62 parrocchie romane aprono la porta ai profughi

Al 30 settembre la richiesta del Papa per l’accoglienza profughi ha avuto a Roma accoglienza positiva da 62 parrocchie, 13 istituti religiosi, 2 seminari, 2 case famiglia e 2 istituti pontifici: così un comunicato del Vicariato ripreso domenica da Roma Sette. A me parrebbe poco, essendo le parrocchie romane 335 e gli istituti religiosi circa 360. Ma il direttore della Caritas Enrico Feroci ha detto che la risposta è stata buona e io mi rimetto a lui che sa di più ed è più generoso di me. Le sue parole nel primo commento.

18 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Il direttore della Caritas di Roma Enrico Feroci: «Una straordinaria partecipazione delle parrocchie data la novità e l’originalità della richiesta: l’appello di Papa Francesco ha aperto il cuore dei romani. Occorre considerare che le nostre comunità sono state chiamate dal Santo Padre a qualcosa che va oltre l’ordinario e la storia pastorale di tutta la Chiesa italiana ed europea. I complessi parrocchiali non sono stati pensati per fare questo tipo di accoglienza. A questo va poi aggiunto che a settembre l’attività pastorale non è ancora ripresa in pieno e oltre quaranta comunità parrocchiali hanno visto avvicendarsi i propri parroci che in questi giorni si stanno insediando. Per questi era impossibile poter aderire in tempi così stretti all’appello. Vorrei che fosse compreso l’enorme sforzo che i parroci stanno facendo insieme alle comunità».

    5 Ottobre, 2015 - 22:23
  2. Luigi Accattoli

    Nel territorio della mia parrocchia romana ci sono 13 tra conventi e monasteri e tutti hanno detto che non possono accogliere. La parrocchia invece accoglierà e i parrocchiani si stanno organizzando per garantire cibo e ogni altra assistenza alle persone che verranno inviate dalla Prefettura.

    5 Ottobre, 2015 - 22:36
  3. Luigi Accattoli

    Chiedo ai visitatori di dare qualche ragguaglio sull’accoglienza che si profila intorno a loro.

    5 Ottobre, 2015 - 22:37
  4. Clodine

    Secondo me l’appello del Santo Padre è rimbalzato come su un muro di gomma. Le città sono sature, Roma -parlo della zona est, ma non solo- è territorio africano, nessuna garanzia per la sicurezza dei cittadini. Si sono già verificati fatti gravi di cui nessuno parla. Se lo stato non prenderà provvedimenti c’è il rischio che si inneschi una reazione a catena…con sommosse sociali imprevedibili.

    5 Ottobre, 2015 - 22:38
  5. Sara1

    Da noi hanno iniziato ad accogliere in alcune case famiglia, ha dato disposizioni il vescovo tramite la caritas.

    Nella nostra parrocchia non se ne è parlato ma non è un bel periodo in generale per la nostra parrocchia.

    Oggi è tornato il parroco da Lourdes vedremo.

    5 Ottobre, 2015 - 22:45
  6. Clodine

    Nella mia parrocchia nessuna accoglienza, salvo il servizio Caritas per le famiglie in difficoltà e temporanea assistenza con servizio doccia per extracomunitari, come da sempre è stato fatto…stesso dicasi per l’Istituto Salesiano, che pure di posto ne avrebbero tanto. Di fatto scorribande di giovani africani fanno da padroni, vivendo di accattonaggio, sotto i ponti, dentro fabbriche dismesse , ubriacandosi, creando disagi e pericolose incursioni…specie la notte: alle 21 inizia il coprifuoco…non si vive più!

    5 Ottobre, 2015 - 22:48
  7. petrus

    Per quanto riguarda le realtà ecclesiali che frequento nulla di nuovo sul fronte occidentale…

    Mi sembrano tutti molto preoccupati che i documenti siano in regola e che la burocrazia sia impeccabile.

    Mi ricorda tanto un infelice frase del vescovo di Piacenza di alcuni anni fa commentando nel 2009 il ddl sicurezza e il reato di clandestinità:

    “Penso che, effettivamente, vi sia la possibilità che questo sia un reato, come è sempre stato anche nel passato. Credo anche che poi bisogna attenuare il senso di questo reato. Però lo Stato deve avere il controllo del territorio. D’altronde, tutti noi siamo registrati in Comune”.

    L’importante è che le carte siano a posto insomma.

    6 Ottobre, 2015 - 8:38
  8. Clodine

    I disagi sono tanti, caro Petrus, e lo stato è drammaticamente assente, salvo quando deve far reperire nelle cassette della posta i saldi “equitalia”: uno strozzinaggio senza precedenti . Un ladrocinio legalizzato ai danni di poveri diavoli che ha letteralmente messo in ginocchio famiglie già in seria difficoltà. Attualmente mi occupo, per conto dei salesiani, del recupero scolastico di ragazzi con seri problemmi di inserimento: situazioni di quasi totale abbandono, nuclei famigliari a dir poco disastrosi . Ragazzi di cui nessuno si occupa, a cui nessuno importa del loro destino. E’ vero, i profughi vanno accolti, la mia famiglia nel 57 accolse una giovane coppia di turchi che fuggivano dal loro paese, e non ce n’era neppure per noi. Questo per dire che la cultura dell’accoglienza è insita nel nostro popolo. Purtroppo sta lasciando il posto all’intolleranza…e questo è un disvalore cui, purtroppo, ci stanno portando. La guerra tra poveri è una realtà antica per quanto attuale.

    6 Ottobre, 2015 - 10:02
  9. petrus

    Capisco Clodine e hai ragione sul fatto che lo stato non si è impegnato come avrebbe dovuto.
    Così come l’aver abbandonato famiglie bisognose italiane al loro destino…
    Su questo nulla da dire e infatti su questa assenza adesso marciano partiti con Fratelli d’Italia.

    La parte della frase del vescovo piacentino che più mi ha infastidito è stata la parte finale, sulla registrazione in comune.
    Anche in TV ho sentito parecchi ecclesistici che si ponevano il problema burocratico formale dell’ospitare. Mi ha dato fastidio.

    6 Ottobre, 2015 - 10:14
  10. sz

    gentile Accattoli
    le scrivo dopo molto tempo, solo perchè sono il presidente di una microscopica associazione di volontariato in provincia di Novara che ha accolto alcune donne profughe dall’Africa, – lo hanno fatto i miei amici, io mi occupo solo delle questioni burocratiche. Le ospiti sono 7, la cosa è difficile per le ovvie difficoltà e anche per il rancore del vicinato, ma insomma si va avanti..
    La parrocchia non si è dimostrata ostile, anzi, dopo l’invito del Vescovo ad accogliere ci considera un po’ come lo stessimo facendo per conto e su mandato loro, il che va bene, ovviamente.
    Colgo l’occasione per chiederle se si stia facendo da qualche parte un censimento delle persone accolte dalla Chiesa, così per sapere, senza applaudire o giudicare (chi chiude le porte).
    Un saluto
    Stefano

    6 Ottobre, 2015 - 14:02
  11. Rosa

    Confesso di non aver seguito tanto gli sviluppi dopo la richiesta di accoglienza fatta dal Papa, quindi forse alle mie domande già ci sono risposte, ma mi chiedo: cosa si intende per accoglienza? Mettere a disposizione gratuitamente un alloggio, o farsi carico anche di tutte le spese, e per quanto tempo? Impegnarsi a trovare un lavoro ai profughi? O, in caso contrario, continuare comunque a mantenerli? Sono tutte cose che vanno valutate, oltre al problema dell’identificazione, di cui finora ho sentito parlare. Che una parrocchia accolga delle persone significa che ci sono dei parrocchiani che devono mettere nel bilancio della propria famiglia una spesa fissa (per quanto?) aggiuntiva, perché non credo che il bilancio normale di una parrocchia sia in grado di sostenere un costo simile. Qualcuno sa qualcosa in merito?

    7 Ottobre, 2015 - 11:07
  12. Sara1

    Da noi Rosa infatti il vescovo ha dato delle disposizioni generali.

    Si tratta di accoglienza prolungata in ogni caso, compreso l’aiuto per la lingua o per il lavoro.

    Noi in parrocchia già abbiamo un fondo per le famiglie che hanno bisogno di aiuto, non so se si attingerà da lì, per adesso si sono accolte 10 persone con un’iniziativa simile a quella di sz.

    Questo riportava il giornale diocesano poi se ci siano stati altre risposte non so.

    7 Ottobre, 2015 - 11:36
  13. Luigi Accattoli

    A Stefano e a tutti. Credo che ci siano le situazioni più diverse e dunque anche una varietà nelle risposte. A Roma è stato detto dal cardinale Vallini che le parrocchie e le comunità religiose dovrebbero ospitare persone mandate loro dalla Prefettura, tramite la Caritas: Caritas interfaccia della Prefettura. E dovrebbe trattarsi di persone già identificate o in fase di accertamento sull’identità da parte della Prefettura o di altri organi dello Stato.
    Al momento non c’è nessuna stima delle risposte sul piano nazionale. Ma penso che con il passare del tempo arriveranno anche quelle.
    Nella mia parrocchia è stato inteso che il parroco mette a disposizione dei locali che il personale della Caritas ha valutato “agibili”, e i parrocchiani si organizzano per far fronte alle spese che ne verranno. Una specie di colletta ad hoc, che si spera possa essere gestita da un gruppo di volontari, che potrebbero anche tenere contatti quotidiani con le persone ospitate.

    7 Ottobre, 2015 - 11:59
  14. Luigi Accattoli

    A me l’argomento interessa molto – penso di scriverne per la rivista Il Regno: l’editore ha annunciato che cesserà le pubblicazioni a fine anno, ma da qui ad allora c’è un lungo tempo e noi redattori e collaboratori speriamo che intanto si trovi una zattera di salvataggio.

    Chi conosce storie, fonti, situazioni e me le racconta, mi aiuta nell’indagine.

    7 Ottobre, 2015 - 12:02
  15. Rosa

    Prendersi la responsabilità di mantenere delle persone senza scadenza, cosa che col tempo richiederà molto di più che fornire un tetto e dei pasti, è un impegno che mi sembra difficile da caricare sulle spalle della buona volontà di singole persone, francamente.

    7 Ottobre, 2015 - 13:44
  16. Luigi Accattoli

    L’arco di impegno proposto alle parrocchie romane è di un anno: “di circa un anno”. Ma non so le implicazioni: cioè, che succede dopo un anno se quelle persone sono ancora senza alternative?

    Nella mia parrocchia si lavora per la costituzione di un gruppo, proprio per evitare che l’impegno venga a gravare su dei singoli.

    Per domande che erano venute prima: la Caritas romana sta proponendo un itinerario di sei incontri tenuti da esperti per coinvolgere e informare le comunità parrocchiali sui temi delle migrazioni e sulla pastorale dell’accoglienza.

    7 Ottobre, 2015 - 13:57
  17. Spiletti

    Nella mia parrocchia è il gruppo caritas che si sta informando e che farà al parroco, nel prossimo consiglio pastorale, una proposta concreta o una serie di proposte su cui dovremmo poi orientarci.
    L’Arcivescovo ha incoraggiato a rispondere all’appello del Papa, ma ci sono diverse difficoltà dovute alla crisi economica e alle strutture danneggiate dal terremoto del 2012 (grazie ai ritardi della Regione e delle varie sovrintendenze) e bisogna tenerne in debito conto: faremo volentieri quello che potremo, sperando nella collaborazione dell’amministrazione comunale, della prefettura e, naturalmente, del volontariato.

    http://www.luiginegri.it/default.asp?id=401&id_n=1460&Pagina=3

    7 Ottobre, 2015 - 14:05

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