Quel 13 aprile in sinagoga con la kippah in testa

C’era chi piangeva tra gli ebrei quando Wojtyla entrò nella sinagoga e a noi giornalisti maschi avevano dato la kippah da mettere in testa: sono le immagini più vive che conservo. Wojtyla e Toaff si abbracciarono due volte. Il papa chiamò “fratelli” quattro volte gli ebrei, che gli batterono le mani nove volte. La parola più importante di Giovanni Paolo fu quella con cui deplorò le “persecuzioni” che gli ebrei ebbero a subire nella storia da parte dei papi. – E’ l’attacco dell’articolo con cui rievoco sul Corsera di oggi la visita in sinagoga di Giovanni Paolo II il pomeriggio della domenica 13 aprile 1986. Il seguito nel primo commento.

12 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] Ecco il seguito dell’articolo annunciato nel post:
    Anche l’evento del 13 aprile di 24 anni fa cadde di domenica pomeriggio, come quello di oggi. Con me nella sinagoga c’era Elèmire Zolla, che era affascinato dal copricapo del rabbino e mi faceva domande alle quali non sapevo rispondere: “Incredibile, è più solenne del papa!” Il suo pezzo per il Corriere della Sera avrebbe avuto un incipit folgorante, a ricordo di quando l’apostolo Pietro parlò per la prima volta in Roma, per l’appunto in una sinagoga e da lì “ebbe inizio il nostro ciclo storico”.
    Il papa recitò il salmo 133 e il rabbino il salmo 124. “Com’è bello e com’è dolce / che i fratelli vivano insieme” disse Wojtyla. “Chiedete pace per Gerusalemme, / vivano sicuri quelli che ti amano” rispose Toaff. Non era solo la prima volta che un papa entrava in una sinagoga, ma era anche la prima preghiera pubblica di un papa con un ebreo.
    A sorpresa Giovanni Paolo chiamò “fratelli” gli ebrei, anzi: “fratelli maggiori”. “ Cari amici e fratelli ebrei e cristiani” disse iniziando il discorso. Poi ricordò l’apertura ai “fratelli ebrei” di Giovanni XXIII. Insistendo sul legame tra ebraismo e cristianesimo esclamò: “Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori”. Infine invitò ebrei e cristiani di Roma a una convivenza “animata da amore fraterno”.
    Il massimo degli applausi l’ebbe quando deplorò le persecuzioni: “Ancora una volta, per mezzo mio, la Chiesa deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo da chiunque. Ripeto: da chiunque”.
    Non nominò i papi che furono responsabili di maltrattamenti degli ebrei, ma quella ripetizione delle parole “da chiunque” stava appunto a chiarire che il riferimento era anche a loro. Poco prima, del resto, aveva parlato il presidente della Comunità ebraica di Roma Giacomo Saban ricordando i papi che facevano bruciare i libri ebraici e Paolo IV che istituì il ghetto nel 1555, riducendo gli ebrei “a miseria economica e culturale, privandoli di alcuni dei più fondamentali diritti”.
    Dopo che il papa se ne era andato, rientrando nella sinagoga Toaff si incontrò con don Vincenzo Paglia, oggi vescovo di Terni e allora parroco di Santa Maria in Trastevere: “Non sembra un sogno?” gli chiese. “E’ un sogno dal quale non mi voglio svegliare” gli rispose don Paglia.
    Luigi Accattoli

    17 Gennaio, 2010 - 9:38
  2. Leonardo

    «Elèmire Zolla, che era affascinato dal copricapo del rabbino»: tipico. (Zolla, non il copricapo)

    17 Gennaio, 2010 - 10:59
  3. roberto 55

    “Se il Signore non costruisce la casa,
    invano vi faticano i costruttori.
    Se il Signore non custodisce la città,
    invano veglia il custode.
    2 Invano vi alzate di buon mattino,
    tardi andate a riposare
    e mangiate pane di sudore:
    il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.
    3 Ecco, dono del Signore sono i figli,
    è sua grazia il frutto del grembo.
    4 Come frecce in mano a un eroe
    sono i figli della giovinezza.
    5 Beato l’uomo che ne ha piena la faretra:
    non resterà confuso quando verrà a trattare
    alla porta con i propri nemici.”.

    (Salmo 126 – Canto delle Ascensioni, di Salomone).

    Reduci, stamane, dal banchetto di nozze, a Cana, ora andiamo ad accompagnare, anche con la preghiera, il nostro Papa all’incontro con i nostri “fratelli maggiori”.

    Buon pomeriggio a tutti !

    Roberto 55

    17 Gennaio, 2010 - 13:58
  4. E’ da poco terminato il discorso del Papa.
    La storia insieme ai fratelli maggiori continua…..

    17 Gennaio, 2010 - 17:55
  5. Francesco73

    La parte finale è stata molto intensa, mi sono pure commosso.

    17 Gennaio, 2010 - 18:13
  6. Leonardo

    Ho ascoltato il discorso di Pacifici, che mi è sembrato molto politico e a tratti inopportuno, poi visto che c’erano altri interventi ho ripreso a leggere e quando sono tornato davanti alla televisione il papa aveva ripreso a parlare credo già da un paio di minuti, quindi non posso esserne sicuro, ma mii pare che l’equivoca espressione “fratelli maggiori” non sia stata mai pronunciata.

    17 Gennaio, 2010 - 18:25
  7. roberto 55

    No, non è stata pronunciata (se non m’è sfuggita: ma non credo): è stata, però, e più volte, richiamata, sia dai “padroni di casa” che dal nostro Papa, l’espressione “fratelli” e gli aggettivi “fraterno/fraterni/etc.”.
    Il discorso di Riccardo Pacifici è stato, sì, il più “forte”, forse pure il più “politico”, ma non m’è sembrato “inopportuno” (in quale passaggio lo sarebbe stato, Leo ?): ho, comunque, notato accenti diversi tra gli interventi di Pacifici, dell’Avvocato Gattegna (quello che m’è restto meno impresso) e del Rabbino Capo Di Segni (che ha richiamato il valore del Concilio Vaticano II, e, in particolare, della sua Costituzione Apostolica “Nostra Aetate”, quasi come una “conditio sine qua non” del dialogo interreligioso e che ha, poi, accennato al “silenzio dell’uomo” che “ci interroga, ci sfida e non sfugge al giudizio”, e penso si riferisse a Papa Pio XII).
    Su Pio XII il nostro Pontefice ha, come dire ?, “glissato”: m’è parso interessante lo svolgimento delle sue argomentazioni ove ha raccolto lo spunto del Rabbino Di Segni in tema di ambiente e di difesa del Creato.
    Seppur con meno vigore rispetto al suo predecessore, il nostro Papa ha, però, cercato con tenacia e pazienza di valorizzare in tutte le sue parole “ciò che ci unisce” rispetto a “ciò che ci divide”.
    Queste le mie prime impressioni dall'”ultimo banco”: ai molti che ne sanno molto più di me le più accurate ed approfondite valutazioni di quest’importante giornata.

    Buona serata !

    Roberto 55

    17 Gennaio, 2010 - 19:06
  8. Marcello

    Caro Leonardo,
    “Ecco, com’è bello e com’è dolce
    che i fratelli vivano insieme!” (Sal 133)
    … con questo salmo ha iniziato il suo discorso il papa.

    Gli ebrei -ha detto il papa- sono nostri fratelli. Maggiori o minori cambia poco. L’espressione non ti piace lo dici da tempo, ma non è equivoca. Semmai è equivoco il tuo giudizio su questa espressione (scusa la durezza, ma il tema mi appassiona).

    E poi il papa ci ha ricordato quello che noi cristiani crediamo:

    “La nostra vicinanza e fraternità spirituali trovano nella Sacra Bibbia – in ebraico Sifre Qodesh o “Libri di Santità” – il fondamento più solido e perenne, in base al quale veniamo costantemente posti davanti alle nostre radici comuni, alla storia e al ricco patrimonio spirituale che condividiamo. E’ scrutando il suo stesso mistero che la Chiesa, Popolo di Dio della Nuova Alleanza, scopre il proprio profondo legame con gli Ebrei, scelti dal Signore primi fra tutti ad accogliere la sua parola (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 839). “A differenza delle altre religioni non cristiane, la fede ebraica è già risposta alla rivelazione di Dio nella Antica Alleanza. E’ al popolo ebraico che appartengono ‘l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne’ (Rm 9,4-5) perché ‘i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!’ (Rm 11,29)” (Ibid.).”
    http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=349951

    17 Gennaio, 2010 - 19:55
  9. Una curiosità.
    Spulciando il bel discorso di Benedetto XVI, proprio alla fine egli parla di:

    ” comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell’umanità in questo mondo creato da Dio, l’Onnipotente e il Misericordioso.”

    Attirerei in particolare l’attenzione su:
    “l’Onnipotente e il Misericordioso”

    Nelle Scritture non troviamo mai i due aggettivi così di fila.
    Così come non troviamo mai l’articolo davanti a “Misericordioso”.
    Tale modo di dire è tipico dell’altra religione monoteista, di cui alcuni esponenti erano presenti in Sinagoga…..

    17 Gennaio, 2010 - 21:08
  10. Leonardo

    Tra «fratelli» e «fratelli maggiori» c’è moltissima differenza. Fratelli, tanto per dire, siamo con tutti gli appartenenti alla famiglia umana.

    17 Gennaio, 2010 - 21:30
  11. “ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo”…
    “chi si abbasserà sarà innalzato”…

    Come è diverso il giudizio di Dio da quelli che sono i canoni del giudizio del mondo…
    eppure conformarsi alle scritture (e all’essere cristiani) vorrebbe che aspirassimo ad essere sempre minori….. vedi S. Francesco….

    17 Gennaio, 2010 - 21:40
  12. Marcello

    Hai ragione, Leonardo.
    Ma -se non ricordo male- a te preoccupa anche quella definizione di “fraternità spirituale” che oggi è stata affermata dal papa. Non avevi scritto tempo fa -posso sbagliare- che avresti preferito definire gli ebrei “cugini”?

    17 Gennaio, 2010 - 21:49

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