i racconti dei miei genitori, che negli anni ’50-’60 molte famiglie venete si sono spostate verso l’Emilia per trovare condizioni migliori di lavoro. Ora che vivono nel benessere i veneti dovrebbero ricordarsi dei loro antenati poveri che emigravano, e trattare con rispetto i nuovi poveri.

    13 Agosto, 2010 - 13:41
  2. roberto 55

    Non solo in Emilia, caro Raffaele, noi veneti siamo emigrati nei decenni passati, ma anche in Lombardia (a Milano e dintorni, sopratutto), a Torino (per lavorare alla Fiat), nell’Agro Pontino (dove, a tutt’oggi, tra Latina, Pontinia e Sabaudia, vivono moltissime famiglie dal cognome inconfondibilmente veneto), per non parlare dei tanti miei conterranei recatisi all’estero, in Svizzera, in Francia, in Germania, Belgio, e, persino, in America Latina (mio nonno, tanto per dire, nacque a San Paolo del Brasile, e tutt’ora, miei parenti vivono in Argentina).
    Siamo stati, come dici tu, Raffaele, un popolo di emigranti e ti posso assicurare che molti di noi (me compreso) lo ricordiamo benissimo, anche ora che, per fortuna, non emigriamo più (sul fatto, poi, che viviamo “nel benesere”, come tu scrivi, avrei parecchio da osservare, ma non è questa la sede), ed anche per questo molti di noi, nella mia regione, sono in prima fila nell’impegno quotidiano, silenzioso e fattivo per l’accoglienza, la solidarietà e l’aiuto all’inserimento verso i cittadini e i lavoratori stranieri che vivono qui da noi: nessun “Governatore” Zaia, nessun Sindaco di Verona, nessuna Lega Nord potranno mai squalificare (anche se, a volte, mi pare ce la mettano tutta) quanto di buono ed importante viene realizzato a favore dei migranti (e di cui, come veneto, sono orgoglioso).
    Venendo all’intervista (l’avevo già letta stamane, sul “Corriere”) a Monsignor Marchetto (altro mio corregionale: non sapevo di questa polemica con i “Dehoniani”), anch’io, come Raffaele, ne condivido ogni parola.
    Dimenticavo: ben arrivato in Veneto, Luigi ! Ad accoglierti, al solito, il nostro consueto “tempaccio”, a base di freddo, vento e pioggia (pure a ferragosto !): comunque, spero che ti troverai eualmente bene.

    A domani !

    Roberto 55

    13 Agosto, 2010 - 21:37

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