Teologia dell’amore: Francesco come Benedetto

Ieri all’angelus Francesco ha detto che il Signore è “tutta misericordia e pura misericordia”, in un altro angelus (7 giugno 2009) Benedetto aveva affermato che “Dio è tutto e solo amore”. I due Papi usano lo stesso linguaggio per proporre lo stesso annuncio di Dio Amore all’umanità di oggi. Nei primi due commenti le parole di Papa Francesco e il rimando a una mia interpretazione della teologia dell’amore svolta da Papa Benedetto nei suoi otto anni.

Aggiornamento dell’11 giugno. Nell’omelia al Santa Marta il Papa stamane – 11 giugno – ha parlato della povertà con parole impegnative: “Una Chiesa ricca è una Chiesa che invecchia”. Ai commenti 19, 20, 21 i brani più vivi dell’omelia.

21 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Così ha parlato ieri Francesco prima della preghiera dell’angelus: “Il Signore ci guarda sempre con misericordia; non dimentichiamolo, ci guarda sempre con misericordia, ci attende con misericordia. Non abbiamo timore di avvicinarci a Lui! Ha un cuore misericordioso! Se gli mostriamo le nostre ferite interiori, i nostri peccati, Egli sempre ci perdona. E’ pura misericordia”. Al termine così ha salutato la folla: “Oggi non dimentichiamo l’amore di Dio, l’amore di Gesù: Lui ci guarda, ci ama e ci aspetta. È tutto cuore e tutta misericordia”.

    10 Giugno, 2013 - 9:00
  2. Luigi Accattoli

    La teologia dell’amore in Papa Benedetto. “Considero il suo lascito più grande la teologia dell’amore che è venuto svolgendo con umile costanza, e spero che venga studiata da chi ne ha gli strumenti finchè è ancora viva tra noi la sua lezione. Per seconda metto la chiamata alla penitenza per il peccato che è nella Chiesa. Per terza la concentrazione sulla figura di Gesù”: http://www.luigiaccattoli.it/blog/?page_id=11371.

    10 Giugno, 2013 - 9:01
  3. lazzaro

    Sì, Dio “è tutto cuore e tutta misericordia”. Anche se a volte temo che io ne approfitti, forse perché, in fondo in fondo, non sono del tutto convinto che Egli sia proprio così. Nel senso che il pensiero della sua giustizia in qualche modo me lo fa immaginare che possa dire: “Va bene, uno, due, tre, cento… Ma sempre!…” E poi: vale anche per Lui che bisogna perdonare “settanta volte sette”? Perché noi non dobbiamo giudicare, ma Lui…

    10 Giugno, 2013 - 12:21
  4. discepolo

    Sarebbe interessante chiedere a ciascun partecipante di questo blog come definisce la parola “amore” cioè cosa questa parola vuole significare e cosa vuole significare per lui la frase “Dio è amore”
    sarebbe interessante perchè sono sicura che le definizioni del significato di “amore” e la spiegazione della frase “Dio è amore” risulterebbero diversissime e a volte persino contrapposte !
    Amore è la parola più usata ed abusata da ogni predicatore religioso, fino a farne uno stucchevole luogo comune.
    Proprio perchè così usata ed abusata andrebbe riflettuto su cosa significhi .
    “la verità, vi prego, sull’amore” è un celebre verso del poeta inglese Auden.
    Se volete posso essere la prima ad esprimermi: per me la parola amore come viene pronunciata nei Vangeli, non ha nulla a che vedere coll’amore romantico e sentimentale che dal romanticismo in poi ha preso il “monopolio”.
    la parola amore pronunciata nei Vangeli, secondo me ha più a che fare con quello che prova un bravo artigiano o artista verso la sua “opera” compiuta e perfetta o quello che provano un madre o un padre verso un figlio a lungo atteso, o quello che prova un cane che alla morte del suo padrone si lascia
    morire di fame. La parola “amore “ha a che fare con la parola “creazione” e la parola “discendenza e la parola “fedeltà”
    questa naturalmente è la MIA interpretazione, mi rendo conto che quasi tutti voi non sarete d’accordo e avrete le vostre interpretazioni.
    Per questo dico che la frase “Dio è amore” può essere interpretata in mille modi diversi. La mia interpretazione della frase è che Dio è amore in quanto Creatore, e ci vuole bene come un artista vuol bene al suo capolavoro, alla sua opera più perfetta, in quanto noi siamo suoi figli e ci vuole bene come un Padre e una Madre , e in quanto non muterà mai , come mutano i volubili cuori umani, non si dimenticherà, cioè sarà sempre FEDELE.

    10 Giugno, 2013 - 18:23
  5. lorenzo

    rischio lo spernacchiamento della frasetta da bacioperugina, ma “ama” chi da la sua vita ( non la sua morte!) e la da tutta intera: nel senso che se la lascia consumare da chi “è amato”.

    10 Giugno, 2013 - 18:53
  6. fabi

    Gratis.
    L’amore è gratis.

    10 Giugno, 2013 - 20:40
  7. Sara1

    Si lascia consumare da chi è amato: noi siam più terra terra, amore è preparare il caffè alla mattina per quelli che ancora dormono.

    A proposito di amore e teologia queste parole mi ricordano il disco di un grande jazzista John Coltrane ascoltato per la prima volta anni fa proprio in questi primi giorni di Giugno.
    A love supreme, così ispirato:

    « Durante l’anno 1957 sperimentai, per grazia di Dio, un risveglio spirituale che doveva condurmi ad una vita più ricca, più piena, più produttiva. A quel tempo, per gratitudine, chiesi umilmente che mi venissero concessi i mezzi ed il privilegio di rendere felici gli altri attraverso la musica. Sento che ciò mi è stato accordato per Sua grazia. Ogni lode a Dio. »

    http://www.youtube.com/watch?v=4H07OztoKgE

    Forse è un accostamento ardito ma non posso fare a meno di citarlo.

    10 Giugno, 2013 - 21:30
  8. Marilisa

    ” per me la parola amore …non ha nulla a che vedere coll’amore romantico e sentimentale che dal romanticismo in poi ha preso il “monopolio”.”

    E infatti è proprio così. Difficile, anzi impossibile, provare un “amore romantico e sentimentale” per chi viene considerato un nemico.
    Eppure al cristiano viene richiesto l’amore anche per il nemico, che resta sempre “il prossimo tuo”: anch’egli figlio di Dio, anch’egli fratello di Gesù Cristo e fratello nostro.
    In questo senso il cristianesimo contiene in sé il paradosso per eccellenza, per cui non è una religione facile da praticare. Molti cristiani, anzi, sono ben lontani dall’amore predicato dal Cristo.
    Credo che nessun’altra religione raggiunga vertici così alti di grandezza.
    “Amare”, allora, significa non volere il male dell’altro, anche se nemico, anzi volere il suo bene allo stesso modo in cui lo si vuole per noi stessi, perdonare sempre (“settanta volte sette”) le sue offese, com-patire, sacrificarsi–ammesso che si riesca– per lui come un padre e una madre generalmente sono pronti a sacrificarsi per i figli.
    Non è per niente facile, proprio per niente lo è. È come scalare un’alta montagna. Richiede un impegno continuo, passo dopo passo.
    E infatti nella realtà della vita quotidiana è possibile notare che un tale amore non è alla portata di tutti, della nostra povera umanità.
    Solo con l’aiuto del Signore si può riuscire ad amare così o, quanto meno, ad avvicinarsi, seppure non in pienezza, ad un “amore” così speciale.
    L’ alternativa è chinare il capo sulla spalla del Cristo lasciandoci guidare da Lui.

    10 Giugno, 2013 - 21:32
  9. “chinare il capo sulla spalla del Cristo lasciandoci guidare da Lui.”

    Tante volte mi sono illuso che lo stessi facendo !!!

    Beato chi è certo di farlo !

    10 Giugno, 2013 - 22:06
  10. Marilisa

    Più che una certezza è un proponimento mosso dal desiderio, Matteo.
    E anche in questo si può fallire, purtroppo.

    10 Giugno, 2013 - 23:43
  11. Luigi Accattoli

    Do la buona notte ai miei ospiti segnalando il tema specifico del post, che è questo: la singolare fortuna di avere due Papi in sequenza che – pur diversi per provenienza, formazione, sensibilità, linguaggio – incentrano la loro predicazione sul messaggio di Dio Amore, Dio misericordia, e lo fanno sostanzialmente con le stesse parole.

    10 Giugno, 2013 - 23:52
  12. Luigi Accattoli

    Ci vedo la riprova che tale debba essere la predicazione cristiana in questa nostra epoca.

    10 Giugno, 2013 - 23:53
  13. elsa.F

    I papi che parlano dell’amore.
    L’amore…
    L’amore non si spiega: si fa e si sente.

    11 Giugno, 2013 - 6:52
  14. fabi

    Luigi,
    hai ragione. Gesù stesso parlava di amore,
    quindi mi pare giusto lo facciano i Suoi vicari. Li ascoltiamo, come cerchiamo di ascoltare Gesù, ma viverlo, l’amore, è un’altra cosa che una bella parola.
    In questo mondo competitivo a me sembra che solo la parola ‘gratuito’
    abbia un nesso con l’amore vero che è sempre in perdita.
    Come Gesù, del resto.
    E’ che se lo calcoliamo non è … più amore.

    11 Giugno, 2013 - 7:53
  15. Leopoldo

    L’argomento m’interessa. Ma a chi non interesserebbe?
    Le declinazioni dell’amore sono tante quante le esperienze di vita delle persone e non è detto che non c’entri nulla con l’innamoramento, quindi con i deliziosi bigliettini dei Baci Perugina.
    Qui si parla dell’amore e della misericordia di Dio e del Dio dei cattolici. Se io fossi cattolico, penserei che una fede salda sia la base su cui può costruirsi l’amore. Voglio dire, se io credessi che esiste Dio, questa Essenza dal respiro senza dimensione e senza tempo, concettualmente definibile ma non concepibile veramente da me che sono un essere finito, da me che sono costretto a ricorrere a similitudini e analogie per descriverlo (Padre, Madre); un Dio che ha trovato in un uomo, Gesù, la possibilità di identificarsi totalmente e di stabilire un contatto sensibile con me; un Dio che ha sconfitto la morte e quindi la causa prima dell’infelicità, la cui consapevolezza (della morte) è il frutto dell’albero del bene e nel male, il cui sapore ci ha strappati dall’Eden dell’incoscienza animale nel corso dell’evoluzione; dunque, se io credessi in tutto questo, come potrei essere infelice? Come potrei non considerare quanto poco possono scalfire la mia vita destinata all’eternità e, in qualche, dall’eternità generata le offese del mio “nemico”? Le ferite, perfino la morte causate dalle sue mani? Come potrei non tenere conto della mia vita se non in questa dimensione universale e coinvolgente che Dio m’ha lasciato intravedere facendosi presente? Perché Dio non ha bisogno di agire per amare, è la sua presenza l’atto d’amore che dà senso non solo alle mie azioni ma alla mia stessa vita. Così, forse, è la mia presenza lì dove c’è bisogno di me ciò che potrebbe essere il denominatore comune delle infinite declinazioni dell’amore di cui parlavo all’inizio. Nella misura che mi è stata data. Forse, al di là della libertà che, nonostante la mia supposta fede, non riuscirei a pensare comunque esistere. Ma anche di questo, che cosa potrebbe importarmi se sapessi quale meravigliosa avventura è cominciata “per me”, non quando io sono nato ma quando la vita s’è affacciata sul balcone dell’universo?

    11 Giugno, 2013 - 10:35
  16. L’esperienza
    mi ha insegnato
    che io e i miei fratelli cattolici
    troppo spesso usiamo la parola amore senza coscienza.

    Soprattutto tanti preti, vescovi e… che ci ammorbano nelle loro omelie da riempimento,
    e a loro simiglianza noi laici.

    Troppi teologismi e filosofismi
    sull’amore.

    In questo la pedagogia di Gesù,
    insegna a declinare……

    Io e noi,
    per la personale esperienza e per la corporalità,

    possiamo dire solo a cosa rassomiglieremmo l’amore
    nel nostro vissuto concreto,

    non siamo in grado di dire assolutamente cosa è l’amore.

    Io posso dire “ti amo”,
    ma
    non posso dire che cosa ne è l’essenza.

    E…. quando si osa dire…..
    si riempie lo spazio dei parole, soltanto parole,
    come facciamo con dio
    in cui troppi si illudono di dire cosa è.

    11 Giugno, 2013 - 11:25
  17. germano turin

    L’Amore che Dio

    nutre per me non può che essere definitito, alla maniera greca antica, “agapico”: cioè quell’amore che chi ama prova per l’essere amato perchè vuole che, col suo amore, l’essere amato sia felice.

    Scusate la ripetizione: è un concetto che ho già espresso in altre circostanze.

    Per dirla in altro modo credo che Dio, onnipotente ed onnisciente, conosca meglio di chiunque altro (a cominciare da me) cosa mi serve affinchè io sia felice, e non cessa di spingermi verso la felicità, la libertà. la gioia…

    … il guaio è che, molte volte,, io credo di saperne più di lui…

    11 Giugno, 2013 - 12:50
  18. Il grande problema dell’enciclica di Benedetto XVI è che è stata scritta partendo dalle lingue contemporanee. E così, ritraducendo in latino, dove c’è distinzione tra “catitas” e “amor” è forse venuto fuori qualche piccolo pasticcio. Questa è la mia impressione attuale, vado a memoria e mi ci vorrebbe tanto tempo, che ora non ho, per verificare.

    11 Giugno, 2013 - 17:46
  19. Luigi Accattoli

    Nell’omelia al Santa Marta il Papa stamane ha parlato della povertà con parole impegnative: “Una Chiesa ricca è una Chiesa che invecchia”. In questo e nei due commenti seguenti i brani più vivi dell’omelia. “L’annunzio del Vangelo deve andare per la strada della povertà. La testimonianza di questa povertà: non ho ricchezze, la mia ricchezza è soltanto il dono che ho ricevuto, Dio. Questa gratuità: questa è la nostra ricchezza! E questa povertà ci salva dal diventare organizzatori, imprenditori… Si devono portare avanti le opere della Chiesa, e alcune sono un po’ complesse; ma con cuore di povertà, non con cuore di investimento o di un imprenditore, no?

    11 Giugno, 2013 - 20:09
  20. Luigi Accattoli

    La Chiesa – ha aggiunto – non è una ong: è un’altra cosa, più importante, e nasce da questa gratuità. Ricevuta e annunziata”. La povertà, ha quindi ribadito, “è uno dei segni di questa gratuità”. L’altro segno, ha aggiunto Papa Francesco, “è la capacità di lode: quando un apostolo non vive questa gratuità, perde la capacità di lodare il Signore”. Lodare il Signore, infatti, “è essenzialmente gratuito, è un’orazione gratuita: non chiediamo, soltanto lodiamo

    11 Giugno, 2013 - 20:10
  21. Luigi Accattoli

    Questi due sono i segni del fatto che un apostolo vive questa gratuità: la povertà e la capacità di lodare il Signore. E quando troviamo apostoli che vogliono fare una Chiesa ricca e una Chiesa senza la gratuità della lode, la Chiesa invecchia, la Chiesa diventa una ong, la Chiesa non ha vita. Chiediamo oggi al Signore la grazia di riconoscere questa gratuità: ‘Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date’. Riconoscere questa gratuità, quel dono di Dio. E anche noi andare avanti nella predicazione evangelica con questa gratuità”.

    11 Giugno, 2013 - 20:10

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