Quei sessanta profeti disarmati che sono corsi a Bari

“E’ un segno di speranza che i vescovi dei paesi mediterranei si siano dati appuntamento per trattare dei drammi dei loro popoli invece che per dibattere ancora e sempre le questioni interne alle Chiese”: è la conclusione di un mio articolo sul raduno episcopale di Bari dal titolo “Mediterraneo frontiera di pace”, raduno avviato ieri al Castello Svevo e che andrà fino a domenica quando sarà concluso dal Papa. L’articolo è pubblicato dal “Quotidiano del Sud” e lo riporto per intero nei primi quattro commenti.

7 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Nella caduta delle speranze. Che può venire di buono da una sessantina di profeti disarmati che da ieri a domenica sono riuniti a Bari, venuti da tutte le sponde del Mediterraneo, intenzionati a farne una frontiera di pace? Non c’è da farsi illusioni, anche se l’evento domenica sarà concluso dal Papa che sicuramente scuoterà gli addormentati con qualche motto epocale di cui è maestro.
    Eppure questo appuntamento non va snobbato: perché è un fatto unico, in un tempo di caduta delle speranze. Unico come sortita dai muri mentre sempre di nuovi ne vengono alzati. Unico anche come raduno al centro del Mediterraneo – Bari rappresenta questo centro – dei cristiani dei paesi rivieraschi per cercare una via d’uscita dai venti di guerra e dal dramma del mancato sviluppo e delle migrazioni.

    20 Febbraio, 2020 - 8:33
  2. Luigi Accattoli

    Bassetti è l’invitante. “Mediterraneo frontiera di pace” è il motto dell’incontro, al quale partecipano i vescovi cattolici dei venti paesi che si affacciano su questo mare. L’iniziativa è dei vescovi italiani e il loro presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, ieri ha aperto al Castello Svevo questa quattro giorni con una relazione accorata e fiduciosa.
    Bassetti ha invitato i cattolici dell’Europa del Sud, dell’Africa del Nord e dei paesi dell’Asia minore a porsi come “profezia di unità e di pace” e come “costruttori di una nuova e paritaria cittadinanza tra musulmani, ebrei e cristiani”. A restare con decisione “dalla parte opposta rispetto a chi soffia sul fuoco dello scontro delle civiltà e del fondamentalismo religioso”.

    20 Febbraio, 2020 - 8:36
  3. Luigi Accattoli

    Politica fatta sul sangue. “È un inganno demagogico – ha detto ancora – far credere che i muri offrano garanzie: l’interdipendenza dei popoli non è una scelta ideologica buonista, è un dato di realtà che va gestito”.
    Ragionando degli “scontri terroristici e militari” del Nord Africa e del Medio Oriente, il presidente della Cei ha invitato a dire “basta a questa politica fatta sul sangue dei popoli” e a “pretendere che le controversie internazionali siano affrontate e risolte nel quadro del diritto”, avendo a guida le Nazioni Unite, ma fatte capaci di “una più forte azione”.
    Le parole più vive il cardinale le ha avute quando ha descritto il “muro economico” che divide il Mediterraneo, come “una frontiera invisibile che separa i popoli della miseria da quelli del benessere” e li fa nemici.

    20 Febbraio, 2020 - 8:37
  4. Luigi Accattoli

    Economia dell’iniquità. “Non potrà esservi pace – ha detto abbracciando nella sua veduta sia il Sud dell’Europa sia il Nord dell’Africa – senza miglioramento delle aree depresse del Mediterraneo, non potrà esservi sviluppo sostenibile senza che cambino le regole di questa economia dell’iniquità che uccide”.
    Le migrazioni le ha descritte come un dramma a doppia faccia: “esodi che impoveriscono i territori e arrivi che li destabilizzano”. E noi ci siamo dentro due volte, ha segnalato: emigrano i nostri giovani per cercare lavoro e arrivano da noi i giovani che vengono dalle terre della fame e della guerra.
    E’ un segno di speranza che i vescovi dei paesi mediterranei si siano dati appuntamento per trattare dei drammi dei loro popoli invece che per dibattere ancora e sempre le questioni interne alle Chiese.

    20 Febbraio, 2020 - 8:38
  5. Lorenzo Pisani

    Grazie, caro Luigi. In particolare per queste ultime parole sulla doppia faccia delle migrazioni… Ne parlano i demografi, purtroppo non abbastanza i politici. Dovrei dire che dovrebbe essere obbligato un esame di coscienza, anche per la comunità ecclesiale, ma ormai attardarsi sulla diagnosi può far perdere altro sulla terapia.

    20 Febbraio, 2020 - 9:22
  6. Luigi Accattoli

    Quanti martiri. Ecco i paesi dai quali provengono i sessanta profeti disarmati – li elenco partendo da Gibilterra e girando le sponde del Mediterraneo in senso orario: Spagna, Francia, Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Albania, Grecia, Turchia, Siria, Libano, Terra Santa, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Malta, Cipro. Elenco che induce a contemplazione e penitenza. Quanti martiri. Quanti santi. Quante violenze e naufragi. Tutto visto dalla Basilica di San Nicola.

    20 Febbraio, 2020 - 9:24
  7. Centofanti Giampaolo

    Vangelo 21 febbraio 2020
    Mc 8, 34-9,1

    In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro:
    «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
    Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
    Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
    Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».

    Perdere la vita dietro a Cristo significa lasciare che, in un graduale percorso, egli ci conduca nell’abbandono in lui. Siamo abituati a volere tenere tutto sotto controllo, ad avere i nostri organizzati progetti, le nostre valide aspettative. Ma quando la grazia ci aiuta a chiudere gli occhi, a mollare le redini, scopriamo di respirare, sperimentiamo una pace nuova eppure naturale. E intuiamo che proprio quel controllo che pareva darci sicurezza era la causa della nostra continua agitazione. Siamo figli di Dio, fatti per venire portati per mano da lui. Allora ci si aprono orizzonti insospettati, incontri, doni anche umani e materiali… Tocchiamo gradualmente con mano che Dio sa meglio di noi come portarci nella gioia e nella pace e anche sa meglio di noi cosa umanamente ci piace. Anche delle cose terrene infatti abbiamo una visione parziale, possiamo sovrastimare qualcosa e sottovalutarne un’altra. Veniamo liberati da angusti e distorti criteri anche sociali, del potere imperante e aperti al venire sempre nuovo del regno dei cieli. Dove la parola regno dei cieli vuol dire scoprire il vero re ma anche in modo nuovo gli altri, fuori di tanti schemi, codici di apparato. Persino Karl Marx diceva che il mondo tira su e giù secondo i propri schemi e convenienze. Ripetendo non so quanto consapevolmente tale affermazione evangelica di Gesù. Ecco il regno dei cieli è una realtà nascosta eppure l’unica vera. E Cristo non era una specie di santone fuori dal mondo sempre e solo amareggiato di tanta incomprensione. Era invece un uomo maturo, non condizionato da certa superficialità, consapevole anche della presenza di altri uomini in cammino sulla via di questo sguardo profondo. Persino capaci per grazia di riconoscere il re in un neonato mentre certe autorità non lo hanno riconosciuto nemmeno dopo la predicazione, i miracoli, la morte e risurrezione… E spessissimo tali persone sono gente ignota sulla scena del mondo. Non sono i ruoli di spicco, non il premio Nobel, il riferimento. Il regno dei cieli è un’altra cosa.

    20 Febbraio, 2020 - 19:25

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