Si chiama Crociata ma non porta la spada

Ho conosciuto Mariano Crociata, il nuovo segretario della Cei, quand’era vicario generale a Mazara del Vallo e lo ricordo fine nel tratto, colto, curioso della vita. Un uomo di Chiesa per nulla arroccato in difesa, desideroso di novità arricchenti – in quella situazione di oggettiva povertà – ma scrupoloso nel loro vaglio. Mi aveva chiamato a parlare su “L’ascolto di Dio attraverso la storia” a un incontro delle “organizzazioni laicali” nel maggio 2006. Conservo nel computer i messaggi con cui concordammo l’argomento e ricordo la conversazione a cena in casa di una coppia mista ebraico-cristiana, la visita al “Museo del Satiro”, la conversazione in automobile sulla “Deus Caritas est” mentre mi riaccompagnava all’aeroporto. Stava scrivendo qualcosa sull’enciclica ed era interessato ad approfondire un mio accenno alle premesse che se ne potevano rintracciare nelle opere del teologo Ratzinger, per esempio in Introduzione al cristianesimo dove l’amore è detto “unico principio trascendentale” della nostra fede. Mi chiese poi per e-mail le referenze testuali. Al museo io ero incantato dal guizzo del satiro (una scultura greca del IV secolo ripescata dal mare nel 1998) ed egli ebbe a dirmi – con allusione al tema della conversazione che avevo tenuto: “Ci sono sorprese che vengono dal futuro ma anche sorprese che ci raggiungono dal passato”. Mi piace che il cardinale Bagnasco abbia chiamato alla Cei un uomo nuovo.

40 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Della nomina di Crociata ho scritto oggi sul Corriere della Sera. Per la mia idea della situazione in cui essa va a cadere si può vedere qui – nella pagina “Collaborazione a riviste” elencata sotto la mia foto – il testo “Sul cardinale Ruini che lascia gli incarichi”. Per il dialogo con l’Islam patrocinato dal “vicario” Crociata a Mazara del Vallo (ha alcune pubblicazioni in materia) segnalo in quella stessa pagina il testo “Nella Kasbha di Mazara sognando una nuova convivenza” che scrissi dopo la mia andata laggiù per la conferenza che dicevo nel post.

    26 Settembre, 2008 - 11:14
  2. Mikiroony

    Non vorrei derivare la discussione, ma ho cominciato a leggere “l’introduzione al cristianesimo” dopo aver letto l’Enciclica “Deus Caritas Est”, e stò cercando il “Gesù di Nazareth”.

    Secondo me “l’introduzione” non ha la forza delle ultime pubblicazioni del Papa. Lo stile, per farla corta, lo trovo molto meno confuso. Nelle prime pagine dell’ “introduzione”, sono molto confuso, tanto che non sò se riuscirò a finire il libro. Non sò, Luigi, se ti è capitato lo stesso…

    26 Settembre, 2008 - 11:27
  3. Luigi Accattoli

    E’ ben comprensibile che un papa di ottant’anni comunichi in maniera più semplice e diretta di quanto non sia portato a fare un teologo di quaranta. Ma è istruttivo leggere il papa alla luce del teologo e il teologo alla luce del papa. Se la tua edizione di “Introduzione” è quella del 1971 vai alla pagina 217 e leggila in riferimento al paragrafo 31 della “Deus Caritas est”. Come esperimento. Meglio ancora che con l’enciclica ti troverai – immagino – con il libro su Gesù. Gli ho dedicato molti post. Se ti preme vederli vai alla data 6 novembre 2007 e poi continua a risalire all’indietro, seguendo la numerazione dei 17 articoli. A chi ha qualche difficoltà con questo papa suggerisco di leggere quel libro.

    26 Settembre, 2008 - 13:22
  4. Luigi Accattoli

    Da Marco Sostegni ricevo questo messaggio:
    Caro Dott Accattoli, nel Suo girare l’Italia vede delle regioni italiane che sono più attente al richiamo cattolico e altre un po’ meno oppure è lo stesso disinteresse che si percepisce, molto spesso, dalle mie parti? Un cordiale saluto, Marco Sostegni – Vinci

    Caro Marco credo che domini lo stesso disinteresse. Ma esso dalle vostre parti (Vinci: Toscana) è di più immediata percezione. Lei che fa per vincerlo?

    26 Settembre, 2008 - 13:57
  5. Nino

    Caro Luigi,
    ho letto con cura ed attenzione le due testimonianze che hai dedicato a don Salvatore Boccaccio. Non ho parole nè commenti da fare su di un quadro così autenticamente rappresentativo di un’anima nobile come quella di don Salvatore così ben descritta da te. Se non l’auspicio che lo stile di vita di pastori e padri di questa portata sia di esempio e trascini altri presbiteri come il nuovo segretario della CEI, Crociata, che hai così ben presentato.
    Ad maiora.

    PS. darò al parroco di cui avevo accennato nel mio post, una copia della tua testimonianza ( i due erano stati parroci in parrocchie dello stesso settore).

    26 Settembre, 2008 - 14:33
  6. Nino ma conosci don Enrico Feroci?

    ps. don Salvatore non è uomo da Crociata 😉

    26 Settembre, 2008 - 14:41
  7. Ignazio

    Ciao Maestro!
    Mi spiace, ma questa volta non sono d’accordo con te. Sono contento che monsignor Crociata sia un bravo prete e un bravo vescovo ma, ancora una volta, la Cei si è dovuta adeguare alla Segreteria di Stato. La nomina di Crociata, a mio avviso, non è frutto dell’autonoma scelta del cardinale Bagnasco ma delle indicazioni del Vaticano. Il vescovo di Noto, infatti, è stato vicario generale e braccio destro del salesiano monsignor Calogero La Piana già vescovo di Mazara e oggi arcivescovo di Messina. E’ facile immaginare chi abbia suggerito a Bagnasco il nome di Crociata …
    E’ bello che Cei e Segreteria di Stato vadano d’accordo ma un po’ più di autonomia forse non guasta. Non credi?
    Alla prossima!

    26 Settembre, 2008 - 15:28
  8. principessa

    Buongiorno a tutti!

    Avrei una domanda: ma Syriacus, Davidino, Lazzaro dove sono? a me mancano parecchio……

    Ciao Clo!

    26 Settembre, 2008 - 15:54
  9. Nino

    X il moralista,
    don Enrico Feroci:
    so che da qualche anno (2004-2005 forse) è parroco a sant’Ippolito, penso di averlo “sfiorato” in qualche occasione ma non posso dire di conoscerlo.
    Scusa ma non ho capito il senso del PS, dando per acquisito che don Salvatore non è uomo da crociata io auspicavo che Crociata seguisse l’esempio di don Salvatore.
    AdM

    26 Settembre, 2008 - 16:13
  10. d. Enrico Feroci?
    Mio Dio! dovrebbe essere invecchiato di parecchio!
    mado’, come corre il tempo!

    Un Crociata per la CEI? è segno di tempi maturi? e per cosa?

    Il problema fondamentale nella Chiesa è la comunione e collegialità dei vescovi e presbiteri e la comunione con e tra il popolo cattolico.

    Luigi ammiro profondamente il tuo spirito di unità che vede il bicchiere mezzo pieno,
    io non lo voglio vedere assolutamente mezzo vuoto,
    ma chi frequenta l’ambiente, dai Sacri Palazzi alla Parrocchietta
    sa benissimo quanto in camera charitatis si dice e si riflette,
    io lo so,
    e sono certo che lo sai anche tu.
    Ma come altri miei amici anche sacerdoti vuoi vedere testardamente i segni di quanto fruttifica.
    E hai ragione.

    Ieri sera parlavo al telefono con amici tedeschi, che saranno ad Assisi per un ritiro, che mi confermavano, che il non vivere in Italia (qualcuno di loro c’è stato per lunghi periodi), permette di misurarsi meglio con l’essere Chiesa e con maggiore serenità e senza inquinamenti politici. In loro è chiara la percezione di avere un proprio collegio episcopale con una specifica identità nella propria storia e nel proprio paese.
    Qui in Italia, se vivi in provincia, ti accorgi di avere un vescovo, cosa che a Roma è percepito diversamente, perchè noi c’avemo er papa, chi è nelle parrocchie, per fortuna ha a che fare con i vescovi di settore una sorta di dispensatori di cresime a gogo’, ma anche di funerali per i nostri preti che passano al Padre, e mediatori tra le realtà delle prefetture e il Cardinal Vicario (se tutto va bene!).
    Non si percepisce assolutamente una realtà di collegio episcopale, in quanto è solo il Papa che accentra ogni attenzione percepita o reale.
    Eppure basta uscire fuori dai confini d’Italia ed è già molto diverso, con tutti i limiti e le virtu’ e si comincia ad avere la sensazione di Chiesa.

    26 Settembre, 2008 - 17:39
  11. Davidino?
    anche se è grandicello,
    dovrebbe essere talmente impegnato, soprattutto in questa fase di inizio anno, nei prossimi giorni si riprende con l’università e tutti gli impegni di una vita e di giornate da condividere con le più diverse persone, credo che la sera sarà abbastanza cotto, da non avere nemmeno voglia di entrare su internet.
    Se mi leggerà, a lui gli auguri più sinceri di questo nuovo anno…. il resto non glielo posso dire perchè questo è un pianerottolo troppo pubblico, e la privacy dove possibile va salvaguardata.

    26 Settembre, 2008 - 17:46
  12. principessa

    Matteo posso chiederti un favore personale?

    26 Settembre, 2008 - 17:51
  13. principessa

    Io non so in che maniera si e’ evoluto il linguaggio in Italia e se certe cose che una volta si cercava di non dire ormai siano diventate comuni, pero’ so che leggere nel tuo commento di ieri sera alle 3 di notte che la Chiesa ha fatto passare a S.Tommaso d’Aquino ” un ddie e guaie”, mi ha fatto saltare dalla sedia. Solo ed esclusivamente perche’ da bambina mi fu insegnato a non nominare il nome di Dio invano. Posso dire che mi sento offesa da quella tua affermazione? ma cio’ non toglie che sei liberissimo di usare tutte le parole che vuoi, anche quando esse potrebbero andare a discapito della sensibilita’ di qualcuno di noi. Mi sono permessa di dirtelo solo perche’ ho sempre apprezzato la tua disponibilita’.

    26 Settembre, 2008 - 17:56
  14. principessa

    Mio caro Luigi, trovo bellissima l’affermazione che le sorprese ci raggiungono anche dal passato. Mi piacerebbe aggiungere anche che , talvolta, esse possono giungere anche da persone che non ci aspettiamo possano produrne. Ed e’ con questo spirito che, forse, si devono accettare sia le nomine che gli inviti che il Papa opera e rivolge.
    Sentiamo un po’ cosa hanno da dire i nuovi nominati e gli invitati. Senza pregiudizi e senza processare i pensieri prima che essi siano stati espressi.
    Hai visto mai che arriva una bellissima sorpresa?
    Se no, che fede e’?

    26 Settembre, 2008 - 18:45
  15. cara Principessa,
    l’Italia ti deve mancare tantissimo.
    L’espressione da me usata, non ha nulla di offensivo, è solo una tipica espressione usata dai nostri campani, nu ddie, è un rafforzativo in abbondanza dell’espressione che seque, quindi è usato per affermare nu ddie e’bene, nu ddie e’ cose, è quindi parte del linguaggio espressivo. Io nella vita mi sono sempre trovato a lavorare con colleghi del sud o napoletani o campani, a Roma è abbastanza ovvio…., per cui è normale che abbia assimilato modi espressivi di chi mi sta intorno. A Roma, si usano altre espressioni tipiche per magnificare o adulare una persona, sei mitico, sei un dio, etc.
    Tutte espressioni che mutuano dalla divinità la potenza espressiva, ma non ha nulla a che vedere con Dio.
    Forse se ti capita di vedere qualche film originale di Troisi, attore di grande capacità, nella vita discreto e timido, ma nel cinema sapeva coniugare le espressioni napoletane in un modo impagabile.
    Spero di tranquillizzarti, Principessa.
    Le parole sono come i colori di una tavolozza, si impastano, colori diversi per avere colori nuovi che non sono più gli originali.
    un saluto.

    26 Settembre, 2008 - 19:35
  16. principessa

    Ti ringrazio moltissimo,Matteo, della tua risposta e delle tue spiegazioni. Ora capisco meglio che cosa intendevi dire.
    Per tua informazione , pero’, i miei genitori sono napoletani, io sono nata al nord ma ho vissuto fino ai 25 anni in provincia di Napoli prima di trasferirmi in Sicilia e poi qui negli USA. So esattamente come e’ utilizzato quel termine ( ma forse dovrei dire, come era utilizzato – visto il cambiamento che tu mi hai spiegato).
    Grazie caro amico e un saluto anche a te.

    26 Settembre, 2008 - 19:52
  17. Luigi Accattoli

    Da Marco Sostegni (vedi sopra messaggio delle 13, 57) ricevo questo messaggio:
    Per vincerlo: faccio il sacrestano nella mia parrocchia (molto piccola, 80 persone circa)… nell’ambito del lavoro cerco di far capire che la vita parrocchiale, il Sacramento della Riconciliazione soprattutto sono un Regalo Grande che ci viene dato… che il mondo cattolico viene raccontato male soprattutto da chi ha uno sbiadito ricordo di quando da piccolo si annoiava alle messe… che non tutto il mondo cattolico è come quello che si percepisce da talune emittenti radiofoniche… che in Chiesa tra il silenzio e il profumo d’incenso si hanno comunque dei Momenti di Riflessione. Ma non basta. Anch’io sono un servo indegno temo… Grazie della risposta. Marco Sostegni

    26 Settembre, 2008 - 21:24
  18. roberto 55

    Eccomi di ritorno da una delle me consuete, ricorrenti (e stancantissime) “puntate” lavorative a Milano (nel “quartier generale” dell’azienda per cui lavoro) !
    ……………….. meno male, comunque, che è venerdì sera ……………..

    Riprendo un paio di spunti letti nel “post” precedente per inviare i miei migliori auguri di buon compleanno al “Moralista” e per indirizzare ulteriori applausi (virtuali, vabbè: meglio che niente) ad Ignigo74 per la sua “battuta” su “Il Foglio” (hai detto, Ignigo74, che non hai “mai votato a sinistra”: mi permetti un’altra battuta, se vuoi, “fraterna” ? “C’è sempre una prima volta” ……).

    Sulla nomina di Monsignor Crociata a nuovo Segretario della CEI (buon lavoro !) e sulle recentissime dichiarazioni – in tema di immigrazione – di Monsignor Marchetto (sostanzialmente, mi pare, confermate e “rincarate” dall’articolo uscito stasera sull'”Osservatore Romano”) vorrei rivolgere a Luigi un paio di domande (sempre che sul “Corriere della Sera” di domani non si trovi già la risposta):
    – credi, in termini “brutali”, che la scelta di Monsignor Crociata rappresenti un segno di discontinuità rispetto alla pecedente gestione “ruiniana” ?
    – Queste sempre più frequenti posizioni critiche che vengono espresse da ambienti e personalità ecclesiastiche sull’azione del nostro Governo sono da intendersi, a tuo avviso, “localizzate” sul tema-immigrazione (e, quindi, e per capirci, non vanno enfatizzate) oppure rappresentano il segno di un principio di “distanza” che comincia a maturare nell’episcopato italiano verso l’attuale maggioranza di governo ?

    Buon sabato a tutto il pianerottolo !

    Roberto 55

    26 Settembre, 2008 - 23:14
  19. Luigi Accattoli

    A Ignazio e Roberto55. Interpreto la scelta di Crociata come discontinuità. Crociata (che è stato al Capranica, che ha Ruini come gran patrono) magari lo potremmo dire un ruiniano pallido, al modo di Bagnasco, ma non appartiere alla scuola o cordata ruiniana. Che vi sia stata nella scelta un’influenza diretta dell’ex vescovo salesiano di Mazara a me non risulta. Nè mi pare necessario supporla. L’influenza di Bertone la porrei a monte: cioè nell’indicazione della meridionalità e della pastoralità, non del nome. Cercando nel Meridione hanno poi trovato Crociata. Si direbbe che la consultazione interna stavolta abbia funzionato.

    27 Settembre, 2008 - 9:33
  20. Francesco73

    Ho letto anche il bel pezzo di Luigi su Ruini.
    Da quello che si sente anche in queste ore, mi pare che si identifichi troppo disinvoltamente Don Camillo o la “scuola ruiniana” con l’ultima stagione: referendum su Legge 40, teo-con, atei devoti, ecc.
    Io penso che non sia così, e che quella sia solo l’ultima fase, necessitata un pò anche per le circostanze.
    Il senso del ruinismo è qualcosa che si rintraccia lungo tutti i 20 anni di gestione CEI e direi soprattutto nella biografia dell’uomo.
    Che è stato soprattutto un prete e un vescovo italiano chiamato a incarnare la linea e la sollecitudine wojtyliana dentro le strutture, le mentalità, le coordinate mentali e gli equilibri dell’Italia, ecclesiale e non.
    Egli lo ha fatto col senso di governo tipico degli ecclesiastici italiani di alto livello: non senza scottature, ovvio, ma con tutta quel patrimonio di finezza, abilità, sottigliezza che è un pò tipica dei nostri connazionali di rango (pensiamo a Casaroli, a Silvestrini, a Dell’Acqua, a Tardini, a Montini).
    Oggi è giusto aprire una nuova stagione e scegliere figure di alto profilo che però, come dire, “alleggeriscano” un pò la sovraesposizione della Chiesa su certi fronti.
    Ma lo si può fare anche per quanto si è avanzati in precedenza, anche in virtù delle posizioni segnate nel recentissimo ieri.

    27 Settembre, 2008 - 10:06
  21. don78

    Mah … caro Francesco…

    a proposito del ventennio ruiniano… e di episcopato italiano… e di alto livello. Il livello di Ruini è indiscutibilmente alto, ma che l’abbia usato per tenere quello dei colleghi un po’ più basso?
    Tu citavi i grandi del passato… ma dove sono i Montini, i Casaroli e i Siri del 2007?

    27 Settembre, 2008 - 10:48
  22. don78

    2008

    27 Settembre, 2008 - 10:52
  23. Francesco73

    No. Non credo proprio di poter sopportare la non condivisione di don78.
    Mi spiace.
    Rimangio tutto quanto scritto sopra su Ruini.
    Scusate.
    🙂

    27 Settembre, 2008 - 11:36
  24. don78

    ahahahah 🙂

    27 Settembre, 2008 - 11:41
  25. don78

    cmq era una integrazione, non una “non condivisione”…
    se così è parsa.. ritratto anch’io.

    LOL 🙂

    27 Settembre, 2008 - 11:45
  26. Francesco73

    E ora, scherzi a parte: (don78 è il mio direttore spirituale e il responsabile del mio personalissimo Progetto Culturale: vogliate comprendere qualche affettuosa ironia che gli riservo).

    I tempi cambiano, e nemmeno Ruini è come Montini.
    Nel senso che anche nella Chiesa sono finiti i tempi della complessità, e il pontificato wojtyliano (io sono molto legato a Wojtyla, lo considero il santo e il maestro della mia generazione, ma ciò non mi impedisce di valutare tutti i suoi 27 anni) ha segnato un pò anche questo aspetto.
    Se ci pensi, nemmeno Sodano era (ed è) come Casaroli.
    E oggi, con Benedetto XVI, siamo a un’ulteriore riduzione non della complessità, ma della politica della Chiesa, intesa non solo come rapporti esterni ma anche come attitudine degli uomini e competenza ecclesiastica.
    Mi pare – per dire – che Benedetto non riceva più in udienza ordinaria nemmeno i Nunzi in visita a Roma.
    Ruini, quindi, non ha agito nel tempo e nel contesto della curia paolina o giovannea, ma è stato su quella scia, non tanto come idee quanto – secondo me – come attitudine di governo e intelligenza dei movimenti, come esponente della tipica e migliore sensibilità italiana ai vertici della Chiesa.
    E’ chiaro, sono stati pagati dei prezzi, ivi compreso – forse – un certo grigiore dell’episcopato medio.
    Ma non sono certo, negli anni di contrasti e divisioni in cui lui è salito al vertice, che si potesse fare diversamente.
    Ripeto, oggi siamo in un’altra stagione e per me va bene così, perchè anche io penso che gli ultimi tempi siano stati di eccessiva sovraesposizione nei rapporti con società e politica.
    Ma se ora è possibile “rallentare” un pò è anche per quanto conquistato prima, pure grazie alla capacità e alla forza di Don Camillo.

    27 Settembre, 2008 - 11:47
  27. Luigi Accattoli

    A Roberto55: se la critica vaticana sugli immigrati resterà occasionale o segni “un principio di ‘distanza’ che comincia a maturare nell’episcopato italiano verso l’attuale maggioranza di governo”. Lo ritengo occasionale. E immagino che avremo “occasionalmente” anche critiche sulla mancanza di una politica familiare e sulla “parità” della scuola, nonchè sul “costo della spesa”. Ma la relativa “vicinanza” all’attuale governo ha ragioni più vaste e profonde: vedi querelle col precedente governo sui Dico e sulla fecondazione assistita, vedi anche in prospettiva la questione del testamento biologico.

    27 Settembre, 2008 - 12:35
  28. Nino

    Cari amici blogghers,
    Sugli ultimi due temi proposti da Luigi :
    Lettera irriverente al vescovo Domenico Sigalini
    Si chiama Crociata ma non porta la spada
    Fatte le dovute riserve, in generale ho l’impressione di aver letto più o meno dotte e articolate discettazioni degne di un moderno Sinedrio, fortemente ancorate alla forma, proiettate sull’analisi di carriere ecclesiastiche, e sulla geopolitica vaticana.

    Spesso descritti con linguaggi ed espressioni eterodosse, omologanti, autoreferenziali, e autoarchiche.

    Un peana alla gerarchia tout court, ad esempio a Ruini che, fraintendendo la “chiamata” ha intrapreso la carriera ecclesiastica anzichè quella politica o del management mancando, mio avviso, completamente sul piano pastorale come Vicario della diocesi di Roma, arrivando perfino a strumentalizzare quel caro don Santoro totalmente emarginato in vita a Roma, e martire in Turchia (a proposito di fatti di Vangelo) .

    Altrochè, Caro Francesco “Ma se ora è possibile “rallentare” un pò è anche per quanto conquistato prima, pure grazie alla capacità e alla forza di Don Camillo”.

    Ad un Papa “ombra”, mons. Bertone, che dopo anni di oscuro e silenzioso servizio all’ombra dell’ex titolare del sant’Uffizio, orienta e dirige a suo piacimento la curia, le nunziature, l’apparato.

    Un rovesciamento di fronte : pastori fortemente incarnati e radicati nella città dell’uomo e laici incluso gli atei devoti, che operando l’invasione di campo si atteggiano a profeti e a servitori della città di Dio.
    Dalla Repubblica del 5 giugno 2008 (stralcio della parte finale di un lungo articolo).
    Dal cardinale Martini un severo ammonimento ai preti “Vanità, invidia e calunnie vizi capitali anche nella Chiesa” di ZITA DAZZI “Purtroppo ci sono preti che si pongono punto di diventare vescovi e ci riescono. Ci sono vescovi che non parlano perché sanno che non saranno promossi a sede maggiore. Alcuni che non parlano per non bloccare la propria candidatura al cardinalato. Dobbiamo chiedere a Dio il dono della libertà. Siamo richiamati a essere trasparenti, a dire la verità. Ci vuole grande grazia. Ma chi ne esce è libero”.

    In tutto questo, che ne è di Cristo e del Vangelo?

    27 Settembre, 2008 - 15:02
  29. Sumpontcura

    Caro Nino,
    mi sembra che tu abbia reso un pessimo servizio al cardinal Martini, che predicando a Galloro parlava esplicitamente dei “nostri” vizi, di “noi chierici”, si guardava bene dal salire su un pulpito e accusare gli altri. Non avrebbe potuto farlo, del resto, anche se avesse voluto: La sua “carriera”, gli onori, le cariche, le promozioni non gli hanno mai impedito di parlare chiaro, di pascere le pecorelle che Dio gli aveva affidato e – nella comunione con Pietro – confermare nella fede i suoi fratelli.
    Le parole di questo prete che parla ai preti – da meditare con umiltà, amore e gratitudine – non mi sembrano molto diverse da quelle, famosissime, del card. Ratzinger durante l’ultima drammatica Via Crucis di papa Giovanni Paolo II. In nessun caso, a mio parere, devono essere strumentalizzate per polemiche di basso conio contro i propri nemici interni alla gerarchia. Quello che hai scritto sui cardinali Bertone e Ruini, onestamente, mi è dispiaciuto.
    Ti esprimo rispetto, ma non senza un fermo dissenso.

    27 Settembre, 2008 - 15:45
  30. Francesco73

    Non saprei esprimermi sui retroscena del governo di Bertone o di Ruini, io parlavo di quelle che mi sembravano linee, orientamenti, comprensibili anche da un osservatore lontano dalle sacre stanze, per quanto attento e appassionato.
    Finchè la Chiesa avrà la necessità di essere governata, sarà sempre possibile scorgere una contraddizione con lo spirito del Vangelo.
    Si tratta di uomini, anche se assistiti dalla grazia.
    Io credo nell’utilità di una costituzione gerarchica della Chiesa, e la rispetto.
    Forse la sacralizzo meno di altri, però, e quindi sono anche pronto a sdrammatizzare.
    In fondo, sappiamo che questa storia va avanti per i santi e i carismatici, non in virtù del diritto canonico o della diplomazia o della perizia politica, che sono solo strumenti, tantopiù necessari di permanente purificazione.

    27 Settembre, 2008 - 15:58
  31. ignigo74

    Nino,
    non ti seguo per nulla.
    E francamente mi infastidisce il tuo giudicare addirittura la vocazione del vescovo Ruini, questo non lo si dovrebbe fare mai e meno che mai in questo caso nel quale nessuno può mettere in dubbio il fatto che l’ecclesiastico in questione ha puntato tutta la sua vita, l’unica che ha, sulla Chiesa di Cristo.
    Caro Nino, pur tentando di attenuare l’eccessiva amplificazione che la maschera del blogger necessariamente comporta (e chi ti scrive ne sa qualcosa, ma ne ha fatto tesoro di questi eccessi e di queste ambiguità) dicevo pur tentando di dirimere il tuo pensiero dalla forma virtuale devo dire che non mi piace quello che sostieni, anzi, mi infastidisce nel profondo.
    Cerco di non tirarmi indietro se c’è da seguire o solo indicare un passaggio profetico, una parola libera, uno sguardo originale ma sincero (e Dio sa di quanto ne abbiamo sempre bisogno). Ma questo tuo ultimo intervento aveva il tono del bastian contrario – scusa, con affetto – pieno di generalissime banalità sempre contro, roba da centro sociale demotivato, roba da leoncavallo per cattolici di sinistra.
    Dici che il vescovo Ruini ha strumentalizzato don Santoro (!!!).
    Bè, tu come minimo hai violentato il pensiero di Martini (o forse è stata la giornalista di Repubblica ma questo posso solo immaginarlo perchè non è un giornale che leggo).
    Con la consueta fraternità, sinceramente, tuo Ignigo74.

    27 Settembre, 2008 - 16:13
  32. Nino

    Violentare, strumentalizzare il pensiero di Padre Carlo? MAI!!
    X SUMP
    X Ignigo74
    Scusate ma debbo dividere la citazione che segue in due parti. Parte I

    Da: Carlo Maria Martini “Le tenebre e la luce” il dramma della fede di fronte a Gesù. PIEMME €12,50. (da una sessione di esercizi spirituali dati a sacerdoti sulla Passione dal Vangelo secondo Giovanni)

    Pagg. 119-121 – Interrogandosi sul tradimento di Giuda e sui traditori in generale:

    “Pur non avendo una risposta precisa, possiamo trarre qualche conclusione in proposito, insieme ad alcuni spunti meditativi.
    -il primo è l’invito a non meravigliarsi mai di quello che avviene in noi e negli altri. Se questo è accaduto tra i discepoli, come non avverrà nel nostro cerchio di amici, nelle nostre comunità, nella Chiesa? Non dobbiamo stupirci di niente e imitare Gesù che da tutto ha tratto forza e redenzione.
    -Un secondo spunto di riflessione: non dobbiamo coltivare ideali impropri o frustranti. Può accadere infatti che quando tali ideali, magari apparentemente buoni, si legano con gli ideali bellissimi della vita e del nostro ministero, condizionando la nostra scelta, si entri in una situazione amara e triste.
    Richiamo l’esempio di alcuni sacerdoti che si sono messi in mente di voler diventare vescovi, ipotizzando una certa forma di realizzazione di se, che sarà certamente anche buona, ma non necessaria, e forse nemmeno adatta a loro. Così vivono un’amarezza crescente ogniqualvolta le loro aspettative sono deluse. Questi aspiranti vescovi falliti non sono pochissimi e la lista completa è conosciuta soltanto da Dio.
    -L’ultimo spunto è sotto forma di domanda: come si può tradire Gesu e la Chiesa? Anzitutto in forme clamorose, cambiando cavallo, mutando ideali in maniera profonda, lasciandosi irretire dalla mondanità, dal denaro, dall’ambizione, dall’invidia, dalla sensualità. Penso a tutti coloro che, avendo fatto una promessa solenne di vita e di permanenza nel mistero, se ne sono andati, o sbattendo la porta o silenziosamente. In una grande diocesi le situazioni di questo tipo sono abbastanza numerose e vanno seguite una per una, distinguendo caso a caso.
    (segue)

    27 Settembre, 2008 - 18:15
  33. Nino

    Segue dalla I parte
    Non pochi preti hanno sbagliato discernimento e allora bisogna aiutarli con grande compassione e con molto amore. Non pochi hanno commesso errori dei quali si sono magari pentiti, ma dai quali però derivano conseguenze irreparabili, e anch’essi vanno aiutati.
    Altri rinnegano, sbagliando discernimento, una vocazione vera e autentica e, prima o poi si renderanno conto dell’errore, ritrovando un posto nella Chiesa e nella comunità. Un tempo la tendenza era di escludere un poco queste persone dal nostro ambito; oggi facilmente le avviciniamo come amici r talora collaborano nelle parrocchie.
    Occorre comunque distinguere sempre tra un discernimento sbagliato, che poi è stato corretto, e un errore di prospettiva che indica qualche sbaglio globale nell’impostazione dell’esistenza, pur se, col tempo, potrà venire anch’esso corretto dalla misericordia di Dio.
    Il fenomeno è complesso e sarebbe troppo lungo analizzarlo. Mi preme qui ricordare piuttosto i tradimenti di un prete che si esprimono anche senza gesti clamorosi, quando ci si mantiene formalmente sul cavallo buono e però si delude una comunità, lasciandola denutrita e triste; essa cerca fuoco e riceve invece un po’ di luce al neon; aspetta un nutrimento sostanzioso e riceve panini di plastica; desidera un esempio di vita coraggioso e vede correttezza formale che magari nasconde compromessi; chiede il Vangelo e riceve analisi, orari di gite, programmi; va in cerca di considerazione, incoraggiamento, motivazioni profetiche e riceve lamentele, rimproveri, scatti di cattivo umore. Ha bisogno di compassione e trova distanza, freddezza, funzionalismo; ma la logica del buon funzionario che si attiene al “politically correct” non basta! Anche senza la portata tragica del tradimento di Giuda, sono molti i modi di tradire la propria comunità che ci saranno in qualche maniera rimproverati nell’ultimo giorno. E dobbiamo esaminarci continuamente, perché il bene di oggi non dura necessariamente anche domani, l’entusiasmo di oggi non è destinato a perseverare di natura sua e va sempre ripreso, col nutrimento quotidiano della Parola e del Pane del Signore.
    Note a margine

    Caro SUMP,
    comprendo e accetto senza riserve il dissenso da chiunque provenga.
    Non chiedo il consenso né ho interessi da difendere. Piuttosto mi interessa il confronto e mentre mi aspettavo puntuali “rampogne” sulla gerarchia offesa come anche ha fatto Ignigo74, non ho sentito nulla sulla prima e sull’ultima parte del post. Pazienza.
    Caro Ignigo74, c
    apisco la difesa della ditta, come direbbe don Milani che oggi probabilmente alla stessa mia stregua inseriresti nella categoria dei bastian contrari, dei leoncavallini , dei cattolici di sinistra o cattocomunisti, psicolabili e demotivati. Semplicemente ti sfugge un particolare per nulla banale e che consiste nel fatto che:
    -sono un laico
    -non ho fatto voto di obbedienza a nessuno
    -valuto fatti e cose al meglio delle mie possibilità intellettive culturali
    -esprimo opinioni e non giudizi in piena coscienza e in buona fede senza lasciarmi condizionare da contesti, specie quelli in cui si risponde, come tu hai voluto fare, semplificando su presunte appartenenze stereotipate, saltando a piedi punti non del tutto insignificanti come assai meglio di me ha trattato il Venerabilissimo e amatissimo Padre Carlo.
    Vi saluto con affetto.

    27 Settembre, 2008 - 18:18
  34. star

    Saluti a tutti,
    la bellezza di avere degli “amici di pianerottolo” come voi è la capacità che avete di mettere in moto pensieri e riflessioni. Provocate il pensiero a fare quello per cui è stato pensato: riflettere sul mondo che abbiamo intorno è un dono che mi fate e che riscopro ogni volta che mi collego, vado on line e andando sulla casellina predferiti clicco sul blog di Luigi Accattoli ed esco dalla mia porta entrando sul pianerottolo.
    Nino mi ha provocato, e lo ringrazio. Lo ringrazio perchè con i suoi interventi provocatori, ma non cattivi, mi ha portato ad interrogarmi sulla Chiesa.
    un pò ci ho pensato, forse penserò ancora, e un pò ho pure pregato.
    Nino chiede: “In tutto questo, che ne è di Cristo e del Vangelo?”. Dove è finito il Vangelo e Cristo in questa Chiesa, nella nostra Chiesa?
    mi si forma un pensiero che provo a condvidere. E’ il pensiero di una persona semplice, un abitante della campagna,e probabilmente non sarà profondo ed erudito ma è un pensiero di un uomo di Chiesa. Voglio bene alla mia Chiesa. Accusare la Chiesa di non essere la Chiesa evangelica capita da sempre, accusare la Chiesa di far politica altrettanto. Ma penso che non sia un’accusa infondata. Chiedo a Nino: quali sono le posizioni che ti fanno gridare allo scandalo? Quali sono le posizini politiche che la chiesa prende e che non dovrebbe prendere? La politica è anche dar voce a chi quella voce non l’ha. La chiesa fa questo da voce ed educa il suo popolo che vive nel mondo. Credo che debba prendere posizione debba non tacere le cose giuste e quelle sbagliate e penso che la nostra gerarchia questo lavoro lo faccia bene. Se poi entriamo nello specifico di acune decisioni il discorso si allarga ma è “uno sporco lavoro e qualcuno lo deve pur fare”. I vescovi, gli alti prelati sono umoni e prima di giudicarli sento per loro un grosso sentimento di bontà e gratitudine. Guidano la chiesa prendendo sulle loro spalle onori ed oneri, che non sono ne pochi ne leggeri ne facili.
    Se poi accusiamo questa nostra Chiesa di poca umiltà, bè dico che la Chiesa è fatta di uomini che in quanto uomini hanno tutto il loro fardello di difficoltà ma anche quella possibilità di essere immagine di Dio e che apre il cammino alla santità. Chi di noi, laici impegnati, non sorride e non gli si apre il cuore nel ricevere un’applauso una lode e nel riconoscere di fare le cose per bene? Non nascondiamoci non siamo santi, così come i nostri prelati, ma camminiamo e lavoriamo da uomini felici di far parte di questa chiesa con le sue bellezze e le sue contraddizioni. Così come lo era il buon don Milani.

    pace e bene a tutti

    27 Settembre, 2008 - 20:28
  35. raffaele.savigni

    Condivido le ultime osservazioni di Star. Dobbiamo guardare alla Chiesa con amore, com-patendo (nel senso letterale del termine) i suoi difetti, sapendo che anche noi ne siamo parte, e sentendoci corresponsabili dei suoi limiti, non come se fosse un’istituzione a noi estranea.

    27 Settembre, 2008 - 22:38
  36. roberto 55

    La tua domanda, Nino, è legittima (“che ne è di Cristo e del Vangelo”, ti sei chiesto), ma anch’io, come Ignigo74, non mi ritrovo questa volta nei tuoi ragionamenti.
    Ti preciso, Nino, che non sono stato certo un “tifoso” del Cardinale Ruini, anzi: gli riconosco senza difficoltà molti pregi e meriti ma, al tempo stesso, sono convinto che in alcune valutazioni critiche del suo operato io e te saremmo concordi; però – e so che per il fraterno affetto che ti porto, Nino, mi permetterai questa considerazione – credo anch’io che qui la tua “vis” polemica abbia superato il segno.
    Mi sento, piuttosto, d’accordo con Star (anch’io, Star, sono “di campagna”: e grazie per la citazione di Don Lorenzo Milani !) e con Raffaele Savigni che, con la sua saggezza, ci ha ricordato che la Chiesa siamo (anche) noi.
    Cambiando completamente discorso: ma non trovate che la parabola tratta dal Vangelo di Matteo (che ho ascoltato stasera, alla Funzione delle 19, presso la Chesa Parrocchiale del mio paese) sul padre-padrone della vigna e sui suoi due figli (il primo gli nega l’aiuto ma, poi, cambia idea e vi lavora mentre il secondo gli obbedisce a parole salvo, poi, “dargli buca”) sia tra le più straordinariamente moderne dei Testi Evangelici ?

    Buona domenica a tutti (io, ahimè, lavorerò anche domattina: Iddio spero mi perdonerà se stavolta non osserverò il precetto del riposo domenicale) !

    Roberto 55

    28 Settembre, 2008 - 0:18
  37. ignigo74

    Comunque, Nino, grazie per le citazioni martiniane che sempre sono talmente grandi da suscitare in noi la nostalgia di Dio.

    28 Settembre, 2008 - 13:15
  38. Nino

    Cari amici,
    Star, raffaele.savigni, roberto 55
    Intanto grazie per i vostri interventi in dissenso che condivido per la parte relativa al richiamo ecumenico.
    Volutamente ho ripreso la parte della citazione del Venerabile Padre Carlo sul tradimento che a me pare cruciale ai fini della sequela individuale e come Chiesa nella testimonianza di Cristo Carità.

    La storia antinomica dei due tradimenti, quello di Giuda e quello di Pietro che non smetto mai di approfondire, a mio avviso, ci mette di fronte alla non facile scelta tra l’essere fedeli a Dio o all’Uomo.

    Con il rischio che il segnalare le debolezze antropologiche dell’uomo, chierico o presbitero che sia, possa generare fraintendimenti o dubbi sulla santità della Chiesa anche se non dichiarati o ambiguamente sottintesi. Non senza lasciare un po’ di amaro e qualche ferita nel cuore.
    Spero di essere stato chiaro.
    Ad maiora.

    28 Settembre, 2008 - 15:44
  39. Leonardo

    «Venerabile Padre Carlo»: non siamo già sulla strada di una nuova titolatura barocca? Ma non eravate quelli che guai a dire “Sua eccellenza reverendissima” ecc. ecc.?

    28 Settembre, 2008 - 16:24
  40. Nino

    @LEONARDO,
    La tua osservazione è in parte condivisibile nel senso che l’uso dell’aggettivo potrebbe anche essere equivocato in quanto nell’uso ecclesiastico il titolo viene attribuito post mortem a persone in attesa di un processo di canonizzazione.
    Nella mia intenzione, essendo riferito a persona vivente, l’ho usato nel modo corrente seppur raramente adoperato, per attribuirlo a titolo di onore a persona di particolare carisma.
    Adm

    28 Settembre, 2008 - 17:15

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