Ratzinger: “Faccio quanto posso fare”

La viva conversazione che il papa ha avuto giovedì 31 agosto con i preti della diocesi di Albano ha questa riflessione sul vescovo di Roma: “Ognuno di noi ha momenti in cui può scoraggiarsi davanti alla grandezza di ciò che bisognerebbe fare e ai limiti di quanto invece può realmente fare. Questo riguarda anche il Papa. Che cosa devo fare in quest’ora della Chiesa, con tanti problemi, con tante gioie, con tante sfide che riguardano la Chiesa universale? Tante cose succedono giorno per giorno e non sono in grado di rispondere a tutto. Faccio la mia parte, faccio quanto posso fare. Cerco di trovare le priorità”. Un anno addietro, parlando ai vescovi tedeschi durante la visita a Colonia, aveva detto, di fronte alla difficoltà della Chiesa con i giovani: “Che cosa dobbiamo fare? Non lo so”. Tutto possiamo attenderci da un papa che conosce la propria debolezza, perché si affiderà allo Spirito e non a quanto ha nella bisaccia.

9 Comments

  1. Francesco73

    E’ così bella questa capacità di Benedetto di stare nella misura dell’accostabilità, della confidenza sincera del suo animo sacerdotale. Sembra quasi fare da contrappunto a tutto quel che i giornali scrivono sulla minore accessibilità del Papa rispetto al passato: stop agli inviti alla Messa nella cappella privata, a colazione, a pranzo. Udienze riservate ridotte di numero e di durata. Taglio drastico dei baciamano e delle foto opportunity a margine dei grandi incontri.
    E poi lui che fa? Trova questa formula del dialogo semplice, della condivisione fraterna dei propri pensieri, persino dei propri dubbi. Soprattutto quando è prete tra i preti. Di Benedetto, come Papa, ho sempre pensato questo, in senso tutto positivo: è integralmente prete, ha la capacità del parroco di incontrare le persone nella modestia, nella ferialità.
    Spero che le analisi giornalistiche, le ricostruzioni delle sue scelte, non favoriscano interpretazioni dannose, non gettino zizzania nel campo. Ieri, ad esempio, Messori sul Corsera non mi è proprio piaciuto, mi è parso persino maldestro. E dire che lo stimo molto.

    3 Settembre, 2006 - 11:45
  2. Inoltre, illustrando la figura di San Gregorio Magno, Papa e Dottore della Chiesa (540ca – 604), il nostro attuale Pontefice (durante l’Angelus del 03.09.06) sembra voler ricordare a se stesso i compiti principali a cui è chiamato il Papa. Non è la prima volta che Benedetto XVI si sofferma a considerare l’«umiltà» come l’elemento principale del suo pontificato. “Non è veramente umile – citando S. Gregorio Magno – colui che capisce di dovere stare alla guida degli altri per decreto della volontà divina e tuttavia disprezza questa preminenza. Se invece è sottomesso alle divine disposizioni e alieno dal vizio dell’ostinazione ed è già prevenuto con quei doni coi quali può giovare agli altri, quando gli viene imposta la massima dignità del governo delle anime, egli col cuore deve rifuggire da essa, ma pur contro voglia deve obbedire” (Regola pastorale, I, 6)???.

    3 Settembre, 2006 - 15:15
  3. Devo dire che questo aspetto di “understatement”, di quieto lavoro quotidiano presentato come quello di una persona normale, con un compito importante in cui confida nell’aiuto di Dio inizia a farsi molto sensibile e probabilmente può far breccia anche nell’uditorio più diffidente – cattolico e forse non solo. E’ un aspetto che, obiettivamente, ha qualcosa di quietamente rivoluzionario, anche perché mi sembra che proceda direttamente dall’interiorità del papa, non abbia cioè nulla di mediatico.
    La stampa, temo, sarà l’ultima (nel complesso) a capirlo perché agisce molto per clichés – e i clichés wojtyliani sono duri a morire anche perché giornalisticamente molto redditizi. Pazienza.

    4 Settembre, 2006 - 10:26
  4. Francesco73

    Caro Luca, i clichès sono duri a morire, hai proprio ragione.
    Certo, il trattamento riservato a Sodano sul Corsera mi è sembrato ingiusto, ingeneroso, anche un pò volgare. E ti parla uno che non ha particolari ragioni di simpatia e tantomeno vincoli di qualsiasi genere con il cardinale astigiano.
    Qui – se me lo consenti – gioca però un clichè antiwojtyliano. Ne abbiamo già parlato. Per parlar bene delle scelte di Benedetto, si squalificano di fatto quelle del predecessore, un pò rendendosene conto e un pò no. E allora è tutta una fiera di confronti sottintesi: sobrietà contro spettacolo, understatement contro protagonismo, pulpito contro palconscenico, pastoralità contro grande politica, piccolo gregge contro folle oceaniche, pastori contro diplomatici, teologi contro burocrati, persino uffico stampa contro portavoce…
    Mi chiedo se – da cristiani – sia questo il modo migliore per amare la Chiesa.
    Ne dubito assai, perchè alla fine si producono danni culturali, di visione, più che scalfitture all’immagine di questo o di quello.

    4 Settembre, 2006 - 11:14
  5. I cliché wojtyliani si possono giocare pro-Wojtyla o pro-Ratzinger, o a favore di nessuno dei due o di entrambi, ma il risultato è sempre quello di adoperare strumenti inefficaci a una buona comprensione della realtà. Ovviamente questo sbaglio lo possono fare anche i cattolici… ed è ancora peggio perché in questo modo ci dimostriamo ancora schiavi delle nostre rispettive visioni culturali ed incapaci di vedere la Chiesa con occhi di Chiesa.

    4 Settembre, 2006 - 12:05
  6. Maria Grazia

    Cari Amici,Luca ha colpito nel segno quando dice che i fedeli e anche i non cattolici capiranno le ragioni di Benedetto prima della stampa nel suo complesso.E’ vero che la rivoluzione del Papa non è mediatica,però è sottile e intelligente e penso che farà breccia.
    Non prendiamocela poi con Messori se per una volta un giornalista difende Benedetto XVI.Di solito gioca il clichè antiratzingeriano e quindi mi fa piacere una volta tanto sentire tessere le lodi di Ratzinger.Non dimentichiamoci che Messori conosce personalmente il Papa e con Lui ha scritto un libro.Vorrei che non si facessero più confronti fra i due Papi,ma spesso sono i giornali che insistono e uno si trova costretto a scegliere fra l’uno o l’altro.Peccato.
    Saluti,Maria Grazia.

    4 Settembre, 2006 - 12:30
  7. Francesca Benucci

    Mi scuso con gli utenti del blog e soprattutto col signor Accattoli ma ultimamente il mio pc ha seri problemi e anche ora mi ha lasciata in panne…….. non ho ancora capito la causa, la cosa buffa e’ che come decido di cercarla lui va benissimo così desisto…. non appena si visualizzara’ il mio messaggio provvedero’ a completarlo e correggerlo se poi non dovesse proprio arrivare lo riscrivero’ non e’ purtroppo la prima volta che capita ma non so davvero che farci vi chiedo ancora scusa!!!!
    La cosa consolante e’ che almeno quando chiedo venia non si blocca!!!!!!!!!!!!!!
    A piu’ tardi Francesca!!!!

    4 Settembre, 2006 - 16:39
  8. Francesca Benucci

    Vedo che non e’ arrivato……
    Riallacciandomi a Maria Grazia volevo dirvi che anche secondo me i paragoni sono sbagliati, non proficui e forvianti, soprattutto alla luce del grande legame che ha unito Giovanni Paolo II e il cardinale Ratzinger.
    Abbiamo avuto un grande Papa con Wojtyla e ne abbiamo uno altrattanto grande con Benedetto XVI, magari hanno due modi diversi di “fare il Papa” ma non e’ detto che l’uno sia giusto e l’altro sia sbagliato, sempre i Papi sono diversi ma spesso la loro grandezza sta proprio nella diversita’.
    Chi ha amato, ama e ha nostalgia di Giovanni Paolo II dovrebbe tenere a mente che spesso dietro di lui c’e’ stato il cardinale Ratzinger e chi ama Benedetto XVI dovrebbe tenere a mente che dentro di lui c’e’ il venerato predecessore.
    Ai giornalisti amanti dei paragoni per lo piu’ a coloro che scrivono questi stessi paragoni col chiaro intento di colpire Benedetto XVI criticandolo su tutto cio’ che fa o decide, su come si comporta, su quanto dice o pensa, insomma un po’ su tutto, coloro per i quali ogni scusa e’ buona, e lo e’ sempre stata anche in passato, per attaccarlo, vorrei ricordare che colui che spesso vogliono far apparire come migliore in piu’ di una occasione e’ uscito in prima persona per difendere il suo amico, il suo cardinale, il suo prefetto e che Ratzingetr e’ il solo definito da Wojtyla come “amico fidato”, nel rispetto di questa grande amicizia e della loro splendida collabiorazione, dovrebbero smettere anzi non avrebbero in verita’ nemmeno dovuto iniziare. Come non ricordare l’Angelus in cui Giovanni Paolo II se non sbaglio poco dopo la Dominus Jesus difese Ratzinger in prima persona???!!!!!
    All’incirca era questo che avevo scritto certo e’ quello che penso sull’argomento, scuasandomi ancora a nome del mio pc vi saluto tutti caramente soprattutto il signor Accattoli ringraziandolo anche per la sua pazienza!!!!!
    Francesca

    4 Settembre, 2006 - 17:03
  9. Luigi Accattoli

    Francesca, il pc le sia leggero! Luigi

    4 Settembre, 2006 - 17:23

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