Mese: <span>Giugno 2012</span>

«Vorrei lanciare l’idea di rendere utile la popolazione carceraria non pericolosa per i lavori di ripresa del territorio. Momenti come questi potrebbero vedere anche parte della popolazione dei detenuti tra i protagonisti di un’esemplare ripresa. Vorrei che fossero coinvolte tutte le carceri della regione e se fosse possibile non solo, Ho sempre pensato che il lavoro carcerario sia una risorsa per il detenuto, un vero modo per portarlo al reinserimento nella società»: così il Ministro Guardasigilli Paola Severino. Mi paiono parole sagge.

Mi sembra un grande compito di una parrocchia (…) di fare realmente il possibile perché le persone divorziate e risposate sentano di essere amate, accettate, che non sono «fuori» anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa …). Poi è anche molto importante che sentano che l’Eucaristia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo. Anche senza la ricezione «corporale» del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo (…). Che realmente trovino la possibilità di vivere una vita di fede, con la Parola di Dio, con la comunione della Chiesa e possano vedere che la loro sofferenza è un dono per la Chiesa, perché servono così a tutti anche per difendere la stabilità dell’amore, del Matrimonio; e che questa sofferenza non è solo un tormento fisico e psichico, ma è anche un soffrire nella comunità della Chiesa per i grandi valori della nostra fede. Penso che la loro sofferenza, se realmente interiormente accettata, sia un dono per la Chiesa. Devono saperlo, che proprio così servono la Chiesa, sono nel cuore della Chiesa“: lo ha detto papa Benedetto durante la Vegli di sabato. Invito a cogliere le parole – mai prima da me udite – che la sofferenza dei divorziati e risposati è un dono per la Chiesa. Qui l’intera conversazione della Veglia.

Il momento più vero della veglia delle famiglie con il papa al Parco Nord di Bresso, Milano, è stato – proprio ora, in conclusione – quello del canto del Padre Nostro in unità con i terremotati e a loro nome. L’ho cantato anch’io che sono stonatissimo e sento che mi è venuto bene.