Mese: <span>Marzo 2007</span>

Fuochi coloratissimi in un’intervista di Francesco Cossiga al Riformista, dove tratta di una “tirata d’orecchio” che gli sarebbe arrivata dal Vaticano per i toni polemici con cui aveva ribattuto alle posizioni di altri cattolici sui Dico.
Eccolo lanciare carboni ardenti su Martini e Tettamanzi: “Sarei tentato di assumere la stessa posizione del cardinale Carlo Maria Martini, gesuita, arcivescovo emerito di Milano, che ha dichiarato con candore e umiltà a proposito dei Dico che ‘L’argomento è complesso’, e che lui, successore degli Apostoli, ‘non si impiccia’. O almeno la posizione equivoca, ‘un passo avanti e uno indietro’, del cardinale Dionigi Tettamanzi… nel nome della pace religiosa tra i cattolici”.
Ancora su Martini e vescovi e laici che chiama “cattolici democratici”: annuncia che “dopo questa intervista” tacerà sui Dico, anche perchè “non sono un vescovo, come il cardinal Martini, monsignor Bettazzzi e i vescovi di Padova, Pisa e Taranto, ma solo un laico, anche piuttosto ignorante, che poco conta nello Stato e certamente nella Chiesa. Non sono né Melloni né Scoppola né Elia né la Bindi né la Binetti, io!”
Su Bertone: “Cercherò di capire che cosa vuole la Segreteria di Stato. E forse voterò come voterebbero certamente il cardinale Martini e molti altri vescovi, religiosi e presbiteri se mai avessero il diritto di votare in Parlamento: non voterò a favore, ma neanche contro, e forse mi asterrò dal voto e dalla votazione”.
Bis per Bertone. Prima di questa intervista, il senatore a vita aveva detto all’Ansa d’essere stato “rimproverato anche di aver mancato di rispetto al Vaticano”, ma non per telefono, com’era stato scritto bensì “con una lettera piuttosto insolente, anche perchè indirizzata a un ex capo di uno Stato al quale il Vaticano è legato da accordi solenni. Accordi che hanno attribuito, a suo tempo, anche con la mia collaborazione politica, alla Chiesa italiana enormi privilegi ignorati dalla storia dei concordati”.
Ce n’è anche per Bagnasco: “Con l’uscita di scena del cardinale Ruini – aveva detto sempre all’Ansa – e con la successione di un militare con rango di generale di Corpo d’armata posto alle dipendenze dirette del segretario di Stato, la musica cambia. E io, che specie dopo il colloquio del
segretario di Stato vaticano con il presidente del Consiglio entrambi ‘cattolici doc’ non ci capisco più niente, seguirò il consiglio di un autorevolissimo cardinale già aspirante papa, che ha detto “l’argomento è complesso ed io non me ne impiccio”.
Bis per Bagnasco: “Non comprendo – aveva detto poco prima all’agenzia Adnkronos – questi bisticci da cortile tra i cattolici democratici Rutelli, Bobba, Bindi e Binetti sul problema dei Dico. Ma non hanno ancora capito che, col cambio del segretario di Stato vaticano e con la nomina del ‘soldatino’ a successore del cardinale Ruini, l’interesse della chiesa per questo argomento è molto diminuito?”
Da esperto in maldicenze confesso che con il “soldatino Bagnasco” la malalingua sarda batte ogni malalingua vaticana da me mai ascoltata.

“La preghiera non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso”: parole del papa all’angelus, che segnalo come esempio della forza di linguaggio di papa Benedetto (vedi post del 19 febbraio e altri lì richiamati). Giovedì scorso ero a un dibattito a Venezia, presso il Centro Pattaro e ho ascoltato dal pastore valdese Fulvio Ferrario un’altra simile parola forte a riguardo del nostro pensiero di Dio: “Dire resurrezione dei morti è un altro modo di dire chi è il Dio di Gesù Cristo”. Il papa oggi ha detto che “la vita eterna è Dio stesso”.

“Chi pensa troppo si dimentica di vivere”: letto su un muro di via Ennio Quirino Visconti a Roma. Si tratta di un muro pieno di scritte, che si trova sulla sinistra, poco prima dello sbocco sul lungotevere. Una donna arguta che cammina con me esclama: “Ma questo è un muro parlante!”