Se anche il poeta Belli scriveva sui muri

Un ber gusto romano

Tutta la nostra gran soddisfazzione
de noantri quann’èrimo regazzi
era a le case nove e a li palazzi
de sporcajje li muri cor carbone.

Qua disegnàmio o zìffere o pupazzi,
o er nodo de Cordiano e Salamone;
là nummeri e giucate d’astrazzione,
o parolacce, o fiche uperte e cazzi.

Oppure co un bastone, o un sasso, o un chiodo
fàmio a l’arricciatura quarche segno
fonno, in magnera ch’arivassi ar sodo.

Quelle so’ bell’età, per dio de legno!
Sibbè ch’adesso puro me la godo,
e si c’è un muro bianco je lo sfregno.

Giuseppe Gioachino Belli

Sonetto del 22 giugno 1834

13 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] Dedico questo sonetto del Belli ai visitatori che ogni tanto si interrogano sulla mia passione per le scritte murarie. Il sonetto mi viene segnalato – in riferimento al post dell’11 giugno: All’Esquilino due lattine per ogni felce – da un blogger che già tante volte condusse qui il Belli e che più non lascia commenti ma sempre ci visita. Nel messaggio di accompagnamento qualifica come “impagabile” il verbo con cui il poeta romano chiude la composizione: “sfregnare come derivazione popolare di ‘sfregiare’: una chiusa da Maestro”.

    3 Agosto, 2009 - 20:04
  2. principessa

    Non vi nascondo che ogni tanto vorrei uscire la notte, armata di colori e pennelli, e andare a scrivere sui muri. Cosa? tutto quello che non riesco a dire,tutta la rabbia che ho dentro,tutto quello che viene sentito ma non ascoltato.
    Avercene il coraggio, la possibilità e…il tempo!!
    Ci sono,anche se silenziosa

    3 Agosto, 2009 - 21:52
  3. FABRICIANUS

    Ciao principessa. Un abbraccio.
    F.

    3 Agosto, 2009 - 23:33
  4. 🙂 Mi spiace, Luigi, ma io, con tutto il rispetto per il Poeta, gli avrei fatto ritinteggiare i muri alla perfezione: sia da giovane che in età matura.
    E non sono nemmeno di destra! 😉 Sono uno di quei “centro-sinistri” ordinatini e pignolini, alla Cofferati, che tirano fuori dagli stracci sia i “destri” che i “sinistri”.
    Se non pensiamo che tutto il mondo dovrebbe essere come noi, non siamo neanche cattivi 🙂

    4 Agosto, 2009 - 9:01
  5. Luigi Accattoli

    Orsobruno e anche marsicano? Ammiro gli “ordinatini” di ogni appartenenza e un poco gli appartengo dal momento che amo le scritte ma non le traccio. Il mio atteggiamento è simile a quello del contraddittorio vergatore di un motto che ho letto sulla parete di un cavalcavia nei pressi della stazione ferroviaria di Terni, sulla destra per chi viene da Orte: “Non scrivete sui muri – leggete e basta”.

    4 Agosto, 2009 - 10:39
  6. tonizzo

    Luigi è un archeologo dei nostri tempi. Come quelli che a Pompei leggono le scritte rimaste sui muri, lui legge in fondo l’anima più recondita della nostra Italia. Se ci fate caso, in appena un distico dicono tantissime cose. Potremmo quasi considerarla una forma d’arte, certamente più nazionalpopolare di Twitter che ti costringe a esprimere in 140 caratteri e niente più. Ma Twitter molto spesso alimenta la banalità: nel leggere un muro potrebbe spesso trovarsi il genio di qualcuno.
    E dico archeologo perché, pur essendo un giornalista – e dunque storico del presente, con buona pace di chi diceva che i giornalisti non possono fare gli storici – cerca di trasmettere dei frammenti di vita che altrimenti restano vuoti. “I am a wall”, io sono un muro era scritto vicino alle colonne di S. Lorenzo a Milano e lo leggevo quando il sabato notte andavamo a prendere una birra. Io sono un muro: e su di me potrete leggere tutto quello che sentite. E così non solo muri di mattoni che parlano più dei muri di carne che ergono i vivi. A pensarci uno vorrebbe rinascere casa.

    4 Agosto, 2009 - 11:20
  7. Leonardo

    «vicino alle colonne di S. Lorenzo a Milano e lo leggevo quando il sabato notte andavamo a prendere una birra» …
    quindi sei uno di quelli che hanno fatto scappare Aldo Grasso?

    4 Agosto, 2009 - 11:31
  8. Stephanus

    sorridente… sul muro della chiesa di san Giacomo, al mio paese, ricordo da fanciullo questa scritta: Vietnam libero… alla quale qualcuno, in tinta diversa aveva aggiunto sotto = Saragat astemio…

    4 Agosto, 2009 - 23:12
  9. fiorenza

    Oggi non c’è più tanto da sorridere: “quelli che hanno fatto scappare Aldo Grasso” o che, a Firenze, stanno facendo scappare dal centro i miei amici, non scrivono sui muri. Li “sfregnano” (profetico, il Belli). O ci pisciano.
    Anche io “amo le scritte ma non le traccio”: non perché sia “ordinatina” (vorrei, ma non c’è verso) ma perché “le scritte sono ormai inutili. Adamo, dovunque, cammina scalzo e in branchi; cammina a balzi e non sa più leggere.” ( Anna Maria Ortese, Corpo celeste, Adelphi 1997, p.155)

    5 Agosto, 2009 - 0:19
  10. tonizzo

    Ahahahahahahahaha, Saragat astemio! Mitico! 😛
    No, io non ho fatto scappare Aldo Grasso, Leonardo. E posso dire di avere anche una certa nostalgia per il venditore abusivo di birra (dal quale non ho mai comprato nulla perché temevo di prendere almeno la peste bubbonica) che urlava: “Beeeeeeeeeck’s man!” in piena notte e faceva i suoi affari. Poi, una sera di giugno, è venuto Giorello a parlare di filosofia sul sagrato della chiesa di S. Lorenzo alle colonne e nel dibattito, Beck’s man si è impadronito del microfono e ha detto: “Io non ho niente, nemmeno la cultura. Però sono felice” e se n’è andato lasciando di stucco l’uditorio. Beeeeeeck’s man!

    5 Agosto, 2009 - 10:06
  11. Luigi Accattoli

    Tonizzo il tuo Beck’s man mi pare imparentato con la barbona romana che ha danzato qui in un post del 26 giugno intitolato Sono povera ma felice.

    5 Agosto, 2009 - 10:34
  12. Leonardo

    Altro che intenerirsi per i rompicoglioni notturni! Di note si deve dormire (chi può …).

    A proposito di ronde … se fossimo un paese civile, tipo l’Arabia saudita o l’Iran, ci dovrebbe essere anche da noi una specie di Mutawa che va in giro notte e giorno a dare delle legnate a chi fa schiamazzi notturni e piscia nelle porte. Oppure – variante texana – al cittadino dovrebbe essere consentito di abbatterli personalmente, entro una certa distanza da casa sua, s’intende.

    La proibizione assoluta dei cosiddetti déhors, poi, dovrebbe essere sancita dalla costituzione, e a mettere quelle orribili stufe a gas per consentire ai perditempo di stazionare vicino ai bar anche d’inverno si dovrebbe rischiare almeno una decina d’anni di galera.

    5 Agosto, 2009 - 15:26
  13. tonizzo

    @Luigi: Sì, credo proprio che la parentela ci sia tutta. Peraltro Beck’s man era inconfondibile: brachette corte stile bermuda, canottiera sudata e un cappellone di paglia portato anche in piena notte. E il suo urlo cadenzato con le birre tirate fuori da un contenitore termico.

    @Leonardo: Chiedo scusa se stiamo uscendo fuori tema, ma permettimi di fare una considerazione a proposito del dormire la notte: per me la notte è viva perché sono sempre stato un nottambulo e tuttora riesco a funzionare meglio a ora tarda che in pieno giorno. Di notte ho preparato esami e tesi, di notte ho scritto lettere d’amore e pezzi, di notte ho lavorato sui miei libri e di notte ho sempre aspettato l’alba come un miracolo incommensurabile che si ripete tutti i giorni. Forse perché tanti viaggi li ho fatti di notte, per me la notte è un viaggio, un passaggio verso qualcosa di nuovo e luminoso. L’ho visto nei fari della nostra Kadett che bucavano la nebbia quand’ero bambino e l’ho rivisto in quelli della Dedra che illuminavano l’A4 ormai divenuto adulto e di ritorno dal lavoro. Ho anche imparato una cosa: la luce di quei fari mi ha insegnato che l’Italia è una bambina e che ha bisogno di essere presa per mano. Sempre.

    5 Agosto, 2009 - 15:41

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