Una cassetta di muschio 15 euro

–         Che porti, un regalo?
–         Ho comprato il muschio per il presepio: una cassetta 15 euro.
–         Costoso!
–         Beh, costa quanto un mazzo di fiori.
–         Ma il muschio cresce spontaneo…
–         Però bisogna raccoglierlo. A me il muschio piace più dei fiorie e dura anche di più.
–         Perché non vai a raccoglierlo nel bosco, al Soratte o al Terminillo?
–         Faccio il presepe in casa da sempre, prima lo raccoglievo nei campi, con un’uscita il fine settimana, ma adesso non ho tempo e lo compro.
–         Non ti sa di falso a comprarlo?
–         No, anzi dal fioraio lo trovo migliore di quello che saprei cercare io.

13 Comments

  1. Francesco73

    Nella mia campagna marchigiana – in questi giorni – le nonne vanno sulle “balze” e sui “greppi” e ripetono il rito della raccolta del muschio per il presepio, popolando così di questo simbolo l’immaginario dei nipoti, in un modo soave e indelebile che si porteranno dietro sempre.
    Quando io avevo setto/otto anni si era anche un pò più barbari, e lo stesso albero veniva tagliato in qualche pineta, in qualche faggeto, in qualche “macchia” nascosta dietro alle frazioni.
    Non si andava troppo per il sottile, un certo ambientalismo (anche legittimo) non era ancora troppo di moda…
    Oggi non si potrebbe fare, e vedo che anche lì i segni del Natale sono più commerciali. Ma questa Festa, vissuta nei villaggi rurali, è ricca di tanti momenti irripetibili, legati al ciclo della campagna e alla vita delle comunità modellata su esso.
    Tra Natale e l’Epifania, ad esempio, si procederà alla “pista”, con un momento di collaborazione e di amicizia tra la gente del paese, gli uomini e le donne insieme – in compiti e mansioni diverse – a vivere questo “momento forte”.
    Luigi penso sappia di cosa si tratti…

    9 Dicembre, 2006 - 22:25
  2. Leonardo

    Ebbene sì, lo confesso: non mi piace il presepe.
    Mi sento in dovere di difenderlo, come tutti gli altri segni cristiani del Natale oggi minacciati, ma non lo amo. Penso che dovrei, ma non so che farci, non mi piace proprio.

    9 Dicembre, 2006 - 23:42
  3. Un saluto dalla Calabria, dove sono arrivato venerdì per qualche giorno in famiglia. Qui il muschio si cerca ancora, ma per il resto se non c’è non importa, diciamo anche che si possono avere anche ambientazioni marine.
    Non dimenticherò mai il presepe quasi postmoderno che fece un mio cugino, anni fa: Gesù nacque nella grotta. Che non lontano aveva la scarpata e un ponte delle FS linea Battipaglia-Reggio via Tropea (un binario solo) popolata di pastori e pecore ansiose di brucare…

    Cmq penso che i presepi più belli siano quelli piccoli piccoli, solo com la Famiglia, il bue e l’asino… tutti assieme, tutti qui. Un caro saluto

    10 Dicembre, 2006 - 13:09
  4. Luigi Accattoli

    Il mio presepe invece deve avere la campagna muschiosa e – se possibile – anche un poco di collina e le strade con i sassolini bianchi. L’abbiamo appena sistemato in casa, seguendo queste regole e con la creativa partecipazione di tutti i presenti, compresa una nipotina di due anni che lo vedeva fare per la prima volta.
    Ma viva la varietà difesa da Tonizzo, si capisce.
    E viva anche chi non ama il presepe, come già attestava Eduardo De Filippo nel Natale dei Cupiello. Credo che Leonardo si riferisca a quella scena rivelatrice, scrivendo due volte che il presepe non gli “piace”.
    Certo Francesco che so che cosa sia la “pista”, cioè la macellazione del maiale nelle case di campagna. La si vede anche nelle raffigurazioni medievali dei mesi, collocata appunto in gennaio. Ma credo non si faccia più orami da nessuna parte, a motivo delle norme sulla macellazione degli animali, non è vero?

    10 Dicembre, 2006 - 18:30
  5. Caro Luigi, in Calabria si fa ancora. Tant’è vero che ci sono alcuni proverbi passati nell’uso popolare.
    ‘u porcu esti ‘a muntàgna e ‘a coddàra gùgghi, il maiale è in montagna e già la caldaia bolle, a significare: “Non dire gatto se non l’hai nel sacco”
    ‘U porcu è u meu e ‘u ‘mmazzu jeu, il maiale è mio e l’uccido io. Così rispose un sacerdote (non sto scherzando) a chi gli obiettava alcune “lacune” nella gestione della parrocchia. Indica che l’affare è mio e solo io decido come portarlo a termine.
    Fari carni ‘i porcu, fare carne di porco. Ossia scialare alla grande con qualcosa (del maiale non si butta via niente), o anche imbrogliare.

    Cmq in Calabria i maiali si ammazzano in questo periodo, quando fa più freddo. A proposito, nelle Marche si ammazzano a spacca e pisu? (spacca e pesa)

    11 Dicembre, 2006 - 12:46
  6. Francesco73

    Dunque, vediamo.
    Le norme sulla macellazione degli animali comportano questo: che la povera bestia deve essere uccisa in modo non inutilmente feroce e doloroso, e che alcune parti delle interiora vengano poi presentate al mattatoio comunale per una verifica proprio sulle modalità dell’ammazzamento e sulla sanità del suino.
    Il resto, più o meno, rimane invariato: la “trocca” per “pelarlo” nell’acqua bollente, l’appesa per le gambe e i successivi sezionamenti, qualche giorno di pausa e poi appunto la “pista”, ovvero la preparazione di prosciutti, lonze, salsicce, salami, sopressati, ecc.
    Il tutto si svolge ancora, per quanto possibile, in forme “rituali”. Gli uomini del circondario si danno appuntamento presso la casa contadina interessata, si accende il fuoco, si fa poi una cena con alcune parti del maiale macellato (la cosiddetta “padellaccia”), si beve, si fa – in un certo modo – festa.
    Forse è tutto un pò crudele?
    Forse.

    11 Dicembre, 2006 - 14:04
  7. Sarà crudele ma te lo mangi. Ed è pure buono…
    Cu ‘nci marìta è cunténtu ‘nu jornu, cu ammàzza ‘u porcu è cuntèntu ‘n’annu (Chi si sposa è contento un giorno, chi ammazza il porco è contento un anno).
    Lo dice pure il proverbio…

    11 Dicembre, 2006 - 14:35
  8. Luigi Accattoli

    Sarà meglio che sia Francesco73 a rispondere se nelle Marche si ammazza il maiale a spacca e pisu: la mia conoscenza della materia è scarsa e non afferro la domanda. Vuol dire che lo si pesa dopo averlo diviso in due? So solo quanto può aver colto uno che assisteva a tutto il rito da piccolo, con gran paura, fino agli undici anni. Dunque memoria visiva vivissima, ma idee confuse e conclusione – affrettata, come si vede – che più non si facesse. Saluti

    11 Dicembre, 2006 - 16:15
  9. Più o meno, Luigi. Spacca e pisu si fa quando si compra un maiale in comproprietà. Alla fine si fa spacca, cioè viene ucciso e privato delle interiora, e pisu, la pesatura del maiale scannato che viene diviso in due parti. Io non l’ho mai visto ammazzare, ma ho memoria di tutte queste tradizioni (di solito i bambini potevano guardare il maiale solo dopo la pulizia e senza la testa, quando ormai era ‘anatomizzato’ e le donne iniziavano a cuocere qualcosa). Per non parlare della vescica ripiena d’aria e simile ad un palloncino.

    11 Dicembre, 2006 - 16:24
  10. Francesco73

    Questo blog sta diventando una succursale di Linea Verde, una sede distaccata della Coltivatori Diretti!
    Fermiamoci qui, altrimenti il povero Luigi sarà scambiato per un editor della guida Slow Food!
    Propongo che Tonizzo organizzi presto una sana scorpacciata di sani prodotti della terra, in qualche bell’agriturismo (di quelli veri, però, non dei tanti taroccati e aperti per arraffare fondi UE), raggiungibile da tutti.

    11 Dicembre, 2006 - 16:39
  11. Vieni in Calabria, altro che agriturismo… vi porto da mia cugina che ha una macelleria coi controfiocchi. Tra salame, formaggio e quant’altro vi levate un po’ di sfizi.

    11 Dicembre, 2006 - 17:59
  12. Leonardo

    Piccola osservazione (tutt’altro che nuova, ma sempre utile) a margine di questo interessante recupero di tradizioni popolari: una volta si era, generalmente parlando, meno ‘dolci’ con gli animali e più rispettosi degli uomini. Oggi, tutto il contrario: tonnellate di insopportabile mièvrerie animalista, e feroce crudeltà verso gli uomini. Bel progresso.

    11 Dicembre, 2006 - 18:04
  13. Quoto in tutto Leonardo.

    11 Dicembre, 2006 - 18:20

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