Sul Mose segnalo Benzoni e Scaglione ottimi narratori

Il Mo.S.E. è probabilmente il più grave scandalo italiano, sia per la dimensione della spesa pubblica impiegata, sia per la durata dell’opera, sia anche perché ha coinvolto il mondo politico locale e nazionale, sia infine perché ha messo a tacere quasi tutta la stampa italiana che, solo sporadicamente, è riuscita a rompere la “paratoia” di gomma che ha protetto le operazioni del Consorzio Venezia Nuova. Così parte il libretto “Sotto il segno del Mose. Venezia 1966-220” di Giovanni Benzoni e Salvatore Scaglione, pubblicato in piena pandemia da “La Toletta Edizioni” [pp. 191, euro 16.00]. Nei commenti chiarisco che intendo per “ottimi narratori” e perchè segnalo questa narrazione, riporto abbreviata la conclusione del volume e metto – abbreviati – i testi degli autori che sulla rivista “Il Tetto”, nel fascicolo 336-337, rispondono da veneziani alla domanda su che cosa li abbia spinti a questa buona fatica.

13 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Ottimi narratori – Benzoni e Scaglione – perchè trattano sobriamente e scioltamente tutti, o quasi tutti, gli aspetti dello “scandalo”: dalla preistoria del progetto che i due fanno risalire all’aqua granda del 1966 all’inchiesta giudiziaria del 2014, la cronologia politica e ingegneristica del progetto, i costi, l’incompiuto, le responsabilità appurate dai magistrati. Ho apprezzato soprattutto il paragrafo “Che cos’è mai il Mose” dal quale finalmente ho capito che siano e come si alzino le paratoie, che vuol dire che si tratta di un “progetto che deve durare cent’anni”, che sostengono quelli che dicono che mai funzionerà e che la sua manutenzione avrà costi insostenibili. A questa loro indagine, gli autori accompagnano una ventina di testi di complemento, tra proprie schede e piccoli saggi affidati a collaboratori di varia specializzazione. A leggere queste pagine non t’addormenti, non perdi tempo, impari qualcosa sia del Mose sia dell’Italia politica.

    8 Giugno, 2020 - 15:21
  2. Luigi Accattoli

    Conclusione. Riporto dalle pagine 107-109 alcuni paragrafi di sintesi del volume. A chiusura di questo libro, che ha cercato di raccontare le fasi più significative di una vicenda emblematica, non abbiamo risposte alle due domande fondamentali: quando sarà completato il Mo.S.E. e se funzionerà […].
    Sono interrogativi complicati dalla prospettiva del cambiamento climatico in corso e di quanto i più accreditati centri studio prevedono per il futuro prossimo. […]
    Basti dire che, come il lettore avrà appreso dalla storia narrata, anche gli esperti hanno difficoltà a esprimersi, potendo accedere solo da poco e con difficoltà ai dati essenziali del progetto (calcoli, misurazioni e disegni), che il vecchio Consorzio e quel che ne è restato dopo la bufera giudiziaria hanno sempre tenuti riservati.
    Venezia e la sua laguna, lo sappiamo, sono inseparabili: la città non si salva se non si salva la sua laguna.
    È stato proprio l’abbandono concettuale di questa indissolubilità che ha condotto a progetti insensati, a perdite di tempo, di energie e denaro dietro a progetti forse “utili solo per chi li fa”, come diceva lo slogan di una vecchia campagna anti-Mo.S.E.
    La possibilità che l’opera, pur iniziata malissimo con la figura del concessionario unico, potesse essere corretta “in corsa” e che i lavori cosiddetti minori fossero comunque realizzati, anche se erano di inferiore interesse per il concessionario, richiedeva idee, progetti, capacità tecnica e politica e soprattutto forza contrattuale per assumere decisioni chiare con alternative altrettanto chiare.
    Non è andata così, fatta eccezione per il tentativo, generoso ma insufficiente, delle amministrazioni Cacciari.
    La battaglia per il riequilibrio morfologico della laguna è stata persa, pur costituendo uno dei nodi fondamentali della salvaguardia.
    Ciò detto sarebbe un colossale equivoco sostenere che Venezia e laguna siano minacciate solo dalle alte maree, presenti e future.
    La città è a rischio anche per la sua accelerata perdita di identità, per la pessima gestione della sua vita quotidiana e per l’insolenza di un turismo distruttivo che ne deforma i tratti.
    Non è responsabilità del Consorzio se le amministrazioni locali non operano per tutelare la residenza, nei suoi vari aspetti, e si affidano al ruolo taumaturgico del mercato.
    È frutto di questa inerzia se la vita cittadina, nella sua dimensione quotidiana, si sta disegnando su modelli dettati dalle esigenze di un’economia “esterna” agli interessi della comunità. […]
    Non è problema della sola Venezia, è vero, ma di tutti i centri storici delle città d’arte. A Venezia c’è un “di più” derivante dallo spazio ridotto in cui si svolge la vita cittadina e la sproporzione nel rapporto abitanti-visitatori.
    Si aggiunge anche il mancato controllo della navigazione in laguna, che è scriteriata e dannosa a causa della velocità dei natanti.
    L’ingresso in laguna delle grandi navi, emblema anch’esse di “vittoria del mercato”, resta immutato, il loro potenziale di inquina mento aggiuntivo prosegue senza che nessuno, oggi, sia in grado di prevederne l’arresto.
    Non proseguiamo nel lungo catalogo dei mali della città. Li citiamo solo per concludere un libro sul Mo.S.E.: è chiaro che Venezia e la sua laguna non solo del Mo.S.E. sono vittime.

    8 Giugno, 2020 - 15:22
  3. Luigi Accattoli

    Il perchè di Giovanni Benzoni. Il Mose l’ho sentito come l’idolo corrotto e corruttore in un preciso momento dell’ottobre scorso. Dall’80 all’85 ho fatto parte della seconda giunta di sinistra di Venezia quando si cominciò a entrare nel merito di risolvere il problema dell’acqua alta con lo sbarramento delle bocche di porto […]. Alla conclusione del mio mandato avevo la certezza che ogni intervento per bloccare le maree eccezionali doveva essere: sperimentale, graduale e reversibile. Tre aggettivi che nei decenni sono stati ribaditi in ogni sede e documento, quanto del tutto e sistematicamente disattesi.
    Negli anni sono stato critico, se non contrario al Mose; speranzoso che, visto il continuo rinvio del fine opera (che tuttora permane), non si sarebbe fatto. Ho partecipato alle manifestazioni della minoranza attiva che oltre al Mose era cosciente delle distorsioni causate dall’onda turistica dilagante, dal fenomeno immediatamente percepibile come fuori luogo delle Grandi Navi nel bacino di san Marco. Mi sono sentito rappresentato in un manifesto del 2004 dove sopra il disegno di una testa di pescecane sta scritto: «Il MOSE fa bene solo a chi lo fa». […]
    A metà dell’ottobre scorso ho partecipato ad una delle tante
    riunioni della società civile, come si diceva un tempo, per cercare di favorire la nascita di un ampio fronte capace di competere nelle elezioni per il rinnovo della Amministrazione comunale per bloccare la rielezione dell’attuale sindaco Brugnaro e soprattutto per prospettare una visione della città, supportata da scelte amministrative praticabili da subito. Così ho avuto modo di sentire le vicende che il Consorzio dal 2007 ha fatto vivere ai tre ingegneri che avevano osato proporre un progetto alternativo al Mose, tanto semplice quanto incomparabilmente meno costoso, il progetto Di Tella, Simoni e Vielmo. E sentendo, a fatica (perché il suo tono di voce é basso quanto mite), l’esposizione di Paolo Vielmo, sono stato preso dalla domanda: «che hai fatto, tu che hai fatto, per impedire lo scempio del Mose?» […] E mi sono ‘placato’ nel tentare almeno qualcosa di tangibile per un dovere di memoria per me stesso e grazie al coinvolgimento di altri, a partire dal lavoro di Salvatore Scaglione, se possibile per una vasta cerchia di lettori, sia tra i residenti in città sia tra quanti e sono davvero moltitudini che
    amano questa città.
    A lavoro completato, che per me è l’atto primo di questo tentativo di «salvarmi l’anima», mi è diventata sempre più chiara la prospettiva di proporre il secondo atto, all’interno della tragedia che incombe su ciò che resta della città di Venezia, di quella almeno che mi è stato dato di conoscere in gioventù. Il secondo atto cui spero diano il loro apporto di scrittura molte delle persone che hanno avuto modo di leggere
    “Sotto il segno del MOSE” dovrebbe avere per titolo “Materiali per
    una rinascita (possibile? necessaria) di Venezia, città.

    Dalla rivista “Il Tetto” 336-337, marzo-giugno 2020, pp. 84-86

    8 Giugno, 2020 - 15:23
  4. Luigi Accattoli

    Il perchè di Salvatore Scaglione. La storia del Mo.S.E. di Venezia non consiste soltanto nella vicenda scandalosa che la magistratura ha messo in luce e sanzionato e che, almeno in parte, è conosciuta dal lettore medio. Non si esaurisce nemmeno nelle incertezze di funzionamento di un’opera mastodontica e costosa. Questa storia si è rivelata anche una vicenda esemplare per quanto nel nostro Paese non si dovrebbe fare e merita dunque di essere conosciuta nella sua genesi e nelle sue sequenze progressive.
    Tale esemplarità dipende dal fatto che il suo evolversi ha confermato la permeabilità della politica da parte delle lobby private; ma questa non sarebbe una novità. Ci dice anche quanto sia diffusa l’indifferenza delle amministrazioni pubbliche e private verso la scienza (la conoscenza) ed i suoi suggerimenti; infine, ci mostra quanto sia facile l’annichilimento dei media, vuoi per la loro prevalente sciatteria, vuoi per la voglia di non «disturbare il manovratore». […]
    È difficile distinguere quale di questi elementi abbia giocato un ruolo prevalente nel comporre questa miscela. Ma stupisce l’omogeneità di scelte e di azione operate dalle diverse forze politiche, pur nel succedersi delle maggioranze di governo, tanto da potere definire l’opera come un vero e proprio esempio di «pasticciaccio bipartisan». […]
    Ma, più ancora dell’urgenza della denuncia, ci ha spinto una motivazione che sempre più diventa fondante nelle rievocazioni, anche del recente passato, la fragilità della memoria collettiva e il dominio incontrastato di un eterno presente senza storia, senza radici e senza cultura.
    Come abbiamo verificato anche nel corso di questa ricerca,
    gli stessi protagonisti avevano tenuto a mente solo brandelli
    della lunga vicenda. E non sempre per partigianeria o per la
    comprensibile difesa del ruolo giocato in prima persona, ma
    per la natura «ameboide» di questa storia, pronta a sfuggire
    nelle direzioni che non ti aspetti.
    Dei numerosi protagonisti della politica nazionale che hanno attraversato la vicenda Mo.S.E. – diciamo pure, senza gloria e spesso con ignominia – uno solo ha tentato di fermarne l’iter. Senza clamori, senza frastuoni mediatici, senza neppure dichiarazioni di principio, il presidente del consiglio, poi presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi, ha provato. […]
    Quanto alla politica locale, molto spazio si dà nel libro al
    tentativo di opposizione dell’allora sindaco di Venezia Massimo Cacciari.
    Percorrere una così lunga vicenda attraverso documenti di incerta affidabilità, poche ed altrettanto dubbie fonti orali, interpretazioni spesso viziate da partigianerie massimaliste, è stato complesso ed espone ad evidenti rischi. Abbiamo cercato di evitarli ma, a libro finito, non è certo che tutte le trappole siano state schivate.
    Tuttavia, il quadro che il libro propone è frutto anche di consulenze tecniche e di testimonianze «ponderate» che consentono, parafrasando Salvemini, di farci almeno appellare alla «probità del cronista».

    Dalla rivista “Il Tetto” 336-337, marzo-giugno 2020, pp. 86-89

    8 Giugno, 2020 - 15:23
  5. Luigi Accattoli

    Un saluto a Pasquale Colella. Per chi non conosce la rivista “Il Tetto”, metto qui un link al sito e il rimando biblico che ne motiva la testata:

    Ciò che vi si dice all’orecchio, predicatelo sui tetti: Matteo 10, 27

    http://www.iltettorivista.it/

    “Il Tetto” è diretto dall’infaticabile Pasquale Colella, che fu tra i fondatori della rivista nel 1963. Approfitto per mandargli un abbraccio.

    8 Giugno, 2020 - 16:37
  6. Centofanti Giampaolo

    Rosario di Fatima

    Vieni come la pace al piccolo

    che riposa,

    come un sogno bello la gioia che

    non sapeva.

    Ed ora è maggio e apri ogni finestra,

    il piccolo canta

    il sole è mite e scalda senza fare

    male.

    Ma quanto difficilmente ascolta

    il potente.

    Ascolta la gente semplice e

    bisognosa

    che finalmente anch’essa riposa

    in questa nuova Parola.

    8 Giugno, 2020 - 17:41
  7. Luigi Accattoli

    8 Giugno, 2020 - 17:44
  8. roberto 55

    Mi sento quasi obbligato ad intervenire su un argomento, come la vicenda-MO.S.E., che tocca la carne viva delle terre dove abito (anche se io non sono “venexian”, ma, piuttosto, “veneziano di campagna”).
    Non ho ancora letto il libro, ma, dai pur brevi cenni riportati da Luigi (ed anche per l’autorevolezza degli autori, che, almeno per chi vive dalle mie parti, non hanno bisogno di presentazioni), mi sembra che affronti in termini completi l’intero “scandalo”.
    Si, perché di scandalo si tratta: parliamo di un sistema (il MO.S.E.: MOdulo Sperimentale Elettromeccanico) accusato da subito d’essere inutile, dannoso e costoso, ed attorno al quale s’è sviluppato il più grande malaffare europeo (non italiano: EUROPEO); 8 miliardi – almeno – di Euro di tangenti, fondi neri, corruzioni varie e finanziamenti illeciti a partiti.
    Parliamo di una di quelle “grandi opere” avviate dal Governo di Silvio Berlusconi (ed il cui primo cantiere fu da lui stesso inaugurato nel 2003), consistente nella costruzione di paratoie mobili sui varchi lagunari di Lido, Malamocco e Chioggia, per la difesa di Venezia dall’alta marea, e, dunque, per impedirne il fenomeno dell'”acqua alta”.
    L’utilità di quest’opera, commissionata dal Governo al Consorzio Venezia Nuova, è stata, come ho scritto, a lungo e ripetutamente contestata da cittadini, associazioni, movimenti, tecnici, esperti di vari settori, nonché da alcune forze politiche (poche, in verità), ma invano: i vari Governi (di centrodestra e di centrosinistra) che si sono succeduti negli anni, la Regione Veneto e le Amministrazioni Comunali degli ultimi vent’anni (unica, meritoria, ma isolata, eccezione il Sindaco Massimo Cacciari, da sempre contrario al MO.S.E.) non hanno voluto sentire ragioni e ne hanno sempre ribadito l’assoluta insostituibilità.
    Peccato, però, che, nonostante questa, apparentemente ferrea determinazione alla realizzazione dell’opera da parte dei vari governanti (nazionali e locali), quest’opera non si concludeva mai, la data di fine dei lavori slittava continuamente in avanti (tanto per dirne una, il Governatore Zaia, nel 2010, aveva pronosticato il loro completamento per il 2014), ed i suoi costi di esecuzione aumentavano sempre più, finché ……….
    Finché, nel 2014, con la “Retata Storica”, la Magistratura veneziana arrivò a scoperchiare il “verminaio” di corruttela “fiorito” sulla vicenda.
    La vicenda giudiziaria, preciso, s’è conclusa nel 2017: varie sentenze di “patteggiamento” emesse nel tempo, alcune condanne (e qualche assoluzione) hanno appurato le posizioni di un Presidente di Regione (Giancarlo Galan), di un Assessore Regionale (Renato Chisso), di un Ministro (Altero Matteoli), oltre che di vari imprenditori e funzionari pubblici; prosciolto, per intervenuta prescrizione dei termini, l’ex Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni.
    Nel frattempo, il MO.S.E. non è ancora stato terminato, e, se mai lo sarà, molto probabilmente non servirà, come hanno ben scritto gli autori del libro, a difendere Venezia dall'”acqua granda”: il MO.S.E., appunto, serve solo a chi lo fa.
    Sai, Luigi, cosa si dice da queste mie parti ? MO.S.E. = Modello Obsoleto Succhia Euro.

    Grazie dell’attenzione, ed un caro saluto a te ed a tutti.

    Roberto Caligaris

    9 Giugno, 2020 - 23:56
  9. Luigi Accattoli

    Ringrazio Roberto Calegaris e invito all’argomento altri “venexian” e “veneziani” di campagna” e veneziani di passo.

    10 Giugno, 2020 - 8:09
  10. Fabrizio Scarpino

    Ringrazio anch’io l’amico Roberto per il suo prezioso intervento.

    11 Giugno, 2020 - 13:02

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