Mese: <span>Dicembre 2012</span>

Buon anno nuovo all’onorevole Berlusconi, il cui ritorno in scena trovo improvvido e quasi incomprensibile. Immagino che questa sarà la sua ultima battaglia politica e gli auguro di poterne conservare comunque un buon ricordo una volta tornato alla vita privata. Gli auguro anche di poter attuare quel ritorno con il minimo di danni sul piano giudiziario e della salute. Che questa gli resti intera e l’accompagni a lungo.

Vado alle 08.30 al gazebo di Piazza Madonna dei Monti, nessuno in giro, luce sui sampietrini, a votare alle primarie del Pd per le candidature al Parlamento e voto per Roberto Giachetti e Lorenza Bonaccorsi: li ho scelti perché sono gli unici tra i candidati romani che abbiano votato per Renzi. Isa, bersaniana, segna i nomi di Vincenzo Vita e Maria Coscia. Scopro sul posto – ma Isa è più sveglia e lo sapeva – che volendo dare due nomi, dovevo mettere un uomo e una donna: “Se no il voto non è valido” ripeteva a tutti lo scrutatore che distribuiva le schede. Approvo questa norma. Faceva freddo e non aiutava la polemica bofonchiata dalla signora che era davanti a me: “Ma che nomi che troviamo, sempre quelli”. Facce lunghe degli scrutatori. Poi di corsa al treno per Milano, fine d’anno dai parenti, in programma la mostra Costantino 313 dopo Cristo al Palazzo Reale e quella in Galleria di Paolo Guerriero, un ragazzo Down – mio amico – che scolpisce il legno e dipinge. Ve le racconterò: basta a ogni giorno la sua letizia.

La vita è fatta di cose semplici e sono queste che danno gioia. Il nostro ideale era e rimane quello di stare insieme noi due con i nostri cari e di volerci bene“: parole di Giulio e Natalina Viviani, fiorentini, 102 anni lui, 93 lei, sposati da 73 anni. Sono stati intervistati da don Fabio Marella per le pagine fiorentine di “Toscana Oggi” e alle loro sagge parole brindo con un bicchiere di Vino Nuovo. Giulio e Natalina, felici della mia intenzione di inserire la loro storia nel blog, mi hanno fatto inviare da don Fabio alcune foto: una che li ritrae con le figlie Gabriella e Franca e i generi e i nipoti e i pronipoti. Eccone una nella quale il nonno abbraccia durante la siesta uno dei pronipoti: tra loro, cento anni di differenza!

Chiedo aiuto ai visitatori – come già in altre occasioni – per una ricerca sul battesimo degli adulti che ho messo in cantiere per la rivista IL REGNO: chi conosce un adulto che abbia chiesto il battesimo me ne racconti le ragioni. Tra le mie “storie di Vangelo” ho narrato di Surendra Narne, indiano, otorinolaringoiatra a Padova, che mi ha detto: “E’ l’amore per il prossimo che ho visto praticato dai cristiani che mi ha convertito”. Enrico Barzaghi è un giovane milanese che muore di Aids a trent’anni il 15 gennaio 1990 avendo avuto il battesimo qualche mese prima. In ospedale legge i Vangeli e si fa cristiano: “Si è battezzato per un atto d’amore” dice la mamma Ursula. Alessandra Mattiazzi, infermiera a Montebelluna, Treviso, si dice convertita dalla “serenità contagiante dei morenti nella speranza della risurrezione”. Di contagio della fede nella risurrezione parla anche Darshan-Giovanni Singh, indiano che vive da 23 anni in Italia e che è stato battezzato la scorsa Pasqua a Vittorio Veneto insieme alla sposa e ai due figli. Mandatemi altre storie di battesimi chiesti e avuti da adulti. Indicatemi testi o siti dove sono narrate. Intervistate chi avete visto ricevere il battesimo nella vostra parrocchia una delle ultime notti di Pasqua. Considero il blog un laboratorio per il mio lavoro di giornalista. Scopo dell’indagine: dalle parole con le quali viene motivata la richiesta del battesimo potrà venire il linguaggio per proporlo ad altri.

Buon 2013 al presidente Monti che ho apprezzato quasi in tutto fino alla “salita in politica” che non mi aspettavo e non condivido ma che rispetto come una scelta non dettata da interesse personale. Gli auguro di avere un buon risultato elettorale se capeggerà un lista, o di ottenerlo con le liste che adotteranno la sua agenda. Non l’immagino a capo di un nuovo governo, mi appare piuttosto come il giusto presidente della Repubblica che ci rappresenti con autorità nel mondo, mentre cercherà di ricondurre al ragionevole l’indispensabile conflitto tra le forze politiche.

Buon “anno nuovo” al presidente Napolitano che ha ridato un minimo di fiato alla nostra speranza politica, e cioè nella polis: è riuscito in un’impresa che pareva impossibile. Sette anni addietro si assunse con disinvoltura un onore inaspettato – e che magari non aveva meritato: o se preferite, chiamatelo “onore”. Con mia mezza sorpresa apparve subito all’altezza. E’ il presidente d’Italia al quale sono più grato, e lo metto prima di Ciampi e di Pertini. Gli auguro di uscire dal ring con la signorilità con cui vi è entrato e di godere infine e per intero la libertà necessaria allo spirito e all’età che gli sono e gli saranno donati. – Da oggi al 31 farò giorno dopo giorno gli auguri di buon anno agli ottimati tutti della nostra Repubblica.

Sono andato con Isa a vedere Lo Hobbit – un viaggio inaspettato, il film di Peter Jackson tratto dal racconto di Tolkien e dico che la storia è stravolta ma dico anche che l’apprezzo perché intuisco che lo stravolgimento è il prezzo per arrivare al grande pubblico e questo arrivo mi sta a cuore. Chi voglia sapere perché mi sta a cuore legga questo mio testo: Che cosa ci insegnano gli Hobbit. Quanto invece allo stravolgimento, proverò a dirlo in breve a chi non ha visto il film. Lo Hobbit può essere considerato un antefatto del Signore degli Anelli ma con l’avvertenza che fu scritto come storia fiabesca per bambini mentre Il Signore ne è una ripresa epica e bellica. Lo Hobbit viene sognato e narrato ai figli e scritto nella prima metà degli anni ’30 mentre Il Signore viene tessuto durante la seconda guerra mondiale. Ora avviene che il film che ho visto oggi narri Lo Hobbit come un primo quadro del Signore, come si trattasse della stessa storia, con gli stessi Orchi e Nani e Mannari e gli stessi Bilbo Gollum Gandalf Galadriel (che nello Hobbit non c’è ma qui è stata “anticipata”). E gli Elfi e le Aquile e tutto, la luce e le tenebre qui sono come nel Signore e invece nei libri così non erano. Aggiungi che gli attori che sono in ambedue i film qui sono invecchiati e invece narrano una vicenda che viene prima di quella nella quale erano più giovani… insomma un pasticcio… ma ben vengano i pasticci se aiutano a far conoscere Tolkien a chi comunque non ne leggerebbe i libri che importanti per l’umanità di oggi, alla quale insegna il combattimento tra il bene e il male e che questo combattimento ci coinvolge e che è deciso dai piccoli e non dai grandi, da chi risparmia una vita e non da chi la sopprime.

Buon Natale ai naviganti, buon Natale ai visitanti, buon Natale ai commentanti, buon Natale ai pirlanti e ai litiganti, buon Natale a tutti quanti. Accompagno ai miei auguri la Natività dipinta da Giotto nella Cappella degli Scrovegni, a Padova, ciclo dal quale abbiamo già preso nei giorni scorsi quattro immagini ispirate al Protoevangelo di Giacomo.

Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: Che cosa ho partorito? – Questa rispose: – Una bambina. – In questo giorno – disse Anna – è stata magnificata l’anima mia – e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome di Maria (…). La bambina si fortificava di giorno in giorno e, quando raggiunse l’età di sei mesi, sua madre la pose per terra per provare se stava diritta. Ed essa, fatti sette passi tornò in grembo a lei che la riprese (…). Anna innalzò quindi un cantico al Signore Iddio, dicendo: Chi mai annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta? Ascoltate voi, dodici tribù di Israele: Anna allatta!“: “Protoevangelo di Giacomo”, capi 5 e 6. Tanta esultanza per la nascita di una bambina è una primizia storica cristiana. Ammirevole è il concerto dei nove visi di donna qui ammirati da Giotto [vedi post del 19, 20, 21 dicembre].

Sto seguendo la conferenza di Monti e galleggio sulle sfumature. Dice di più di quanto io mi aspettassi: cioè che è disponibile a guidare – anche in campagna elettorale, se del caso – chi ne accetti l’agenda. Ma dice di meno di quanto vorrebbero sia i politici che già sono nella mischia elettorale, sia i giornalisti che devono cavare dei titoli dalle sue parole. Momento di fine linguaggio: quando risponde, a chi chiede se abbia subito minacce in vista della decisione elettorale, che ha visto “forme di leggera intimidazione e forme di leggera lusinga”. Altra finezza: “Non mi sono mai ritenuto super partes ma extra partes”. Bigliettino per Berlusconi: “Talora faccio fatica a seguire la linearità del suo pensiero”.