Anno: <span>2013</span>

Ero ieri alle 15,30 alla stazione Duomo del Metro milanese (vedi post precedente), in attesa del treno della linea rossa per Molino Dorino, quando annunciano l’interruzione del “servizio” tra le stazioni Palestro e Pasteur “a causa di un tentativo di suicidio”. Leggo oggi nella cronaca del Corsera che il tentativo è riuscito: un italiano, nato nel 1962, è saltato giù tra i binari mentre un treno era in arrivo alla stazione Loreto. “Primo suicidio in metropolitana a Milano nel 2013” annota il cronista. Mi torna all’orecchio il commento di una signora al momento dell’annuncio: “Ma ti vai a suicidare proprio il due gennaio?” Un tentativo – non riuscito – c’era stato il 30 dicembre sulla linea verde a Lambrate e posso immaginare altri commenti: “Ma non poteva aspettare un giorno?” Il fatto è che davanti alla morte non abbiamo parole e non le abbiamo due volte davanti alla morte volontaria. Poi si sa che il popolo ambrosiano è commentante tra tutti.

Bella giornata milanese sotto la pioggia e con abbaiante mia tosse ma in compagnia di Isa – condizione già di suo felice – ad incontrare Paolo Guerriero nella sala della sua mostra intitolata CINQUE VELOCISSIME ZAMPE (vedi post del 30 dicembre, ultime due righe), a vedere la mostra COSTANTINO 313 DOPO CRISTO al Palazzo Reale, a fare visita alla tomba di Martini in Duomo nella cappella del Crocifisso: Carlo Maria Martini / 1927-2012 / cardinale / arcivescovo di Milano / 1980-2002 / Lampada per i miei passi / è la tua Parola, / luce sul mio cammino / Salmo 119, 105. Di Paolo Guerriero che nessuno conosce ma che mi è caro e di Costantino feroce e “santo” vi parlerò quando avrò cessato dall’abbaiare. Per Martini invece vi rimando a un mio testo niente male pubblicato da IL REGNO in occasione della morte: In memoria del cardinale Martini e della sua libertà di parola. Lo segnalo tre mesi dopo la pubblicazione perché allora qui c’era troppa animosità sull’argomento. Animosità che trovavo stolta mentre avevo fiducia che il mio ricordo guadagnasse qualcosa alla distanza.

Chi sono gli operatori di pace? Sono tutti coloro che, giorno per giorno, cercano di vincere il male con il bene, con la forza della verità, con le armi della preghiera e del perdono, con il lavoro onesto e ben fatto, con la ricerca scientifica al servizio della vita, con le opere di misericordia corporale e spirituale. Gli operatori di pace sono tanti, ma non fanno rumore. Come il lievito nella pasta, fanno crescere l’umanità secondo il disegno di Dio“: parole dette ora da Benedetto all’Angelus della Giornata della pace. Invito i visitatori a completare o esemplificare il bell’elenco degli operatori proposto dal papa. Quando ha nominato la ricerca al servizio della vita ho pensato alla cara figura di Rita Levi Montalcini: lei è stata operatrice di pace sia non cedendo alla persecuzione razziale e politica, sia dedicando la vita allo studio del cervello umano. Considero una fortuna averla conosciuta e avere scambiato con lei qualche opinione in occasione di attività pubbliche della Pontificia Accademia delle Scienze e della Comunità ebraica di Roma alla quale apparteneva.