Ricordati che sei polvere

Mercoledì sono andato a prendere le Ceneri nella nostra antica cattedrale di Arezzo con in braccio Virginia, una nipotina di otto mesi. Il parroco ha dato la cenere prima alla bambina e poi a me: non me l’aspettavo, non avevo pensato che Virginia potesse avere bisogno di quel segno. Ha usato la formula medievale che è quasi violenta se rivolta a una creatura che non ha un anno: Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai. Sul momento ci sono restato male, ma che modi! Poi ho riflettuto e sono uscito dalla chiesa quasi lieto di quel segno che mi riportava alla giusta posizione di una creatura limitata, che non ha motivo di dimenticare la polvere da cui è tratta neanche se ha visto i figli dei figli“: così ha parlato ieri a Terni – a una tavola rotonda da me presieduta – Franco Vaccari, fondatore dell’associazione “Rondine Cittadella della pace”. La tavola faceva parte di un convegno dell’Azione cattolica nazionale su “Il coraggio di scegliere tra responsabilità e speranza“. Con Franco Vaccari c’erano il vescovo di Terni Vincenzo Paglia, Giuliana Chiorrini e Maria Concetta Scaglione, moglie e madre di Carlo Urbani. 

49 Comments

  1. lycopodium

    “Spes contra spem” ma anche e soprattutto “Spe salvi”.

    11 Febbraio, 2008 - 6:37
  2. neapolis

    credo che il problema sia proprio questo sentirsi continuamente coinvolti.
    Coinvolti nel senso di riuscire a cambiare se stessi.
    Coinvolti magari anche solo nel sapersi fermare anziché fare furbizie o piccole prepotenze pur di ottenere qualcosa.
    Cambiare, in definitiva, nel senso di praticare l’uguaglianza e la fratellanza, e la libertà, anziché inchinarsi a chi è potente mentre si tratta con sufficienza chi non ci può dare nulla.

    11 Febbraio, 2008 - 9:07
  3. Anastasio

    personalmente preferisco la formula nuova “convertiti e credi al Vangelo”. per due motivi:
    1) meno importante, di opportunità: troppo spesso negli ultimi tempi sembra che in varie parti della Chiesa si voglia insinuare che il post-concilio sia una sorta di “tradimento” della “vera” fede e della “vera” cristianità; se ci sono state delle modifiche ai testi liturgici ci sono state per dei motivi e un discernimento da parte dei nostri pastori e non è accettabile per un cristiano gettare disprezzo su questi;
    2) più importante, teologico: la prima formula (tratta dalla Genesi) ha un carattere statico, indica ciò che siamo ora; la seconda (tratta dai Profeti -teshuvà, il ritorno- e dalla parola di Gesù stesso, indica ciò che dobbiamo divenire, è dinamica. E’ la luce che si vede in fondo al tunnel che dà sia la consapevolezza di stare al buio sia la forza e la direzione del cammino. Saper e solo di stare al buio è solo fonte di disperazione. Molti Santi – fra tutti si veda S. Caterina da Siena – hanno sottolienato che Dio ci rivela insieme il nostro peccato e la sua misericordia. Così ha fatto sulla Croce, dove la lancia del soldato (cioè tutti noi) aprono la fonte gratuita di salvezza dell’acqua e sangue di Gesù.

    11 Febbraio, 2008 - 11:15
  4. Anastasio, mi ricordi quando al liceo classico scoprii che c’era uno studente con un cognome terribile e bellissimo al tempo stesso:
    Athanassiadis – immortale se non sbaglio

    11 Febbraio, 2008 - 11:33
  5. Anastasio

    bellissimo ! ma veramente Anastasio vuol dire “risorto”, quindi direi proprio il contrario, dato che per risorgere bisogna prima morire e morire non serve a nulla se non si risorge … (come diceva San Paolo, saremmo i più stolti della terra senza resurrezione…)

    11 Febbraio, 2008 - 12:05
  6. adriano

    Caro Luigi,
    perché non aggiorni la sezione “conferenze e dibattiti” del blog? Non dico che da Sassuolo sarei venuto a Terni a sentirti, ma se capitassi più vicino non mi piacerebbe impararlo a cose fatte…
    Adriano

    11 Febbraio, 2008 - 12:39
  7. Anastasio, certo, l’associazione era per assonanza non per significato.
    A proposito di convertirsia vita nuova (che per molti di noi dopo la 40esima volta che lo si sente inizia a perdere sapore), copio e incollo da altrove per chi non l’avesse visto, Benigni sui Vangeli:
    “Come si fa a non restare affascinati dalla figura di Gesù Cristo? Si legge il Vangelo e ci si chiede ‘chi è questo qui?’. Io lo leggo per piacere – leggo anche altri libri della Bibbia come quello della Sapienza – ma resto sconquassato dal Vangelo, basta un rigo delle parabole. Ha una forza spettacolare, viene da alzarsi in piedi sulla sedia… C’è dentro una violenza che ti mette le ali. Una forza che ti scarabocchia tutta la vita. Perché ti dice che puoi sempre ricominciare da capo. Ti mette nella condizione di fare ognuno la rivoluzione dentro te stesso. Prima che arrivasse Gesù il rapporto con Dio era fatto di dolore e lui se l’è preso tutto su di sé. Per me è una cosa sconcertante“.

    11 Febbraio, 2008 - 15:25
  8. Sumpontcura

    Ad Anastasio (a proposito dell’intervento delle ore 11:15)

    “Se ci sono state delle modifiche ai testi liturgici ci sono state per dei motivi e un discernimento da parte dei nostri pastori e non è accettabile per un cristiano gettare disprezzo su questi”. Per quanto mi riguarda, non fa una piega. Ma giriamola in quest’altro modo: i testi liturgici del passato sono stati scelti, elaborati e rifiniti con altrettanto discernimento da parte di pastori non meno generosi e santi, e non sarebbe accettabile per un cristiano gettare disprezzo su quelli.
    In altri termini: io trovo pienamente convincente la tesi ratzingeriana della continuità fra pre e post concilio.

    11 Febbraio, 2008 - 16:18
  9. Sumpontcura

    In particolare: se si fa una questione di opportunità, nel giorno detto delle “ceneri” è forse quanto mai opportuno spiegare ai fedeli il significato della denominazione.
    La frase rituale di una volta, pronunciata solennemente in apertura di tempo quaresimale, ricordava a ciascuno – anche a quei fedeli che fino alla mezzanotte precedente avevano folleggiato (nel senso letterale del termine) nei divertimenti e nei piaceri del carnevale – di che sostanza fosse fatto quel corpo che tante soddisfazioni di dubbia provenienza aveva provocato nei giorni “grassi” immediatamente precedenti.
    Oggi, almeno in Italia, il carnevale, nella sua opposizione paganeggiante al periodo di penitenza del tempo di Quaresima, non esiste più di fatto. Per molti, troppi, è carnevale tutto l’anno; e parlare di penitenza, astinenza e digiuno sembra roba da marziani (o da musulmani).
    Anche per questo motivo, a me sembrano ugualmente opportune ambedue le formule, la vecchia e la nuova: per quei pochi che il mercoledì delle Ceneri siano andati a Messa.

    11 Febbraio, 2008 - 16:31
  10. Sumpontcura

    “Ricordati che sei cenere…”

    Per analogia, mi viene in mente un brano di Leonardo Sciascia (“Todo modo”, 1974), irrispettoso e anticristiano nella forma ma non, a me pare, nella sostanza. Il narratore, un agnostico di sinistra inquieto e insoddisfatto, è a colloquio – dopo il primo delitto, verificatosi durante la recita del Rosario nel corso di Esercizi Spirituali – con un commissario di polizia a due mesi dalla pensione, e parlano di un prete potentissimo, intrigante, coltissimo:

    – Molto intelligente, sì; terribile; straordinario… Ma guardi: se lo avessi tra le mani per ventiquattro ore, ad interrogarlo come dico io, come so io, don Gaetano vomiterebbe l’anima sua, se anima ha… E non pensi, per carità!, a maltrattamenti, a torture… Lo farei soltanto scendere dal piedistallo, gli farei soltanto sentire che per me lui sta alla pari del ladro di galline, del debosciato pescato coi suoi tre grammi di eroina in tasca… Quando uno che si crede potente entra in un posto di polizia e si sente ordinare di togliersi le stringhe dalle scarpe e la cintura dai pantaloni, crolla, mio caro amico, crolla che lei non se lo immagina nemmeno.
    – Anche don Gaetano?
    – Anche don Gaetano, e il papa, e domineddio… Provi a immaginare la scena: il posto di polizia, una stanza squallida come la mia, quel tipico odore che Gadda fa sentire così indelebilmente e che assale le narici ogni volta che si parla di polizia (e lo sento anch’io nonostante gli anni di assuefazione); dietro la scrivania il commissario che non si alza, che non fa il minimo gesto non dico di ossequio ma di saluto; il brigadiere in piedi, che con indifferenza o addirittura disprezzo dice “signor Montini, si tolga le stringhe dalle scarpe e la cintura dai pantaloni”… la fine, mio caro amico, la fine.

    11 Febbraio, 2008 - 16:54
  11. ignigo74

    @sumpontcura
    Non posso non ringraziare per il diretto Sciascia e l’indiretto Gadda: un mirabile caleidoscopio di giganti, un passaggio davvero quaresimale.

    Nel rito ambrosiano non esiste il mercoledì delle ceneri.
    Tutto comincia con i vespri della prima domenica di quaresima, durante i quali si impongono le ceneri. C’è l’uso di imporre le ceneri al termine di ogni messa domenicale, durante la prima domenica di quaresima, ambrosianamente parlando. Quindi, di gente, ce n’è. Un sacco: Milano in questo è davvero esemplare.

    Montini, Martini… i frutti si vedono.

    11 Febbraio, 2008 - 18:07
  12. Anastasio

    Entrambe le formule sono corrette, ma – come si può leggere nell’omelia del Card. Tomko citata – esprime meglio il punto di arrivo della conversione. Ma, caro Sumpontcura, il discorso sulla continuità che certi “tradizionalisti” invocano è viziato alla base, perchè proprio la continuità indica che la modifica è fatta non per cancellare un contenuto, ma per dirlo meglio, in modo più aderente al linguaggio e ai bisogni del tempo e al sensus fidei che si affina e migliora con il tempo, grazie alla ricerca dei Teologi e degli storici (ah, dimenticavo che per i certi “tradizionalisti” i teologi sono tutti atei, eretici o indemoniati …). Proprio chi riconosce la validità delle scelte dai nostri presuli oggi, può riconoscere anche le validità delle scelte che i presuli del passato hanno fatto nel loro tempo. E’ chi non riconosce la bontà della Chiesa di oggi che cerca i segni di una rottura e usa il passato come chiave di giudizio del presente, separando e scartando ciò che non gli piace.

    Per quanto riguarda infine il Carnevale, c’è chi lo vive come esercizio di vizio e violenza, ma c’è anche chi vi vede solo il sano valore della festa e della vita. Nella scuola materna di mia figlia, di cattolicissime suore, hanno fatto la festa, le maschere, i dolci … e nessuno è caduto in peccato mortale per questo. Io personalmente non sento molto questa festa e alcuni suoi aspetti mi danno fastidio, ma al di là di una sana prudenza e del primato di Dio nella nostra vita credo non ci sia niente di male se l’uomo gode dei giorni che Dio stesso ci dà su questa terra.

    11 Febbraio, 2008 - 18:21
  13. Passatemi questa: il bello di questo blog è che si può essere buonini come in un discorso di Veltroni senza per questo essere anche stucchevoli…
    😉

    11 Febbraio, 2008 - 18:27
  14. ignigo74

    @alessandro
    guarda, io non ho mai votato a sinistra, mai.
    Però, quello che tu dici buonino un pò per dirgli – mi pare e scusa se sbaglio, stupidino – non candida Cuffaro capolista al Senato, nè ha un caso Mele, nè un Cesa che delira fantasmatico, nè un Casini che è di qua o di là, nè – dulcis in fundo – un Mastella che è tornato a casa, la “casa della democrazia cristiana”.
    Non mi dite la butti sempre in politica perchè vi rispondo E’ VERO.
    Tra l’altro: se c’è qualche lettore del blog membro dell’Udc, risponda a me, che sono un elettore della prima ora e ora sono NAUSEATO da chi ho votato.

    11 Febbraio, 2008 - 18:52
  15. Sumpontcura

    Caro Atanasio,
    purtroppo non sono riuscito a collegarmi al sito da te suggerito, ma la tua sintesi e mediazione mi trova del tutto concorde.
    Sulla continuità: chiarisco subito che per me (come diceva il defunto card. Siri) i documenti del Concilio Vaticano II vanno letti stando in ginocchio. Sulla riforma liturgica – che non sempre, mi darai atto, è aderente alla lettera e allo spirito della “Sacrosanctum Concilium” – sono fondamentalmente d’accordo con te sulla buona fede di chi l’ha pensata, articolata e attuata: certo che l’intento era quello di spiegare meglio certe formulazioni, adeguandole alla sensibilità nuova e ai risultati della ricerca storica e teologica. Ma a quarant’anni di distanza si potrà ben trarre qualche conclusione, proponendo i diversi punti di vista purché sempre con umiltà, nella fedeltà al Magistero e nell’obbedienza al Sommo Pontefice!
    Qualche errore probabilmente fu fatto (e d’altra parte chi non fa errori? Solo chi sta fermo non sbaglia, dicono: sbagliando!). E correggerli, quarant’anni dopo, per un Pastore è non solo lecito ma doveroso. Questo sia detto in generale, senza alcun riferimento alla formula liturgica dell’imposizione delle Ceneri.
    Sul carnevale, hai perfettamente ragione: servite Domino in laetitia! Ma io facevo riferimento al significato paganeggiante della festa (oggi peraltro praticamente scomparso).

    A Ignigo74: adesso ho capito perché ogni tanto dài sull’incavolato. Uno che ha votato quelle certe persone ha tutti i buoni motivi per snocciolare “giaculatorie” liberatorie. (Peraltro, io – che ho sempre dato il mio voto a partiti molto distanti dall’Udc – non è che sia stato buggerato il modo molto diverso, sai? E allora, forza con le giaculatorie, intese proprio nel senso letterale!).

    11 Febbraio, 2008 - 19:23
  16. Fermi tutti: io ho pure ritirato il certificato di fondatore del PD, ma lasciatemi divertire un po’.
    Domenica stavo male e mi sono beccato la predica del Walter alle 11 e il mio senso dell’umorismo ne ha attinto a piene mani.

    11 Febbraio, 2008 - 21:18
  17. lycopodium

    Ok per il significato teologico, ma la liturgia non è solo “teologia pregata” ma anche rito (la teologia, come diceva il card Kasper, è “liturgia pensata (in ginocchio)”; se è “rito” tanto più è tale quanto armonizza i vari “codici” sensoriali e quando sono armonizzati i codici avviene un’ “evidenza”; la formula antica realizzava questo equilibrio, nel corpo e nello spirito; con la nuova formula (un passepartout) l’equilibrio è “nel pensiero” e – solo volontaristicamente – nel segno.

    11 Febbraio, 2008 - 23:26
  18. La Quaresima si è persa e il Carnevale ha perso il suo senso. Qualcosina sui due l’ho scritto qua e là nel mio blog.

    Non vedo contraddizioni né farei classifiche tra le due formule per l’imposizione delle ceneri, ci stanno bene l’una e l’altra. La necessità della conversione e la creaturalità, suo presupposto ontologico. Non trovo inopportuno quel po’ di morte che la formula – assieme al segno della cenere – ci ricorda: è la stessa morte che affiora dal digiuno e dalla rinuncia. Fosse pure a dosi piccole, omeopatiche, è necessaria.

    A Sumpontcura: le cose più transeunti della riforma liturgica le trovo, opinione personalissima, in qualche orazione che la traduzione ha alquanto depotenziato, e in qualche intercessione/invocazione della Liturgia delle ore che per aver voluto fare “moderna” ora appare terribilmente invecchiata; così pure per qualche inno e qualche sequenza. Francamente, perdite ben piccole.

    Politicamente siamo una ben stramba banda qui dentro, ragazzi.

    11 Febbraio, 2008 - 23:28
  19. Devo dire che – tra me e ignigo – c’è un dato in comune: che anche se si sta da una parte non lo si fa perinde ac cadaver o per dogma di fede….

    Ma certo, parlo delle scelte politche, cosa avete capito!

    12 Febbraio, 2008 - 0:13
  20. ignigo74

    Però a santa madre chiesa voglio molto bene, perinde ac cadaver (vivens… se possibile). E’ appena finito Benigni-tutto Dante alla tele: ma perchè, dico io, ma perchè non abbiamo nemmeno un vescovo uno striminzitissimo vescovo con questa passione quando parla di Grazia, di Maria, di Dio…?

    12 Febbraio, 2008 - 0:46
  21. Anastasio

    lycopodium dice : “la formula antica realizzava questo equilibrio, nel corpo e nello spirito; con la nuova formula (un passepartout) l’equilibrio è “nel pensiero” e – solo volontaristicamente – nel segno.” ma che vuol dire ? l’unica “evidenza” qui è un avvitamento mentale separativo e oppositivo (quindi “diabolico”) e tendenzialmente autistico…
    Per LucaGrasselli: sono d’accordo, non c’è contrapposizione nè classifiche, a patto però di non idolatrare la morte e neanche la stessa conversione. Perchè non è la prima che ci salva e neanche la seconda, intesa come atto di merito della santificazione. La morte non è omeopatica, la morte è brutta, la morte delle madri fa piangere i bambini e quella dei bambini fa piangere ancor più le madri, la morte spesso è data dall’uomo all’uomo, la morte ha fatto tremare nostro Signore stesso che l’ha vinta ed è il nemico ultimo. Alle fine dei giorni sul monte del Signore sarà eliminata per sempre e asciugata ogni lagrima. Se il rito ce la ricorda è solo per farci vedere quanto è oppressivo e potente questo definitivo Faraone e quanto Sangue (tutto) è costato all’Agnello pasquale. Per questo la conversione non è una nuova forma di opera della Legge che non salva, ma immersione (Battesimo) pasquale nel Sangue dell’Agnello, passaggio del mar Rosso che il suo “emittit Spiritum” – e solo esso – apre per noi.

    12 Febbraio, 2008 - 0:58
  22. lycopodium

    @ anastasio
    Grazie, davvero grazie per le belle parole che mi ha rivolto; c’è forse un equivoco di fondo: non mi illudo di essere letto e ricordato dagli altri partecipanti, ma ribadisco che NON ho MAI (qui e altrove) inteso opporre – nella sostanza – l’antico e il nuovo della liturgia cattolica; così il mio intervento non era “nel merito” del valore teologico della nuova formula, mi sono solo limitato al “metodo” del suo inserimento in un preciso contesto rituale; e il rito, come “carne” della liturgia (caro salutis cardo!), richiede aderenza e solidarietà tra i codici; un esempio: altro è dire, come fa la preghiera eucaristica 5°, “donaci lo Spirito dell’amore, lo Spirito del tuo Figlio” e altro è dire, come altre, tipo la 2°, fanno: “per la comunione al corpo e al sangue del tuo Figlio, lo Sprito santo …”. La 5° parla in termini non rituali, quasi a-rituali, la 2° collega inscindibilmente il ricevere lo Spirito Santo all’atto liturgico di mangiare e bere il corpo e il sangue dell’Agnello immolato.
    Forse il problema, magari, è quello di una rimozione dell’aspetto “rituale” della fede, rimozione che tende a ricodificare ogni liturgia come “legge” e non come “opera trafiguratrice dello Spirito”. Spero, in spirito di comunione, proprio di no.

    12 Febbraio, 2008 - 7:20
  23. ignigo74: riscopriamo il bello del laicato!
    Quello che parla con l’entusiasmo di Benigni di Dio, anche se il clero non è entusiasmante.
    Non aspettiamo che qualcuno ci entusiasmi, entusiasmamoci da soli, che ne siamo capaci.
    E siamo fedeli, ma non pensiamo alla fedeltà in senso passivo, ma creativo.
    In fondo anche il bello della politica è partecipare per costruire qualcosa di meglio, non aspettarsi che ci cada dall’alto, nè pensare che ci sia la perfezione o niente.

    12 Febbraio, 2008 - 8:07
  24. “a patto però di non idolatrare la morte e neanche la stessa conversione. Perchè non è la prima che ci salva e neanche la seconda, intesa come atto di merito della santificazione”

    Ma ci mancherebbe altro, caro Anastasio, e francamente non mi sembra che il mio intervento portasse lì. Svuotamento per accogliere il puro dono pasquale della salvezza: penso che la Quaresima sia fondamentalmente questo.

    12 Febbraio, 2008 - 8:38
  25. Anastasio

    Caro Luca, hai ragione il tuo intevento non portava lì, ma data l’insistenza generale – che ben intesa è anche giusta – sulla meditatio mortis e sulla conversione ho creduto utile per tutti questa precisazione. Mi scuso se sembrava rivolta a te. In generale – e vedo che siamo d’accordo – credo vada recuperato il senso vero dei sacramenti, ossia il Sacramento che li origina tutti: Gesù. E’ la Buona Notizia della sua morte violenta e resurrezione che fonda tutto il resto ed è a Lui, più che a noi, che dobbiamo volgere lo sguardo.
    Sulla morte poi, se posso aggiungere un particolare, andrebbe approfondito un argomento spesso poco evidenziato, cioè quello della “paura della morte”, strumento dell’Avversario che con essa spinge ai tre peccati fondamentali: l’avere, il potere, l’apparire (indicati con parole diverse da vari autori e anche in una delle lettere di S. Giovanni, ma sostanzialmente sinonimi).
    Basta leggere Ebrei 2,14ss.
    Un’analisi molto profonda della paura della morte nei libri di p. Virginio Spicacci s.j., in alcuni testi di C.M. Martini, nei libri dei Gesuiti della Comunità di Villapizzone e in particolare di p. Silvano Fausti. Tra l’altro ho visto all’opera nell’evangelizzazione questi sacerdoti e devo dire che i non-credenti spesso si ritrovano facilmente in un’analisi della condizione umana che parta da qui.

    12 Febbraio, 2008 - 9:33
  26. perdonate l’entrata “a gamba tesa”. Non ho seguito il dibattito.

    Ma visto che vi ho torturato per settimane, scrivo solo per condividere una bella notizia: è nata Miriam, la mia terza figlia (cioè la seconda figlia dopo il primo figlio maschio). Siamo felici.

    Ci sarebbe molto da scrivere. Ma è meglio un silenzio di gratitudine. Anche per la vostra pazienza.

    12 Febbraio, 2008 - 11:15
  27. Francesco73

    O.T.
    Un caro abbraccio a Mons. Pennisi per le difficili scelte di queste ore in terra di Gela.
    Egli sta onorando altamente il nome di Gesù e testimoniando così come si vive anche da cittadini.
    E’ bello che la Chiesa educhi anche così, con una gerarchia che assume serenamente le responsabilità più difficili, senza eroismi e col volto sorridente di chi sa che la propria vita è diventata una sola cosa con Cristo.
    Grazie, questo è Vangelo autentico.

    12 Febbraio, 2008 - 11:20
  28. don78

    Auguri di cuore al moralista e alla sua famiglia! Benvenuta Miriam 🙂

    12 Febbraio, 2008 - 13:14
  29. FABRICIANUS

    I miei più cari Auguri a il moralista e famiglia per la nascita della piccola Miriam.

    Un pensiero per Mons. Pennisi, “Vescovo coraggio” di Piazza Armerina…e grazie a Francesco73 per aver sottolineato queste vicissitudini siciliane che ci danno testimonianza di Vangelo autentico!

    Un caro saluto,
    F.

    12 Febbraio, 2008 - 13:17
  30. Luigi Accattoli

    Moralista un abbraccio partecipe: Miriam è il nome della quinta tra i mei fili. Lo scegliemmo anche nella memoria del vescovo Tonino Bello, che era un cantore della Miriam sorella di Mosè e che ci fece una bella dedica sul suo ultimo libro quando l’andammo a trovare con il pancione del settimo mese dieci giorni prima della sua bella morte.

    12 Febbraio, 2008 - 13:26
  31. Un abbraccio al Moralista, alla mamma e soprattutto alla piccola Miriam!

    12 Febbraio, 2008 - 13:41
  32. Sumpontcura

    Moralista, un abbraccio forte! Da trasmettere a Luisa, al Maschietto e alla Strillona.
    Quanto a Miriam, con un bell’augurio di buon viaggio:

    “Soave sia il vento,
    tranquilla sia l’onda
    ed ogni elemento
    benigno risponda
    ai nostri desir!”

    E’ il terzettino dell’atto I, scena VI del “Così fan tutte” di Da Ponte e Mozart. Il testo è bellino, ma la musica mozartiana è celestiale. Un bacione a tutti.

    12 Febbraio, 2008 - 13:55
  33. Sumpontcura

    Caro Moralista, un momento ancora. Ti mando il testo di una ninna nanna siciliana, primo perché mi pare bello, secondo perché mi ricordo quello che scrivevi a proposito del giusto sonno dei bimbi (e del giusto riposo dei genitori), terzo perché la sua storia – in tempi di migranti in entrata – mi piace proprio tanto.
    Il canto, eseguito da una giovane mamma siciliana emigrata a Brooklin, di nome Maria Trantino, fu raccolto da affettuosi esperti di etnomusica di nazionalità americana nel corso di una campagna di ricerca fra gli emigrati di origine italiana, e pubblicato negli USA in un disco lp della Folkways (nel 1975) dal titolo “Italian Folk Songs”: una bella lezione per noi e per il nostro spirito di accoglienza, vero?

    Oh oh
    duorme stu figghiu beddu
    e fai la oh oh

    Lu suonnu è fattu pi li picciriddi
    e pi rripusare tre bote a lu juorno
    una la sira e una la matina
    l’autra quannu sona ‘u manzijuerno

    Sì com’un agnidduzzu quannu nasci
    ca cierri cierri la lana ti crisci
    lo latte di ta matri ti nutrisci
    comu la trofa di la majurana

    Sì picciriddu e sa’ fari i catini
    lo to core è lo mio, m’incatenasti
    oh oh

    (Traduzione volenterosa: Dormi, figlio bello, e fa’ la nanna. Il sonno è fatto per i piccolini, per riposare tre volte al giorno: una la sera, una la mattina e l’altra quando suona mezzogiorno. Sei come un agnellino appena nato, che soffice soffice ti cresce la lana; il latte della tua mamma ti nutre, come il fiore della maggiorana. Sei piccolino e sai fare le catene: il tuo cuore è stretto al mio, m’hai incatenato.)

    12 Febbraio, 2008 - 14:17
  34. lycopodium

    Auguri, Moralista.

    12 Febbraio, 2008 - 14:42
  35. grazie a tutti.

    Sump, mi hai fatto venire la lacrimuccia… grazie.

    12 Febbraio, 2008 - 15:52
  36. fabrizio

    Un abbraccio al moralista, a Miriam, alla mamma e anche ai due fratellini.

    12 Febbraio, 2008 - 16:16
  37. Anastasio

    Augurissimi Moralista !

    12 Febbraio, 2008 - 16:44
  38. Luigi Accattoli

    Ad Alessandro Canelli che dice che ammira l’entusiasmo di Benigni che parla di Dio e osserva che dovremmo “entusiasmarci da soli” senza attendere che sia il clero a mettersi sulla lunghezza dell’entusiasmo. Concordo. Roberto Benigni e Lucio Dalla sono le voci cristiane cresciute in libertà, lontane dal clero, che meglio hanno parlato negli ultimi anni qui da noi. – Ieri sera ero a cena con un prete calabrese dotato di mirabile libertà di parola, Mauro Fotia, docente di Sociologia politica alla Sapienza che così sgridava i laici presenti alla tavolata: “Il Concilio vi ha riconosciuto l’autonomia ma nessuno di voi l’ha usata. Pare che stiate lì ad aspettare un nuovo Concilio”. Damose da fa’ avrebbe detto il vecchio Wojtyla.

    12 Febbraio, 2008 - 17:31
  39. …. sante parole !!
    Non c’è nessuno più clericale di tanto laicato !!!!
    Avem da lavurer dimondi !

    12 Febbraio, 2008 - 17:55
  40. lycopodium

    Chi lo disse?
    «Il triste è […] che da una parte si abusa dei temi cari ai cattolici, dall’altra li si accetta solo se si allineano, magari mantenendo l’etichetta.
    E mi stanno deludendo anche soggetti di carattere come Bindi, da cui ci si poteva aspettare una linea diversa.
    Dobbiamo finire ad avere più fiducia – in quanto il gioco è più cinico e scoperto – nei vari atei devoti a sx e dx (vedi Veltroni ad esempio) che non nei cattolici, dovunque essi si schierino?»

    12 Febbraio, 2008 - 18:08
  41. Dì un po’, il copia e incolla vale solo se si citano terzi rispetto ai presenti – poi non è grande scoperta trovare gli scritti di chi non ha pseudonimo…
    Ma visto che ci siamo, ora che l’hai messo su ti tocca: commenta! Sono tutto orecchi…..

    12 Febbraio, 2008 - 18:24
  42. lycopodium

    Commento: vorrei averlo scritto io, con la differenza che sapevo dove la Rosy sarebbe andata a finire. Ok, hai il mio voto.

    12 Febbraio, 2008 - 18:56
  43. ignigo74

    Mons. Pennisi: c’è un vescovo in sicilia.
    Per Atanasio: ho vissuto un anno nella comunità di Villapizzone, un luogo unico, un isola di umanità, nella grande metropoli.
    Per Alessandro Canelli. scusa ma non riesco a seguirti, il mio entusiasmo politico si è spento del tutto.

    12 Febbraio, 2008 - 20:18
  44. Anastasio

    Caro Ignigo74, com’è piccolo il mondo. Allora conosci bene il mio caro amico Silvano. Pensa che io e mia moglie ci siamo conosciuti a Selva di Val Gardena (ormai sono passati molti anni) in uno dei corsi estivi tenuti da loro.

    12 Febbraio, 2008 - 21:17
  45. ignigo74

    Si.
    I Lunedì di san Fedele, Milano, ore 21.
    Padre Silvano Fausti e padre Filippo Clerici condividono in mezzora esatta la lectio continua di un vangelo. La chiesa è sempre (stra)piena di gente con facce non da chiesa, un’assemblea anagraficamente eterogenea, politicamente trasversale, culturalmente articolata che in silenzio ascolta e prega la Parola con una profondità e una trasparenza rare.
    Mezzora onesta: mezzora che è sempre mezzora, mai di più, mai di meno.
    Mezzora di vangelo, non di sociologia o psicologia o pedagogia… insomma non mezzora di predica da tipico prete italiano.
    Mezzora che pesa e ti torna dentro e riaffiora per tutta la settimana e anche di più.
    Mezzora su sei, sette versetti del vangelo, mezzora sulla Parola, non sulla Liturgia, mezzora sul soggetto del quadro e sull’Autore, non sulla cornice.

    12 Febbraio, 2008 - 22:03
  46. lycopodium

    Interessanti prospettive dialettiche, quelle di Ignigo74 (e, anche, Anastasio).
    Se posso azzardare un rilievo critico, dico che il “mezzora sulla Parola, non sulla Liturgia, mezzora sul soggetto del quadro e sull’Autore, non sulla cornice” è interessante manifesto di un aut-aut che deve divenire et-et; non bisogna “rimuovere” il rito dalla fede , ma riconoscere la loro origine comune e il comune appartenersi l’un l’altra di queste due dimensioni.
    Interessante anche la metafora, essa stessa espressivamente situata nel tempo: il tempo dei soggetti e degli autori, dei quadri e delle cornici.
    Ma l’ordine di grandezza della Liturgia non è quello del quadro moderno, ma quello (eterno per partecipazione, dunque sempre contemporaneo) dell’ICONA, che non è “quadro” nè ha “cornice”, dove il soggetto è l’Autore (“non fatta da mano d’uomo”). Che non è tanto lettura, meditazione, riflessione, ma traparenza e celebrazione di Lui … in una parola “LITURGIA”.

    13 Febbraio, 2008 - 7:16
  47. Luigi Accattoli

    Ad Adriano. Non aggiorno “Conferenze e dibattiti” perchè non riesco a fare quanto mi riprometto. Domani sarò a Bagnolo Cremasco, dopodomani a Formigine – Modena, sabato ad Arezzo rispettivamente sull’Avventura del cristiano nell’Italia di oggi, sulla Spe Salvi e sul Dialogo interreligioso da Giovanni Paolo a Benedetto. Ora sai che strada fare per venirmi a sentire! 

    13 Febbraio, 2008 - 12:28

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