Quando non ci sono leggi qui

Quando non ci sono leggi qui e mi trovi”: scritto a grandi lettere sul marciapiede davanti all’ingresso della scuola Di Donato di via Bixio, zona di Piazza Vittorio, Roma. – Il graffito dunque al posto della lettera. La corrispondenza era gelosamente privata e impegnativa nei contenuti. Il graffito è pubblico e appena evocativo. Non chiede che si corrisponda con altro graffito. La missiva era firmata, la scritta stradale è anonima. L’intenzione di porre un segno a rimedio della lontananza è la stessa, ma il mezzo è tutto diverso. Tranne per l’essere fatto di parole. E forse questa comunanza è più forte delle diversità.

8 Comments

  1. antonella lignani

    Mi sbaglio o qualcosa del genere avveniva già nell’antica Pompei? Nelle iscrizioni pompeiane leggiamo:

    CIL IV, 7679: Marcellus Praenestinam amat et non curatur
    Traduzione: Marcello ama Prenestina e non è considerato.

    27 Settembre, 2010 - 9:36
  2. Luigi Accattoli

    Sarebbe simile se l’autore fosse Marcellus e non invece – come tendo a pensare – un amico che lo sfotte.

    27 Settembre, 2010 - 9:52
  3. Leonardo

    La gentile Antonella Lignani (che io amo immaginare come una deliziosa signora un po’ agée, colta e raffinata, magari con un filo di perle sul golfino) ha fatto una citazione delicata e umbratile.
    Io, da quel che sono, a sentir parlare di graffiti pompeiani penso subito a «hic ego multas puellas futui», che pure ha un suo fascino …

    Ma per tornare alla scritta registrata da Luigi, che cosa vuol dire?

    27 Settembre, 2010 - 10:20
  4. Leonardo

    L’ho riletta e ho capito.
    Potenza del pregiudizio: vedendo «quando non ci sono leggi qui …», ho subito inteso (anche a causa della mancanza della virgola) “quando mancano le leggi in questo luogo” e poi il resto non mi tornava! Mi stavo già chiedendo se quell’arcana riflessione sulla latitanza del diritto fosse opera del fine giurista, invece è una semplice comunicazione tra innamorati … (Cose che succedono, ad esser troppo law and order)

    27 Settembre, 2010 - 10:34
  5. mamma

    potrebbe essere l’epitaffio sulla lapide da lasciare ai miei figli.

    27 Settembre, 2010 - 10:46
  6. Nino

    OGNI TANTO RIEMERGE UN PASQUINO.
    COSI’ IMMAGINO IL REDATTORE DELLA FRASE.

    CORRADO ALVARO LA DISSE COSI’
    :”La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. E questa disperazione avvolge il mio Paese da molto tempo”.

    27 Settembre, 2010 - 15:26
  7. questo tuo post… mi apre le cataratte della nostalgia. Quella era la scuola dei miei figli fino a pochi mesi fa… ora che stiamo facendo tanta fatica con le scuole, a Ostia… mi scende il lacrimone.

    S.

    28 Settembre, 2010 - 7:50
  8. roberto 55

    Per me sono due coinquilini dello stesso appartamento (marito e moglie, forse, o compagno e compagna, ma non necessariamente: potrebbe trattarsi anche d’altro tipo di rapporto, affettivo, ma anche no): uno dei due avverte l’altro, quando non c’è (il primo dei due), di leggere (da parte del secondo) “qui” (ove potrà trovare le indicazioni per recuperare le chiavi di casa).
    O no ?

    Buon sabato a tutti !

    Roberto 55

    2 Ottobre, 2010 - 8:13

Lascia un commento