Mese: <span>Dicembre 2009</span>

Sei il mio sbaglio più grande ma che rifarei“: scritto sul marciapiede della via di Sant’Ippolito, a Roma, zona di piazza Bologna, sulla destra della chiesa per chi ne guardi la facciata.

Ho mandato al premier insanguinato un pensiero gentile dal mio blog e mi è stato chiesto «come mai», non essendo io un sostenitore della sua politica: ora provo a spiegarmi, partendo dall’idea che un politico insanguinato è pur sempre un uomo che perde sangue e poi andando sull’altra idea – più complicata – che alle piazze calde si addicano menti fredde. – E’ l’attacco dell’articolo che mi ha chiesto ieri LIBERAL che oggi lo pubblica a pagina 7 con il titolo: DIETRO UN VOLTO INSANGUINATO.

Un pazzerello doc ma dotato di mira ferisce Berlusconi e agita tutti con l’immagine di quel volto insanguinato. Capisco chi deve fare dichiarazioni, ma io che non vi sono obbligato terrei basse le parole e le vorrei tutte da uomo a uomo. L’unica cosa di rilievo è la veduta del sangue sulla faccia di colui che oggi è segno di contraddizione per tanti. Non l’ho votato ma lo rispetto come Capo del governo della Repubblica e vorrei che potesse governare – questo vuol dire il mio rispetto – per tutto il tempo per il quale è stato votato e designato. Se non sarà possibile gli auguro di uscire dalla scena pubblica nel modo per lui più sereno. E questo sarebbe tutto il mio sentimento ma stante la canea di chi esulta nella Rete avendo visto il sangue, io a contravveleno di quella cattiveria e dei suoi possibili sviluppi mando dalla Rete un pensiero gentile all’uomo che viene oltraggiato.

Ho fatto quattro conferenze in quattro giorni: giovedì in una parrocchia di Fano che festeggia i quarant’anni, venerdì lectio penatalizia in una parrocchia di Roma-Casilino, sabato sui media in un centro culturale a La Spezia, stamane un incontro genitori nella parrocchia romana di Santa Lucia al quartiere Mazzini. Si possono vedere gli argomenti nella pagina CONFERENZE E DIBATTITI elencata sotto la mia foto. Sono uscito da questi impegni un poco frastornato ma contento di non aver scambiato tra loro gli argomenti, i luoghi e i giorni: poniamo andando a parlare del Natale a Fano il sabato, invece che della vita parrocchiale il giovedì. Racconto la mia modesta agenda per dire che dappertutto c’è gente che discute, si incontra, si impegna. Lo faccio contro il disfattismo che soffia anche in questo pianerottolo. Stamattina nella bella a grande chiesa di Santa Lucia c’era un pieno di gente sia alla messa delle dieci che a quelle delle undici e delle dodici. Era la festa patronale e la messa delle undici la celebrava il cardinale Sandri con folla di scouts, bambini del catechismo, chierichetti e chierichette bravissimi. Raccolta di fondi per la mensa della Caritas e per la costruzione di un ospedale a Kinshasa. Vendita di stelle di Natale per finanziare la mensa. Accensione di una grande quantità di lumini a Santa Lucia. C’era anche una persona semplice che faceva mosse con il capo, girandolo di scatto da un lato e si metteva in mezzo ai ministranti e agli scouts schierati con i loro guidoni. Tutti lo conoscevano e lo scansavano senza meraviglia. Io felice con loro.

“Oltraggio tradimento vergogna” sono le parole con cui il papa ha detto la sua reazione al rapporto della commissione governativa irlandese sugli abusi commessi da preti a danno di minori. Non penso si possa dire di più. Ma, da cittadino, credo si possa fare di più: fidarsi della giustizia civile. Mai avremmo saputo degli abusi in America, in Irlanda, in Australia, in Francia, in Polonia e a Firenze se non fosse stato per l’azione dei tribunali civili: e dunque ci si fidi e ci si affidi ai tribunali civili. Non avremmo saputo e perciò nè l’opinione pubblica, nè il papa, nè i vescovi avrebbero potuto reagire e gli abusi sarebbero continuati. Credo che la giustizia ecclesiastica abbia mostrato la sua incapacità a fronteggiare lo scandalo: si ricorra dunque a quella civile. Quand’uno ha notizia certa di un tale crimine non vada dal vescovo ma dai carabinieri.

Un uomo anziano e malato – che è anche un vescovo – parla della morte a una cugina vicina a morire e le parla con le parole d’ogni giorno ad ambedue familiari, essendo egli sceso da ogni cattedra per propria scelta già prima del pensionamento e della malattia. E’ Alberto Ablondi che fu vescovo di Livorno dal 1970 al 2000 e che ora ha 85 anni, non è autosufficiente, ha difficoltà a parlare e a scrivere eppure non cessa dal predicare appassionatamente il Vangelo di Gesù Cristo. – La lettera alla cugina e il sito internet dove seguire le catechesi del vescovo Alberto nel capitolo 6, UNA RAZZA DI LONGEVI, della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto.

Tra genitori e figli c’era un amore incondizionato. Una volta ho rimproverato con rabbia il padre completamente ubriaco. Per difendere il padre, Enzo, che aveva allora circa due anni, e non lo avevo mai sentito parlare, mi si piantò davanti coprendomi di parolacce incredibili e concluse con un ‘attantulo!’ definitivo”: l’intera narrazione – su una famiglia di zingari romani stanziali – si può leggere nel capitolo 21 intitolato PARABOLE della pagina di questo blog denominata CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto. La storia è narrata da Angelo Zamagna, che ne racconta un’altra – di adozione di una bimba autistica – nel capitolo 12 della stessa pagina intitolato MADRI E PADRI DI VOCAZIONE. Battete le mani ad Angelo e segnalatemi altre storie: ne sono affamato.

Il convegno che si è appena avviato a Roma – intitolato Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto – è la seconda e maggiore uscita del cardinale Ruini in campo aperto, dopo la pubblicazione – in ottobre – del volume La sfida educativa con la casa editrice Laterza. Tratto di queste due prove a parlare laico in un articolo pubblicato oggi da LIBERAL con il titolo LA RIVOLUZIONE CULTURALE DI CAMILLO RUINI. Condurre l’universo cattolico dall’autoreferenzialità al confronto con altri “mondi”: lo puoi leggere nel secondo commento a questo post.

«Ho sbagliato battuta e non volevo offendere. L’arcivescovo Tettamanzi sa bene che cosa c’è nel cuore di noi leghisti, al di là delle polemiche. Io lo rispetto»: così ieri il ministro Roberto Calderoli e io – che avevo protestato per l’attacco della Padania: vedi post del 7 dicembre, MA TETTAMANZI E’ UN CARDINALE O UN IMAM – apprezzo. Può essere un utile esercizio di elasticità mentale quello di apprezzare oggi le parole di chi abbiamo combattuto ieri.

Il papa a piazza di Spagna, oggi pomeriggio, ha invitato ad aprire gli occhi per vedere le “persone invisibili” che popolano le nostre città, le quali “sono fatte di volti” che non sappiamo percepire nella loro “profondità” perché non li guardiamo “con amore”. Parole parlanti, che dedico ai miei visitatori come un dono di intelligenza alla sera di questo giorno di festa. “Nella città vivono – o sopravvivono – persone invisibili, che ogni tanto balzano in prima pagina o sui teleschermi, e vengono sfruttate fino all’ultimo, finché la notizia e l’immagine attirano l’attenzione”. Nel breve discorso c’è stata infatti anche una critica allo sguardo falsante e violentatore dei media. “La città è fatta di volti, ma purtroppo le dinamiche collettive possono farci smarrire la percezione della loro profondità. Vediamo tutto in superficie. Le persone diventano dei corpi, e questi corpi perdono l’anima, diventano cose, oggetti senza volto, scambiabili e consumabili”. Trovo creativa l’espressione “la città è fatta di volti”. La conclusione è in forma di preghiera ed è un’istruzione su come camminare per via: “La Madonna ci insegna ad aprirci all’azione di Dio, per guardare gli altri come li guarda Lui: a partire dal cuore. E a guardarli con misericordia, con amore, con tenerezza infinita, specialmente quelli più soli, disprezzati, sfruttati”.